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Gen

Il consuntivo 2012 di Leonardo, secondo il quale i blog sono quasi morti.

Se questo piccolo sito fosse un’impresa, questo consuntivo non sarebbe un bel momento. Cari dipendenti, continuiamo a produrre di più (post) e a ottenere meno (accessi). Gli accessi in particolare credo siano almeno tre anni che continuano ad andare giù, nel 2012 di un 15% rispetto all’anno precedente, che succede? Niente, è finita la moda dei blog e la gente ha smesso di scriverci sopra. Quasi tutti i blog con cui ci si lincava nel 2002 sono chiusi. Il traffico tra un blog e l’altro si è quasi ridotto a zero.


20 commenti a “Quasi morti”

  1. Alex dice:

    Era ora. (?)

  2. Domiziano Galia dice:

    Avete capito male: sono già morti, il poco movimento che si osserva è perché sono zombie.

  3. Anonimoconiglio dice:

    Credo si sia anche risposto da solo:

    su 230 pezzi, 60 sono agiografie per il Post[…] E ci sono anche quei 50 pezzi per l’Unità, anche loro concepiti per un pubblico un po’ diverso. […] fino a tutto l’anno scorso era ancora un blog vero e proprio, con uno stile vario ma riconoscibile. Negli ultimi mesi è diventata la bacheca personale di uno che scrive in tanti posti.

    Se dividi in questo modo i tuoi lettori per forza poi non “convergono” come prima nel tuo blog. Almeno io la vedo così.

    Per quanto mi riguarda ricevo ancora tante visite da altri siti (sia perché vengo linkato nei loro post sia perché sono nel vecchio “blogroll”).

    Vabbè, è sempre bello tornare a parlare della “morte dei blog”. Un argomento ricorrente e inutile come quei siti di informatica che predicono il solito “Questo è l’anno di linux”.

  4. mORA dice:

    Tornando su quanto scrive Anonimoconiglio verrebbe da chiedersi se Leonardo si legga.

    E poi se i blog si riducessero alla loro dimensione naturale, sarebbe una cosa buona, perché avrebbero trovato la loro collocazione definitiva a duratura nel panorama della comunicazione digitale.

    Trovo che molti blogger invece che considerarli posti in cui esprimere un opinione, li considerino un mezzo per diventare opinionisti e trovo che si sia fin troppo alimentata questa loro ipertrofia dell’ego.
    Se da un lato non è necessario né possibile avere un opinione su tutto, dall’altro il farne delle blogstar, a volte loro malgrado, li costringe a scrivere qualcosa anche quando non ne avrebbero né voglia né capacità.

    Una specie di Michele Serra 2.0, insomma…

  5. Morti no, ma parecchio amacati | eDue dice:

    […] su quanto scrive Anonimoconiglio nei commenti verrebbe da chiedersi se Leonardo si […]

  6. mario dice:

    magnifica idea, quindi, averne appena aperto uno nuovo

  7. jan dice:

    Noi con Nazione Indiana abbiamo visto una tendenza simile, calo e trasformazione della base dei lettori.
    La prima ragione è lo spostamento delle discussioni dai commenti ad altri luoghi (FB, TW, G+).
    La seconda ragione è la diminuzione del rilancio/eco da altri blog, i siti referral principali infatti ora sono facebook, wikipedia etc.
    Rimane il blog come strumento editoriale per pubblicare contenuti originali e fare un discorso culturale di medio/lungo periodo.
    Ah, gli archivi hanno un traffico molto rilevante da referral e motori di ricerca.

  8. massimo mantellini dice:

    @jan interessante, i numeri del mio blog raccontano un calo molto contenuto rispetto al 2011 ma certamente molto traffico arriva anche qui oggi dai social (quando usavo FF veniva prevalentemente da li’, ora che uso Twitter accade lo stesso, un po da FB che pero’ io praticamente non uso) invece che da altri blog, A differenza di Leo io cerco di non fare crossposting con le cose che scrivo altrove, se non in rare situazioni

  9. Rudolph dice:

    Il problema è chi sta uccidendo i blog: non tanto i social network quanto l’intero sistema della filter bubble che sta diventando sempre più pressante.
    Una volta era inevitabile imbattersi in un blog e affezionarsi poi ai blogger come opinionisti magari dopo aver letto qualcosa di interessante, adesso è molto più difficile.
    I contenuti che ci vengono propinati sono quelli facilmente etichettabili che riguardano verticalmente qualche settore di nostro interesse, mentre c’è sempre meno spazio per gente che scrive liberamente senza porre strategie sulla gestione dei contenuti.
    Troviamo più facilmente quello che cerchiamo ma difficilmente ci imbattiamo per caso in qualcosa che casualmente ci interessi.
    Un bene? Un male? Fate un po’ voi.

  10. Stefino dice:

    @Rudolph
    Mi hai fatto cercare questo, non è male ;)
    http://www.randomwebsite.com/

  11. Maury dice:

    Io ho sempre pensato ai blog come “luogo” dove approfondire notizie, opinioni, interessi e anche come fonte di punti di vista diversi dal mio. Ma per queste cose occorre tempo, frequentare il blog. Forse è per questo che non mi appassiono molto ai social network: li trovo troppo “veloci”, immediati, già sulla prossima notizia o sul prossimo mi piace.

