Nei commenti del post precedente Roberto B. allunga alla redazione de Il Fatto una lunga serie di consigli gratuiti su come migliorare la grafica del nuovo giornale:
La grafica è obiettivamente terribile.
Rispondendo a coloro i quali chiedevano cos’ha che non va, mi limito a sottolineare alcuni aspetti fondamentali, che chiunque abbia letto anche solo i primi fascicoli di un manuale di grafica pubblicato in edicola da Hobby & Work, tra un “trattori giocattolo da collezione” e “lame a serramanico per mancini da collezione (i mancini)”, dovrebbe conoscere:– Sottolineato. Il “sottolineato” in tipografia non esiste. Non è né brutto né sbagliato. Non esiste. La sottolineatura (singola e doppia) era un escamotage inventato dai correttori di bozze per indicare caratteri corsivi e grassetti. Oggi viene usato solo per evidenziare i link sul web; e da quelli che usando MS Word in italiano sostengono giustamente che Ctrl-S dovrebbe salvare, ca%%o.
– Maiuscolo. Il maiuscolo nei titoli è sbagliato. L’unico uso ammesso è nei box in negativo (bene quindi “De Villepin e De Minzolin”, male “Indagato Letta”).
– Kerning & Tracking. Indica le spaziature fra le parole e le lettere che compongono un paragrafo. Il sottotitolo “Da 10 mesi. E nessuno ne parla” ha un kern/track… urèndo.
– Compressione orizzontale. È stata scelta una maschera troppo rigida per i boxini a fondo pagina, per cui è stato necessario aumentare oltre il ragionevole la compressione orizzontale dei testi per nomi (Paolo Flores d’Arcais) e titoli lunghi (La grande menzogna in Afganistan).
– Troppi font. L’utilizzo di un gran numero di font (Helvetica Neue, Gill Sans, Garamond, Modern 20, Modern 735…) è il chiaro indicatore di colui che ha appena scoperto l’esistenza del DTP.
– Titoli “vuoti”. I titoli non riempiono l’area bianca loro dedicata, lasciando dei buchi visivi nella pagina. Si può – anzi si deve – usare lo spazio bianco per impaginare, ma non così :-)
Questi sono errori da scuola elementare di grafica, quelli che la maestra annoterebbe sul quaderno con la penna rossa, come “ha” senz’acca o “qui” con l’accento.
Poi possiamo discutere sulla gradevolezza della grafica, che potrebbe essere oggetto di pareri discordanti, ma – come avviene per qualsiasi forma espressiva – in genere si riesce a definire una canzone “bella”, un dipinto “bello”, una poesia “bella”.
Il Fatto ha una grafica “brutta”. Non credo troverete un professionista del settore disposto a smentirmi.
In definitiva, secondo me ha ragione chi dice che hanno risparmiato sul grafico. Non è possibile che un professionista faccia un lavoro del genere.
Più probabilmente è l’opera di uno dei giornalisti, che pensa di aver capito come si faccia la grafica di un giornale “rubando con gli occhi” dai designer conosciuti nei quotidiani in cui ha lavorato…Sono ancora alla prima pagina, non so se avrò il coraggio di andare oltre :-)
Settembre 23rd, 2009 at 16:16
Giustissime osservazioni, tutte cose che non sfuggirebbero nemmeno a un profano. Interessante il disclaimer in fondo a pagina 22, dove il sedicente Art Director rivela che l’impostazione grafica del Fatto risponde all’esigenza di “non somigliare a nessun’altro giornale” (con l’apostrofo, sì) poi delira di strillloni e taglio anglosassone per giustificare questo caotico polpettone.
Settembre 23rd, 2009 at 16:27
Inceppebile invece la grafica di questo
http://silvioperilnobel.sitonline.it/
Settembre 23rd, 2009 at 16:29
I giornali si giudicano in base alle notizie. Io ci ho letto almeno tre notizie che oggi non sono in nessun altro giornale. Della grafica non me ne frega niente. Fosse stato il contrario mi sarei arrabbiato.
Settembre 23rd, 2009 at 16:39
@Damiano: io ci ho trovato notizie che un lettore attento sapeva già (esclusa quella di Letta)
Settembre 23rd, 2009 at 16:39
@Damiano
Sono d’accordo ma in queste operazioni la sostanza non puo’ prescindere dalla forma. Specialmente quando “forma” fa rima con usabilità e ergonomia.
Settembre 23rd, 2009 at 16:49
Un giornale è un prodotto editoriale, con una sua grafica – dalla quale dipendono appeal e leggibilità.. Nessuno, in questa sede, sta discutendo sui contenuti, né sta esprimendo giudizi di sostanza. Ma quando una cosa è brutta, non c’è nulla di male a farlo presente. Tutto qua.
Settembre 23rd, 2009 at 17:00
non me ne voglia nessuno, ma a me ha ricordato il Vernacoliere, e Cuore…sarà la nostalgia? Concordo che se voleva essere diverso lo è. La bellezza poi è altra cosa.
