Dalla lettera di Milena Gabanelli al Corriere della Sera di oggi (curiosa la scelta della novecentesca lettera al direttore, ma lasciamo perdere) sulla incredibile sentenza torinese contro Corrado Formigli a riguardo della reputazione della Alfa Mito:
Ci siamo occupati anche noi dell’industria automobilistica torinese, le testimonianze più importanti non sono state raccolte a Torino, perché Torino «è» la Fiat. Non entro nel merito della sentenza, se il giudice ha condannato avrà le sue ragioni. Se la Rai e Formigli faranno appello, in quella sede potranno senz’altro chiedere la rivisitazione integrale della questione. Mi limito a considerare due aspetti. Il primo: la perizia affidata dal Tribunale ad un Collegio di esperti composto dal professor Francesco Profumo, dal professor Federico Cheli e dal professor Salvio Vicari. Profumo, oggi Ministro, al momento del conferimento dell’incarico era rettore del Politecnico di Torino. La difesa di Formigli ha obiettato che il Politecnico di Torino viene finanziato dalla Fiat (nel 2011 Fiat e Politecnico di Torino hanno rinnovato fino al 2014 l’accordo di collaborazione che ha permesso, alla fine degli anni Novanta, di istituire il Corso di Laurea in Ingegneria dell’Autoveicolo). Dal curriculum del professor Cheli emerge che: «Da anni è responsabile di una serie di contratti di ricerca tra il Politecnico di Milano e, tra le altre, le società Pirelli Pneumatici, Bridgestone, Centro Ricerche Fiat, Ferrari Auto, Fiat Auto». Salvio Vicari, docente alla Bocconi, è stato nel consiglio di amministrazione della Valdani-Vicari e associati. Dentro la Valdani-Vicari troviamo l’ex direttore generale di Teksid France ( gruppo siderurgico fondato da Fiat). Dalla Valdani Vicari invece proviene l’attuale tax senior specialist di Fiat Services. E’ possibile domandarsi se nella loro valutazione ci sia imparzialità?
p.s. La Stampa copre la notizia con un pezzo nella cronaca di ieri di non semplice raggiungimento. L’articolo, firmato Massimiliano Peggio, è un piccolo esercizio di impacciato equilibrio e termina così:
Stando alla sentenza, potranno esultare anche i lavoratori. «La lesione alla reputazione della Fiat Group – scrive il giudice – non può che avere avuto un diffuso effetto sul senso di dignità professionale di un assai rilevante numero di lavoratori Fiat. Un danno all’orgoglio aziendale.
Febbraio 22nd, 2012 at 22:10
Troppo volgare mandare novecentesche lettere al direttore?
Febbraio 22nd, 2012 at 22:22
non e’ volgare, e’ impersonale, il che non guasta se il tuo editore è RCS in cui Fiat ha una considerevole patecipazione
Febbraio 22nd, 2012 at 23:09
Certo che Corrado Formigli poteva fare dichiarazioni più intelligenti, non del tipo “non ho tutti quei soldi per pagare la FIAT”.. Beh, neanche io li possiedo, ma se facessi il giornalista cercherei di evitarle le multe.. :P
Febbraio 22nd, 2012 at 23:46
Raro che un caso di diffamazione a mezzo stampa proceda in appello. Fino a 10 anni fa non era neppure possibile provarci. Auguriamoci di trovare un collegio aggiornato.
Febbraio 22nd, 2012 at 23:54
Ma pure Formigli avesse sbagliato in pieno. Pure fosse stato offensivo. Chiedere 20 milioni di euro? Comminarne 5, stimati poi chissà come? Non solo è irragionevole. E’ cattivo. Da rovinare una persona. Formigli ha forse rovinato la Fiat? No. Il che già vìola il principio della giusta pena.
Febbraio 23rd, 2012 at 00:20
La pena sarà anche spropositata, ma se questo è un servizio giornalistico serio e professionale…
Febbraio 23rd, 2012 at 08:41
Chi finanziò la nascita del fascismo usa ancora gli stessi metodi?
Febbraio 23rd, 2012 at 08:56
@frap1964 d’accordo sulla qualità del servizio (la solita di annozero) il resto pero’ resta spropositato
Febbraio 23rd, 2012 at 08:59
Novecentesca ma efficace, soprattutto se poi il Direttore la legge e la pubblica. Tanto c’è comunque chi ci pensa a diffonderla altrove.
