È da qualche giorno che continuo a chiedermi quale sia il piano di Bersani dopo il disastro elettorale del PD. E per quel che mi pare di capire il piano è uno solo ed è il solito: aspirare con la cannuccia dal fondo del bicchiere tutto il potere possibile. Come è avvenuto per tutta la campagna elettorale Bersani (che umanamente, al netto dei tic e dei modi di dire è anche simpatico) non è purtroppo solo: le sue scelte strategiche sono quelle di un gruppo compatto di dirigenti del PD (in genere assai meno simpatici) la cui presa di coscienza del fallimento significherebbe la fine delle propria carriera politica. Una carriere in molti casi lunghissima e senza piano B (per dirla con Bersani). La mancanza del piano B per i controllori del PD è l’unica concreta motivazione che paralizza dalla nascita l’esperienza politica del partito. Se non esiste alternativa che prescinda dalle persone è evidente che nessuna idea potrà essere sufficientemente riformata. Così Massimo D’Alema ha lasciato dopo le elezioni il maggior numero di interviste da molti anni a questa parte,Veltroni scrive lettere ai giornali, Rosy Bindi continua imperterrita a rappresentare il PD nei teatrini TV. Nulla, nella sostanza delle cose, cambia da quelle parti per la semplice ragione che il PD attuale non può prescindere dalle poche persone che lo controllano e che ne hanno determinato solo qualche giorno fa l’ennesima sconfitta. Se si esclude il tentativo di Matteo Renzi alle Primarie, fortemente osteggiato dall’apparato di cui sopra e solo per tali ragioni fallito, l’idea di rinnovamento che il PD offre oggi è quello di piccoli passi ininfluenti di lenta sostituzione della classe dirigente, spesso per ragioni puramente anagrafiche. Se questo è il contesto le otto proposte di Bersani per un nuovo governo del paese sono un ennesimo passo verso l’isolamento di un gruppo con seri problemi di aderenza alla realtà e raccontano il desiderio di governare nei prossimi mesi (o anni) raccattando consensi momentanei da inediti improbabili interlocutori. Gente che si è in genere molto detestata e dai quali il PD è stato abbondantemente ricambiato. Se la classe dirigente del PD non avesse il culo così fortemente incollato alla sedia non avrebbe presentato 8 punti (che poi sono molti di più) la cui messa in opera richiede forse un paio di legislature. Avrebbe invece preso atto del proprio fallimento, proposto un paio di punti di rapida attuazione (legge elettorale e conflitto di interessi, i costi della politica no, perché la classe dirigente del PD in contrapposizione credo alla maggioranza dei propri iscritti vuole continuare ad essere finanziata dai cittadini) e rimandato tutti alle urne. Chiunque abbia seguito qualche giorno fa la diretta streaming della direzione del PD, al netto di barocchismi di una politica morta e sepolta, ha respirato chiaramente lo spirito di gruppo della stragrande maggioranza dei presenti e la freddezza manifesta ad ogni anche minima richiesta di autocritica. Pensare che il PD possa cambiare dall’interno a me pare oggi una ipotesi romantica ma irrealizzabile: il piano B per Rosy Bindi è la pensione, un té caldo e ore ed ore di uncinetto acrobatico. Provate a spiegarglielo voi se siete capaci.

27 commenti a “Un uncinetto per Rosy Bindi”

  1. Gian Carlo dice:

    Il problema è che poi, per evitare di parlare delle cose reali, tutti quei lavori ad uncinetto verrebbero spiegati da lei e torme di opinion maker a ballarò e porta a porta.

  2. Mauro dice:

    novantadue minuti di applausi.

  3. giusec&frienz : Fine della storia dice:

    […] slegati tra di loro. Sopportare, per l’ennesima volta la presenza dei vari D’Alema, Bindi, Veltroni. Vedere Civati improvvisamente invecchiato di trent’anni dire cose prive di […]

  4. bertox dice:

    E’ tutto vero ma quello che non hai detto è che la nuova generazione dei dirigenti PD non è migliore della vecchia, ne è solo la replica anagraficamente aggiornata ma altrettanto stantia.
    Orfini, Fassina, Orlando, Serracchiani e lo stesso Renzi (che a quanto pare ti piace tanto) sono ugualmente distanti dalla realtà del paese e non ne sanno interpretare i bisogni. Il sindaco di Firenze osannato come “il nuovo” salvifico non è che un “politichino” di provincia con una lunga esperienza (fallimentare) di governo delle amministrazioni locali e il suo “innovativo” programma non è altro che un “copia e incolla”. Io penso che il PD dovrebbe sciogliersi, solo da una scissione potrebbe nascere un partito “di sinistra” in grado di intercettare il voto che oggi è in gran parte confluito nel M5S, gli altri se ne vadano pure con Monti e Casini.