Settembre 23rd, 2009 at 17:25
Cuore come grafica (e non solo) era molto meglio. Il Vernacoliere un po’ meno (ma stravince nei contenuti). Ecco, il pericolo per “il fatto” è che assomigli ad un giornale satirico..o a “La Notte”, per chi se la ricorda, e non è una bella cosa per un quotidiano che ha altre mire. Sperem per il futuro….
Settembre 23rd, 2009 at 17:33
Ecco cos’era quel deja vu, LaNotte (o forse l’Occhio?)
Settembre 23rd, 2009 at 17:47
Scusate ma ho letto “Cuore”…..
L’avevo sottovalutato. Sto correndo in edicola sperando che ce ne sia ancora una copia
Settembre 23rd, 2009 at 17:57
[…] quanto sia obiettivamente terribile, la cosa peggiore del primo numero del Fatto non è il progetto grafico e nemmeno il notevole scivolone sul pezzo di apertura, bensì l’articolo di Massimo Fini […]
Settembre 23rd, 2009 at 18:03
[…] in rete qualche recensione, e l’unico giudizio certo che ho trovato è che graficamente è brutto, ma brutto brutto brutto, […]
Settembre 23rd, 2009 at 18:05
@David Casalini mi dispiace aver creato delle aspettative anche solo nominando il miglior giornale che l’Italia abbia mai avuto … purtroppo parlavo solo dalla grafica
Settembre 23rd, 2009 at 18:21
Il contenente per il contenuto? La grafica ormai decide lo sfoglio, imperversa sui contenuti. Devo dire che quella del Fatto è bruttina. Ricorda un po’ le colate di piombo di critica marxista. Ma proprio per questo si fa leggere. Le bruttine del resto sono quelle che più incruriosiscono
Settembre 23rd, 2009 at 18:24
Rispetto le idee di un professionista, ma se voglio fare a meno dei finanziamenti, devono per forza arangiarsi, anche così.
Settembre 23rd, 2009 at 18:34
Dico anch’io la mia.
1) l’ha già detto Stark, ed è ovvio per tutti da almeno un decennio, la grafica è un elemento fondamentale di un giornale, non un orpello.
2) il Fatto ha un grafico professionista, che gli ha fatto il progetto, e che in passato ha lavorato per gruppi importanti: non si sono “arrangiati” come dice Daniele. I contributi pubblici qui non c’entrano niente.
3) Secondo me – aldilà degli errori tecnici ben spiegati nel post – c’è un problema a monte. E cioè che non puoi fare un giornale dai contenuti gridati se poi ha una grafica che sussurra o bisbiglia. La grafica deve interpretare l’anima del giornale. E nel Fatto avviene il contrario.
Ciò detto, mille auguri sinceri al Fatto.
Settembre 23rd, 2009 at 18:40
Alessandro, non sapevo, ho soltanto ipotizzato, tratto in inganno da un passaggio del post.
Settembre 23rd, 2009 at 18:52
@Alessandro mettiamola così forse il desiderio di urlare ha portato alla stecca.
Comunque in bocca al lupo domani ci vediamo in edicola.
Settembre 23rd, 2009 at 19:00
Sembra un giornaletto scolastico, e dire che la grafica del sito non era neanche male.
Settembre 23rd, 2009 at 19:05
onestamente ho trovato il tutto godibile. In fondo (sono un abbonato al formato pdf) gli schemi tipografici rischiano d’essere obsoleti per un giudizio su un prodotto che per il momento è soprattutto elettronico. Poi si vedrà e ci sarà tempo per migliorare. Al momento consiglio a tutti gli altri giornali di togliere le mani dal bottino del denaro pubblico. Da Repubblica al Giornale, ovviamente.
Settembre 23rd, 2009 at 19:20
Per me era cosí brutto che non sono riuscito a leggerlo. Gli occhi vedono e guardano e le due cose vanno assieme. Non me lo aspettavo.
Settembre 23rd, 2009 at 19:32
Il giornale non mi ha assolutamente deluso. Mi aspettavo una merda e così è stato
Settembre 23rd, 2009 at 19:47
Continua a giocare a Flipper, Gian, che ti fà bene! AH AH AH
Settembre 23rd, 2009 at 19:50
E’ graficamente brutto? Si, pare proprio di si..
Beh, secondo me con qualche milione di finanziamento pubblico si riuscirebbe a rimediare…
Settembre 23rd, 2009 at 19:55
anche io avevo scelto quello stile al liceo. documentabile per chi voglia. correva l’anno 1992…
Settembre 23rd, 2009 at 20:02
centomila copiea vendute entro le 9 e 30 e altre 50 mila stampate di corsa entro le 14, per domani saranno stampate altre 250.000
Bello… Brutto… io notoriamente non ho alcun senso estetico, quindi manco mi ci metto, però davanti ad un risultato di pubblico come questo, di questi tempi di “crisi delal carta stampata”, questi commenti mi sanno tanto di analisi della manicure del dito che indica la luna.
Ho gradito moltissimo in contenuto, non mi sono piaciuti i titoli, che erano bruttarelli, ma confido in un prossimo miglioramento. Mi è piaciuto l’intervallare gli articoli, tutti abbastanza impegnativi, con contenuti più brevi e spesso più leggeri, proposti in box colorati.
