Le avventure di Fabrizio Venerandi alle prese coi libri elettronici di suo figlio undicenne:

Mio figlio inizia la scuola media, vado alla sede scolastica e prendo la lista dei libri. Sono tanti, quattordici. A occhio e croce devo spendere poco meno di trecento euro.
Mi dico, beh una circolare del Ministero dell’Istruzione dice che dal 2012/2013 i testi devono essere presenti anche in digitale. Chissà che non sia più conveniente comprarli in digitale e fornire al primogenito un tablet o un ebook reader. In fondo vendendo i PDF del cartaceo, potranno abbassare sensibilmente il prezzo, no? Magari ci saranno anche in ePub, no?
No?

Provo con il testo di scienze, Explora, della Hoepli. Purtroppo non esiste l’edizione digitale, c’è solo un indicazione che mi informa che il testo è una “edizione mista”. Su Facebook mi informano che la norma ministeriale prevede in effetti o il libro digitale o l’”edizione mista”, un po’ di carta un po’ no.
Mi iscrivo al sito Hoepliscuola per vedere di che tratta questa edizione mista. Il sito mi chiede se sono uno studente, allora fingo di essere mio figlio undicenne: dico che sono uno studente di undici anni, inserisco i dati di mio figlio e alla fine il sito mi chiede di confermare che sono maggiorenne, per la legge sulla privacy. Se non confermo non posso terminare la registrazione, così affermo di essere uno studente undicenne però di diciotto anni.

Dopo essermi registrato al sito Hoepliscuola posso accedere all’edizione mista. In pratica si attiva un link che – cito – conduce al “Minisito dedicato all’opera”. Questa sarebbe l’edizione mista. Se clicco finisco nella homepage di Hoepliscuola, il minisito non esiste.

Provo allora con un testo di Algebra di cui viene indicata la versione digitale, giusto per vedere quanto costino i veri testi digitali. L’edizione cartacea costa 19,50 euro, quella digitale 14,63.

L’edizione digitale è in sostanza il PDF del volume a stampa, ma opportunamente “castrato” in un formato proprietario chiamato “Scuolabook”. Posso leggerlo solo con il software Scuolabook, non posso stampare, non posso fare copia e incolla.

Provo con un altro testo che serve a mio figlio, questo è della Lattes, si chiama ‘Parole che contano’. C’è la versione digitale, costo 19,26 contro i 27,60 del cartaceo, e anche in questo caso nel formato Scuolabook. Il PDF è – cito – “Consultabile per 1825 giorni dallo scaricamento”, poi si autodistrugge come i messaggi dei servizi segreti. Anche in questo caso non è possibile fare copia e incolla.

Sto per chiudere tutto quando vedo una cosa a cui non aveva fatto caso. Nella lista dei libri di mio figlio è chiaramente indicato che uno dei testi deve essere un PDF. Si tratta del “Grande racconto della storia”, Mondadori, primo volume. Il cartaceo costa 23,50 la versione PDF ne costa 16,42. Anche in questo caso il PDF è protetto dai DRM, non quelli di Scuolabook ma quelli di Adobe.
Mi chiedo se l’insegnante ha scelto davvero il PDF o se si tratta di un errore nella compilazione della scheda. Mi chiedo come farà mio figlio a leggere in classe il testo in PDF, visto che quel testo è l’unico in formato digitale.

Mi butto contro lo schienale della sedia. La conclusione è che mio figlio a scuola andrà ancora con i libri di carta perché questi libri digitali sono fatti di un digitale sbagliato. Sono stati costretti a diventare digitali dei contenuti che erano nati per essere di carta e che sono francamente spaventati. Questo sapere digitale ha paura di essere condiviso.


