Leonardo sull’aumento delle ore di insegnamento nella scuola proposto dal Ministro Profumo:


Poi c’è il problema delle cattedre, vale a dire dei posti di lavoro. Il ministro ha un bel da dire che vuole assumere un sacco di gente coi concorsi; se la matematica mi assiste, aumentare del 33% l’orario degli insegnanti equivale a tagliare il 33% delle cattedre. A quel punto non sono nemmeno sicuro di mantenere il mio posto (sono ancora relativamente ‘giovane’, e ogni volta che si tagliano le cattedre sono i più giovani che si ritrovano a spasso).

Infine, siete liberissimi di pensare che noi insegnanti lavoriamo poco; neanch’io penso di essere tra quelli che lavorano di più. Però a questo punto ho una domanda: vi viene in mente un’altra categoria qualsiasi in Italia, che di fronte alla richiesta di aumentare del 33% l’orario e la prestazione a parità di salario non marcerebbe su Palazzo Chigi coi forconi e le torce? A me no, non viene in mente. Oggi infatti sono in sciopero (nel mio giorno libero), ma vedrete che anche stavolta non saremo tantissimi. Al punto che ogni tanto mi domando cosa deve fare esattamente un ministro per farci incazzare sul serio, e non so che rispondermi. Lo jus primae noctis con i nostri figli, forse. Forse.



update: Anche Galatea è piuttosto arrabbiata.

70 commenti a “A parità di salario”

  1. ArgiaSbolenfi dice:

    La cosa più triste è che ora naturalmente ci si dividerà tra sostenitori degli eroici insegnanti malpagati e denigratori degli insegnanti fancazzisti.. D’altra parte il trucco per tenere a bada la gente è fare in modo che le persone se la prendano con i loro pari.

    AFRICA/SUDAFRICA – “La situazione è esplosiva, si rischia una guerra tra minatori” dice il Vescovo di Rustenburg
    Johannesburg (Agenzia Fides) – “La situazione è esplosiva. C’è il rischio di un conflitto tra i 12.000 minatori licenziati e le altre decine di migliaia di minatori che hanno deciso di continuare a recarsi al lavoro” ..

  2. Pinellus dice:

    Cito un passaggio di questa intervista molto bella apparsa domenica su La Lettura e che potete trovare qui:
    http://lettura.corriere.it/insegnare-e-una-professione-non-una-missione/

    […]
    L’aspetto più incredibile è la totale impermeabilità dei miei colleghi sulla questione salariale: gran parte di loro, per una tradizione deamicisiana o cattolica, ritiene che insegnare sia una missione molto più vicina al volontariato che non a un’attività professionale e dunque si accontenta. L’abnegazione volontaristica delle “lodevoli eccezioni” finisce per perpetuare l’aura missionaria e l’enfasi vocazionale, grazie alle quali oggi l’insegnamento viene percepito dai ragazzi come una professione finta.
    […]
    Si è perpetuato così quel tacito accordo che in gergo viene definito «teoria dello scambio politico»: «L’idea generale, diffusa soprattutto a sinistra e nei sindacati, è: lavorate pure poco, in cambio però accontentatevi di uno stipendio da fame».

  3. unit dice:

    Trovo estremamente significativo come le ore in classe siano diventate “l’orario” di un insegnante. Io gli lascerei le ore di classe complessive alla settimana che hanno adesso, ma con dei bei tornelli come tutti i lavoratori in tutti gli altri ambiti che li obblighino a stare 40 ore a settimana a scuola.

  4. coma dice:

    Secondo me è anche un problema generazionale (senza soluzione).
    Conosco tanti giovani insegnanti che vedono il precariato infame nel quale si trovano come un grande balzo in avanti rispetto alla loro precedente situazione.
    tradotto, prova a tirare su una persona a pane e acqua e vedrai che considererà la pasta e fagioli al pari della più squisita leccornia.

  5. David dice:

    Scusa Unit, sarei curioso di sapere dove dovrebbero stare gli insegnanti dopo che hanno passatp i tornelli. A scuola infatti, a parte le classi, non ci sono altri luoghi. In Inghilterra magari ogni insegnante ha un suo ufficio, ma in Italia gli insegnanti, non hanno un luogo specifico. E gli strumenti. Se devono scrivere e stampare qualcosa se lo fanno a casa loro con il loro computer

  6. andrea61 dice:

    Io faccio fatica a capire i problemi relativi all’orario.
    La ragione mi dice che è logico che l’orario di lavoro vada di molto oltre le ore di lezione. Ma poi l’osservazione sperimentale mi dice che tutte le insegnanti che conosco ( media e liceo) riescono a gestire bene i figli seguendoli nelle loro attivitá senza uso massiccio di nonni o baby sitter.
    Sui salari, mi limito ad ossevare che tutte le categorie private nei confronti con le medie europee sono in forte disagio.

  7. L1 dice:

    comunque signori l’essenza della questione e’, davvero, che non si puo’ piu’ recepire dalla UE solo quel che ci pare: aumenta l’orario ma non lo stipendio (con quelle differenze abissali, poi). dai, se pensiamo a questo fatto evitiamo di dividerci come diceva argia. qui il famoso “lo vuole l’europa” sta diventando una comica: non e’ una cosa seria.

  8. unit dice:

    David, perchè “a parte le classi”? Non riesco a capire perchè un edificio che di mattina riesce ad ospitare magari 500 persone, di cui la stragrande maggioranza ragazzini, di pomeriggio non possa continuare a farne lavorare 20. Si comprime?
    Così come gli insegnanti stanno di mattina in classe possono starci benissimo anche di pomeriggio.

  9. David dice:

    Unit, si vede che è da tanto che non vai a scuola. Sono anni che ormai i ragazzini a scuola ci stanno anche al pomeriggio

  10. mORA dice:

    Metodo Brunetta, aumentare le quantità senza creare le condizioni per cambiare la qualità.

  11. unit dice:

    David,a parte che non è tantissimo che non vado a scuola e a me risulta che anche ora alle 14 i licei e le medie siano deserti, davvero vuoi sostenere che non c’è spazio nelle scuole, e che queste vengono utilizzate 9 ore al giorno al pieno della capacità? Dai su, facciamo discorsi seri.

  12. unit dice:

    con “non è tantissimo” volevo dire meno di vent’anni :(

  13. David dice:

    Ok, Unit. Accetto la sfida. Facciamo che da domani tutti gli insegnanti timbrano il cartellino e passano 40 ore settimanali nell’edificio scolastico.
    Ora, io per prepararmi le lezioni, per scrivere le verifiche, per cercare materiale per le lezioni, uso il mio computer, quello di casa mia. Da domani che faccio? Ne trovo uno a scuola da poter usare? Connesso a internet? Per ora non ce l’hanno.

    E se voglio chiamare gli assistenti sociali per gli alunni problematici? Posso usare i telefoni della scuola? E dove? In segreteria? Chiedo alla segretaria di lasciarmi un attimo il posto, così chiamo. Ma in segreteria forse non è il caso di parlare davanti a tutti dei problemi del ragazzo, sai c’è una cosa che si chiama privacy (ecco perché lo faccio da casa mia). Mi danno un ufficio apposta? A proposito, il materiale di cancelliera, me lo fornisce la scuola? Fino ad oggi ho sempre comprato tutto di tasca mia.

    Le gite scolastiche come me le conteggi. Oggi praticamente rientrano nella voce volontariato (e se c’è da pagare un biglietto del treno lo pago di tasca mia, non esistono mica i rimborsi. Lo si fa per amore dei ragazzi).