Settembre 23rd, 2009 at 20:03
@Minotti
Farei notare una piccola cosa su ‘sta storia della rinuncia ai contributi.
A me risulta che sulla base della legge n.250 del 07/08/1990 per avere quei contributi, nel caso di periodici editi da cooperative, fondazioni o enti morali, ovvero da società con maggioranza del capitale detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali, occorrano i seguenti requisiti:
a) siano costituite come cooperative giornalistiche da almeno tre anni;
b) editino la testata stessa da almeno tre anni;
ecc. ecc.
Viceversa, per i giornali che risultino essere organi o giornali di forze politiche che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o nel Parlamento europeo avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano, nell’anno di riferimento dei contributi, non si danno le condizioni di cui sopra.
Quindi non è che rinuncino ai contributi (che non sono dovuti per i primi tre anni); rinunciano semmai a fingere di essere organo di partito di un movimento politico “di comodo” per ottenere da subito quei contributi.
Cosa che fecero invece, a tempo debito, sia Il Foglio che Libero.
Dubito, per esempio, che rinuncino alle tariffe postali agevolate per la distribuzione dei giornali in abbonamento, che sono anch’esse una forma di contributo, seppur indiretta (lo Stato paga a Poste Italiane la differenza tra la tariffa ordinaria e quella agevolata).
Settembre 23rd, 2009 at 20:07
Non lo so frap, non lo so. Io riporto quello che ho letto, non ho proprio la possibilita’ di verificare (perche’ non sono un tuttologo del diritto) e, come dettoti, ho un po’ da fare.
Vuoi che ti riassuma la mia giornata? Lasciamo perdere, altrimenti mi svieni di fronte al monitor…
Ah… quando ti degnerai di prendere con me almeno un aperitivo… guarda che non mordo, in tenutario lo sa… martedi’ pomeriggio sono li’… (ho udienza mercoledi’ mattina, tracciami pure su Latitude).
Settembre 23rd, 2009 at 20:21
http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E90227,00.html
Tutti tutti i giornali prenmdono un finanziamento sulla carta impiegata per stampare le copie, poi ci sono i finanziamenti per i giornali di paertito e poi quelli per le coperative, fondazioni ecc ecc
Io non sono un tuttologo, ma adoravo Report., parlandone da vivo
Settembre 23rd, 2009 at 20:46
@Minotti
Mino’, che fai, mi ti mantellinizzi (riporto e non verifico)?
Dove credi abbia letto ‘sta cosuccia, io? Sito del governo, dipartimento dell’editoria, c’è tutta la normativa in sintesi ed in chiaro. Tempo necessario: meno di 5 minuti.
Che ti credi poi… che io durante il giorno pettini le bambole per caso? E mica sono un libero professionista che fa un po’ come gli pare… eh?!
No pezzo da tuttologo su Angelucci-Wikimedia? No aperitivo. :-D
Martedì pomeriggio io lavoro (come sempre), martedì sera proprio non posso, sorry.
Ah, nel caso ancora non lo sapessi, il Renzi si è svegliato e ha deciso niente più tram al Duomo. E, pare, nemmeno più autobus.
Dal 25 ottobre pare pedonalizzino tutto il centro; commento del tuo amico G. Galli: “Ma questo era il mio di programma !!” :-D
Ti traccio su Latitude? Ma sei di fuori? Avanti così e mi diventi pure utente di Nookist… :-D
Settembre 23rd, 2009 at 20:50
E’ una beffa che la grafica somigli vagamente a quella di Libero. Insoma non è un vanto: che è bruttina e mal fatta lo capirebbero tutti e come già è stato detto, nessun contenuto, anche buono, viene fuori se l’impaginazione ed il contorno non è, non dico gradevole, ma leggibile.
Sfido chiunque ad impegnarsi nella lettura di un articolo: vi risulta facile o difficile?
Settembre 23rd, 2009 at 20:53
La grafica in effetti è bruttina forte, ma dato che il n. 1 è disponibile in lettura per chiunque sul sito di voglioscendere, imho sarebbe decisamente + interessante un post + dibattito sul giornale e sui relativi contenuti (che il buon giorno si vede dall’alba…).
Torno alla lettura del suddetto su carta.
Settembre 23rd, 2009 at 20:59
sono solo uno studente. non un grafico. però vorrei modestamente far notare un’altra cosa: che in prima pagina l’articolo a sinistra è “giustificato” e quello a destra no.
Settembre 23rd, 2009 at 21:04
Frap, in effetti pensavo fossi un collezionista di Barbie. Non credere, però, che un libero professionista faccia quello che vuole, magari… (non ti dico la giornata di oggi, tra contrabbando, pedoporno, Carabinieri, articoli giuridici da scrivere, ecc.). Sto cercando un praticante, son disperato.
Comunque, sono veramente oberato in questo periodo (meglio così), però per un aperitivo con te farei qualsiasi cosa, anzi ci sta pure la ciccia a cena, dai Latini o dal Perseus, dove vuoi tu.
Fatti sentire…
Ora taglio, siamo in modalità P2P.