32 commenti a “Ministro Profumo legga qui”

  1. Narno Pinotti dice:

    D’accordissimo sui pdf, pesanti da aprire e scomodissimi da leggere e manovrare su tablet o pc. Se proprio non c’è altro, che lo sconto almeno salga dal 30 al 60% rispetto al cartaceo.
    Ho più dubbi sulla condivisione: se un manuale si può riprodurre in infiniti esemplari gratis, bene per gli studenti, ma il lavoro che c’è dietro come si ripaga? Non mi vedo gli editori a fare tour di libri-live. Forse le case editrici potrebbero vendere una licenza d’uso alle scuole, ma le scuole non hanno soldi – ammesso che abbiano i mezzi tecnici.
    I due problemi poi si fondono, perché sviluppare piattaforme davvero interattive per usare, manipolare e salvare contenuti (esercizi, animazioni, elaborazioni…) sarebbe la cosa sensata da fare, e presto. Peccato che gli sviluppatori chiedano (giustamente) un sacco di soldi per farlo. E le competenze per sviluppare software in redazione mi sa che non ci sono.
    Ah, dichiaro il mio conflitto d’interessi: sono stato un modesto collaboratore nella stesura di testi scolastici.

  2. Massimo Morelli dice:

    Chiunque abbia figli alla scuola media non può che ritenersi truffato dalle case editrici. Per questo e molti altri motivi.

  3. Marco dice:

    E’ un inizio, credo ci sarà un’evoluzione per gradi che raggiungerà la sua piena maturazione quando saremo tutti morti.

  4. [Manteblog] Ministro Profumo legga qui | More than More | More than More dice:

    […] Manteblog […]

  5. Lasko dice:

    Ma in che regione succede il tutto? Pensavo che almeno fino alle medie fornissero i libri gratis in tutta Italia…

  6. ArgiaSbolenfi dice:

    Naturalmente questi “scuolabook” o qualsiasi altro manuale protetto da DRM, quando non servono più si potranno rivendere come si è sempre fatto con i testi scolastici, non è vero…..? :-P

  7. Fozzillo dice:

    Io proporrei questo:
    Libri digitali aperti, gratis disponibili per tutti.

    La casa editrice percepisce il pagamento direttamente dalle scuole che hanno adottato i suoi libri.

    Le scuole si fanno pagare i libri dagli studenti.

    Così ci guadagnano tutti:

    le case editrici che vendono lo stesso numero di libri.
    Gli studenti che possono usare al meglio i libri senza restrizioni e DRM.

    La cultura, servita da tanti libri gratis per tutti anche se le case editrici ci hanno guadagnato lo stesso.

    La qualità dei libri grazie alla concorrenza generata dal fatto che i libri sono consultabili da tutti.

  8. Signor Smith dice:

    AhAhAh…, bellissima quella dei libri gratis!! Anche la carta igienica…, mica serve, no.., la portiamo a scuola per hobby, non avendo altro da fare. E per tacere dei “contributi volontari” senza i quali l’iscrizione rimane in fondo alla pila.
    Di fonte a certe cose persino i “testi” chiusi e proprietari della Apple (iBooks Author) fanno la loro porca figura.

  9. Michele dice:

    Io invece proporrei questo:

    Gli insegnanti, che scrivono i libri, li depositano in un’archivio pubblico, potendo loro stessi scegliere se metterli gratuiti o a pagamento. Meglio se i libri hanno licenze aperte e possono essere modificati da altri insegnanti.

    Gli alunni scaricano gratuitamente o acquistano i libri direttamente dall’archivio.

    Gli editori chiudono e vanno a spaccare le pietre, così’ almeno fanno un lavoro socialmente utile.

  10. Roby10 dice:

    Io l’ho detto subito che questa cosa dei libri digitali era un passo più lungo della gamba.

    Viviamo in un paese in cui la metà della gente non sa usare un pc o è troppo vecchia per farlo e siamo saltati a piè pari ai libri digitali quando nelle scuole ancora si dividono postazioni pc in 4-5 studenti e solo nell’ora di informatica.

    Sinceramente, anche con tutto l’impegno, non c’è un modo giusto per fare le cose. Il buon senso questa volta non basta. I cambiamenti devono essere fatti per gradi. I tablet esistono da 2-3 anni, li hanno il 10-15% delle famiglie ne hanno uno (forse meno), finchè non saranno diffusi quelli non si potrà pensare ai libri digitali.