    Tu dici che nel pomeriggio la scuola è vuota. Mai sentito parlare di tempo pieno. In ogni caso, diciamo pure che alle otto di mattina tutti gli insegnanti entrano a scuola. Quelli che hanno lezione vanno in classe. E gli altri? Nei corridoi ad aiutare i bidelli a fare la settimana enigmistica? Certo, sarebbe bello fossimo in Gran Bretagna, dove effettivamente gli insegnanti stanno nell’edificio scolastico molto più a lungo. Ma lì ogni insegnante ha un suo ufficio dietro alla sua classe e gli alunni si spostano di classe in classe a seconda delle lezioni. E nel suo ufficio corregge i compiti, riceve studenti e genitori, preparare le lezioni.

    Io sarei ben contento di poter svolgere il mio in uno spazio apposito con i mezzi che mi vengono forniti dal mio datore di lavoro. Peccato che il mio datore di lavoro mi chiede già ora di portarmi da casa la carte igienica.

  14. unit dice:

    David,

    come si vede che non sei abituato a fare questi conti :). Allora: a me una postazione di lavoro con scrivania, poltrona da ufficio dignitosa, telefono fisso e computer costa circa 800 euro. Mettici che magari per soggetti più grossi costa di più (dovrebbe essere il contrario ma vabbè) e che vuoi ammortizzare l’approntare l’ambiente, la manutenzione etc. e facciamo 1500 euro. Di solito una postazione la ammortizzi in 5 anni. Anche qui si potrebbe fare di più, ma diciamo di essere conservativi. Sono 300 euro l’anno. Ora: lo stipendio medio lordo agli insegnanti dovrebbe essere intorno ai 30k. Non ne sono sicuro e non so come funzionano le tasse per gli statali (per me società privata quella cifra va moltiplicata per 1.5 perchè tra balzelli vari un lavoratore che prende 30k a me costa 45k) per cui stiamo ancora più stretti: 25k medi lordi l’anno, che ammetterai che è un limite inferiore. 300/25k fa circa 1,2%. Vuol dire, anche qui essendo massicciamente e ulteriormente conservativi, che se con un ufficio splendido e nuovo ogni 5 anni permetti agli insegnanti di essere il 2% più produttivi (cioè sbatto fuori un cazzeggione ogni 50 insegnanti) questa operazione è per la scuola a costo zero. Ora vediamo se hai il coraggio di dirmi che tra 50 insegnanti che conosci non ce n’è manco uno che è un parassita. Lo spazio non mi dire che è un problema, sono almeno vent’anni che si scassa con il fatto che ci sono classi da 50 alunni, che non ci sono più allievi etc., non mi venire a dire che non ci sono aule in disuso.

    Le gite scolastiche non so cosa c’entrino per cui non ne parlo.

  15. gregor dice:

    Ho letto il post di Galatea e posso solo dire, ce ne fossero degli insegnanti così!

  16. Narno dice:

    Unit, sono d’accordissimo. Dimentichi però che l’ufficio deve essere costruito dai muratori, perché un’aula non è un ufficio: non ha scaffali né armadi chiusi né telefono, ad esempio (cf. le università: non mi pare che l’ambiente dove il professore fa lezione sia lo stesso in cui studia).
    Inoltre, di postazioni ne servono almeno due o tre per ufficio, perché una scuola di 40 classi avrà circa 80 insegnanti. Secondo: viva il cartellino! Dopodiché ogni quarto d’ora di straordinario o si paga o si recupera, giusto? Gli strumenti di lavoro, dal software all’ultima penna rossa, li compra e ne fa manutenzione il Dsga, giusto? Le missioni fuori ufficio hanno un incentivo, giusto? Per il pranzo, o mensa o buoni pasto, giusto? Posso entrare in ufficio alle 7,30 o rimanerci fino a tardi, perché ho le chiavi, giusto? E finite le mie ore, se non ci sono fondi per gli straordinari, il compito lo correggo la settimana prossima anche se la classe l’ha fatto 15 giorni fa, giusto?
    Invece non mi è chiara la relazione causa-effetto fra cartellino e licenziamento di un fannullone. Negli uffici dove si timbra il cartellino non ce ne sono?

  17. David dice:

    Unit, sei adorabile. Cioè secondo te il fatto che esistano classi da 50 alunni (che poi sarebbero quelle da 30, vabbeh) vuol dire che a scuola c’è tanto spazio? Ti rivelo una cosa, quando gli insegnanti si lamentano delle classi sovraffollate si lamentano (anche) di stare in 30 persone in aule progettate per ospitare 20 alunni. Si sta stretti e si soffoca. E spesso in inverno il riscaldamento neanche funziona (ah, immagino che tu non lo sappia, ma non esistono scuole con l’aria condizionata). Aule in disuso non esistono. Esistono però scuole che crollano e che a volte uccidono (ti ricordi la scuola Darwin a Torino nel 2008?). Ma tu lo sai che più della metà degli edifici scolastici in Italia non sono a norma di sicurezza, ma ci si lavora in deroga?

  18. bastiancontrario dice:

    Mia madre ha insegnato in una scuola superiore per 40 anni.

    Le scuole al pomeriggio sono vuote? Vero.
    Gli insegnanti al pomeriggio sono quasi sempre liberi? Vero.
    Le lezioni private sono un affare che spesso elude il fisco? Vero.

    Vogliamo provare ad ipotizzare uno scenario?

    Gli insegnanti entrano alle 8 ed escono alle 17, come la maggior parte dei lavoratori dipendenti.

    La mattina è dedicata alle lezioni per gli alunni e all’insegnamento per i docenti e alle attività correlate come correzione compiti e parenti a coloro i quali hanno un’ora libera.
    Non c’è bisogno di avere un ufficio per ogni insegnante: tutte le aziende private si stanno orientando verso gli open space. Teniamo presente che un open space attrezzato può ospitare agevolmente 80 persone.
    Eventuali telefonate si fanno in apposite salette, piccole, dotate di telefono e di un piccolo tavolo per attività di concentrazione.
    Gli insegnanti al pomeriggio si mettono a disposizione degli alunni che ritengono di aver bisogno di aiuto, organizzano gli eventuali progetti extra o si dedicano alle attività amministrative.

    Questo otterrebbe un doppio beneficio: i ragazzi avrebbero un posto dove stare ed essere seguiti anche al pomeriggio e il sistema epurerebbe tutti coloro i quali sono diventati insegnanti perché è un lavoro part-time pagato come un full-time.

    Dubbi?

  19. David dice:

    Bastiancontrario. Sono d’accordissimo. Li chiedi tui soldi al ministero per realizzare queste bellissime strutture?

  20. bastiancontrario dice:

    Non mi sembra di aver parlato di grandi interventi… E visto che si decanta spesso la grande forza di volontà degli insegnanti, così come lo spirito di sacrificio che io riconosco, le stesse attività che si fanno a casa si possono fare ormai dovunque, portatile e cellulare non sono più un lusso di pochi.
    Certo, ci vuole la volontà ed un buon dirigente scolastico che conti alla mano verifichi come razionalizzare in maniera più intelligente le spese contenendo il budget.

    Internet? Una connessione wi-fi condivisa da tutti costa 20 euro al mese, con la connessione Internet si possono fare telefonate con Skype a cifre ridicole, oltre a ricerche etc.
    La sala professori normalmente c’è, deve essere ovviamente riorganizzata ma di nuovo si parla di spese davvero sostenibili oggi per migliorare l’uso dello spazio esistente (Ikea?).
    Il materiale di cancelleria viene in parte fornito dalla scuola ed in parte è proprio, questo è vero anche nelle società private :)

    A me sembra che non manchi nulla ma se mi sono dimenticato qualcosa parliamone pure.

    Vediamo quanti si fermano a scuola al pomeriggio?