Settembre 23rd, 2009 at 21:13
Per tornare IT, al di là della grafica (che non è un parcolare, ma…), come dice frap si parla dei contenuti?
E, ancora prima, quali sono i parametri di valutazione dei contenuti di un giornale?
Temo che, molte volte, giudichiamo buono ciò che ci aspettiamo di leggere.
Ecco perché, a mio parere, la domanda sui criteri è fondamentale.
Settembre 23rd, 2009 at 21:13
La grafica ha certe regole, ok; ma siamo sicuri che non siano “piegabili”? Ok, il sottolineato “non si usa”: e chissene? La bellezza ed il senso artistico, nonche’ le scelte ad esso collegate, son cose soggettive, non qualcosa di codificato ed immutabile. Una volta le regole della pittura erano ritratti, paesaggi. Poi e’ arrivato un Pollack a macchiare le tele o un De Kooning fare tratti di action painting. Le regole esistono, ok, ma tocca andare oltre la “scuola di design” e lasciarsele alle spalle, per esplorare territori nuovi, anche rischiando.
E per il resto, io la grafica l’ho trovata particolare, ma sinceramente me ne sono fottuto degli spazi bianchi attorno ai titoli, dei troppi font o della compressione degli stessi: ho letto le notizie ed ho apprezzato questo giornale, anche per le particolari scelte di design.
Gabriele Zaverio
Direttore
Museo dell’Informatica Funzionante
http://museo.freaknet.org
Settembre 23rd, 2009 at 22:27
centomila copiea vendute entro le 9 e 30 e altre 50 mila stampate di corsa entro le 14, per domani saranno stampate altre 250.000
mecojoni.. immagino che siano tutti lettori anche di Repubblica, Unità o Manifesto. Bisogna vedere se dura..
Settembre 23rd, 2009 at 22:38
Showanti…
Lo stile grafico inaugurato da Travaglio & soci sta facendo proseliti….
Settembre 23rd, 2009 at 22:43
questa assoluta bruttezza è una raffinatissima strategia di marketing.
complimenti.
Settembre 23rd, 2009 at 23:08
Il senso della scelta grafica lo spiega comunque l’art director Paolo Residori a pag. 22: “risalire all’origine, all’epoca dei pionieri, quando il giornale era venduto per strada”. In effetti un po’ lo ricorda come stile. Dell’autorevolezza del modello anglosassone, almeno il primo numero, mi pare abbia comunque ben poco.
Per il resto il quotidiano in questo numero mi ha parecchio deluso. Troppo autocelebrativo (AnnoZero e Travaglio in seconda? Una pagina intera su come è nato, una pagina intera per spiegare la compagine, peraltro senza dire cosa fanno “gli imprenditori”, una pagina intera sulle primarie del PD), troppe opinioni e commenti, notizie sostanzialmente marginali, prosa lenta e verbosa.
Sinceramente spero che cambi e che cambi parecchio.
Io l’impressione generale che ne ho tratto è che, dietro il parterre di firme, manchi in realtà un vero progetto editoriale.
Su questa linea mi pare destinato a rimanere molto ma molto di nicchia.
Settembre 23rd, 2009 at 23:09
@Educazione civica & fabio
Why not?
Malgrado ribadisca questioni sui contenuti, la rottura potrebbe essere proprio quella.
Settembre 23rd, 2009 at 23:34
esistono parametri per analizzare la fondatezza di un testo, la sua aderenza alla realtà, il rigore argomentativo, anche il valore letterario e lo stile certo molto meno soggettivi di quelli che si applicano alla valutazione della sua grafica e della sua impaginazione.
si studiavano una volta nei licei classici, nelle facoltà di lettere e nelle sedi di altri studi umanistici.
Settembre 23rd, 2009 at 23:39
Si è vero, tre voragini in mezzo alla strada a napoli e un coccodrillo per estorcer il pizzo sono senza dubbio notizie più sostanziali di Letta che assegna appalti per i centri di accoglienza degli immigrati in violazione di qualsisi norma e protocollo.
Apparte le’ditoriale di padellaro, che è un’opinione per definizione, in quanto editoriale, quale altre opinioni c’erano?
Me le citi per favore? Io l’ho letto tutto oggi e non me ne ricordo.
Autocelebrazione ce n’era e come, nelle ultime pagine: tre intere dedicate all nascita del giornale, ma la censura a Anno zero è un notizia che riguarda tutti, non certo un fatto privato di santoro
Settembre 24th, 2009 at 03:12
[…] 5 Per quanto sia obiettivamente terribile, la cosa peggiore del primo numero del Fatto non è il progetto grafico e nemmeno il notevole scivolone sul pezzo di apertura, bensì l’articolo di Massimo Fini […]
Settembre 24th, 2009 at 06:35
Ma come siamo sofistici ragazzi! Io non sono un’esperta di grafica, ma un lettore comune e abituale di giornali di carta e online, con vista da anzianotta, e vi confesso che ho trovato la grafica funzionale per la lettura online, che sia o no corrispondente ai canoni pontificati dagli esperti. Certo nulla è perfetto e tutto è perfettibile. Ma mi sembra che il Fatto del primo numero, nella grafica e nei contenuti, corrisponda agli scopi per cui è nato. Mentre dal nostro ducetto partono legnate contro la libertà di stampa e i giornalisti scomodi come Travaglio e compagni per impedirgli di far sapere al mondo quel che si vuol tenere nascosto, stiamo qui a disquisire sulle virgole e gli spazi fuori posto?
