A margine della pessima figura di Agcom sulla app per i sondaggi elettorali di SWG resta sospeso in aria il discorso sulla par condicio e le sue regole. Da questa sera e per le prossime due settimane non sarà possibile divulgare sondaggi elettorali. Lo impone la legge n. 28 del 2000. È una buona legge? È una cattiva legge? Non saprei: come molte altre sue sorelle è però una legge vecchia. Una norma pensata e scritte in un periodo in cui le fonti informative erano scarse. C’era la radio, la TV, i giornali e poco d’altro. E come in ogni regime di scarsità l’imbuto informativo aveva grandi possibilità di inquinare lo scenario. Qualcuno dietro la scrivania di un TG o nelle stanze di un istituto poteva diffondere informazioni ad arte capaci di spostare voti da una parte all’altra. Da qui la norma.

Oggi non è molto interessante sostenere che la par condicio ha fallito, che l’accesso ai mezzi di comunicazione di massa non è garantito per tutti i candidati in ugual misura e che l’utilizzo politico di giornali e sondaggi non è stato improvvisamente allontanato dai suoi mefitici influssi propagandistici, quanto invece prendere atto del fatto che, anche nell’approssimarsi del voto, più informazione è meglio di meno informazione. Più fonti libere sono meglio di meno fonti vanamente contingentate, più sondaggi (veri o finti che siano) sono meglio di meno sondaggi e questo per uno scivolamento ideologico che Internet ha imposto quasi ovunque nel mondo e che in questo paese fatica ad essere accettato. E questo vale comunque anche se ci informiamo prevalentemente in TV. (Invece il Presidente di Agcom sostiene da un po’ che i paraocchi a protezione dei cittadini nel periodo pre elettorale andrebbero estesi anche al web e poi, immagino, anche ai pensieri indecenti ed ai sogni notturni ecc. ecc).

Se il passaggio è da una economia informativa della scarsità ad una dell’abbondanza il paternalismo mediatico italiano perde di centralità, il cittadino decide da solo quando e a chi credere, l’ecologia della notizia acquista vita propria e fa emergere questo o quel tema in base a criteri non troppo controllabili. La par condicio è figlia di un concetto di democrazia non matura che nella seconda metà del secolo scorso ha dominato il pensiero del legislatore: una elite illuminata (o presunta tale) che segnava nella notte il sentiero al popolo verso il buono ed il giusto; una forma di intrusione gentile nelle vite dei cittadini che l’etica cattolica ha molto favorito. Ora il contesto è mutato e gli strumenti a nostra disposizione si sono moltiplicati, anche se i rischi restano i medesimi. Dobbiamo solo decidere se desideriamo delegare ad un sistema che ha mille volte fallito la gestione del nostro ambiente democratico o se invece non è il caso di riprendere fiducia nelle nostre prerogative di esseri pensanti.

6 commenti a “A chi serve la par condicio?”

  1. Pier Luigi Tolardo dice:

    Io dico semplicemente che il moeglio può essere nemico del buono. Non credo che nemmeno nella prossima legislatura ci saranno le condizioni per fare una legge migliore sulla par condicio: condizioni parlamentari e politiche. Per cui va bene quello che c’è: la presenza tuttora in campo di un grande editore televisivo e della carta stampata, spregiudicatissimo nell’uso di sondaggi più o meno falsi, pronto ad investire milioni di euro in spot televisivi con cui, se non fosssero proibilti, inonderebbe le tv sue e di altri, in un Paese in cui la Tv sia pure ridimensionata un po’ è tuttora il media con cui si forma la maggioranza dell’opinione pubblica e in cui si plasma l’ìopinione di milioni di persone che per volontà e necessità non accedono a nessun altro media. La par condicio è una legge d’emergenza, come tutte le leggi emergenziali ha degli effetti collaterali e non è il meglio ma noi siamo tuttora in emergenza e non possiamo fare finta che non esosta per eliminarla.

  2. Claudio dice:

    Scusa Mantellini ma non ho ben chiaro un concetto, APP a parte. MA se io ho un blog che fa 1 milione di visite mese e ci voglio mettere una funzione che dia la possibilità al lettore di dare la sua scelta; in pratica un sondaggio: non posso?

    Mettendo anche la frasetta che dice:” non è un sondaggio che fa statistica e bla bla bla”

    Boh io mi sono letto la cosa in giro ma mica pare vietato

  3. massimo mantellini dice:

    @Claudio è quello che spero anch’io. Tecnicamente pero’ i committenti dei sondaggi sono partiti o media, chiunque fra costoro diffonda i sondaggi OVUNQUE nei 15 gg prima del voto viola la legge (art 8)

  4. Francesco dice:

    In altre parole, Mantellini vuol dire che il parlamento dovrebbe legiferare su par condicio e web. Magari anche dando il via libera a tutto, o vietando tutto, ma in ogni caso pemettendo al regolatore di fare il suo mestiere senza incorrere in pessime figure.
    Cio’ che Cardani aveva detto, qui sbeffeggiato e considerato censore del web.

  5. massimo mantellini dice:

    @Francesco devo essermi spiegato assai male allora

  6. francesco dice:

    Beh, se la par condicio “e’ una legge vecchia”, “pensata e scritta in un periodo in cui le fonti informative erano scarse”, la conseguenza e’ una sola: il parlamento dovrebbe tornare a legiferare sulla materia, considerando le nuove fonti informative, cioe’ il web. Tutti avete inteso le parole di Cardani come censorie, ma il regolatore non puo’ che applicare la legge. La discussione che tu poni qui sopra va portata in Parlamemento ed e’ solo il Parlamento sovrano nel decidere se propendere per chiudere o aprire…. non sto entrando nel merito, sto solo dicendo che quello che Cardani disse e che ti ha fatto titolare “dilettanti allo sbaraglio” e’ esattamente il tema di una legge diventata vecchia, quello che scrivi qui , diversi giorni dopo.
    Ciao e grazie per lo spazio.