Contrappunti su Punto Informatico di domani.

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In una vita precedente frequentavo luoghi della rete Internet nei quali accadevano cose strane. Per esempio da quelle parti esistevano i newbie, i neofiti. Persone normali che arrivavano per la prima volta dentro luoghi di discussione sui temi più vari, in genere raggruppati in una sorta di sottoinsieme della rete Internet che prendeva il nome di Usenet, e si univano alla conversazione. Luoghi nei quali esistevano regole e codici di comportamento perfino troppo rigidi: ai nuovi venuti la comunità di persone che frequentava Usenet semplicemente chiedeva, prima di iniziare a partecipare alla vita sociale di quei posti, di impararne le regole e di rispettarle.

In particolare una espressione mi colpì le prime volte che timidamente mi affacciavo su Usenet ed era la frase racchiusa nell’acronimo inglese RTFM: leggi il fottuto manuale, consulta le maledette istruzioni. Chiunque si presentasse da quelle parti ignorando le consuetudini locali, anche solo facendo domande ovvie o ripetute su temi già altre volte discussi, veniva gentilmente (talvolta bruscamente) invitato a leggere il fottuto manuale, a consultare le FAQ, a scorrere i temi già discussi in passato prima di ripetere la medesima domanda.
Erano altri tempi, la banda era poca e non andava sprecata, la tipologia dei frequentatori della rete rappresentava molto meno di oggi l’universo mondo, l’idea che Internet si basasse in maniera rigida su meccanismi di autoregolamentazione era molto forte e ampiamente condivisa. Contemporaneamente la Internet delle regole palesi e ben codificate era garanzia per chiunque, la stratificazione sociale veniva ignorata e si preferiva la qualità dei contributi al nome del contributore (da qui una sostanziale irrilevanza dell’anonimato).

Mi sono tornati in mente questi ricordi della Internet preistorica, tanto differente da quella attuale, mentre leggevo in questi giorni le varie esternazioni del Presidente della Camera Boldrini, del Presidente del Senato Grasso, di editorialisti e giornalisti vari sul tema della regolazione della rete, sulle leggi per il web, sul “grave” problema dell’anonimato che consente di minacciare e diffamare, sostanzialmente impuniti, i famosi (ma anche le persone normali, anche se quelle ovviamente contano assai meno) su Twitter o su Facebook. Nel momento in cui scrivo mi scorre davanti la notizia della Procura di Nocera Inferiore che ha indagato alcuni commentatori del blog di Beppe Grillo per “offese al Capo dello Stato”.

Forse non sarà elegante ma l’invocazione brusca al nuovo venuto, il “leggiti il fottuto manuale prima di parlare” potrebbe essere ripescato dagli archivi di una Internet che non esiste più e (educatamente) consigliata anche alle alte cariche dello Stato che prima invocano leggi e nuove iniziative per controllare il web, poi, nella più classica dialettica politica di questo Paese, dicono sdegnati di essere stati equivocati. Leggere il fottuto manuale, almeno i titoli, potrebbe essere utile a Enrico Mentana che parla di incappucciati di Twitter con la sicurezza un po’ guascona del grande giornalista al quale nulla può essere insegnato, ma anche, ovviamente, ai tanti che utilizzano Twitter per sfogare le proprie frustrazioni, nella patetica illusione di poter avvicinare in qualche modo (anche al limiti solo per insultarli) i gradini più alti della nostra assai lucidata scala sociale.

Leggi le maledette istruzioni infine andrebbe forse esteso, intendendo in questo caso le istruzioni minime della civile convivenza, anche ai tantissimi che in questi giorni dalle pagine dei giornali, per stigmatizzare le minacce e gli insulti che avvelenano la rete italiana e di cui tanto si parla, ne hanno approfittato per ripagare con la stessa moneta gli insultatori, definendoli in mille maniere altrettanto offensive (ceffi, frustrati, fetenti, vomitevoli, cyber sfigati, cafoni, repressi, vigliacconi, pavidi, solo per ricopiare i primi epiteti che mi capitano sottocchio presi dai giornali di carta) e chiarendo, una volta per tutte, che certamente la retorica della rete autoregolata e paritaria di cui ci siamo innamorati 15 anni fa era troppo bella ed inattuabile, in Italia come altrove, ma anche che eleganza, umiltà e civiltà in questo Paese sono da tempo soverchiate da maleducazione e cafonaggine, qualsiasi sia il piano dell’ascensore sociale al quale decidiamo di fermarci.

