Non ho un parere, cerco in tutte le maniere di non avere un parere, sugli occhiali da sci che Apple ha presentato ieri. Si tratta in ogni caso di un progetto coraggioso, dalle prospettive per una volta davvero incertissime, che riguarda un punto cardine delle nostre esperienze dei prossimi anni: la relazione fra vita reale e vita digitale. Noto però alcune analogie, almeno iniziali, con la presentazione del Metaverso di Mark Zuckerberg di qualche mese fa, quella che tutti hanno rapidamente dimenticato. In particolare nella caratteristica tecnica che Apple ha chiamato “Eyesight”. Tu indossi gli occhiali da sci e osservi l’ambiente intorno a te non attraverso i tuoi occhi ma attraverso alcune raffinate telecamere. Contemporaneamente un software mostra agli astanti una riproduzione digitale del tuo sguardo sullo schermo esterno degli occhiali da sci. Dal futuro è tutto.






Un atleta senza cervello che diventa il più forte tennista al mondo è gia di per sé un caso più unico che raro. Poi, fra deliri novax e amuleti biodinamici appuntati al petto, il resto del disastro è tutta produzione dei media.

Vedo che esiste un’enorme attenzione per i contenuti di cronaca nera. Non so se questa attenzione sia sempre esistita e non avesse avuto modo di essere soddisfatta: probabilmente sì. Se è così da un po’ di tempo abbiamo assistito alla crescita di un nuovo mercato fatto di podcast, libri, serie TV che sviscerano e analizzano, descrivono e commentano i più efferati delitti del passato prossimo e remoto. Lo fanno per una sola solida ragione: perché alla gente piace ed è disposta a pagarli.

Tutte le volte che vedo pubblicizzato uno di questi progetti penso che i casi prima o poi finiranno, che una volta raschiato il fondo del barile di tutte le tragedie familiari e sentimentali del passato, dopo aver descritto a voce o in video quelle enormi e poi quelle meno enormi, e poi giù fino a quelle piccolissime, dopo che avremo assistito alla spettacolarizzazione mediatica dei piccolo delitto di quartiere avvenuto in una calda estate del 1968 in un paesino di provincia, poi alla fine, per nostra fortuna, non ne resterà più nulla.

Il fatto che alla gente piaccia condiziona non solo lo sguardo sulla cronaca nera del passato, quella in fondo ha il grande vantaggio di soddisfare la morbosità di molti facendo del male solo ad alcuni, ma indirizza molto anche lo sguardo dei media sul presente. Da alcuni giorni i giornali italiani sono monopolizzati da un caso di femminicidio particolarmente terribile, quasi non parlano d’altro. La discussione sui social e in politica si accende (si quieterà in un attimo nei prossimi giorni sostituita da un’altra altrettanto accesa) gli schieramenti si affrontano, eppure lo schieramento più consistente è ancora quello silenzioso dei moltissimi ai quali simili notizie piacciono. E siccome si tratta di una maggioranza molto ampia i media, nel loro cinismo tutto italiano, fanno il possibile per accontentarla. Ed accontentando il morboso diffuso accontentano loro stessi.

Forse la discussione su chi provochi cosa, su quale sia il sentire comune delle persone su casi di cronaca nera del genere, sulla vasta esposizione di immagini di bellissime ragazze ora morte pescate dai loro profili social ed esposte senza alcun riguardo, andrebbe meglio indagata. Ed alcune responsabilità non troppo scontate andrebbero meglio distribuite. Forse insomma il ruolo dei media nel soddisfare la parte peggiore di ognuno di noi andrebbe compresa nel conto finale di simili orrori.

30
Mag

Sempre più spesso mi pare di notare, per esempio mi è successo questa mattina quando uno di costoro mi ha quasi investito sulla ciclabile mentre andavo a fare la spesa con la vecchia bici che era della mamma di mia suocera, una di quelle bici con i freni a bacchetta, la dinamo che non funziona e tutto il resto, che la peggiore genia in movimento sulle strade della penisola, o almeno su quelle romagnole che sono quelle che io frequento, non sia più quella degli sboroni con le auto con i pneumatici ribassati, la vernice opaca e la marmitta squillante e nemmeno quelle dei ducatisti o dei possessori di Harley-Davidson, che poi lo sa il diavolo come facciano quelli con la Harley ad andarsene in giro seduti a quella maniera, e che non sia più nemmeno quella dei transumanti su scooteroni più o meno enormi tanto in voga fino a qualche anno fa, ma sia quella dei ciclisti professionali, con la tutina attillata, le scarpette ad incastro, gli occhiali avvolgenti a specchio e il caschetto a punta per penetrare meglio l’aria. Nonostante le altre categorie di tizi variamente trasportati non siano comunque scomparse oggi, mentre il ciclista professionale tentava di battere un suo record personale nella ciclabile-marciapiede di Cervia, mi è venuto il sospetto che alla fine si tratti sempre delle medesime persone.

