Schermata 2013-05-09 alle 17.41.15


All’estero lo scrivevano senza incertezze da giorni (per esempio il WSJ qui) così alla fine Benetton si è decisa ad ammettere, in mezzo a tonnellate di inutili distinguo, quello che per molti giorni aveva categoricamente smentito. E cioé che nella fabbrica di Dacca crollata, dalla quale si continuano ad estrarre corpi, si fabbricavano anche loro magliette. I media italiani, già piuttosto disponibili a silenziarsi autonomamente, forse nel timore di indispettire il grande investitore pubblicitario, ora potranno scriverne con professionale moderazione.


(via huffington post)

ps. il pezzo di Kim Bashin, pubblicato sulla versione USA di HP e tradotto in quella italiana è un pezzo di grande livello.

8 commenti a “Benetton, detto molto piano”

  1. Fabio dice:

    E non a caso l’intervista l’ha fatta HuffPost US e la versione italiana, decisamente più direttamente interessata, si è limitata solo a citarla. Giovedì scorso Vauro (con pronuncia pessima) aveva letto una sua vignetta molto chiara, in coda a Servizio Pubblico http://www.serviziopubblico.it/puntate/2013/05/03/news/la_guerra_e_finita.html (2h 54′ 24″)

  2. Domiziano Galia dice:

    Non capisco tutta questo precauzionismo della Benetton. Come se gli italiani fossero così deficienti da non sapere già che i produttori di abbigliamento commissionano il lavoro nei paesi asiatici dove la manodopera costa pochissimo. Fine sarcasmo.

  3. diamonds dice:

    piuttosto,detto ancora più piano,visto che questo posto è un covo di informatici,mi piacerebbe sapere quante possibilità ci sono che non siano fesserie quei pensieri che ogni tanto mi colgono indulgendomi a credere che nel tragico fatto del porto di genova possa esserci stato lo zampino di qualche terrorista informatico che telematicamente ha ritoccatore le rotte del cargo,o qualcosa del genere(mi è sempre rimasto impresso un fatto accaduto prima dell’undici settembre 2001 in cui un disperato sos fu lanciato da una nave in’avaria al centro del mediterraneo senza che i soccorsi intervenuti fossero riusciti a trovare traccia di alcunché. Per mesi ho pensato che fossero le prove generali per quanto sarebbe poi successo)

  4. checosa dice:

    ci manca solo il gomblotto. Nei porti la navigazione è a vista e con le navi avviene con l’aiuto del personale addetto. Es.: nello stretto di Messina si naviga a vista e le navi cargo vengono affiancate dalla pilotina per permettere al pilota di salire ai comandi e condurre la nave alla fine dello stretto. (scusate la mancanza di termini tecnici, non sono un portuale)

  5. ArgiaSbolenfi dice:

    @domiziano: sí io penso che milioni di italiani non sappiano un accidente di come va il mondo

    Comunque ho questa visione di un grande poster con bellissimi ragazzi di tutte le etnie che indossano magliette imbrattate di sangue..

  6. malb dice:

    Benetton, seguendo uno dei principi fondamentali del (neo)liberismo, produce nei luoghi in cui può tenere per sé il massimo del valore prodotto.
    Molte cause, variamente combinate, concorrono a questo risultato: si paga il minor salario possibile, si riducono i costi fissi, tra i quali anche quelli della sicurezza e della salute dei lavoratori, si produce nei luoghi vicini ai mercati di vendita, ecc.
    Il CEO di Benetton, per dare una veste sociale alla produzione nella sua azienda, conferma che: “un basso salario è meglio di nessun salario” e spiega che: “. Benetton chiede a tutti i suoi fornitori di firmare un codice di condotta” e che: “nessuno potrebbe verosimilmente tenere sott’occhio tutte le mani che toccano i suoi prodotti – mani che, in alcuni casi, possono operare in condizioni di insicurezza che sfuggono al controllo dei regolatori”, ma non controlla il rispetto dell’impegno.

    Io mi occupo di sicurezza e salute dei lavoratori in Italia. Circa un mese fa un datore di lavoro, a fronte di alcuni rilevi mi ha fatto notare che avrebbe trovato facilmente, qui non in Bangladesh o in Tunisia, dei lavoratori disponibili a lavorare nelle condizioni esistenti senza lagnarsi. In altre parole le condizioni di sicurezza non sono una tendenza a lavorare senza farsi male (male che implica in alcuni casi anche la morte), ma una scelta dei lavoratori che possono anche farne a meno pur di lavorare. Io, che penso male, aggiungo che quell’imprenditore avrebbe anche ridotto i costi assumendo lavoratori precari.

    Stupisce che Benetton si preoccupi tanto della sua immagine di impegno nel sociale, ma non più di tanto se si interpreta il tutto dicendo che l’impegno sociale di quell’azienda è limitato a un problema di relazioni sociali cioè non sociale, ma societario.

  7. Cacaspillo dice:

    @malb, so di cosa stai parlando (e in una certa misura ne sono vittima), però tutti sanno che per molte imprese certe scelte fanno la differerenza tra sopravvivere o chiudere. Ma se la mettiamo su questo piano non se ne esce.
    Occorrerebbe una politica sana sul costo del lavoro per ridurre questa forbice e per stornare gli alibi a quei fetenti che la forbice ce l’hanno tra guadagnare tanto e guadagnare tantissimo (ogni riferimento a Benetton è accidentale)

  8. diamonds dice:

    http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/eolie_areo_allarme/notizie/279868.shtml

    “C’est la vie”, say the old folks, it goes to show you never can tell”