    Purtroppo, e sottolineo purtroppo, temo che molti troveranno di meglio da fare al di fuori della scuola. Certo, uscire alle 14 è comodo, chi può negarlo? E non sono molti quelli che corrono a casa a correggere i compiti, preparare le lezioni etc.
    Il dirigente scolastico, perché il preside è un dirigente e guadagna come tale, spesso non ha le capacità richieste da un manager il cui compito principale non è lavorare ma fare in modo che le risorse funzionino al meglio tra loro per un risultato finale di qualità ed efficienza. Ovviamente, non pagando direttamente le persone, l’interesse al risultato è relativo ma questo è un problema tipico del settore pubblico.

  21. coma dice:

    io ribalterei il punto.
    ovvero non dobbiamo aumentare le ore degli insegnanti, semmai dobbiamo diminuire le nostre :)
    (ricordate sempre la germania e le sue 35 ore)
    mi pare di risentire la medesima diatriba dell’articolo 18

  22. unit dice:

    David,

    Mi hai chiesto se gli strumenti di lavoro li potrebbe fornire la scuola e ti ho dimostrato che la voce di costo è trascurabile rispetto al costo del personale, come quasi sempre nel caso dei servizi. Chissà perchè non torniamo sull’argomento.

    50 alunni: iperbole.

    Spazio: considerato che non mi risulta che le aule vengano usate a doppio turno da classi diverse e che sempre non mi risulta che gli studenti facciano 9 ore al giorno di lezione se ne deduce abbastanza facilmente che lo spazio c’è. Se vuoi fai i conti.

    Narno,

    più o meno tutto giusto. All’incirca è così che funziona la mia azienda, a parte gli armadi che non ho mai visto in nessuna azienda nella quale ho lavorato :) . E quindi? credi che cambi il bilancio per la tua penna rossa o per i 4,61 euro di ticket?

    Riguardo alla presenza di fannulloni, certo che ci sono anche in altre situazioni, ma è ovvio che il lavoro dell’insegnante adesso com’è configurato è come il miele per le api per chi vuole non fare nulla per tutta la vita. Davvero credi che in italia ci siano centinaia di migliaia di persone che sentono il richiamo della missione dell’insegnamento per 30k l’anno?

  23. David dice:

    Unit. Non credo che tu sappia come funziona in una scuola. Cioè, secondo te nelle aule alla mattina ci vanno gli studenti a fare lezione e nel pomeriggio in quelle aule vengono montati i mobili per farli diventare gli uffici degli insegnanti? Mi piacerebbe veramente portarti in una scuola a cercare tutto questo spazio che agli insegnanti non trovano proprio.

    E poi, sei veramente sicuro che la scuola sia come il miele per le api fannullone? Hai mai provato a entrare in una classe con una trentina di dodicenni? Ti assicuro che anche se tu non hai voglia di fare assolutamente niente, sarai abbastanza impegnato a impedire loro di farsi male da soli o ai compagni. Che poi uno possa insegnare male, non correggere mai i compiti, per carità, cattivi insegnanti ne esistono (cosi come esistono cattivi medici, cattivi poliziotti, ecc). Ma ti posso garantire che se sei un fannullone la scuola è l’ultimo posto dove ti conviene andare.

    Per Bastiancontrario (e anche un po’ per Unit): voi dite che in fondo basterebbe un investimento minimo per rendere le scuole un luogo dove svolgere il proprio lavoro 40 ore settimanali. Grazie. Sono anni che gli insegnanti lo dicono. Ma non solo non si fanno quegli investimenti minimi, ma ogni anno si toglie qualcosa. Secondo voi cosa significa la proposta di far aumentare le ore in classe? Solo quella che si devono assumere meno persone. E se tu metti meno persone a fare lo stesso lavoro, secondo voi, la qualità migliora o peggiora.

  24. unit dice:

    David ci ho passato un terzo della mia vita a scuola, escludendo l’università: so come funziona. Invece tu non sai come funziona il resto del mondo, se pensi che gestire un mucchio di dodicenni per 4 ore al giorno sia impegnativo. Ti dico solo che ieri sera ho cenato alle 22 per poi rimettermi al lavoro, e tutto questo dopo dodici ore passate a far riunioni con decine di trentenni incazzati neri che cercano di farsi le scarpe l’un l’altro, a degna conclusione di una settimana in cui ho preso due aerei tutti e due alle 6 del mattino (=sveglia alle 3:40). A me non dispiace, è il mio lavoro che a volte, non sempre, ha queste fasi. Però per cortesia abbi la dignità di non venirmi a dire che non so quanto sia difficile fare l’insegnante.

    Detto questo: quello che abbiamo cercato di spiegarti è che il costo dominante della scuola è nelle risorse umane, e dato che evidentemente non vi ammazzate di lavoro bisogna trovare un modo per rendervi più produttivi e in generale meno costosi. Non posso credere che assumere gente a valanga in posti in cui possono vivacchiare senza fare nulla sia la tua soluzione.

  25. Carolus dice:

    Unit è Briatore.

  26. David dice:

    Unit, io ti auguro di tutto cuore che i casi della vita un giorno ti portino a insegnare in una scuola media. Ti renderà una persona migliore

  27. David dice:

    Aggiungo una domanda: per caso tra i tuoi trentenni incazzati, c’erano per caso anche due egiziani appena arrivati in Italia che non sanno parlare in italiano (per non dire scrivere con i caratteri latini), uno aveva un handicap grave, un’altra decina non è in grado ancora di gestire i traumi psicologici di casa propria (maltrattementi, genitori in galera o alcolizzati) e dunque passavano tutto il tempo a non ascoltare e a correre urlando per l’ufficio tirandosi adosso oggetti? Per i tuoi trentenni incazzati hai mai dovuto far intervenire i servizi sociali? Hai mai condiviso i loro problemi famigliari? Ti sono mai andati in crisi ormonale. Ti hanno mai vomitato adosso (per poi chiederti scusa, ci mancherebbe)? Non pensare a come eri tu da dodicenne (immagino un bravo De Rossi, tutto pettinato e sempre attento). Sei tu che non conosci il mondo lì fuori

  28. ArgiaSbolenfi dice:

    Egiziani trentenni in crisi ormonale che ti vomitano addosso facendosi le scarpe? Tzè, eravate fortunati! Ai nostri tempi… (cit.)

  29. unit dice:

    vabbè mi sembra che stiamo degenerando :D.

  30. Raffa dice:

    @unit, qui si parla di scuole superiore e quindi nessuno ha ancora detto nulla di tutti gli insegnanti delle elementari che finiscono al pronto soccorso causa alunni particolarmente violenti per traumi psicologici vari (vedi sopra) o semplicemente causa genitori incapaci di insegnarli alcuna regola di comportamento. I calci negli stinchi sono nella norma, ma non mancano dita e costole rotte e altre amenità. No, gestire un mucchio di bambini e ragazzini non è un lavoro per nulla logorante, ci mancherebbe!

  31. marcello dice:

    dopo aver letto che il mestiere di insegnante è pericoloso a causa degli alunni violenti sono rimasto sconvolto. Mi lamentavo io che lavoro nei cantieri edili… ma allora, se il ministero vi tratta così male, venite a lavorare da me: 8 ore arrampicati sui ponteggi a 30 mt di altezza, per gente dura come voi sono uno scherzo.

  32. Shylock dice:

    @Marcello, dove hai imparato così bene l’italiano?
    No perché io, quando passo davanti a un cantiere, sento parlare solo rumeno (o altre lingue meno comprensibili).

  33. mORA dice:

    Ormai in Italia si tifa su tutto.

    Se la Fiat non va è colpa della CGIL.
    Se la scuola non va, dopo le famose tre “i” che alcuni smemorati destrorsi pare abbiano rimosso, dopo la riforma Berlinguer, dopo la riforma Moratti, dopo la riforma Gelmini, allora è colpa degli insegnanti.
    Se c’è traffico è colpa dei vigili, se il paese d’estate brucia è colpa della forestale, se allo stadio c’è violenza allora è colpa della polizia.