  11. ArgiaSbolenfi dice:

    Io sono sempre stato un “moderato” per quanto riguarda la questione del copyright sulle opere riproducibili in forma digitale. Ma per quanto riguarda i testi scolastici – che sono 1) obbligatori 2) probabilmente più utili della musica leggera o delle serie tv – divento un radicale.
    Immagino che i libri con licenze aperte liberamente copiabili siano un vero spauracchio, penso che con il passare del tempo ne vedremo di tutti i colori. Per esempio: mettiamo che questa roba con DRM (che fa così anni 00..) cominci ad essere adottata grazie a delle scelte coercitive. Sicuramente cominceranno a circolare le versioni “craccate” e “scaricate”; bene, vedremo gli insegnanti denunciare gli alunni per violazione del copyright? Pensate che lavoro per i tribunali minorili..

  12. Mitch dice:

    L’unica e’ dotarsi di un buon scanner…

  13. Fab dice:

    @Marco
    :) ma mi viene il sospetto: il “quando” indica un legame causa (“tutti morti”) effetto (“piena maturazione”) ?

    @Fozzillo
    Bella idea, ma le scuole dovrebbero averceli i soldi. E per il momento se non mandi tuo figlio dai preti … ops … in una scuola privata, di soldi se ne vedono pochi anche per le cose necessarie.

    Ricordo che il mo professore di Italiano al liceo nel consigliarci il libro di testo libro, ci disse di prenderlo possibilmente usato, anche di una edizione precedente, perché difficilmente la letteratura italiana avrebbe subito stravolgimenti da un anno all’altro.

    Tra qualche anno sarà di nuovo un mio problema, in veste di genitore. O meglio: è *già* un mio problema come cittadino italiano (Martin Niemöller docet).
    Diciamo che tra qualche anno mi troverò a sborsare direttament fior di quattrini per libri tutto sommato di modesta complessità, ma di grande importanza per mio figlio.
    Credo che batterò la strada dell’usato, e forse batterò pure io bandiera pirata.

  14. Davide dice:

    Leggendo del libro che “compri” a 16 euro e poi si smaterializza dopo 1850 giorni mi viene da pensare che quelli di altroconsumo non abbiano poi tutti i torti:

    http://blog.quintarelli.it/blog/2012/09/denuncia-di-altroconsumo-contro-apple-la-licenza-duso-non-%C3%A8-una-vendita.html

    Il tema è complicato, sempre dal Quinta, Eugenio Prosperetti qualche giorno fa è riuscito in poche righe a mettere a fuoco in maniera chiara e asciutta i problemi sui beni digitali:

    http://blog.quintarelli.it/blog/2012/09/quali-regole-per-i-beni-digitali.html

    Certo è che se nel frattempo fossi il padre del bambino undicenne sarei incazzato come pochi…

  15. gregor dice:

    @Michele
    quoto in pieno

    Anzi, la transizione sarà molto più veloce, la pirateria risolverà la situazione.. Le case editrici non vogliono adattarsi? Bene, scanner e OCR e passa la paura! Se è questo quello che vogliono… Una civiltà più evoluta schiaccia sempre quella meno evoluta…

  16. ArgiaSbolenfi dice:

    Lo scanner non è una soluzione, i CD e i DVD li rippi automaticamente in pochi minuti con un risultato finale che può essere indistinguibile dall’originale. Scansionare un libro è un’operazione lunga e costosa con risultati che possono essere mediocri, e si può pure danneggiare l’originale. Il punto è che con l’avvento del CD la musica e il video erano già presenti sul mercato in forma digitale, mentre con i libri bisogna partire dall'”analogico”. Per questo la “liberazione” dei testi presenta una barriera molto più elevata che però si abbasserà proprio con la diffusione degli ebook e conseguente “richiesta di mercato” di libri digitali scambiabili liberamente.