9 commenti a “Anteprima Punto Informatico”

  1. ettorec dice:

    Forse sarebbe anche il caso di ricordarci, tutti quanti, che il turpiloquio e’ stato abbondantemente sdoganato da una certa televisione fatta anche da giornalisti e politici, oltre a trasmissioni di dubbio gusto e livello.
    Il problema non è di internet ma della società reale e dei suoi cattivi maestri fuori dalla rete.
    Buona Domenica.

  2. Twitter: servono nuove regole. No, abbiamo bisogno di cultura digitale | Valigia Blu dice:

    […] Perché poi in televisione a parlare di Twitter ci vanno i Mentana e non gli Zambardino o i Mantellini, che per fortuna in questi giorni stanno dando vere e proprie lezioni. Se solo i Mentana […]

  3. Michele dice:

    “leggi quel ca.z.zo di manuale”, se vogliamo essere traduttori efficaci :)

    come fai a dire sempre la cosa più giusta al momento giusto?
    grazie. (anche per avermi ricordato i tempi dei newsgroups!)

  4. Andrea dice:

    Gente che ha paura di quel che non conosce ma sa che quel che non conosce gli porterà via quel che ha ora.
    La cosa che più mi fa incazzare è che giornali come Repubblica sono i primi a non capire niente di tutto questo.
    Articolo a due pagine di oggi su Repubblica di Aquaro sulle “Slow news” è l’esempio lampante.

  5. Cinguettii | Siediti e scrivi due lettere dice:

    […] buona in molte occasioni ma che il rispetto degli altri è cosa ancor più buona; 2) come dice Massimo Mantellini, che le persone leggano il “fottuto manuale”, le regole di comportamento, la […]

  6. Claudio dice:

    La rete cresce ed imbriglia tra le sue maglie sempre più gente. Questa folla si agita nel piccolo spazio del commento, si dimena nei sottili interstizi e urla disperata (facebook/twitter) l’indignazione quotidiana. Quando la rete era quella televisiva dove uno Sgarbi qualsiasi poteva mandare tutti a quel paese andava tutto bene, oggi no. Non va bene perché la rete, quella dei computer, ha una cosa incredibile: puoi replicare allo sgarbo dello Sgarbi. Cosa ci fa tutta questa libertà in mano ai cittadini? Ma siamo pazzi? Noi che abbiamo i capelli bianchi, i denti finti, le mani tremolanti, non possiamo reagire a questo nuovo velocissimo afflusso di informazioni bilaterali. Per noi la rete deve rimanere quella televisiva dove il pane ed il circo si uniscono: dove Barilla è la casa subito dopo la Casa delle Libertà.
    La politica non si fa più tra gli spot ora la politica si fa anche tra hotspot.

    Per quanto ancora dovremo sopportare una classe dirigente non diligente che delle gente si sente proprietaria?

    Per quanto ancora dovremo sopportare una classe politica che si assume la responsabilità di responsabilizzare senza esseere responsabile delle proprie azioni?

  7. Luigi dice:

    Ettorec +1

  8. Pinellus dice:

    Mante, ti chiedo con curiosità, visto che magari tu segui di più le dinamiche oltreoceano.
    Ma negli USA come gestiscono il paradigma VipSuTwitter+NoiComuniMortali??
    Che io ricordi, crociate anti-internet negli USA partono in prevalenza per il discorso pirateria (follow the money!!).

  9. frank dice:

    Faccio fatica a paragonare Facebook (et similia) alla autoregolamentazione di etichetta, dato che è la piattaforma stessa a modellare le possibilità di regolamentazione del proprio spazio generato.

    Massimo non credo che l’esempio sia calzante e vorrei aggiungere che parliamo di etichetta riferendoci ai flame, una infinitesima parte di un social network, e di una rete

    prendere un particolare per il tutto è aberrante e non dev’esser perdonata l’ignoranza all’uomo delle istituzioni. La legge non ammette ignoranza, e deve valere per tutti, non solo per il più debole.

    Altrettanto grave il giornalista famoso che dovrebbe esser innanzitutto un cronista ma che si permette di esprimere un contenuto politico militante: “incappucciati di twitter”

    e in questo caso le leggi sono fatte dalla piattaforma di riferimento e quindi è vincolata anche la risposta e il comportamento dei partecipanti.

    Ed è strano che i “frustrati” arrivino proprio con la “crisi” e la disoccupazione di massa…

    Mi spiace ma i rappresentanti istituzionali e i cafoni non sono sullo stesso piano di potere: non sarà mai la stessa moneta.