Contrappunti su Punto Informatico di domani.

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Io oggi dovrei provare a spiegarvi come mai l’iPad, esattamente come affermavano i suoi creatori nei primi video promozionali, è destinato a creare un punto di svolta nella nostra familiarità con i computer. Non è facile, perché come spesso accade con la tecnologia i cambiamenti non sono quasi mai di un unico segno. È un po’ come essere passeggeri su un autobus che ha appena svoltato per una strada di campagna: il panorama dal finestrino ci sembra bello ma non abbiamo idea di come sarebbe stato se l’autista avesse scelto per un percorso differente.

Come era nelle attese Apple, anche nel caso di iPad, cerca di far valere quella che potremmo definire la dittatura dell’hardware. Si tratta della replica per pubblico pagante di quanto l’azienda di Steve Jobs ha saputo fare con iPhone. L’imposizione di un paradigma tecnologico con adeguato corteo di grandi innovazioni e fenomenali controindicazioni, inattese aperture di utilizzo e giardinetti recintanti all’interno dei quali la flora e la fauna risultano essere talvolta entusiasmanti e talvolta no.

La dittatura dell’hardware è del resto un mestiere difficilissimo. Non bastano le sapienti arti della comunicazione, non sono sufficienti illuminate scelte commerciali o utili accordi con partner di talento, non servono solo grandi capitali per la ricerca o altre utili variabili di cui le grandi aziende in qualche maniera possono dotarsi, c’è bisogno di qualcosa di più. Si tratta di una specie di bilanciamento alchemico che tutti cercano e quasi nessuno trova.

Qualche settimana fa mi ha telefonato uno dei più importanti tecnologi italiani desideroso di raccontarmi i suoi primi approcci con iPad. Il succo della sua telefonata è stato: “Guarda Massimo, non ne hai una idea”. Così il primo punto della faccenda è chiaro fin da subito: per averne idea occorre provarla questa benedetta tavoletta. Ed una volta provata dopo qualche giorno di approccio, certamente gravato da inevitabili retaggi infantili, nei quali la fascinazione della tecnologia pesca sempre a piene mani, il risultato, almeno quello mio personale risulta essere quello di una nuova personale intimità con un oggetto. Difficile descriverla diversamente.

iPad è un ibrido. Una chimera con il corpo di capra, la testa da leone e la coda del serpente. Non è un computer portatile e nemmeno un iPhone gigante, ha scarse parentele con i tablet e minime affinità con i netbook. Fuori dai preconcetti che inevitabilmente polarizzano i giudizi fra gli utenti Apple ed il resto del mondo, molti esperti in tutto il mondo stanno in questi giorni scrivendo sui loro blog che la maggioranza delle proprie attività di rete è destinata a migrare verso iPad. Io semplicemente credo che il tempo darà loro ragione. Su iPad – aggiungerei – o su qualcosa di molto simile.

Ma se la testa di leone rimanda a quella idea di avere tutto il mondo in tasca, una idea che iPad resituisce tanto vigorosamente, la coda di serpente è ben evidente dentro le pratiche commerciali a margine del tablet di Applet. La dittatura dell’hardware del resto lo consente, così l’App store dal quale attingere per iPad è molto differente da quello al quale eravamo abituati per iPhone. Sono quasi scomparse le app gratuite ed il prezzo da pagare per accedere al luccicante giardinetto del dittatore è un prezzo salato che va aggiunto a quello del device. Come mille volte detto a questo va aggiunto un severo controllo di Apple sul mercato delle applicazioni, sia in termini protezionistici (Cupertino decide unilateralmente cosa rendere disponibile e cosa no) che in termini di modello economico (il futuro probabilmente sarà quello di applicazioni gratuite infarcite di pubblicità in ossequio al modello di advertising recentemente annunciato e di applicazioni a pagamento con un rigido controllo lato server); tutti elementi destinati indubbiamente a peggiorare lo scenario attuale, per lo meno per quanto concerne gli equilibri fra mercato tecnologico e diritti degli utenti.