    Credo che il tutto si possa sintetizzare nel fatto che la scuola non funziona, ovvero non offra strumenti ai cittadini per elevarsi dal grado di bestie (che è quello al quali tutti i neonati sono fermi) a quello di persone, mentre consente loro solo di fermarsi a quello di gente.

    Per dirla con Proietti in FDC “e la gente sono tanti”; ma sono tanti definiti con un singolare. Quindi non possiamo pretendere che la gente si interroghi sul perché dopo vent’anni di continue riforme della scuola il prodotto finale siano degli analfabeti di ritorno che sanno certo leggere, scrivere e far di conto, ma non capiscono ciò che leggono, scrivono come parlano e fanno di conto per le rate del telefonino nuovo senza capire la clausole che firmano.

    Senza alcun dubbio la scuola ci costa tanto, assieme alla sanità sono le voci di spesa corrente maggiori del bilancio statale.

    Dovremmo chiederci come un costo così alto produca servizi di livello così basso, e dovremmo farlo intanto cercando di capire e poi cercando di chiederne conto a chi le rese così squilibrate.

    Invece da un lato continuiamo con la bulimia legislativa cui non seguono fatti (da quando è in carica questo governo NON ha emanato 380 decreti attuativi, rendendo di fatto inutili le leggi che ha fatto; o, se preferite, ha fatto solo marketing) e, come dicevo, col metodo Brunetta: esternazioni contro qualcuno mentre gli togliamo gli strumenti per fare ciò che dovrebbe: poliziotti panzoni e intanto tagliamo la sicurezza; ospedali come stalle e intanto tagliamo alla sanità, scuole che crollano e, vabbeh indovinate.

    Dall’altro, il risultato lo vediamo qui ed ovunque: non appena viene fuori un problema, ognuno ha la soluzione, la afferma senza dubbio alcuno e passa oltre.

    Esattamente come il calcio parlato, lo sport preferito dagli italiani.
    Anzi, dalla gente.

  34. bastiancontrario dice:

    Qui nessuno mette in discussione che il lavoro di insegnante è difficile, almeno non io.

    Solo l’affermazione “i tagli nella scuola non si fanno” è pericolosa, spalanca la porta al cattivo utilizzo dei fondi.

    La gestione del budget, perché di questo si tratta, è un compito del dirigente scolastico, gli insegnanti si devono concentrare principalmente sulla docenza.

    Abbiamo discusso delle proposte possibili e la sola risposta che ho letto è stata di chiedere i soldi al ministero.
    Personalmente, rispetto al fermarsi al pomeriggio non ho capito, ma magari è sfuggito a me, quali siano i problemi reali. Perché rivedere la logistica di una sala professori, invitarli a portare il laptop a scuola e l’accensione di un abbonamento ad Internet non mi sembrano oggettivamente ostacoli insormontabili.

    Oppure lo sono? In questo caso perché?

    La sfida è spendere meglio i soldi che si ha, che poi è quello che tutte le aziende in questo momento storico stanno facendo.
    Purtroppo se le risposte che arrivano sono come quello che leggo in questo blog, che penso frequentato da insegnanti validi, non è un buon inizio per indirizzare il cambiamento.

  35. paolo dice:

    l’indispensabile categoria di dipendenti pubblici vive veramente in una bolla;forse questi individui divini non si sono resi conto che staimo vivendo in un contesto di grave crisi finanziaria e antropologica.
    Nel privato oltre ad esserci mediamente obblighi di risultato sia di qualita che di quantita (spiegatemi come questo aspetto venga misurato agli insegnanti) c’è stata negli ultimi anni una compressione salariale devastante unita, alla non trascurabile, possibilita di perdere il posto di lavoro (esiste qualche dipendente pubblico che paventa questo grave rischio?).
    Dal 68 in poi l’istruzione è stat completamente sfasciata dal demagogico diritto all’istruzione x tutti (assolutamente non basata sul merito,ma sulla totale semplificazione del percorso di studi) e dallo sfornare una torva di inetti disistruiti ,scorrelati dalle realta lavorative ma pieni di diritti (mi spetta xche ho studiato).
    Infine l’istituzione della scuola è diventato un vero stipendificio in cui temporaneamente venivano parcheggiati individui in cerca di occupazione che a fasi alterne venivano poi regolarizzati assumendoli a tempo indeterminatissimo!!!
    Non dimentichiamo poi che l’italia vanta,in europa, il piu alto numero di addetti all’istruzione x abitante con gli splendidi risultati che tutti conosciamo.

    Ora,finalmente ,qualche piccolo sforzo è stato richiesto anche a questa divina categoria …

  36. coma dice:

    @bastiancontrario @unit forse vi sfugge una cosa.
    Far rimanere di più gli insegnanti senza che “insegnino” non porta veramente nessun risparmio, avrebbe solo il valore di una ripicca.
    e non credo che importi a nessuno.

    Il trucco sta nell’aumentare l’orario effettivo di insegnamento in classe. ovvero hai bisogno di meno insegnanti per coprire il medesimo orario e quindi puoi tagliare posti di lavoro.

    Auguri, io intanto inizio a pensare a come portare i miei figli via da questo paese ormai in caduta libera.
    voi continuate pure nella vostra guerra tra poveri.

  37. aura dice:

    Ti assicuro che i divini si sono ben accorti del contesto di crisi in cui viviamo, anche perchè sono tra quelli che pagano sempre e per primi. Non riesco a capire come non ci si renda conto che dietro al lavoro svolto in classe ci sia per lo meno altrettanto da fare fuori dall’aula.E’ vero, posso svolgerlo in gran parte a casa, ma questo non significa che non lo svolga.Se scelgo di dedicare un pomeriggio ai figli o a qualsiasi attività,poi so di dover lavorare la sera e anche la notte(per inciso non seguo praticamente mai un programma televisivo perchè la sera correggo compiti, preparo lezioni, mi aggiorno) ed è una mia scelta, in questo sono fortunata perchè posso gestire i tempi di lavoro in parte come voglio o devo.Quando sono in classe non mi posso distrarre un istante se voglio lavorare in modo proficuo e gestire bene gli alunni.Se un alunno ha un problema non ci sono altri impegni che tengano,non mi domando se il campanello è suonato, non mi dico che il mio temo scuola è finito,mi sento responsabile e faccio tutto il necessario per risolverlo: convoco e parlo con la famiglia in qualsiasi momento, idem con assistenti sociali, psicologi e via dicendo.Porto da sempre i miei alunni in gita anche per più giorni e solo un demente potrebbe credere che lo faccia per visitare gratis posti nuovi, mai sono stata pagata per questo( 3 giorni fuori sono almeno 60 ore extra) in compenso ho passato le notti in bianco rosa dalla tensione sperando che non succeda nulla perchè in ogni caso sarei responsabile nche penalmente.Amo molto il mio lavoro e i miei alunni,ma sono ben conscia di quanto i tempi siano cambiati( sono arrivata alla fine della carriera) e di come i ragazzi siano sempre più difficili e in difficoltà, spesso grazie anche alle famiglie e quando esco dall’aula dopo le mie “poche” ore di lavoro sono veramente al limite.Siamo seri,a nessun altro se non agli insegnanti verrebbe chiesto di aumentare in questo modo le ore di lavoro senza corrispettivo,ma d’altra parte noi non produciamo reddito (soldi). Se sragionassimo tutti allo stesso modo potremmo dire che, visto che i lavoratori(quelli veri) italiani sono poco produttivi(esistono le statistiche che parlano)per uscire dalla crisi perchè non passare ad almeno 48 ore di lavoro la settimana anche nell’industria ad esempio? Non mi sono mai permessa di denigrare gli altri lavoratori,ma ho diritto al rispetto,insieme alla stragrande maggioranza dei miei colleghi che sono a scuola anche con la febbre o una gamba ingessata perchè i ragazzi vengono prima dei nostri problemi e spesso di quelli della nostra famiglia.Non ho mai scritto

  38. unit dice:

    @aura, coma: il punto è che *puoi non svolgerlo il lavoro* a casa, senza che succeda *niente*.

