Verso la fine degli anni novanta un usuale ministro delle Comunicazioni, un normalissimo signore senza competenze specifiche che si chiamava Salvatore Cardinale (un avvocato democristiano, un classico della politica nostrana di quegli anni) spiegò agli italiani che con l’arrivo della tecnologia UMTS l’Italia, un Paese nel quale la telefonia cellulare andava fortissimo, avrebbe rapidissimamente annullato il proprio storico gap di connettività a Internet. Senza entrare in complesse questioni tecniche delle quali noi non avevamo grandi competenze e il ministro meno di noi la domanda a quei tempi fu: ma se l’idea è questa, se è tutto così semplice, come mai gli altri Paesi non lo fanno? Sono più stupidi di noi? È il genio italico che si mostra al mondo nei momenti di grande difficoltà?
Ci seguiranno poi, tutti gli altri, a capo chino per la vergogna di non averci pensato loro, in fila come le oche di Lorenz?
Questa idea di essere più furbi degli altri non ci ha mai abbandonato, nella tecnologia come in altri ambiti, e ogni volta la domanda di vent’anni fa torna fuori sempre uguale. Ma se è un’idea tanto intelligente perché gli altri non ci hanno pensato?
Notizie di stampa di questi giorni spiegano che l’Italia intendeva coprire il proprio storico gap di connettività (il medesimo di vent’anni fa) utilizzando l’infrastruttura satellitare di Elon Musk, unendo in un affare miliardario le esigenze del PNRR, le amicizie indebite della Presidente del Consiglio e la solita propaganda politica da quattro soldi. Neanche oggi sono troppo interessanti le solide ragioni per cui un’idea del genere è tecnologicamente una cattiva idea, le medesime ragioni per cui nessuno oltre a noi pensa una scemenza del genere, mentre continua ad essere interessante osservare che evidentemente ci sentiamo i migliori, che lo andiamo affermando senza vergogna, che la verità delle cose è un accessorio ingombrate e sopravvalutato del quale si potrà tranquillamente fare a meno.
Ottobre 17th, 2024 at 18:47
Starlink per fare cosa, poi?
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