  5. Luca dice:

    Bel post. Condivido in pieno.

  6. Filippo Filippini (@philfilippini) dice:

    Sarà anche spam ma è per una buona causa:

    http://www.facebook.com/events/389532267810806/?notif_t=plan_user_joined

    chiede ai dirigenti PD di non mandare Rosi Bindi in televisione

  7. efano dice:

    beh, quest’uscita con l’uncinetto proprio l’8 marzo stona un po’, però, eh. Ha un vago sentore sessista

  8. massimo mantellini dice:

    @efano ok uncinetto anche per Fioroni va bene? :)

  9. Rocco dice:

    Forse Grillo si è impossessato del blog?

  10. diamonds dice:

    quando alle primarie attaccavano Renzi come il portabandiera di un berluconosmo parademocratico pensavo a quanto mi suonava strano che i nervosetti fiorentini fossero riusciti a lasciarsi infiltrare da un personaggio non specchiatamente di sinistra,loro che molto più spesso mi sono sembrati propendere per una democrazia laica e solidale al di sopra di ogni sospetto e spesso anche un po fanatica(orientativamente).La tua analisi è tanto bella da somigliare alla verità.E temo che la bindi quando goffamente affermava ieri da santoro che l’attività di un parlamento con un governo in carica solo per l’ordinaria amministrazione non è un ipotesi praticabile abbia studiato molto poco il caso(e più in generale i codici)

  11. mORA dice:

    Sembra che il problema del PD sia un problema anagrafico. Sembra anche che i ggiovani, in quanto tali siano migliori.

    Sarebbe bello, ma non è così.
    Il problema del PD è uno solo: non ha identità. Non si può pretendere che le persone (ed anche la gente) voti, ovvero faccia la versione 1.0 di Mi Piace su carta, rispetto ad uno che non può né condividere né criticare, perché semplicemente non capisce.

    Hanno ragione Bortolotti e De Pirro quando dicono “abbiamo perso adesso gli elettori facciano autocritica”, la dirigenza del PD la pensa così.

    Se avete visto anche solo per sintesi gli interventi alla DN di ieri l’altro, vi siete accorti che c’era chi diceva che il PD per vincere deve allearsi con Monti, Fini e Casini, e pure Berlusconi (ed alle prime dieci telefonate dodici fucili da caccia col manico intarsiato), altri che Lenin dev’essere il faro guida, altri che la perdita di significatività sta tutta nell’essersi allontanati dal magistero si Santa Romana Chiesa.

    È vero, un partito aperto è un partito che discute; ma se discute su cosa discutere sarà aperto, ma per esplosione, non certo per trasparenza.

    Da questo punto di vista continuiamo a prenderci per il culo e pensiamo che il pensionamento della senese sia la soluzione; la verità è che anche se ci si fosse messa una scolaresca o un nido d’infanzia, il problema resta lo stesso: come gli imbucati alle feste il PD gira per il pese stringendo mani e presentandosi e tutti quelli che incontra e saluta a chiedersi: ma chi cazzo è?

  12. Anche col ciuccio sarebbe insipido | eDue dice:

    […] MANTELLINI, Massimo – Un uncinetto per Rosy Bindi – manteblog […]

  13. stefano nicoletti dice:

    Il “ma chi cazzo è?” di mORA è insieme analisi, riflessione e soluzione.
    Aggiungo solo il proverbio (credo) toscano: “Meglio che niente, marito vecchio”. Ecco, il PD per molti è giusto questo.

  14. Simone dice:

    Alteri però il fatto che Renzi ha democraticamente perso le primarie.

  15. Mariano dice:

    Va considerato anche che tanti elettori del centro sinistra, senza cadreghe da difendere, hanno lo stesso modo di pensare dei vecchi dirigenti del PD. Sono questi elettori ad avere vinto le primarie, per perdere il paese.
    Sono affezionati alle loro idee, la sconfitta non li cambierà facilmente

  16. Davide dice:

    Il PD non è mai stato un partito, nel senso di menti e spiriti coesi nel lottare contro qualcosa. L’unico obiettivo che ha avuto, è Berlusconi.
    Assomiglia tanto agli italiani, disuniti, poco vogliosi di battersi per i principi più importanti..
    Ora che il leader maximo della destra, sta evaporando lentamente (troppo), non avrà più bersagli. E sparirà per ricomparire sotto altro nome e spoglie.
    Spero

  17. Davide dice:

    Il PD, intendevo.

  18. gregor dice:

    La sinistra fa così tanta autocritica che potrebbe anche cederla agli altri partiti.. Senza perderci niente in autocritica.