    @tutti onestamente questa scuola come beirut negli anni ’80 non l’ho mai vista. Ci saranno delle situazioni particolarmente critiche in contesti difficili, ma queste situazioni critiche ci sono veramente in tutti i lavori, e non credo proprio che la stragrande maggioranza degli insegnanti sia finita al pronto soccorso o abbia rischiato alcunchè. Cerchiamo di non spararle grosse.

  39. unit dice:

    Leggetevi questa lettera di un insegnante evidenziata da un commentatore del Post: http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/12_Ottobre_13/I-nuovi-orari_e5619a86-14f9-11e2-adc6-ff8054e34060.shtml

    Mi sembra particolarmente esemplificativa del perchè io obbligherei tutti gli insegnanti a stare a scuola se non sono in ferie, sia di pomeriggio che d’estate. Questa lettera è, nella sua ingenuità, davvero illuminante.

  40. Orfeo Bossini dice:

    Caro Unit, la scuola non offre un servizio ma educa i futuri cittadini della Repubblica italiana; questo particolare evidentemente le sfugge. Per questo motivo non si può valutare il lavoro dei docenti in termini di produttività. Al limite guarderei ad altri parametri ben più importanti ma difficilmente misurabili. Mi citi la povertà del senso civico, l’omertà diffusa, il familismo in cui questo paese continua ad annaspare, per mostrarmi gli indicatori del fallimento della nostra scuola. Su questo fronte potrebbe anche avere ragione. Il resto è solo fuffa… saluti…

  41. unit dice:

    Orfeo, il servizio e’ appunto educare i futuri cittadini. E tra i suoi fallimenti ci metto anche l’incapacita’ diffusa a quantificare i fenomeni, ma questo e’ un altro discorso.

  42. Orfeo Bossini dice:

    Educare non è un servizio, gli studenti e le loro famiglie non sono clienti, non abbiamo (per fortuna!) un customer service a scuola. È una cosa più complessa che ha a che fare con la cura e con la relazione umana, e naturalmente con il sapere. È perfetta? No di certo. La crisi del Paese è anche un po’ colpa nostra, che in questi anni non siamo stati all’altezza dei valori che propugniamo. Ma la scuola, malgrado tutto, è ancora un presidio di democrazia su cui possiamo contare, uno degli ultimi; ne tenga conto.

  43. unit dice:

    Orfeo,
    ovviamente E’ un servizio, e gli studenti sono clienti, dato che le loro famiglie pagano profumatamente (e pure quelle degli altri). Il fatto che non paghino direttamente ma attraverso lo stato è irrilevante.

    Che la scuola abbia a che fare con la relazione umana e il sapere, nonchè con la supercazzola, è anch’esso irrilevante.

    Io, cittadino che paga un fottio di tasse, voglio che i miei figli siano educati con i massimi standard disponibili, e per ottenere questo servizio esigo che chi viene pagato lavori duramente, sia controllato nella qualità del suo lavoro e se non soddisfi questi vincoli di qualità venga mandato a far altro, ad esempio a lavorare 40 ore la settimana per 220 giorni all’anno in un ufficio.

    Cosa c’entri tutto questo il sapere, la democrazia e la relazione umana non lo capisco. Anzi no, lo capisco: proprio perchè questi valori sono così importanti gli insegnanti dovrebbero essere i primi a esigere di lavorare meglio e in maniera certificata, in modo che il loro duro lavoro (questa volta senza ironie) venga distinto da quello degli incapaci che dormono in aula dagli anni ’80 dopo aver vinto un concorso imbucati dal cugino. Se invece ci si fa scudo di queste parole per assicurarsi di non fare una mazza nei tre mesi estivi o nel pomeriggio, allora non capisco.

  44. aura dice:

    Non ho mai detto di essere finita al pronto soccorso, certo non a causa dei miei alunni,ma la risposta di unit non mi pare affatto una risposta,ma solo uno sputare veleno.In quanto al fatto che il lavoro a casa possa non svolgerlo forse non si è informati che io sono tenuta a un certo numero di valutazioni orali e scritte che correggo e invio in visione ai genitori,non posso barare, nè posso non prepararmi per le lezioni, perchè i miei alunni sono ragazzi, ma non sono mica stupidi.Se è per questo comunque conosco numerose persone che riescono a passare la giornata in ufficio (non statale) senza combinare nulla e magari appioppando i loro impegni ai colleghi senza che succeda nulla, o che nei periodi di mggior lavoro tendono misteriosamente ad ammalarsi. Se usassi lo stesso modo di ragionare mi augurerei appunto che a tutti l’orario di lavoro aumentasse del 30% ovviamente a parità di stipendio, ci sarebbe la rivoluzione.O no?

  45. Orfeo Bossini dice:

    Per le ragioni già espresse sopra ribadisco che non è un servizio. Credo sia piuttosto chiaro inoltre che lei non possa pretendere una scuola a misura di figlio per la medesima ragione. Standard di qualità alti questo sì, ma bisogna intendersi. La supercazzola è quella cosa noiosa che si chiama assistenza sociale. Vede, se lei ha alle sue dipendenze un impiegato fannullone può licenziarlo. Io invece no, non posso (non voglio!) lasciare a casa i soggetti difficili, gli allunni disabili, gli ultimi che non hanno il papy che paga un fottio di tasse, e che va a parlare con gli insegnanti, o con il preside. È il nostro primato, che ci rende alternativi all’ideologia di mercato. Glielo ripeto: si può fare meglio, molto meglio, ma non nella direzione che lei e il ministro prospettate. Ma si è mai vista una riforma per risparmiare soldi? Una riforma è sempre un investimento, sennò ha un altro nome: punizione. Volete raddoppiare le ore di lezione perché ci tenete alla qualità? Bene, raddoppiateci anche lo stipendio e equiparatelo agli standard europei…

  46. unit dice:

    @aura

    quanti insegnanti conosci che sono stati penalizzati (e in che modo penalizzati?) o addirittura licenziati perchè non avevano corretto adeguatamente i compiti in classe? Te lo dico io: zero.

    Il fatto che tu non possa non prepararti alle lezioni mi fa veramente ridere, o non hai mai visto le lezioni dei tuoi colleghi o l’ultima volta che sei andata a scuola è stato non so quanti anni fa. Ti informo che la scuola è piena di gente che insegna cose a casaccio, senza il benchè minimo sforzo di aggiornamento o preparazione, con un minimo sindacale veramente minimo, dovuto al fatto che *non esiste una metodologia di misurazione oggettiva della qualità dell’insegnamento*. E ti posso garantire che è così perchè come rappresentante degli studenti di un’istituto abbiamo cercato di liberarci senza successo di una “insegnante” di italiano che parlava esclusivamente in dialetto e aveva evidenti problemi sia psichici che di igiene personale. Alla fine parecchi genitori hanno spostato i propri figli in un’altra scuola. Credo sia ancora lì, se non è andata in pensione.

    Non dico che aumentare i vincoli al lavoro degli insegnanti risolva definitivamente il problema, come mi sembra tu stia dicendo, ma che possa aiutare sicuramente sì.

    Un dettaglio: per onestà intellettuale cerchiamo di non dimenticarci che in cambio vi danno 15 gg di ferie in più (TRE SETTIMANE).

