Contrappunti su Punto Informatico di domani.

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Il passaggio da libro cartaceo a libro elettronico è forse l’iniziativa più ambiziosa fra quelle del Governo Monti che riguardano la scuola e la tecnologia. Dirò di più fin da subito: il passaggio al formato digitale per i libri di testo, così come ipotizzato nel decreto Digitalia, assomiglia molto ad una di quelle profezie automagiche nelle quali la convinzione ed il sogno di pochi sembra destinato a scontrarsi rapidamente con la cruda realtà.
Quella realtà del resto è nota: non esiste in Italia una contabilità di quante classi delle nostre scuole elementari, medie e superiori siano predisposte per l’accesso a Internet. I numeri disponibili si riferiscono a generiche disponibilità di collegamenti in banda larga per singola scuola e spesso riguardano la banale presenza di un accesso a Internet presso i locali dell’amministrazione. Non esiste – nessuno l’ha prevista – una competenza diffusa degli insegnanti all’utilizzo delle tecnologie digitali. Nessuno ci ha pensato e gli insegnanti sono considerati dai tecnici del Ministero come una sorta di nativi digitali a prescindere: come i nativi digitali anagrafici purtroppo nessuno di loro nasce illuminato dal dio del TCP/IP e anzi la stragrande maggioranza di loro continua a vivere tranquillamente senza avere alcuna idea di cosa sia un tablet, una connessione di rete o una app.

Queste difficoltà si scontrano poi con un ambiente economico preesistente e radicato dove l’editoria scolastica ha per decenni agito sostanzialmente indisturbata: il governo chiede oggi ai medesimi attori del mercato di fornire i propri prodotti di carta in formato digitale. Questa apparente indicazione di buonsenso ha scatenato insani appetiti sul controllo dei formati, sulla incompatibilità delle piattaforme e su mille altre complicazioni tecnologiche il cui risultato ultimo è ovviamente quello di una nuova complessità 2.0 scaricata sulle spalle degli studenti.

I giorni scorsi a Genova si è aperto il Salone dell’Educazione con intervento in video conferenza del Ministro Profumo che ha ovviamente parlato di editoria digitale e di Scuola 2.0. E l’incontro genovese è stato ovviamente il luogo in cui la sacra alleanza fra produttori di tablet, sistemi operativi, applicativi digitali ed editori ha iniziato a presentare i propri progetti per la scuola italiana 2.0. Una torta ovviamente gigantesca che interessa tutti. La parte del leone, almeno sui giornali, la fa un’ampia coalizione fra Microsoft, Intel, Giunti e Paperlit che ha riempito le pagine dei quotidiani con le proprie proposte digitali per le scuole. Meno attenzione ha ricevuto sui media il pacchetto scuola predisposto da Samsung. In entrambi i casi il tentativo è quello di predisporre un ambiente completo per la scuola italiana 2.0 da offrire al nuovo mercato che sta partendo.

Mi spiace dirlo così chiaramente ma a queste condizioni le probabilità che il passaggio al libro digitale nelle scuole italiane si trasformi in un bagno di sangue ed in un enorme spreco di denaro pubblico sono consistenti. Già l’apologia dei tablet, decisa dal Ministro è un passo ampiamente più lungo della gamba: logica vorrebbe che prima di ipotizzare migrazioni tanto consistenti dalla carta ai bit ci si preoccupasse di una serie di altri fondamentali.
La diligenza del buon padre di famiglia, l’unico plus davvero consistente che il Governo dei Ministri tecnici portava con sé riguardo alle questioni della scuola 2.0 avrebbe dovuto portare ad una serie di considerazioni.

La prima è banale e molto utile ad una scuola senza un soldo come la nostra: utilizzare Internet.

La scuola digitale deve passare dalla rete e dai sui formati standard. Questo ovviamente confligge con le cordate dei soliti noti con tanti amici in Parlamento e nei Ministeri. Gli editori creino le proprie proposte digitali per la scuola e le mettano in rete. Lo Stato, dal canto suo, si preoccupi di tre cose, possibilmente seguendone l’ordine cronologico

1) connettere le classi in banda larga

2) formare gli insegnati alla didattica in rete

3) fornire gli strumenti didattici agli studenti.