Settembre 24th, 2009 at 07:08
ma infatti siete una rottura di scatole, davvero, esce un giornale che cerca di rompere un po i tradizionali canoni italiani e voi vi mettere a fare le fichette sulla grafica… ma davvero senza parole, vi attaccate alle stronzate piu inutile sulla faccia della terra..
d’altronde un motivo per cui siamo ridotti cosi in italia c’e’, da entrambe le parti….
x quelli che “oh my god i can’t read it, it’s so awful….
ma ve c’hanno mai mannato a quel paese???
Settembre 24th, 2009 at 07:12
Ma non si era detto che in questo paese la libertà di stampa è in pericolo? strano perchè a leggere questo nuovo giornale non si direbbe proprio.
Settembre 24th, 2009 at 07:56
Tutte osservazioni giuste quelle sulla grafica de “Il Fatto”, ma a questo punto Roberto B. poteva allungare anche suggerimenti al webmaster di mantellini.it visto che in questa pagina il grigio usato per scrivere i suggerimenti è al limite del leggibile.
Settembre 24th, 2009 at 08:28
Visto che sono stato chiamato in causa…
Auguro ogni fortuna al Fatto, sono davvero felice che ci sia un nuovo tentativo di creare un giornale indipendente (con tutti i caveat che questa definizione comporta) e apprezzo diverse delle firme che vi collaborano.
Non avevo fatto alcun appunto ai contenuti perché non l’avevo ancora letto. Al riguardo mi sembra sia stato detto abbastanza da voci ben più autorevoli della mia.
Ho solo voluto spiegare perché la grafica era brutta a chi, nei commenti precedenti al mio, chiedeva una spiegazione non essendo un esperto del settore.
Poi se vogliamo discutere sull’abito che non fa il monaco, che anche l’occhio vuole la sua parte, epperò i contenuti sono più importanti, epperò anche la forma è importante, epperò «inserire proverbi e frasi fatte a piacere», stiamo qui due settimane.
I risultati di vendite del primo numero la dicono lunga sulla necessità (nessuna) di avere una bella grafica per aver successo, ma è come dire che “C’è posta per te” è un bel programma perché lo vedono in tanti.
[Ecc’a llà, e con questo mi scateno contro anche i “defilippini”, compresa mia moglie :-) ]
La grafica utilizzata per questo primo numero manca di autorevolezza, sembra più un gazzettino parrocchiale. Poi magari ci sono state le solite cause che portano a pessimi risultati del genere (i tempi stretti, le scelte del direttore/editore che contraddice il grafico, etc.). Speriamo in un rapido miglioramento.
Ma se avessi detto che G.I. Joe è un film di m€rda (non l’ho visto, quindi niente flame per favore, è un esempio), e senza neanche argomentare perché il regista ha sbagliato questo e lo sceneggiatore ha sbagliato quello, si sarebbe scatenato tutto ‘sto casino?
@piero
Sono d’accordo sul grigio chiaro dei commenti, ma magari è stato scelto apposta per stemperare le polemiche :-)
Più seriamente, il blog è un “oggetto” personale e – di norma – non professionale, mentre un quotidiano ha o dovrebbe avere una certa aura di autorevolezza e diverse persone che si occupino a tempo pieno di grafica e impaginazione. Senza dimenticare che di solito ci si aspetta più professionalità dai prodotti che si pagano.
Settembre 24th, 2009 at 08:29
La notizia su Letta è sbagliata. Il caso è già stato archiviato.
E la notizia non è neppure nuova: già pubblicata da Repubblica il 4 aprile (secondo agenzia AGI che riporta dichiarazioni della Presidenza del Consiglio).
Iniziano proprio bene: notizia in prima pagina manco controllata….
In stile americano avranno almeno chiamato Letta per chiedere un commento sul “notizione” che stavao per sparare?!?
Settembre 24th, 2009 at 08:40
L’ho comprato e lo comprerò sempre, ma mentre ero in metro mi sono reso conto che la grafica della prima pagina sembra quella di LEGGO, il giornalino gratuito che distribuiscono in tutte le fermate.
Fateci caso.
Settembre 24th, 2009 at 08:56
“siete una rottura di scatole, davvero, esce un giornale che cerca di rompere un po i tradizionali canoni italiani e voi vi mettere a fare le fichette sulla grafica… ma davvero senza parole, vi attaccate alle stronzate piu inutile sulla faccia della terra..”
le ho copiate e incollate perché mi sembrano le parole più sagge scritte sin qui.