Tutto questo ha poco a che fare con gran parte della comunicazione che in questi giorni ci ha raggiunto dai media a riguardo di iPad. Paradossalmente gli ambiti di innovazione maggiormente sottolineati (quasi fideisticamente invocati) un po’ ovunque sui giornali ed in TV sembrano quelli meno significativi in termini di prospettiva. Non sarà probabilmente la versione per iPad dei quotidiani cartacei o dei magazine patinati a risollevare le sorti della depressa editoria mondiale e nemmeno il mercato librario sembra destinato a spostare rapidamente il proprio ambito di maggior attività dagli scaffali in palissandro a quelli fatti di bit, come dice con grande misura e ragionevolezza Gino Roncaglia in questa bella intervista che vi invito a leggere. Di ben differente valore sembrano I connotati di mobilità ed accesso legati ad iPad, per esempio una spiccata ed obbligatoria tendenza a spostare i contenuti verso la nuvola (non a caso l’applicazione di maggior senso di iPad oggi è quella di DropBox) oppure la presa di contatto con una interfaccia facilissima e stupefacente in termini di uso, destinata a rompere molte barriere che il computing ha fino ad oggi mantenuto intatte. Anziani e bambini, ricette in cucina e cinefili da divano che vanno ad aggiungersi a quanti decideranno di reinterpretare le proprie usuali attività di rete dentro un nuovo device.

Nei prossimi mesi sarà interessante capire se l’ecosistema proposto da Apple possa essere in qualche misura replicabile in differenti maniere. I tentativi in tal senso esercitati al’inseguimento di iPhone hanno dato risultati non brillantissimi ma il mercato in questo caso è perfino più ampio ed importante e c’è da credere che Microsoft, Google e gli altri non accetteranno facilmente l’idea di una così ampia dittatura delle idee, che da una interfaccia geniale si estende occupando tutto lo spazio intorno.

8 commenti a “Anteprima Punto Informatico”

  1. Alfonso Fuggetta dice:

    Vorrei sottolineare un punto che al momento è una mezza debolezza dell’ipad. Condivido quello che scrivi e vorrei sottolineare l’importanza del cloud. iPad non ha un suo file System visibile. Per cui la gestione dei propri file, la condivisione con il Mac/pc passerà sempre più dal cloud. Usare itunes è francamente scomodissimo.
    Al momento l’integrazione tra applicazioni e cloud è ancora debole, anche perché ci sono tante alternative come mobileme, dropbox, box.Net. Deve essere possibile creare, aprire e salvare file direttamente su cloud. Quando questa integrazione sarà più stretta, veramente ci potrà essere un cambiamento radicale di paradigma di uso.

  2. worm dice:

    Mante, qualche giorno fa il padre di una mia amica si è deciso finalmente a comprare il suo primo pc, un pc usato con già installato l’SO. poi, mi ha chiamato disperato perché non gli avevano fornito anche il libretto delle istruzioni e non sapeva più cosa fare. immobilizzato dalla schermata di win 7.

    ecco questo è il target di iPad.

    io sto ancora aspettando un e-reader che si arrotola come un foglio di giornale, e, a colpo d’occhio, non lo si distingue da un foglio vero. allora si che strabuzzerò gli occhi.

  3. hgw dice:

    D’accordo con worm. Un corposo target è soprattutto quello. Le persone poco esperte che non hanno tempo di perdere metà giornata per capire come usare cosa.
    Quelle poche operazioni da svolgere che servono subito senza fronzoli (navigazione e mail) su iPad ci sono e in un modo mai visto prima. Senza contare che c’è anche molto di più. E si impara tutto in pochi minuti se non secondi.
    Gli “anta” utilizzatori di iPad saranno sicuramente molti molti di più rispetto ai possessori di iPhone. E’ un target diverso e credo molto più largo, considerando i vari aspetti. Ovviamente non lo userà solo questa tipologia di persone (da cui Mantellini, si badi bene, è escluso essendo lui un giovanotto molto esperto) ma rende l’idea.

