Recupero da Il Post di oggi una fenomenale definizione di Matteo Bordone della frase latina “deus ex machina” che tutti oggi in questo paese usiamo a sproposito:
Nella tragedia greca succedeva una cosa buffa, alla fine. Che poi era il gran finale, ma era l’antica Grecia e non si sparavano o baciavano tra fratelli a quei trempi. Nel senso che si baciavano e scannavano dall’inizio: cose incredibili, neonati accoltellati, incesti, roba che le famiglie e le stirpi si intricavano di odio e amore in maniera irrisolvibile.
“Come la chiude?”, “Ma qui dura una settimana?”, “Adesso muoiono tutti?” si chiedeva preoccupato il pubblico greco coll’accappatoio bianco sugli spalti, all’X-factor tragico della festa di Dioniso. E come la chiudeva Euripide?
Spesso sul finale arrivava uno che faceva dio, in cima a uno scalone di legno tipo gru, e diceva io sono Apollo, tu accoltellato muori pure dissanguato, tu già morto risuscita, tu chiedi scusa, tu vattene da Tebe, tu invece stabilisciti nel Peloponneso, fai quello che vuoi, apriti un pub, ma guai se te ne vai dal Peloponneso, l’ho detto io che sono Apollo. Gli spettatori borbottavano un po’ per questa scorciatoia da sceneggiatori di Lost, ma ormai se lo aspettavano: era la loro idea fichi-olive-e-democrazia del colpo di scena finale.
Per questo, quando qualcuno o qualcosa risolve una vicenda reale o fittizia, inaspettatamente e d’improvviso, si dice “deus ex machina”, perché ricorda il dio che parla dalla gru delle tragedie greche e mette a posto le cose.
Dire deus ex machina come si trattasse di un capo che comanda tutto lui (con tanto di profumo di macchinazioni) è semplicemente sbagliato. Per quello si dice ras, boss, gran Mogol, capoccia, re, regina di Cuori, quello che vi pare, ma non deus ex machina.
Settembre 26th, 2011 at 16:57
Deus con la S (poi cancella pure il commento, se correggi) ;-)
Settembre 26th, 2011 at 17:04
Chi come me ha fatto studi classici conosce bene il senso del termine in questione. Il problema si pone quando certi latinismi vengono adottati dal gergo comune ed al significato originario se ne stratificano altri. La puntualizzazione di Bordone ci voleva (repetita iuvant), ma ne deduco pure che la Venegoni ai suoi tempi ha studiato altro, il che é insolito per una giornalista di quella generazione.
Settembre 26th, 2011 at 17:23
Leggo questo post e dopo poco su Repubblica: http://www.repubblica.it/persone/2011/09/26/news/mirigliani_morte-22250954/?rss
Settembre 26th, 2011 at 18:03
[…] un pochino pedante sull’utilizzo improprio dell’espressione deus ex machina (1, 2 e 3). Corretta, eh?… Ma […]
Settembre 26th, 2011 at 18:18
Io ho fatto studi scientifici, del greco so solo l’alfabeto, tra l’altro solo le lettere più usate in matematica e fisica.
Eppure cio’ che racconta Bordone lo conoscevo perfettamente, ed a maggior ragione rabbrividisco quando leggo articoli come quello linkato da @Lucrezia
Vi prego, mandate a scuola i giornalisti.
Settembre 26th, 2011 at 18:38
Un pensiero affettuoso agli sceneggiatori di LOST.
Settembre 26th, 2011 at 18:56
scusate, ma io su questo argomento mi beccai un 4 dal prof. Rizzo di latino e greco, Liceo Carducci, Milano, 1983 ca. E me lo ricordo ancora.
Non si tratta esattamente di un dio (come io dissi durante l’interrogazione…ma non avevo studiato, e mi sembrava logico rispondere così: “deus” è pur sempre un dio, no?), ma di un qualunque escamotage ESTRANEO ALLA COERENZA INTRINSECA DELLA STORIA che l’autore usa per risolvere la vicenda.
Non mi viene in mente un cavolo di esempio, ma potrebbe essere un personaggio cattivo che ne ha fatte di tutti i colori e alla fine l’autore, non sapendo come liquidarlo, lo fa “suicidare”. Quando in realtà il suicidio non è assolutamente coerente con il carattere del personaggio.
Ecco, una cosa così.
FYI
Settembre 26th, 2011 at 19:24
@db grazie ho corretto!
Settembre 26th, 2011 at 21:55
la cosa più stupefacente della morte di Mirigliani è che ad annunciarla “è stato il concorso”. Machecaz?!?
Settembre 27th, 2011 at 09:08
Un po’ come quando si parla di “gola profonda” per riferirsi a qualcuno che diffonde notizie dall’interno.
Dubito che siano molti a ricondurlo al libro sullo scandalo watergate (ispirato comunque al gola profonda originale).
Credo che la maggior parte si soffermi sul significato letterale “gola”: che emette suoni-informazioni; “profonda” perché tali informazioni vengono “dall’interno”, da un luogo scuro non ben definito.
Forse sono ancora meno quelli che ricordano la vera “gola profonda”: il film del 1972 interpretato da Linda Lovelace.
Sarà, ma quando sento quella frase nei TG non posso evitare di sorridere.
Settembre 27th, 2011 at 09:40
l’articolo linkato è una cosa proprio che io non lo so guarda…
Settembre 28th, 2011 at 15:37
si, un pò pedante. l’alterazione del significato di un’espressione è cosa comune nella storia di una lingua. poi deus ex machina si riferisce ad una risoluzione inaspettata. non deve essere per forza una persona