    Più di quello che ha fatto Bersani, cosa poteva fare? Con il la bomba MPS scoppiata in campagna elettorale e i due populisti che martellavano promesse da marinaio ogni giorno?

    Nulla, ora lasciamo che la navi PD sia guidata da Bersani e che vada contro gli scogli in senato. Personalmente sono ottimista, il prossimo capitano sarà Renzi e per i Bersani e i Bindi non ci sarà nemmeno un posto da mozzo sulla nave..

  19. Luca Tremolada dice:

    “…Se si esclude il tentativo di Matteo Renzi alle Primarie, fortemente osteggiato dall’apparato di cui sopra e solo per tali ragioni fallito…” Massimo ma sei davvero sicuro che sia stato l’apparato a far perdere le primarie a Renzi? Renzi si è fermato al 40%, non per l’apparato ma perché molte persone che votano il pd probabilmente non credono nel suo programma politico. Dalla ricetta sul lavoro alla questione del finanziamento dei partiti. Ci sono molti aspetti di quanto professa Renzi che non convincono la pancia di un elettorato che poco o nulla ha a che fare con l’elettorato. Lo so che è faticoso accettarlo ma esistono anche elettori di sinistra che non hanno tessere di partito o ruoli nelle sezioni e non per questo amano Renzi. Non credo basti dare una carezza agli amici tecnologi e pronunciare la parola startup per conquistare gli innovatori. A questo proposito mi domando dove sono finiti i tifosi della Leopolda? Alcuni li ritrovo nelle liste civiche di Monti, altri con Giannino, solo gli iscritti sono rimasti nelle file del Pd. Una premessa: non sono un tifoso del Pd. Anche a me non piace Rosy Bindi, figurati. Del resto, a chi piace Rosy Bindi? Ma puntare su un ricambio generazionale a prescindere dai contenuti mi sembra un po’ incauto. Come anche continuare a ripetere che se ci fosse stato Renzi sarebbe stato tutto diverso.

  20. Paolo dice:

    Ottimo Mante, condivido al 100%.
    E leggere quel “morti e sepolti” mi conferma che grillo vede davvero lontano: lui lo dice da tempi non sospetti, anche se tuttora qualcuno lo sbeffeggia per questo.

    @Luca Tremolada: anche io penso che le primarie siano state una farsa, per la stessa impostazione che hanno avuto. Il pd è da rinnovare pesantemente, da stravolgere. Chi lo nega davanti al risultato elettorale, alle manovre tentennanti, agli 8 punti grillini e allo streaming della direzione, credo ci stia capendo ancora meno di quanto (pochissimo) ci capiscono i dirigenti nazionali.
    Alle primarie chi teneva a questo pd ci è andato in massa. Non se le sarebbero perse per nessuna ragione. C’erano tutti. Chi mancava?
    Mancava chi il pd lo vorrebbe stravolgere, chi ci vede ancora un qualche senso – forse – solo dopo un pesante cambiamento. Ecco, questi a _questo_ pd non ci tengono neanche un po’. E quindi sì, ci sono anducchiati (nel senso percentuale) ma appena una ragione anche minima si è frapposta (vuoi il vile denaro che c’era da sborsare, vuoi l’obbligo di autoincludersi firmando un qualcosa a cui appunto non si crede, vuoi che la voglia di far la fila nella sede del partito non è proprio la massima aspirazione, vuoi che i complimenti reciproci tra i candidati mi hanno dato i conati di vomito fino all’ultimo giorno…) chi NON ci teneva è stato a casa.

    Io credo che la gran parte di chi aveva una netta percezione di urgenza, non tanto di Renzi in sé ma di quello che lui rappresentava, alla fine abbia lasciato perdere.
    E credo che di quel 40%, che in queste condizioni era da coonsiderare un’enormità, il pd non abbia tenuto conto in modo adeguato. E li ha persi alla prova del voto.

    Ecco, io credo che la convinzione di essere insostituibili nei nostri cuori sia il peccato originale di questi signori dirigenti, e quello che li porterà allestinzione. E forse riusciranno a portarsi dietro l’intero partito, se non lo capiscono in fretta. Amen.