    A questo poi va aggiunto un dato che, secondo me, è fondamentale: quello che porterà Mantellini a chiedersi “ma dove l’hanno messo”. Perchè, mi sbaglierò, ma credo che nella sua famiglia lo useranno un po’ tutti, e credo anche che spesso verrà usato simultaneamente, condividendone l’uso. iPad come primo vero strumento condiviso, o come primo vero computer veramente famigliare, in tutti i sensi. La mia impressione è sempre stata questa.

  4. Marco dice:

    Un grosso limite di iPad e iPhone? Che per iniziare a usarlo devi collegarlo a un Mac on a un PC e a iTunes.
    Come fa il padre dell’amica di worm?
    Secondo me Apple dovrebbe dare 2 opzioni: poterlo usare immediatamente senza necessità di un computer e di iTunes, oppure collegarlo a computer/iTunes per gli utenti più esperti.
    Senza dimenticare che ora come ora se uno non ha un computer non può avviare né iPad né iPhone.

  5. bonilli dice:

    Dopo quasi due mesi d’uso penso che sia un “aggeggio” tutto da scoprire.
    E’ il primo strumento elettronico comune in famiglia proprio per la sua immediatezza e facilità d’uso , lo posso certificare :-))
    Ogni applicazione di qualità, però, la paghi e i giornali, che si sono buttati a palla ad offrire applicazioni gratuite per iPad – penso a Corriere e Repubblica e persino agli snob del Foglio – ben presto le faranno pagare.
    I libri secondo me si leggono bene, peccato che per ora ci siano solo libri in inglese e pochissima roba in italiano.
    I giochi stanno sfornando applicazioni belle e costose.
    Se ne riparla a Natale se nel frattempo ci saranno libri in italiano a migliaia e l’ aggiornamento di sistema, si dice già da settembre.

  6. giò dice:

    iPad = rivoluzione

    Molti non capiscono, per ora, che non c’è niente di speciale nell’hardware, c’è chi semplicemente lo definisce un iPhone più grande che non fa le telefonate.

    La rivoluzione del tablet della mela sarà nel modo di relazionarsi con il web! L’ultima innovazione apple non è tecnologica ma di senso.

    Sono davvero curioso di vedere come evolverà la scena nei prossimi due tre anni.

    Prima del boom di wikipedia quando ero al pc e avevo un dubbio su un termine mi alzavo e consultavo l’enciclopedia. Adesso quando ho un dubbio o una curiosità vado al pc e guardo su wikipedia, e se il pc è spento lo accendo, non mi passa per l’anticamere del cervello di tirare giù l’enciclopedia.

    Forse fra qualche anno se avrò una curiosità prenderò l’iPad (o un suo simile) e guarderò wikipedia dal divano, senza minimamente pensare di accendere il computer.

    E’ davvero divertente pensare a come potrebbero evolvere le nostre abitudini sul web. Un pò meno divertente è pensare a come evolveranno i costi delle app…

  7. Andrea dice:

    @giò
    E’ un vero peccato che Wikipedia sia l’enciclopedia meno affidabile dell’universo (quella italiana perlomeno). Come riferimento unico e assoluto è proprio scelto male.

    Per inciso, anche definire l’iPad “un iPhone più grande che non fa le telefonate” è un signor complimento. Ciò che ha impedito all’iPhone di spodestare qualunque terminale Internet esistente sulla faccia della Terra sono state proprio e soltanto le sue esigue dimensioni. Non certo la mancanza di Flash.

  8. iPad 2: prime impressioni | alfonsofuggetta.it dice:

    […] pare sia ancora più semplice da tenere in mano. Ricordo quello che diceva Mante e penso sia sempre più vero: Ed una volta provata dopo qualche giorno di approccio, certamente […]