  47. Narno dice:

    @Unit

    Capisco e concordo. Ma mi sfugge come il cartellino da timbrare possa anche solo arginare un caso psichiatrico: piuttosto renderà la vita inutilmente più difficile a chi è sano di mente. Però il datore di lavoro può prendersi questo rischio; se ne prenderà anche le conseguenze: chi lavora già tanto e bene – e sono moltissimi – troverà un modo per sopravvivere al 33% di lezioni in più: anche chi si sbatte ha una famiglia, una vita privata, delle passioni.

    Mi suona comunque strano che un insegnante di matematica e uno di religione debbano stare entrambi a scuola 40 ore: il secondo non ha comunque niente da fare oltre le lezioni (che è diverso dal farlo di pomeriggio, di notte o la domenica). Se proprio gli garba, potrà studiare e approfondire – cosa che tanti suoi colleghi magari vorrebbero fare!

    Insisto: serve di più un sistema di valutazione articolato e periodico, che comprenda il punto di vista degli studenti, della scuola e delle famiglie (meglio ancora: di una piccola rete di scuole, famiglie e imprese).

    Poi, se riusciamo a lasciare il piano pur sacrosanto delle ferite personali, ci sarebbero anche altre domande da farsi. Per esempio, se il cartellino, senza altre forme di valutazione della qualità e della produttività, è sensato laddove non vi sia una relazione stretta fra t di lavoro e n di pezzi lavorati. Se stare in redazione x ore al giorno ha garantito fin qui una buona qualità media degli articoli dei giornalisti italiani. Se la segretaria di un avvocato sia brava perché sta tante ore in ufficio. Se un medico di base che non ha tempo di studiare, perché gli si sono assegnati più pazienti, rimarrà a lungo un buon medico.

    Il problema che tu poni riguarda la selezione in ingresso, che è il primo passo di una valutazione continua. Il problema c’è, come no. E ha due radici: una è l’assenza di controlli e valutazioni efficaci (non solo i controlli delle ore!); l’altra è lo stipendio. Perché pretende tanto chi paga bene, e dà tanto chi è pagato bene. E se apri una posizione mal pagata, tenderà ad arrivare la peggio gente. Il TFA e le assunzioni programmate stanno cominciando ad affermare il principio che per insegnare, come per tanti altri mestieri, si segue una formazione specifica e monitorata. È una novità buona.

  48. David dice:

    Unit, ci rinuncio. Mi pare di capire che tu abbia un risentimento personale con la categoria degli insegnanti. E mi dispiace. Mi compiace comunque che tu abbia un lavoro che ti permette di staccarti per venire qui e commentare tutto il giorno. C’è chi ha passato la giornata a scuola.

    Ti lascio però con un’ultima domanda. Se sono così fancazzisti, perché gli insegnanti sono una delle categorie professionali più a rischio di burn out?

    Essere insegnante, come già qualcuno ti ha spiegato qui, non è avere a che fare con oggetti. Ma vuol dire avere a che fare con persone, persone che hanno bisogno di un’attenzione particolare, perché sono ragazzi. Piccoli essere umani in formazione. E, per quanto ti sembri strano, molti di loro hanno alle spalle situazioni famigliari così strazianti che te li porti dietro non solo quando torni a casa, ma spesso per anni.

    Nessuno qui è contrario a passare le proprie ore di lavoro tutte a scuola. Basta che a scuola, come ti abbiamo spiegato, si possa essere in condizione di lavorare. E così non è. Secondo te è un problema facilmente risolvibile con qualche piccola ristrutturazione. Buon per te. Se ti capita entra in un edificio scolastico e fatti un’idea dal vivo. O proponi le tue idee al ministero dell’Istruzione. Magari non ci hanno mai pensato. Fino ad ora sono stati capaci solo di tagliare risorse. Nonostante gli insegnanti da anni protestino, anche rumorosamente, per avere più risorse (che non significa più stipendi, ma edifici a norma). Forse non te ne sei accorto

  49. bastiancontrario dice:

    Ho l’impressione che ci stiamo avvitando su noi stessi.

    Purtroppo si sono nuovamente formate le due fazioni che qualcuno paventava: chi sostiene che gli insegnanti non diano un adeguato servizio e gli insegnanti che si difendono.

    Io sono dalla parte degli insegnanti, proprio per questo non capisco dove sia la difficoltà nel concentrare tutte le attività elencate (docenza, preparazione delle lezioni, correzione dei compiti) in un lasso di tempo controllato ed uguale per tutti.

    Il vantaggio?

    La presenza. Se io sono un alunno e voglio chiedere un supporto ulteriore al mio insegnante so di poterlo fare anche oltre il normale orario delle lezioni. Se io sono un dirigente scolastico e voglio discutere un progetto so di poterlo fare nel pomeriggio di qualunque giorno. A prescindere, il fatto di esserci allontana, se volete, quel fastidioso pensiero che qualcuno possa aver scelto la professione dell’insegnante per il solo motivo che il pomeriggio è sostanzialmente libero e che in generale mancano controlli sulla qualità.

    Per un insegnante che sa di essere nel giusto non dovrebbe essere un problema questo, o no?

    Certo non è tutto qui, ma sarebbe già un bel segnale. E ho il sospetto che qualche giovamento potrebbe portarlo.

  50. Narno dice:

    @bastiancontrario

    Sono d’accordo. Ma se si vuol cominciare a settembre prossimo, sarà meglio avviare gli appalti domani, per costruire gli uffici e dotarli di quel che serve. Anzi, è pure tardi. E magari qualcuno deve stabilire che chi insegna religione o educazione fisica, è lettore di lingua o insegnante di sostegno fa 30 ore in classe e il resto del tempo fa da segretario ai colleghi, visto che anche volendo non ha niente da fare oltre le lezioni.

  51. bastiancontrario dice:

    Sulla logistica abbiamo già discusso… siamo ancora a questo punto? :) Leggiti magari qualche commento sopra…

  52. Narno dice:

    @bastiancontrario

    Fàmose a ccapì: non abbiamo discusso un corno di niente, nemmeno della logistica. Si è speculato di soluzioni assai buone. Unico neo: nessuno di quelli che possono mostra la benché minima intenzione di considerarle, figuriamoci di metterle in pratica. Altrimenti facciamo che da domani tu vai a pulire vetri sui grattacieli, e senza montascale, perché ci sono delle comode miniastronavi – come, non lo sai? In rete se n’è già discusso un sacco.

  53. unit dice:

    Narno, il mio caso personale era solo per rispondere a chi diceva che gli insegnanti sono obbligati a preparare le lezioni, affermazione che tutti sappiamo essere falsa. Per il resto sono d’accordo con bastiancontrario al cento per cento.

    David, faccio l imprenditore e se voglio cazzeggiare tutto il giorno posso farlo perche’ me lo sono guadagnato. Detto questo ho un problema personale con insegnanti, tassisti, notai e con un sacco di altre categorie che mi fanno perdere tempo e vivono sulle mie spalle. Ma non credo che questo interessi a nessuno, per cui cerchiamo di non cadere nel personale.

    Comunque se fosse vero che gli insegnanti sono la categoria maggiormente soggetta al burnout sarà perché è un ottimo modo di mettersi in malattia per anni.

  54. Narno dice:

    Unit, mancava, in effetti, la mitologia del “me lo sono guadagnato”. Adesso ci mettiamo a calcolare quanto guadagno imprenditoriale viene da: evasione diffusa; false fatturazioni; lavoro irregolare e clandestino; appalti comprati; lobbismo – per non chiamarlo corruzione; tetta dello stato munta in cambio di prestazioni da schifo; concorrenza – diciamo così – addomesticata; papino che mi lascia la fabbrichetta; profitti privati e perdite scaricate sulla collettività; e tante altre belle cose.
    Sono sicuro, Unit, che anche qui avrai qualche caso personale da raccontarci.
    Peccato che finisca a schifio, ma qui più uno cerca di ragionare e più gli altri saltano fuori con rivendicazioni assurde.