Settembre 24th, 2009 at 09:14
Ho dato uno sguardo alla edizione pdf de Il Fatto che ieri era disponibile in rete. Alla fine mi sono reso conto che il mio interesse e la mia curiosita’ per la novita’ giornalistica erano stati irremidiabilmente “disturbati” e delusi da un qualcosa che non era inerente ai contenuti. Ho capito che si trattava della grafica, obiettivamente “insufficiente”. E’ vero quello che ha fatto notare qualcuno: l’impostazione per il momento ricorda uno di quei “giornalacci” popolari che comparsero a Roma intorno ai primi anni 80. Si chiamava “L’Occhio”, se non vado errato, ed era diretto da M.Costanzo.
La forma direi che e’ sostanziale per un giornale “politico”. Una organizzazione grafica coerente e disciplinata trasmette al lettore una idea di altrettanto coerente, metodica e disciplinata organizzazione del lavoro di informazione e commento. Un foglio che invece e’ una accozzaglia di caratteri, tipi e tabulazioni mutevoli trasmette l’idea di una semplice collezione di “grida” assemblate in modo incoerente sul piano editoriale, un vociare scomposto difficile da seguire e partecipare. Mi auguro che, come ha ipotizzato qualcuno, l’idea grafica proposta non voglia proprio sostenere invece il messaggio di un giornale “gridato” perche’ obiettivamente la storia di molti dei suoi collaboratori non va in questa direzione. Preferisco quindi pensare che si tratti di una “toppa” del grafico professionista, rimediabilissima in corso d’opera.
Molto buone invece le interpretazioni grafiche di Manolo Fucecchi.
Settembre 24th, 2009 at 09:16
@Luiggi
“L’ho comprato e lo comprerò sempre”
Questa è una dichiarazione di fede, che prescinde dai contenuti (anche quelli futuri!). Gli integralismi e tutti gli -ismi in generale mi stroncano qualsiasi tentativo di discussione, spiacente.
@Carlo M
Le parole più sagge contengono diversi errori di ortografia e grammatica (sorry, non ho saputo resistere, ma sai, noi fichette ci attacchiamo a questo…)
La chiudo qui. Adieu.
Settembre 24th, 2009 at 09:27
Tutto giusto. Un solo appunto: de Villepin si scrive con la d minuscola. Il “de” e’ una particella nobiliare.
Settembre 24th, 2009 at 10:22
La Lettera 32 mi aveva fatto sentire proprio in target, ma la realizzazione, oddio oddio (e no, non mi sento fighetta)
Settembre 24th, 2009 at 10:48
Ho notato solo ora una cosa “inquietante”: il Fatto Quotidiano è distribuito da m.dis http://www.m-dis.it/chisiamo.html il vero e proprio “cartello” distributivo nelle edicole realizzato da rcs, sole 24 ore e stampa. Un meccanismo oliato o un possibile cappio se necessario ?
Settembre 24th, 2009 at 10:57
@Roberto B.
sì ci sono degli errori, ma mi riferivo al contenuto, non alla grafica.
Settembre 24th, 2009 at 11:24
@ Roberto B. eppure mi sembra che il responsabile di tutto questo “scempio”, qualche dispensa sull’argomento l’abbia letta:
http://snipurl.com/s35c0
Settembre 24th, 2009 at 11:37
Concordo sulle osservazioni, aggiungo anche che le illustrazioni sono tremende e secondo me ci sono troppi colori. Per altro in un tabloid (io quelli inglesi li trovo agghiaccianti da un punto di vista grafico) opterei per pochi colori molto sobri, più pastello, tanto più che a differenza dei tabloid inglesi non si parla di corna regali ma di politica ed economia (tendenzialmente).
Non mi piacciono nemmeno le intestazioni, il logo e un bel po’ di altre cose minori.
Detto tutto questo, considerando che è un numero zero e che ha come scopo quello di informare e che è una iniziativa più che lodevole e fatta “al risparmio”, credo che il modo che abbiamo noi lettori di ottenere miglioramenti sia quella di sostenerlo con tutti i mezzi per fare in modo che possano investire per migliorarlo.
Settembre 24th, 2009 at 12:48
La notizia su Letta non è sbagliata, come si può agevolmente vedere dagli atti
Settembre 24th, 2009 at 12:57
Roberto B., se mi dai anche l’IP completo il cognome cosi’ lo catalogo correttamente… dovrebbe andare alla voce Intellettuale Naif (una digitalizzazione dell’Intellettuale Organico di Gramsci). Noi informatici sono anni che andiamo in non-stampa con files di testo e grafica ASCII… se tanta attenzione all’immagine si prestasse anche sui contenuti di quel giornale… beh… magari staremmo troppo tempo a chiacchierare, ma certe cose non accadrebbero.
Settembre 24th, 2009 at 13:11
Vittorio Pasteris, leggo solo ora il tuo commento… stai parlando di Grande Distribuzione Organizzata per caso? Cioe’ l’unico modo per distribuire qualcosa in tutto il paese? Allora e’ normale. Inquietante perche’ e’ UNICO MODO, ma normale. Inquietantissimo se si considera che la stessa situazione c’e’ anche per gli alimenti, l’energia, l’informazione tutta, Internet compresa per lo meno nelle fondamenta tecniche… ma normale considerando la nostra storia, lo “stato precedente” del sistema dinamico in “assenza (freudiana) di memoria” (cfr. Modello Nascosto di Markov). E’ una “normale evoluzione”, preoccupante. A chi si sarebbero dovuti rivolgere se no? A 8000 copisterie, una per comune? E’ gente che nonostante tutto sta cercando di proseguire nella loro libera professione… come le veline quando il bagaglino chiude e allora vengono piazzate in politica… con la sola differenza che per lo meno i giornalisti con la schiena dritta – quelli che fanno nomi, cognomi, date, etc, in tempo utile – a qualcosa servono.