I tablet a mio modo di vedere sono solo l’ultima parte del punto 3) e sarebbe un errore molto grave prevederne un utilizzo da subito in ogni classe della Penisola. Sarebbe invece utile immaginare una scuola che inizia a ripensare la didattica attraverso Internet senza gli innamoramenti automatici per una tecnologia che ha costi enormi in buona parte nascosti, non solo e non tanto economici ma soprattutto culturali.

Vediamo che succederà nei prossimi mesi: se il Ministro Profumo non deciderà di digitalizzare la scuola italiana per gradi, utilizzando Internet come centro gravitazionale, ma proseguirà con l’idea di ammodernare la didattica del paese semplicemente paracadutando tablet a tutti e subito, con i sistemi operativi proprietari e con dentro le applicazioni proprietarie previste, entrambi offerti ovviamente a prezzi di realizzo da industriali che hanno a cuore il futuro dei nostri figli, allora sapremo che il digitale in Italia, anche in questa occasione, verrà interpretato non come momento di sana rivoluzione ma come una forma di continuità per altre vie. E se nemmeno la crisi economica ed il governo tecnico sono stati in grado di rovesciare il tavolo dei privilegi chissà mai cosa accadrà quando, fra pochi mesi, torneremo ad un governo di politici sanamente incompetenti sulle questioni dei libri di testo dei nostri pargoli.

11 commenti a “Anteprima Punto Informatico”

  1. Stefano Quintarelli dice:

    http://Www.imparadigitale.it ;-)

  2. giannitos dice:

    In una delle prime uscite pubbliche del ministro Profumo mi colpì questo suo “innamoramento” per i tablet, che secondo lui potrebbero cambiare la scuola; pensai che l’ex rettore conoscesse poco la scuola ma forse si tratta di qualcosa di più grave. Il tuo post spiega benissimo il problema e la necessità di un approccio non semplicistico.

  3. Paracadutare tablet sulla scuola italiana ? | CorpoAnima&Frattaglie dice:

    […] Mantellini spiega bene come sia semplicistica e velleitaria l’idea del ministro Profumo “più tablet per […]

  4. Wilson dice:

    Bravo.

  5. scuola digitale « Primeggiamo dice:

    […] Anteprima Punto Informatico […]

  6. Emanuela Zibordi (@melamela) dice:

    Dal punto di vista didattico probabilmente i tablet sono il dispositivo più utile per cambiare i paradigmi della scuola italiana. Certo che servono quelle infrastrutture e formazione adeguate. Nella mia scuola si stanno facendo sperimentazioni in questa direzione, non senza le solite difficoltà, ma, a mio modesto parere, è meglio andare avanti con approcci in contesto e non con piani nazionali come ad es. quello fatto con le LIM. Le scuole nella loro autonomia anche finanziaria sanno dove e come spendere i soldi, mentre a livello centrale si perdono nei rivoli che ben conosciamo con interventi non sempre efficaci.
    Sul mio sito http://www.emanuelazibordi.it ci sono i report dei primi interventi di didattica con i tablet a cui seguirà anche formazione ai docenti per passare dai testi in adozione a quelli autoprodotti.

  7. Maury dice:

    Purtroppo temo, come già accaduto altre volte, che quelle di Profumo saranno solo parole. Manca proprio una visione, un’idea, un progetto, su come affrontare l’alfabetizzazione digitale. Temo mante che non ti ascoltino.