  55. pietro dice:

    Al netto dell’arrabbiatura la posizione di UNIT mi sembra chiara, i dipendenti pubblici vivono in una bolla, vengono a dire: ” non ha nessuna importanza il fatto che il 99% dei dipendenti privati e degli imprenditori sta pagando duramente questa crisi, dato che in altri paesi meno disastrati dell’Italia gli insegnanti stanno bene non bisogna toccare lo status quo”
    Svegliatevi, non potete pretendere di fare tanti bei discorsi astratti per rifiutare qualsiasi cambiamento e poi pretendere di essere rispettati.
    Rispondere con battutine sarcastiche a chi come bastian contrario fa delle osservazioni concrete è odioso, è come dire, certe cose sono impegnative, difficili da mettere in pratica, portano vantaggi ma anche fastidi nel breve termine, meglio non fare niente, usare quel 90% di insegnati che fanno il proprio dovere per non toccare quel 10% di inutili zecche grazie alle quali chiunque non faccia l’insegnante di professione in Italia è favorevole alla proposta in questione.
    Non si è capito una cosa, siamo ad un passo dal baratro, e non meriterà nessuna comprensione ne rispetto chi fa un lavoro come l’ insegnante finchè non accetterà quello che vale per qualsiasi altro lavoro cioè:
    I risultati si possono misurare
    Chi non raggiunge i risultati previsti PAGA personalmente fino al licenziamento.
    Si deve pretendere di avere i mezzi per lavorare, ma poi non ci sono più scuse.

  56. Pierluigi dice:

    1)
    Ci sono tanti lavori.
    Se essere insegnante è così terribile si può sempre cambiare.
    Ci sono tanti lavori rifiutati da noi italiani che sono stati occupati da extracomunitari.
    Non mi risulta che fra questi ci sia l’insegnamento.
    2)
    Tutti coloro che hanno avuto a che fare con la scuola, hanno avuto modo di conoscere dei casi umani nella categoria degli insegnanti.
    Purtroppo l’esperienza insegna che queste persone sono inamovibili.
    Tale inamovibilità è estremamente dannosa perché lede l’autorevolezza dell’istituzione scuola e degli insegnanti in genere.
    Inoltre confrontandosi con questi personaggi, ogni insegnante si sente come Robin Williams nel film “Carpe diem”.
    E questo non fa che abbassare il livello dell’insegnamento.
    Il sindacato che combatte per la tutela di casi indifendibili ed ostacola meccanismi meritocratici non fa che degradare l’intera categoria degli insegnanti.

  57. unit dice:

    Standing ovation per Pietro e Pierluigi.

    Narno : hai perfettamente ragione, e infatti sono parecchio infastidito anche da certa imprenditoria da terzo mondo e in particolare da chi ha ereditato l azienduccia dal nonno. Quelli sono i parassiti peggiori. Se ci fossero regole migliori e fatte rispettare meglio farei molti più soldi. Però non vedo come questo impatti nel discorso che stiamo facendo.

  58. Orfeo Bossini dice:

    1.”I risultati si possono misurare” è una petizione di principio caro Pietro, dimostramelo… come misuri la capacità di un docente di spiegare Dante, con un quiz? No fammelo capire, perché su questo problema ci sto lavorando da qualche anno e forse il tuo illuminante contributo potrebbe farmi risparmiare un sacco di tempo da dedicare al bridge…
    2. Unit non è Briatore è Ugo Bolgona redivivo, il commenda di Sapore di mare. “Se ci fossero regole migliori farei un sacco di soldi in più”… sei un grande testina!! Taaac…

  59. pietro dice:

    La capacità di spiegare Dante NON è UN RISULTATO.
    ( sempre il solito vizio di considerare la scuola il POSTO DI LAVORO del docente, e non dal punto di vista degli alunni )
    Verificare con un quiz il livello assoluto di comprensione di un qualsiasi argomento e accreditarlo al docente potrebbe essere difficile o anche impossibile, ma capire che una classe di ragazzi ha una preparazione indecente sul 100% del programma di studio è una cosa molto più facile.
    Ma si sa tra i dipendenti pubblici se alla fine del liceo all’esame di maturità ci sono ragazzi che fanno errori di ortografia e di sintassi degni della seconda elementare cosa poteva fare quel povero docente che era impegnato a “formare dei cittadini” ?
    Mi ricordate Brecht, nell’ “anima buona di Sezuan” di fronte alla richiesta alla divinità di tolleranza rispetto e comprensione invece di Libertà, Giustizia e Uguaglianza, la divinità osservava che chiedere ciò che può essere valutato è chiedere di più, non di meno, allo stesso modo ciò che può essere misurato DEVE essere tenuto in considerazione.
    Ma si sa avere dei ragazzi che sappiano leggere e scrivere decentemente, che sappiano risolvere problemi di matematica, che abbiano un minimo di conoscenze in campo umanistico e scientifico non ha la minima importanza in Italia, son cose che si possono verificare troppo facilmente.
    Meglio evitare rogne, questo è l’inno nazionale italiano.

  60. bastiancontrario dice:

    Forse mi sono perso qualcosa ma ancora non capisco dove sia il problema a fermarsi a scuola anche al pomeriggio… Lo spazio?

    Il tema degli uffici singoli mi sembra che si possa superare in virtù di una riorganizzazione ad open space delle sale professori e per lavorare oggi non serve molto di più di carta, penna e computer.

    C’è qualche insegnante che ha voglia di rispondere senza entrare in litigio? L’immobilità soprattutto di pensiero è davvero pericolosa.

    Grazie.

  61. alberto dice:

    Mah, io non capisco.

    Si vogliono aumentare le ore? Bene, si aumenti il salario.

    Oppure si faccia in modo che chi, tra gli insegnanti, ottiene maggiori risultati con le ore in più guadagni di più. Molto di più.

    Tutto il resto è fuffa, scusate, eh…

  62. alberto dice:

    Ah, volevo aggiungere per chi dice gli uffici, gli open space ecc. ecc.
    Ogni anno, cittadinanza attiva, fa un monitoraggio di tutte le scuole italiane. La maggior parte si trova in edifici senza permesso di agibiltà. Senza permesso di agibilità. Lo ripeto: senza permesso di agibilità.
    E voi pensate all’open space…

    http://www.scuolainformazione.it/cittadinanza-attiva-a-scuola-il-pericolo-corre-tra-i-banchi/

  63. bastiancontrario dice:

    Non vedo correlazione tra i due temi: l’agibilità delle scuole è un problema grave a prescindere dal fatto che si decida di usare gli stessi edifici anche al pomeriggio, o no?

    Mi spiace rilevare che tutte le risposte vadano nella direzione di spostare l’attenzione su altri aspetti che non c’entrano con la disponibilità a fare, a parità di salario la stessa attività, visto che è riconosciuto che ci sono delle ore extra rispetto alla docenza (correzione compiti, etc.).

    Ci riprovo.

    Il quesito è semplice: quali ostacoli ci sono a fermarsi al pomeriggio per fare le attività di cui sopra? Garantendo quella presenza di cui si parlava?

    C’è qualche insegnante che ha voglia di rispondere senza entrare in litigio?

  64. Reshep dice:

    La cosa buffa di questi “imprenditori” è che se la pigliano con gli insegnanti per il costante appiattimento dell’insegnamento italiano e non chi ogni anno taglia tra i 300 e i 600 milioni all’istruzione destinandola ad auto di scorta per permettere alla Polverini di andar a comprarsi le scarpette nuove. Ma si via, la colpa è dell’insegnante perché al pomeriggio non rimane a scuola.

    E parlate di open space e uffici scolastici, ma LOL. Fatevelo un giro di tanto in tanto nelle scuole italiane, c’è da mettersi le mani nei capelli per come son ridotte.