Settembre 24th, 2009 at 13:13
@Roberto B.
Sono stato frettoloso, il senso era che continuerò a comprarlo in futuro se manterrà la promessa di essere un giornale libero e mi informerà di cose che altri giornali nascondono. Lungi anche da me gli integralismi.
Settembre 24th, 2009 at 13:54
@Luiggi
Chiarissimo. Ti chiedo scusa per il malinteso.
Settembre 24th, 2009 at 14:45
Per ilbardo.it
quali atti??
a quanto si legge dalle agenzie il procedimento è stato archiviato in data 11 agosto 2009 perchè “non emerge alcun elemento relativo alla sussistenza degli estremi richiesti dalla giurisprudenza per la sussistenza del delitto di cui all’Art. 416 c.p.”…
Comunque il tanto elogiato giornalismo USA di inchiesta avrebbe chiesto un commento all’interessato, ma forse è la fretta del primo numero.
Settembre 24th, 2009 at 15:28
Oggi niente versione free? Neanche a quest’ora? Uhmm..
Settembre 24th, 2009 at 16:39
Sono un analfabeta della grafica ma l’ho trovato brutto a prima vista. Ma, come molti hanno osservato, non è questo il punto. L’opportunità di avere un giornale sciolto dai soliti gruppi di pressione politica e con collaboratori relativamente giovani e decisi (non come i ragazzi fighetti e arrogantelli del foglio) non ha prezzo.
Settembre 24th, 2009 at 16:39
@Bertol
Questi atti:
http://antefatto.ilcannocchiale.it/2009/09/23/il_documento_del_pg_della_cass.html
Settembre 24th, 2009 at 17:01
@mfp
stiamo parlando di una spa che si occupoa di gestire la distribuzione fisica in edicola dei giornali dei rispettivi gruppi editoriali.
Settembre 24th, 2009 at 17:22
@gri
grazie. anche se la perplessità rimane:
1) come fa la definizione della competenza a sollecitare lo svolgimento di indagini?!? la competenza territoriale e soggettiva è un fatto formale, lo svolgimento di indagini è un fatto sostanziale (ipotesi di reato). La procura gen della Cass sta dicendo forse: visto che io litigate, me ne lavo le mani, per me non c’è sostanza, ma mi lavo le mani e “stimolo” Lagonegro ad indagare. Inoltre una seria inchiesta giornalistica avrebbe riferito i fatti giudiziari nella sua intera cronologia. Ma è un mestiere difficile.
2) non hanno chiamato Letta o la pres del consiglio: perchè in Italia non si fa mai? bel giornalismo
3) la notizia non è nuova: era su repubblica, o no?
4) un giornale che come prima notizia sul numero uno si occupa di un fatto così centrale (con sottofondo di tintinnare di manette), non mi fa impazzire (ma è un opinione personale, inteso).
5) sul link (replica del FATTO)si afferma “la Procura di Roma non li ritiene configurabili [i reati] per varie ragioni” e poi dopo ” I presunti reati del sottosegretario Letta non sono quindi stati oggetto di archiviazione né a Roma né altrove”… be’ a Roma sì. solo che la proc gen in Cass ha detto che la competenza è a Lagonegro.
poi la mia è un opinione, eh!
Settembre 24th, 2009 at 18:33
E’ brutto e fatto male? E che importa? Anche questo blog, fino a poco tempo fa, aveva una grafica e una struttura a dir poco da schifo, senza offesa per nessuno.
Passando dal dito a guardare la luna, mi sono bastate le tre fotografie di Travaglio per farmi capire di che giornale si tratta dopo avere vomitato.
Travaglio ormai sta dappertutto, L’opposizione C’EST MOI. Santoro si rifiuta di andare in onda senza di lui, un nugolo di lettori ha gli scatenato un putiferio contro la sua presenza ne il Ribelle di Fini senza riuscire a ottenere nulla, e poi ci si preoccupa di Berlusconi! Boh! Probabilmente, pur leggendo tanti autorevoli blog, nessuno ha guardato i vergognosi filmati in cui Travaglio replica a Barnard. Oppure, molto più probabile, tutti li hanno visti ma non gliene frega un cazzo. Viva Travaglio.
Settembre 24th, 2009 at 18:54
Sandro, Travaglio è certamente un personaggio controverso. Ed io ho la mia opinione.
Ad ogni modo ha diritto di esprimersi, ovviamente nei limiti della legge.
A me basta questo.
Settembre 24th, 2009 at 19:51
Daniele, lei è avvocato e parla giustamente di legge. Mi dica un po’ in quale azienda, pubblica o privata, un dipendente come Santoro potrebbe permettersi un comportamento come il suo, in quale azienda, pubblica o privata, un comportamento come quello di Santoro non sarebbe stato severamente (e stra-meritatamente, aggiungo io) sanzionato.