  21. diamonds dice:

    Renzi si è fermato al 40% molto probabilmente poiché al ballottaggio ai voti di Bersani si sono aggiunti quelli di Vendola(e comunque,per rimanere nel nazionalpopolare,perfino il serial killer di “io uccido” sapeva leggere la parola Fine quando la vedeva scritta)

  22. Cassandra testarda dice:

    Condivido il commento di Luca Tremolada a propositio di Renzi, il cui reale apporto innovativo e di garanzia di un successo per il Pd è tutto da verificare. Temo che si dia troppa importanza all’aspetto della ” comunicazione” e si trascuri la sostanza. Quanto alla Bindi, pur riconoscendo che anche lei ora dovrebbe farsi da parte per favorire il rinnovamento, ricordo che è tuttora presidente del partito e ha titolo per intervenire, finchè non si eleggerà qualcun altro al suo posto. Dispiace che la si dileggi per il suo aspetto, come ha sempre fatto Berlusconi, e non guardi un po’ meglio alla sua attività politica per la quale non ha nulla di cui vergognarsi; tra l’altro è stata una delle più battagliere antiberlusconiane, e attenta alle istanze di movimenti e referendum. Ragazzi, non siate troppo superficiali e sbrigativi nel giudicare i “vecchi”.

  23. Ant dice:

    Applausi a scena aperta.
    I gruppi di potere sono per loro natura autoreferenziali, non si può chieder loro di suicidarsi : perché la Bindi dovrebbe autonomamente decidere di darsi all’uncinetto – io le consiglierei il punto a croce con Fioroni – sin quando è lei a decidere le sorti del partito?
    Il problema è proprio la mancanza di ricambio adeguato all’interno del Pd, tanto è vero che un – a mio avviso personaggio inadeguato – come Renzi stava riuscendo a cappottarli.
    Purtroppo funzionando nel Pd il sistema della cooptazione non si è mai verificato un Midas o comunque un fenomeno interno di sostituzione in blocco o quasi della classe dirigente di partito che infatti è stata praticamente cacciata a calci dagli elettori esasperati; i quali, al solito hanno fatto la scelta peggiore.
    Motivo? vi rimando qui, credo che abbia ragione: http://archeo-finanza.blogspot.it/2013/02/perche-litalia-non-ha-futuro.html

  24. Pier Luigi Tolardo dice:

    Non se sia positivo o negativo(penso più che sia positivo) dove è finito il fans club di Bersani di qualche tempo fa…

  25. massimo mantellini dice:

    @Luca Tremolada sicuro ovviamente no, diciamo abbastanza convinto, credo sarebbero bastate primarie simili alle precedenti per farlo vincere

  26. Marco D - sonostorie dice:

    Massimo, diversi sondaggi sostengono (per esempio Ipsos) che – contro la vulgata che tu e tanti altri commentatori volete far passare – il PD con Renzi non avrebbe comunque fatto meglio (guadagnando voti da una parte e perdendoli dall’altra)… Ma di questo si potrebbe discutere a lungo: se mio nonno avesse avuto un lcd al posto degli occhiali e l’USB al posto del naso forse sarebbe stato un buon tablet…
    Ma “l’astigmatismo” del tuo commento (come di quelli di sofri,con cui ti trovi, mi sembra, in grande sintonia sul tema) sta nel fatto che vi concentrate sul PD possibile di Renzi, senza dire di una lista estremamente renziana in campo c’era eccome alle elezioni. Era quella “scelta cinica” di monti, dove avevi Ichino – che fino a un mese prima appoggiava Renzi , dove avevi Marco Simoni, etc. etc., etc. etc. Quella scelta si è rivelata minoritaria nel paese. E questo non è un’opinione, è un fatto. e dovrebbe far far qualche esame di coscienza non solo ai Bersaniani, ma anche ai “Renziani” (visto che vogliamo continuare in questa partita tra scapoli e ammogliati della buona politica).
    Per esempio Civati, che non può essere certo considerato alla stregua della Bindi, aveva le sue riserve su renzi, proprio perché gli sembrava che la sua proposta “neoliberal” fosse davvero schiacciata sull’agenda Monti. E come Civati tanti altri nel PD hanno guardato con diffidenza alla scelta di Renzi, pur non condividendo la linea uscita maggioritaria nel 2009 dal congresso con Bersani (e pochi ricordano che nell’occasione Renzi se ne stette quatto, quatto alla finestra, senza proferire parola…).
    Questo va detto non per difendere, Bindi o Bersani, ma per ammettere con onestà che, fra l’uncinetto e il tablet, forse c’è un’Italia che abbiamo fatto fatica tutti a comprendere, anche se adesso – a urne chiuse – è facile dire: “lo sapevo che finiva così”.

  27. massimo mantellini dice:

    Grazie mille Marco, hai molte ragioni, quanto a Renzi io sono abbastanza dell’idea che non osteggiato avrebbe vinto alle Primarie. Quanto al resto (in ossequio al nonno con l’ldc) credo che al di là dello schieramento genetico dell’elettorato italiano (sul cui tema condivido quanto dici) in un momento come questo la novità associata a Renzi sarebbe stata assai diversa di quella legata a Monti.