    La questione della licenza d’uso, per cui la musica o gli ebook acquistati online restano vincolati ad un account riconducibile ad una persona fisica che non può trasferirli ad altri (per cessato utilizzo, per eredità..), è un autentico buco nero. La gente ora non ci pensa, ma prima o poi la cosa dovrà essere affrontata.

  17. coma dice:

    @Fozzillo
    Ottima idea!!
    Soprattutto se le case editrici, vendendo in blocco la licenza direttamente alle scuole, applicassero dei grossi sconti.

    @Fab
    come dice Fozzillo, la scuola i soldi ce li avrebbe perché scaricherebbe il costo sugli studenti (che comunque avrebbero sborsato quei soldi). le scuole agirebbero solo da tramite e da garanti.

    Inoltre le licenze rimarrebbero alle scuole che potrebbero ammortizzarne il costo su più anni scolastici. (anche gli aggiornamenti sarebbero più semplici e meno costosi)

    Il tutto si tradurrebbe in un grande risparmio per le famiglie e per la società.

  18. LetsgoFoz dice:

    Fozzillo for president :)

  19. mORA dice:

    Faccio presente che a livello universitario in molti corsi i docenti forniscono direttamente il materiale necessario e sufficiente per sostenere gli esami; ovviamente consigliando dei testi, che non sono affatto obbligatori e non inficiano il risultato.
    Lo so per esperienza diretta al Politecnico di Milano.

    Adesso il problema è (il lettore ben attento avrà ravvisato in quanto precede l’annoso problema del dito e del Satellite©): Com’è possibile che per passare un esame universitario come, chessò, Geometria ed algebra lineare, Interazione uomo-macchina, Fondamenti di ricerca operativa, ecc. non si debba acquistare nemmeno un libro ed alle medie inferiori sì?!

    Perché altrimenti rischiamo di dare per scontato il fatto che sia necessario.

  20. gregor dice:

    @mORA dice:
    Aggiungo il paradosso che i testi proposti dai professori, il più delle volte scritti da loro, non esistono in formato e-book. Questo perchè le case non vogliono.. Dove andremo a finire?

  21. Carlo M dice:

    “…Chissà che non sia più conveniente comprarli in digitale e fornire al primogenito un tablet o un ebook reader…”

    secondo voi quanto dura un tablet dato a un undicenne che lo deve portare a scuola tutti i giorni?

  22. Davide dice:

    @Carlo M

    Vedo uno spiraglio di mercato per la Meliconi :)

  23. Carlo M dice:

    davide, il problema è che nessuno, nemmeno mantellini, ha ancora capito a che cosa serve veramente un tablet.

    http://www.snotr.com/video/8965/

  24. mORA dice:

    @gregor

    Andremo a finire dove vanno a finire i docenti dei corsi che ti ho citato (elenco NON completo, ovviamente): scrivono il testo e te lo mettono a disposizione gratuitamente in PDF.

    Oppure succede com’è successo a me (ero giovane e molto, molto polemico): esoneri passati, il giorno dell’esame lo scritto va bene; all’orale domanda su un argomento mai visto. Scusi, ma questo da dove esce? Come non lo sa? Sul mio libro, lei DEVE aver comprato il mio libro.
    Passando unilateralmente al tu: senti Coso, io ho fatto tutto l’anno di militare di leva e sono maggiorenne; quindi il verbo dovere te lo ficchi su per il culo. Io ho studiato il programma ed ho passato tutte le prove scritte relative al programma; non è che per caso tiri fuori il tuo libro all’orale in modo che non ne rimanga traccia? Allora facciamo così: mettimi per iscritto la domanda, io ti scrivo che non so rispondere e poi vediamo se tu inventi il programma il giorno dell’esame, riparlandone nelle sedi competenti.
    Orale non necessario (maddai), erano sufficienti le prove scritte, se avessi accettato 22. Se non lo accettavo mi dava l’opportunità (grazie, buon uomo) di fare l’orale.
    Accettato ventidue.