Ha ragione, Travaglio ha diritto di esprimersi. Qui però non è in discussione il suo diritto, ma il fatto che tale diritto si trasformi in obbligo per gli altri di ritrovarselo in ogni dove, anche in virtù di ricatti al cui confronto l’editto bulgari di Berlusconi diventa una barzelletta.
Settembre 24th, 2009 at 20:42
Esistono gli strumenti giuridico-giudiziari. Che, pero’, nulla possono fare coi partiti del Pro-Travaglio e del Contra-Travaglio.
Settembre 24th, 2009 at 20:58
@ibardo del 23, ore 23:34
E’ una provocazione (buona): io non ho fatto il classico, la mia facolta’ e’ umanistica, ma non e’ lettere. Quali sono questi criteri di *verita’* che sembrerebbero infallibili? Verita’, eh, non altro.
Settembre 24th, 2009 at 23:59
[…] è orrenda!!». E non sono l’unica ad aver reagito così. [potete leggere il primo e il secondo post con molti commenti su manteblog, di Massimo Mantellini, collaboratore di Nova, l’inserto […]
Settembre 25th, 2009 at 00:18
Vittorio, che siano giornali nelle edicole o verdura sullo scaffale, e’ grande distribuzione organizzata. Un anello della catena del valore che tende a prendere il sopravvento sugli anelli periferici (e’ vero anche, per esempio, per i contadini e le telco; il contadino vende al prezzo imposto dal supermercato, la Apple vende iPhone con le modalita’ imposte dalla telco che “distribuisce campo radio all’utilizzatore finale”). Ma e’ un problema di carattere generale, non de Il Fatto, che non si possa (ie: tu, io, Mantellini, Mario Rossi, se vogliamo distribuire un giornale) fare a meno di queste entita’ che potrebbero ad esempio determinare freudianamente un cattivo servizio per l’utenza senza che le firme dei pezzi possano intervenire attivamente… magari con il tempo si attrezzeranno per fare anche questa parte del lavoro in proprio…
Settembre 25th, 2009 at 01:55
Che abbiano già problemi con gli inserzionisti (come LaVoce di Montanelli a suo tempo)?
Secondo numero 20 pagg., 3.5 equivalenti di pubblicità.
Prima pagina:
occhielli in alto, pubblicità del libro di Travaglio e Vauro – Sangue e Cemento – Editori riuniti (Travaglio è azionista)
occhiello in basso, pubblicità del libro di A. Padellaro – Io gioco pulito – Baldini &Castoldi (Padellaro è azionista)
Pagina 6
mezza pagina di pubblicità del libro di Luca Telese – Qualcuno era comunista – Sperling & Kupfer (Telese scrive su Il Fatto, non è chiaro se è anche azionista)
Pagina 8
pagina intera di Monge – pet food (come ieri)
Pagina 9
mezza pagina di pubblicità di Acea (Roma)
Pagina 19
mezza pagina di pubblicità di Patronato INCA CGIL
Pagina 20
pagina intera di pubblicità di Aliberti Editore (Aliberti è azionista)
Quasi la metà è pubblicità riconducibile ad azionisti de Il Fatto.
Settembre 25th, 2009 at 06:36
MA chi è? Il figlio segreto di Ciapanna?
Settembre 25th, 2009 at 11:50
(Avvoca’, io non sono)
Settembre 25th, 2009 at 17:51
Ah, OK, allora i figli segreti sono due :-)
Settembre 25th, 2009 at 18:00
Quanta spocchia in questo brillantissimo intervento gratuito.
Settembre 25th, 2009 at 20:45
Hai ragione non andare alla seconda pagina, comprati il Corrriere della Sera e pulisciti lì…
Settembre 26th, 2009 at 07:37
[…] n’è parlato ovunque ma le considerazioi di Vittorio mi sembrano tra le più lucide (ed anche dalle parti di Mantellini è nata una bella discussione sulla grafica del […]
Ottobre 1st, 2009 at 17:52
In Italia, paese di artisti, l’attenzione per la qualità grafica dei giornali è sempre stata altissima.
Sarà per questo che siamo al 72° posto per la libertà di stampa.
Capisco che l’articolo voglia trattare l’aspetto grafico delle cose (in questo caso un quotidiano), ma qui si afferma anche che forma contenuto sono imprescindibili l’uno dall’altro: pertanto, salvo dimostrare che siamo al 72° posto mondiale anche per estetica, guardiamo la forma.
Ho la sgradevole sensazione che in Italia la questione forma/contenuto sia sempre stato un pretesto per fermarci alla superficie delle questioni: non sarà un caso che siamo il paese delle ipocrisie e dei paradossi.
Febbraio 26th, 2011 at 13:55
[…] […]
Giugno 8th, 2013 at 16:44
[…] quanto sia obiettivamente terribile, la cosa peggiore del primo numero del Fatto non è il progetto grafico e nemmeno il notevole scivolone sul pezzo di apertura, bensì l’articolo di […]