  8. Maria Giovanna Ragozzino dice:

    Gentile “Lettore”,
    mi trova non solo in disaccordo con quanto lei afferma, ma mi desta molta perplessità il livello di involuzione culturale che si evince dalla sua personale narrazione. E’ vero che Monti ha, non l’ambizione personale, ma la consapevolezza che la realtà va letta facendo un’alisi retrospettiva, utile a comprendere i fallimenti registrati dalla storia, onde disporre strumenti idonei a normalizzare la dimensione della pubblica istruzione. Ad un professore di rinomata esperienza non mancano certo capacità di valutazione ad ampio spettro, affinchè possa trovare una soluzione possibile per tutti i livelli di apprendimento degli studenti. Ci sono studenti che mostrano una spiccata capacità di adattamento, ma ci sono altri che necessitano di essere salvaguardati nel loro approccio allo studio, onde poter vivere una vita scolastica degna di uno Stato di diritti. Così come ci sono coloro che rifiutano, per scarse conoscenze cognitive, ogni utilizzo di strumento moderno per meglio migliorare la qualità di intercomunicabilità tra istituzioni scolastiche e persone. Ciò significa avere l’intelligenza umana di predisporre strumenti utili ed intelligenti che potrebbero essere il futuro della scuola pubblica.
    Tante sono le cose che dovranno essere ponderate per dare un giusto equilibrio ad una rivoluzione culturale. Tuttavia, ritengo che ognuno di noi, conscio della necessità di una tangibile legalità, trasparenza, buona amministrazione ecc, dovrebbe lealmente dirsi favorevole o predisporsi a cambiamenti che inevitabilmente portebbero un vento di novità in una sociatà ancora ancorata a vecchi schemi di riferimento. Come vede, sono pronta a qualsiasi dialogo, a condizione che sul tavolo compaiano carte scoperte e la disponibiltà a non strumentalizzare un deficit culturale della scuola italiana. L’istruzione pubblica è la linfa per la crescita del capitale umano. Piuttosto: quanta fiducia lei ripone nel genere umano? Io tanta, perchè è la macchina che è stata inventata dall’uomo, non il contrario.

  9. Marco dice:

    L’unica cosa confortante è che venerdì ad ABCD il megastand di Microsoft, Intel, Giunti e Paperlit era sistematicamente vuoto…

    Purtroppo come già avvenuto con le LIM la taumaturgica fede nel progresso porta a spendere soldi in dispositivi prima di aver davvero capito come li si può usare per una didattica più efficace.

    Evidentemente il reparto marketing & lobby delle aziende coinvolte è molto abile…

  10. Visto nel Web – 54 « Ok, panico dice:

    […] Il passaggio da libro cartaceo a libro elettronico è forse l’iniziativa più ambiziosa fra quelle del Governo Monti ::: manteblog […]

  11. lucaf dice:

    Ma poi la domanda è: perché? Cosa si crede di ottenere dal rendere in questo modo digitale la scuola? Tantissimi hanno lo smartphone o il tablet, e allora? Questi aggeggi li rendono migliori? Conferiscono automaticamente dei poteri speciali? Tipo, che so, se prendi in mano un tablet impari immediatamente per osmosi a programmare?
    Solita roba politica-commerciale che sfrutta l’ignoranza di chi non sa neppure cosa sia un computer. Vai a dire ai genitori ignoranti che i loro figli studieranno con un aggeggio di cui non riescono neppure a pronunciare il nome (quindi deve essere roba davvero moderna, ooooh), e tutti dietro come pecore. Come dici tu, il tablet è l’ultimo dei problemi. Scuole che non hanno neppure dei computer o la rete, o se li hanno comunque non insegnano neppure le basi dell’informatica.
    Anzi, il tablet nelle scuole è secondo me proprio da evitare. Non è uno strumento didattico come non è neppure uno strumento professionale.
    Sarà da ridere quando i genitori saranno costretti a comprare 3 tablet per ogni figlio, perché questo avrà bisogno d’avere a disposizione più libri (ebook) utilizzabili nello stesso momento, come è successo a tutti quanti da quando esiste la scuola. Sarà da ridere quando la finanza farà i raid nelle scuole per controllare le licenze degli ebook, e multerà di migliaia di euro il ragazzino con angry birds piratato.
    E lo dice uno che lavora ogni giorno sul computer, ha il kindle, e sviluppa siti per il settore mobile. E comunque, continuo a comprare le guide di programmazione cartacee, perché ci ho anche provato, eh, ma studiare a monitor o su ereader è una tortura, oltre che spaventosamente inefficiente.
    Saranno milioni di euro buttati nel water.