Febbraio 23rd, 2012 at 09:13
Pur ritenendo la pena sproporzionata e forse anche masochistica, ci sarà mai in italia un momento quando e dove un giornalista che fa pezzi deficienti e utili a nulla, possa ricevere adeguati input e far migliorare la sua professionalità?
Febbraio 23rd, 2012 at 09:17
Il servizio è penoso, chiamarlo servizio è già un’indecenza. Tra l’altro pure falso perchè le macchine non hanno la stessa potenza e cilindrata. La FIAT è la bestia grama che conosciamo, ma Formigli non è un bravo giornalista. Sulla multa…. siamo alle solite: boom, facciamo a chi la spara più grossa, ma ha incominciato Formigli sparando cazzate spacciandole per informazione (falsa e incompleta).
Febbraio 23rd, 2012 at 13:47
mi sfugge che cosa ci sia di “novecentesco” nel mandare una lettera al direttore.
Febbraio 23rd, 2012 at 17:39
depositare un memoriale che trasformato in notizia difficilmente troverebbe un suo share dal notaio costerebbe di più(e c’è sempre la possibilità che un governo tecnico attribuisca la gestione della pubblica fede agli avvocati,per liberalizzare il settore naturalmente,con quello che ne conseguirebbe).”Crescendo paranoia”
http://www.youtube.com/watch?v=R0FzkIQQRPM
Febbraio 24th, 2012 at 12:25
Generally speaking, la formuletta della ‘lettera al direttore’ secondo me è invece abbastanza fica perché consente di far scrivere a chi vuoi quello che vuoi senza ‘costringere’ il giornale e-o l’editore a far suo ‘politicamente’ quello che viene scritto (anzi magari puoi ospitare voci che altrimenti non troverebbero spazio). Insomma è un modo semplice per ospitare pareri diversi dalla ‘linea’ del giornale e quindi alla fine rende una testata più plurale e polifonica.
A volte la uso anch’io sul sito dell’Espresso e non me ne vergogno affatto. Baci.
Febbraio 25th, 2012 at 13:03
A parte l’espediente della lettera al direttore (su cui concordo con Alessandro), mi pare che il punto non sia se Formigli sia un buon giornalista o meno: il punto è l’uso dello strumento legale per contrastare un parere critico sfavorevole.
Alla critica negativa si risponde sullo stesso terreno, dimostrando, per di più con gli ampi mezzi di comunicazione di cui dispone Fiat, perché la si ritiene infondata. E tutti ci guadagnano perché hanno le idee più chiare.
L’episodio dimostra invece (insieme con il recente caso Coca-Colla e altri) che le imprese sono sempre più inclini a considerare diffamazione la critica negativa, in quanto “di per sé” lesiva degli interessi del produttore.
Ve lo immaginate un editore che cita in giudizio un critico letterario perché ha parlato male di un romanzo? Ma nel settore dell’auto (come in tutta l’informazione sui beni di consumo o semi-durevoli) la distinzione tra comunicazione (promozionale) e informazione (critica) pare si stia sempre più perdendo. Bruttissimo segno.
Febbraio 25th, 2012 at 19:53
che dire.. 15 min di applausi al post di Dario Moretti? Anche i criceti sanno che l’arma (che in astratto ha un fondamento, ma nel ns ordinamento e’ mal fatto) della diffamazione viene VOLUTAMENTE usata in modo distorto, come strumento censorio e punitivo “a priori” (essere trascinati in tribunale, per un cittadino comune, e’ gia una punizione e deterrente a non dire/fare… uno si puo sentir diffamato e querelare ANCHE se cio che viene detto E’ VERO… ecc..)
Febbraio 25th, 2012 at 21:07
D’accordo con Dario Moretti, @Alessandro, la lettera al direttore ha il senso che dici, con il piccolo particolare che Gabanelli collabora con RCS e quindi pubblicarla in quella sede suona un po’ come presa di distanza (questo intendevo)
Marzo 4th, 2012 at 18:45
A me Profumo non piace: per esempio il governo gli ha affidato di seguire i priblemi dell’innovazione digitale e lui fino ad un minuto prima di diventare ministro dell’Istruzione era consigliere di amministrazione di Telecom Italia, nessuno ha gridato allo scandalo ma allora ha ragione LUI; se fosse stato di Mediaset?