  25. Lasko dice:

    @Signor Smith
    Dalle mie parti (FVG) i libri vengono forniti in comodato gratuito fino alla seconda superiore. Alcune scuole con i fondi propri riescono a fornire, sempre in comodato, i libri fino all’ultimo anno. Naturalmente i libri in comodato vanno restituiti alla scuola a fine anno e spesso non sono nuovi, almeno finché non cambiano i testi adottati dai prof.
    Visto che vengono acquistati dalla regione può capitare che un libro scelto da una sola classe non venga fornito, in genere su una decina di libri le famiglie ne comprano solo un paio.
    http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/istruzione-ricerca/regione-per-scuole/FOGLIA211/
    So che in altre regioni ci sono misure simili, il costo per la collettività è minimo e le famiglie possono risparmiare un po’… il tutto senza comprare ebook a scadenza.

  26. Vincent dice:

    mah qui tutti vorrebbero che tutto fosse gratis tranne il proprio lavoro immagino. Tra l’altro lo spirito stesso dei commenti spiega il perché gli editori si affrettino a porre vincoli, drm, blocchi.

    Un libro per la scolastica ha dei costi di produzione notevoli ed un mercato di riferimento che ha un numero limitato di possibili acquirenti. Non è un romanzo che se ha successo può vendere milioni di copie, lo si traduce in 10 lingue e lo si vende all’estero.

    E’ vero, si tolgono i costi di stampa ma si aggiungono quelli della vendita digitale. Apple per iBooks chiede il 30% del prezzo di copertina, Scuolabook non so. In più ci sono gli esercizi interattivi, i video, gli mp3 (quindi costi di sviluppo e balzelli SIAE).
    Quindi se vi aspettavate una riduzione del costo del 50% o più è normale restare delusi.

  27. juri dice:

    Magari potremmo anche far sì che i docenti (di ogni ordine e grado) siano incoraggiati a produrre testi liberi.

    Secondo la normativa attuale (quantomeno quella universitaria), scrivere un libro di testo per un corso, sia a pagamento che gratuito, ha valore 0 sul curriculum che porta agli avanzamenti di carriera, agli scatti di merito ecc. (nota a margine: così come tutto ciò che ha a che fare con la didattica).

  28. mORA dice:

    @juri

    Sono d’accordo

  29. Paolo dice:

    @juri
    tra tante osservazioni intelligenti la tua mi sembra particolarmente degna di nota

    @mORA
    è parzialmente vero quello che dici (la non indispensabilità dei libri).
    Al politecnico dovrebbe esserci (uso il condizionale, non si sa mai) gente che lo strumento libro lo conosce e lo sa usare. Sa già inquadrarlo in una bibliografia, estrarne le parti che gli interessano, gestirne l’uso temporaneo utilizzando una biblioteca, e peraltro gli serve per tempi compatibili a quelli dei prestiti. Si tratta di testi “necessari e sufficienti”, appunto, a uno studio ormai maturo, mirato e consapevole.
    Alle scuole medie inferiori queste cose si iniziano ad imparare. E quindi secondo me sì, il libro, lo strumento, è indispensabile per diversi motivi. Prima di tutto per imparare a farne uso.

  30. Visto nel Web – 45 « Ok, panico dice:

    […] Ministro Profumo legga qui il digitale a scuola ::: manteblog […]

  31. Marco I. dice:

    Aggiungo che lo scenario odierno e’ ancora piu’ agghiacciante per i ragazzi dislessici.
    Il libro digitale in formato aperto (epub o PDF non castrato), infatti, consentirebbe loro di poter leggere i testi utilizzando la sintesi vocale.
    C’e’ anche una legge ( Legge n. 170 del 8 ottobre 2010) che obbliga gli editori a pubblicare in formato digitale i propri testi proprio per favorire questi ragazzi, peccato che l’utilizzo di formati misti o proprietari rende questi libri totalmente inefficaci!

  32. Il tablet in classe non fa la scuola digitale « dei libri passati presenti e futuri dice:

    […] un ibrido quasi volponiano, mezza aula e mezzo tablet. Poi però basta leggere la semplice testimonianza di un volenteroso padre di uno studente della scuola media per toccare con mano i limiti non tanto […]