Tuo zio è morto.
(aggiornamento dopo 10 minuti)
Forse tuo zio è morto
(dopo altri 10 minuti)
Secondo alcune fonti tuo zio è ferito grave
(dopo altri 10 minuti)
Forse tuo zio è ferito e forse no
(dopo ulteriori 10 minuti)
Caio Sempronio dice che tuo zio è morto
(dopo altri 10 minuti)
Caio Sempronio, uno psicopatico noto, ha detto che tuo zio è morto.
(dopo altri 10 minuti)
Giallo sulla morte di tuo zio che è stato visto al bar.
(24 ore dopo)
Nella giornata di ieri alcuni media avevano dato la notizia che tuo zio era morto.
(dopo una settimana)
Urge una tavola rotonda sulla qualità dell’informazione che è un presidio democratico in pericolo.





Quando una ventina di anni fa un papavero leghista mi fece convocare dalla Polizia Postale per un commento di un lettore del mio blog (era codesto papavero un cretino di fattura pregevole che mandava querele a chiunque parlasse di lui in rete) Daniele, al quale avevo chiesto consiglio, mi disse, forse un po’ mentendo: guarda dovevo giusto venire in Romagna per altre questioni, dimmi la data che ci andiamo assieme. Ricordo che quella mattina i ragazzi della Postale di Forlì furono molto colpiti che assieme a me ci fosse Daniele Minotti avvocato di Genova, uno dei maggiori esperti di diritto delle tecnologie in Italia. Da allora i nostri rapporti non si sono mai interrotti. Daniele è rimasto un uomo buono e generoso e soprattutto un amico. Qualche settimana fa mi aveva scritto di essere in ospedale in precarie condizioni di salute. Gli ho risposto che mi dispiaceva tanto e che ero sicuro si sarebbe ripreso presto.




Gira voce che oggi Matteo Salvini abbia in programma una gita da queste parti nelle zone colpite dall’alluvione. Fosse intelligente ci potrebbe ripensare. Quindi sono abbastanza sicuro che verrà.

Ho abitato a Forlì per quasi tutta la mia vita. Ora stiamo prevalentemente al mare. Forlì è una cittadina, ormai da qualche decennio, sgarruppata e lievemente deprimente. Eppure oggi, vedendo i video dell’alluvione, sebbene la nostra casa di Forlì sia in una zona risparmiata dalla furia degli elementi, mi veniva da piangere.

p.s. Il sindaco Zattini è stato bravissimo.
p.p.s I siti locali del gruppo Citynews (forlitoday, cesenatoday, ravennatoday ecc.) hanno fatto un lavoro informativo encomiabile, così come anche quelli del Corriere Romagna e del Carlino.
p.p.p.s Grazie ai moltissimi che oggi mi hanno cercato per chiedere notizie. Stiamo bene.

Esiste un filo sottile che unisce molte gesta dei componenti e dei palafrenieri di questo governo. Una traccia poco visibile che connette frasi apparentemente scritte da imbecilli senza cervello, loghi ministeriali che sembrano esperimenti grafici da seconda elementare, slogan orribili pronunciati con noncuranza da Ministri di prima grandezza; interviste di altri Ministri la cui prima preoccupazione, una volta esploso il patatrac delle loro parole in libertà sarà quella di dire: “non sapevo cosa stavo dicendo”, nella certezza che dire “non sapevo cosa stavo dicendo” sia una via di fuga onorevole per la propria reputazione; proposte di legge che sembrano scritte da Totò, punto, due punti, punto e virgola e una lunga sequenza di altri fatti, eventi, dichiarazioni, prese di posizione di analogo spessore intellettuale. Questo filo sottile rende il governo in carica unico nel suo genere, forse non tanto peggiore di molti dei governi che si sono succeduti in passato sulle questioni concrete, ma unico nella sua capacità di rendersi ridicolo con pervicacia agli occhi di chiunque abbia conservato una minima articolazione di pensiero.

Quel filo sottile è l’estetica del governo Meloni, un sentimento impalpabile, un tono di voce del resto impossibile da riconoscere per chi sia cresciuto dentro ambienti del genere; un senso di intima appartenenza al brutto che ti fa autenticamente domandare: “beh che ho detto di strano?”, “beh come è possibile che questo logo non vi piaccia?”, “beh davvero non posso twittare di tragedie e Milan nella stessa riga?

E’ l’estetica dell’orrore dentro la quale sei cresciuto, anzi quella che ti ha cresciuto, che partorisce indifferentemente frasi terribili, pensieri disumani e loghi di merda senza che nemmeno tu te ne renda conto. Ed è questo modo di vivere, naturale e automatico, ad essere la cifra inedita di queste persone. Fuori da ogni mimetismo, che fa tanto prima repubblica e quindi per questo andrà sdegnosamente rifiutato, l’estetica dell’orrore è il tratto dominante di questa gente che talvolta perfino un po’ se ne bulla. Dove l’orrore, in un arcobaleno di tonalità che va dalle frasi razziste alle gigantografie appese in salotto delle foto del proprio matrimonio, nemmeno resta poi solo il loro orrore, ma diventa anche l’orrore di molti altri, quelli che leggono quelle frasi, osservano quelle foto improbabili, quelle campagne promozionali da deficienti e dopo averle lette e guardate e valutate non ci trovano niente di strano. Che i problemi, quelli seri, sono come al solito altri.

Ecco di una cosa sono certo. Non è così. Niente e nessuno che sia permeato da un’estetica del genere potrà mai risolvere i vostri problemi. L’unica cosa che saprà fare egregiamente sarà aggiungerne di nuovi.