  65. bastiancontrario dice:

    Bene, ora l’attenzione si sposta sulle auto di scorta…

    Non vedo come fare del sarcasmo porti un contributo alla conversazione e che le scuole non sono messe bene lo abbiamo già appurato.

    Di nuovo però non capisco quale ostacolo ci sia a fermarsi al pomeriggio… purtroppo a questo quesito non riusciamo a trovare risposta.

  66. Shylock dice:

    @bastian, le tue richieste, solo apparentemente ragionevoli, sono surreali: un po’ come se ti dicessero che gli autobus urbani, per la maggior parte, sono così malandati che non passerebbero neppure la revisione e tu replicassi sì ma, rimanendo in tema, senza litigare o fare sarcasmo, non si potrebbero usare gli stessi autobus la notte, per andare a prendere i ragazzi che escono dalle discoteche? sul serio, qualcuno mi spiega che problema c’è? non trovate anche voi che sia una bella idea? eh? eh?
    Ma anche ammettendo che l’agibilità non fosse un problema (con lo stesso tono pacioso e conciliante dirai: insomma, se non crolla l’intonaco in testa a qualcuno la mattina – oops: qualche volta lo fa – non vorrete mica che succeda il pomeriggio, no?); anche ammettendo che i soldi non fossero un problema, quando invece sono IL problema – tutto questo lo fanno per un unico motivo, sai? i soldi, in generale, sono finiti, e da qualche parte bisogna tagliare (di solito, sempre dalle stesse parti).
    Ammettendo che ci siano i soldi per fare il tuo open space, vediamo: una scuola abbastanza grande, verso il migliaio di alunni, avrà una quarantina di classi, diciamo, e un’ottantina di docenti. Fin qui ci siamo?
    Bene, anzi male, perché le guidelines suggeriscono uno spazio a persona minimo di 6×8 piedi: facciamo 2×2,5 metri, 5mq a cranio. Fanno 400mq in totale, uno spazio che neanche l’aula magna più magna che c’è, dove c’è, perché certe scuole fanno fatica anche ad avercela, un’aula magna. Ma anche ripartendo il tuo open space in spazi più piccoli, 400mq fanno l’equivalente di almeno una decina di aule; ovvero, visto che anche avendo i soldi, i via libera burocratici e tutto quanto, non è che si possano sventrare tranquillamente edifici già esistenti, o ampliarli / sopraelevarli ad libitum, nel bel mezzo dei centri urbani, e visto che, com’è stato ampiamente spiegato, non si può arruolare un esercito di folletti che smonti gli uffici ogni notte per renderli di nuovo agibili come aule l’indomani mattina, vorrebbe dire che una decina di classi rimarrebbe senza, o genio del layout aziendale.
    E scusa tanto il sarcasmo.

  67. bastiancontrario dice:

    Grazie per aver risposto in maniera ragionata.
    Io non sono un imprenditore, svolgo un normale lavoro d’ufficio.
    Porto la mia esperienza e questo è quanto sta accadendo nelle aziende; nella mia per esempio si sta affermando il modello del posto volante. Mi spiego: quando l’azienda ha rifatto gli uffici ha considerato che mediamente non il 100% del personale è nel palazzo per tipologia di lavoro, i commerciali per esempio, malattie, permessi, etc. Ne consegue che hanno identificato solo l’80% delle postazioni, chi prima arriva meglio alloggia. Funziona. Ciascuna postazione è una zona di un lungo tavolo che stenta ad arrivare ai 180 cm. Onestamente devo ammettere che questo è sufficiente per utilizzare un portatile ed un telefono, che a mio avviso oggi sono sufficienti per la maggior parte delle attività. Ovviamente posso usare in alternativa penna e blocco.
    Questo solo per spiegare i razionali delle proposte che faccio…
    Venendo alle scuole, ne ho viste parecchie, in tutte ho trovato sale professori adeguate e classi abbastanza ampie. Chiaramente, essendo tutte diverse, in ciascuna deve essere studiata una formula adatta ma non escluderei a priori l’attività, solo per partito preso. Questo per dire che non serve avere un esercito di folletti che smonti degli uffici, semplicemente perché non esistono più gli “uffici” come si intendevano un tempo. Grazie alla tecnologia e un po’ di adattamento.
    I 400 mq ipotizzati non devono essere necessariamente contigui, nessuno sventramento. Anzi, la possibilità di disporre di più spazi aiuta nell’avere più concentrazione, se l’insegnante occupa una classe ha un intero locale a disposizione.
    Solo per dire che organizzandosi si può, è davvero una questione di volontà.

  68. Shylock dice:

    ‘Io non sono un imprenditore, svolgo un normale lavoro d’ufficio.’

    Questo non ti esime dal tener conto della realtà.

    ‘ nella mia per esempio si sta affermando il modello del posto volante. (…) Ne consegue che hanno identificato solo l’80% delle postazioni, chi prima arriva meglio alloggia.’

    Il problema non sparirebbe: casomai invece di 400 sarebbero 320mq (da studi più dettagliati che ho trovato, anche di più, ma facciamo finta che) che devi comunque trovare. Visto che proponi soluzioni, devi farti carico delle conseguenze: le 8 classi (invece di 10) sfrattate per far posto ai tuoi ‘uffici’ volanti, dove faranno lezione? Per strada? Perché sai, anche un ufficio volante non lo puoi far volare più di tanto: le scrivanie (o porzioni di tavolo da 180cm) sono molto più ingombranti di un banco scolastico e comunque non puoi far sparire magicamente quello che c’è sopra (e attorno: cavi dove la gente può inciampare, prese dove può prendere la scossa, specie se minorenne e con una naturale propensione al gioco), senza contare le esigenze di storage: magari nel tuo ramo agli impiegati basta quello che trovano installato nel computer per lavorare (quindi l’una postazione vale l’altra), ma sai, gli insegnanti hanno la bizzarra abitudine di usare quelle strane cose che si chiamano ‘libri’ e pensa un po’, ciascuno usa i suoi, senza invece scambiarseli e chi prima arriva meglio alloggia. Pensa che ce ne sono di così sciroccati che ne hanno interi scaffali, o addirittura librerie, che adesso stanno nelle loro case e che invece dovrebbero stare (in condizioni di sicurezza, quindi in locali e / contenitori chiudibili, anche perché c’è robetta come registri e compiti in classe che non può proprio essere lasciata alla mercé del primo che arriva: qui si va nel penale, come diceva Totò) a scuola, se devono fare tutto il lavoro lì.
    Senza contare che lo scopo sarebbe di far stare a scuola il pomeriggio il 100% dei docenti, non l’80% (il che comunque non risolverebbe il problema delle classi sfrattate).
    E, no, il 100% dei docenti di una scuola non ci sta, mettendoli a lavorare seduti ad un tavolo / scrivania (ma neanche in piedi l’uno sull’altro), in nessuna delle sale insegnanti che ho visto io. E neppure di quelle che hai visto tu, ne sono sicuro.

  69. bastiancontrario dice:

    Ho specificato che non sono un imprenditore perché qualcuno lo aveva ipotizzato, criticando il fatto che un imprenditore non può parlare, tutto qui (anche se penso che tutti possano parlare).

    Mi sembra di capire che il problema della logistica sia il vero scoglio, quindi devo dedurre che superato questo gli insegnanti sarebbero disponibili a fermarsi anche al pomeriggio.
    Se è così allora si tratta solo di trovare il modo di ripensare gli spazi; non sono un architetto, ho dato solo qualche spunto al ragionamento. Confido che se non c’è altro sia solo questione di tempo e buona volontà.

    Non era mia intenzione attaccare il corpo docente ma ipotizzare possibili scenari alternativi, c’è sempre spazio di miglioramento.

  70. a. dice:

    invece di cercare di avere tutti più flessibilità (home office anyone?) si vuol trascinare anche gli altri nella nostra fossa. O_o