  12. Ritornelli | Il Giornalaio dice:

    […] dei social network la fine dei blog come media. Ne torna a parlare Leonardo, ripreso anche da Massimo Mantellini, che scrive: “[…] è finita la moda dei blog e la gente ha […]

  13. stefano bonilli dice:

    Il mio blog, che è nato nel 2004, ha avuto nel 2006/2008 dei picchi non più ripetuti ma il calo successivo è sempre stato molto contenuto con un’inversione lo scorso anno e una leggera crescita rispetto all’anno precedente.
    Io uso tw e mi sono cancellato – con molta fatica perché non è tecnicamente facile – da fb, non amo il modo superficiale e gossipparo dei commenti sui social network e resto affezionato al blog come strumento per fare ragionamenti e confrontarmi con appassionati e curiosi del mondo della gastronomia.

  14. mORA dice:

    http://ilovecharts.tumblr.com/post/39472967373/bigcrush-radmike-bnewbold-ablogalypse-right

  15. Mammifero Bipede dice:

    Il mio blog festeggia il compleanno in questi giorni (6 anni) ed il consuntivo che ho appena pubblicato è fortemente influenzato non solo da quello che scrive Leonardo, ma dalla mia personale attitudine a seguire i blog che va declinando, perlomeno in termini di fedeltà. Personalmente quest’anno ho avuto picchi di visite mai registrati prima, ma resta la percezione di un “parlarsi addosso” che poco interessa al mondo là fuori.

  16. mORA dice:

    C’è forse un altro motivo per cui i blog non stanno un granché.

    Avrei voluto commentare il tuo post su Il Post (Ahr, ahr…)

    http://www.ilpost.it/massimomantellini/2013/01/04/democrazia-2-x/

    ma per farlo, malgrado io abbia un account su ilpost.it con cui ho commentato (raramente) in passato, oggi mi viene chiesta la login con Twitter, Facebook, Google+ o Disqus.

    Siccome io non ho nessuno di questi e non intendo farlo…

  17. massimo mantellini dice:

    beh su Disqus ti puoi registrare esattamente come eri costretto a fare prima con WP

  18. Andrea dice:

    Noto con piacere che anche nel parlare della morte dei blog si reitera un autoreferenzialità che sul lungo termine è, in fondo, una delle cause del decesso di questo tipo di blog.
    Ed è un problema molto italiano, che riguarda i blog finalizzati all’opinione. Così come non si può avere un’opinione su qualsiasi cosa, non si può pretendere di dover dire qualcosa, sempre, su duemila argomenti.

    I “blog” che funzionano, e continueranno a funzionare, sono quelli che parlano di poche cose, che si occupano di una sola passione, o di un solo filone. Che non hanno avuto paura di ragionare un po’ anche in termini di “readership” e “business model” (uso termini anglofoni apposta per darvi fastidio). Magari attraverso quella passione e quel “filone” finiscono pure per parlare di altro, o per dare una propria visione del mondo. Ora dico la stronzata: funziona il correlativo oggettivo anche per i blog, ma la blogosfera italiana non l’ha mai capito.

    Funzionano, anche culturalmente, i blog monotematici in cui uno o più autori scrivono di qualcosa, magari su cui hanno accumulato esperienza (o che magari l’esperienza in quel settore già l’avevano).
    Non funzionano e non funzioneranno più (e io ci metterei anche un per fortuna) i blog di tutto e di niente (se non la celebrazione della propria scrittura in una camera di echi e rimandi autocompiacenti) e quelli di “ampia opinione”.

    I blog insomma, non sono morti. Sono sempre stati ANCHE un’altra cosa (soprattutto in altre lingue), ma la blogosfera (termine che spero muoia fra atroci sofferenze) italiana ha sempre stentato ad accorgersene davvero.

  19. massimo mantellini dice:

    @Andrea io non so a cosa ti riferisci quando parli di blogosfera italiana che è una entità che semplicemente non esiste. Blog e opinione pero’ sono intrinsecamente legati ovunque. Se il discorso (il solito discorso mille volte ascoltato sull’autoreferenzialità e la supponenza) è invece riferito per esempio a questo blog hai moltissime ragioni e sottoscrivo. A differenza tua pero’ non ci vedo nulla di male, non leggerli è sufficiente per salvarsi.

  20. pudore digitale | RRR dice:

    […] mante scrive di leonardo che scrive del calo del blog, leonardo ammette che lo usa come “copia incolla” di cose che scrive per altri a pagamento – entrambi hanno blogroll attiva, con tanti tanti link della “blogosfera” di una volta. Cosa vuol dire agli occhi di uno che arriva oggi sul web? quanto sono cambiate quelle liste di link negli anni? Quanta gente nuova… hanno conosciuto grazie ai social? gente che poi è entrata in quelle liste? sono solo alcune domande retoriche, ma seguimi: […]