Sull’arroganza eventualmente si potrà lavorare. Esistono tecniche, molti trucchi del mestiere, a volte qualche farmaco. Essere arroganti non è solo un vizio, è anche una caratteristica molto opportuna in politica, tutti quelli che vogliono affermarsi dovrebbero possederne almeno un po’. Ma se non ci arrivi ecco in quel caso non c’è molto da fare. Se non ci arrivi è tutto molto più difficile e tu non sarai mai al sicuro. Se sei poco furbo – per dirla come va detta – non è che tu sia costretto a non fare politica ma dovresti accontentarti dei piani bassi, quelli nei quali la tua pochezza non salti troppo all’occhio. Fino a qualche anno fa il fesso assoluto non era mai giunto ai piani altissimi della politica nazionale. Ci era magari arrivato vicino, ma ragioni di forza maggiore lo avevano infine bloccato. Ora, da un po’ di tempo a questa parte, è tutto cambiato. Non è che questi siano tanto diversi dagli altri. Non è che siano maggiormente impreparati o altro. Alcuni partiti hanno semplicemente vinto troppo in fretta e si sono trovati come una tavola calda con carenza di personale nella serata della festa del paese, oppure i candidati sono stati accreditati con metodi inediti e autolesionistici. Il risultato finale è che oggi il poco furbo patentato, almeno da alcune legislature, per ragioni differenti ma tutte molto simili, è diventato ministro.
Così ora è un massacro, non tanto per questioni di intelligenza mancante in un posto dove ce ne sarebbe bisogno, quanto per meno sostanziali questioni di comunicazione. Al poco furbo che nemmeno ha ancora compreso bene cosa abbia detto o fatto di male sarà semplicissimo saltare alla gola e creare un caso mediatico, invocando e sottolineando i suoi inevitabili errori. La chiamano contrapposizione politica ma in realtà si tratta di una commedia fra poveri e poverissimi mentre lo spettatore, perfino lui ignaro delle sue colpe, osserva dal suo trespolo e scuote la testa.