L’arco temporale di un atleta professionista di vertice è composto di grandi vittorie ed inevitabili sconfitte. In molti sport, per ragioni del tutto statistiche, le vittorie saranno molto più rare delle sconfitte. Partendo da simili premesse invogliare i media ad occuparsi di te più del necessario, vale a dire oltre la dinamica classica della occasionale celebrazione del grande campione che ha appena vinto la grande competizione, è molto pericoloso. A differenza di quanto il grande atleta professionista sarà ingenuamente indotto a pensare i media non sono i suoi amici, sono un’entità che lo sfrutta per i propri scopi esattamente come lui stai sfruttando loro. Nel momento del fulgido trionfo la simbiosi sarà assoluta, le medaglie si aggiungeranno alle foto sull’aereo presidenziale, al teatrino della fede nuziale perduta nella Senna, alle piccole sceneggiate estetiche inventate ogni volta per il proprio pubblico estasiato. Nel momento in cui la sconfitta tornerà puntualmente a presentarsi i media non solo smetteranno di adularti ma si occuperanno di te come tu fossi un estraneo, con quel tono distaccato e lievemente canzonatorio che non ti saresti mai aspettato.


Repubblica oggi:

“Tamberi fra social, ospedali, la dieta e la ricerca del miracolo. Ne valeva la pena per un oro”.

Corriere oggi:

“Tamberi il fisico portato al limite, la magrezza per volare più in alto: perché nessuno lo ha messo in guardia?”


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