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Gen

Mi capita questo. Quando leggo un articolo pomposo, nel quale dalla prima all’ultima riga traspare il desiderio fortissimo dell’autore di vedere riconosciuto il proprio spessore culturale, quindi pieno di frasi arzigogolate e termini mai sentiti, citazioni di autori evidentemente imperdibili ma (a me) sconosciuti, un articolo con affermazioni apodittiche in punta di penna ma senza il minimo dato a supportarle mi succede ogni volta la stessa cosa che mi è successa oggi.

Quando leggo un articolo di quel tipo – e capita spesso perché i giornali ne sono pieni – invece di ignorarlo, invece di accettare l’ipotesi per nulla remota che si tratti di un esperto “vero” che ne sa più di me, faccio una ricerca su Google per capire chi sia l’autore.

A quel punto due soli risultati sono possibili. O l’autore è il solito lavorare dell’industria culturale ai margini di tutto (ex giovane con collaborazioni dubbie, professore in una qualche università telematica, animatore di riviste senza lettori, autore di libri per case editrici sconosciute ecc.) e in quel caso il tono e il livello del suddetto articolo viene ai miei occhi ampiamente giustificato. Oppure l’autore è un anziano barone (anziano comunque anche se ha dieci anni meno di me), professore ordinario di qualche cosa, figlio insomma di quella deriva ben nota del mondo culturale e accademico italiano nel quale sopravvivono e galleggiano per decenni personaggi di ogni risma compresi molti al limite della decenza. E anche in quel caso mi riterrò soddisfatto.

Ogni curriculum dell’autore dell’articolo pomposo si avvicinerà in qualche maniera ad uno di questi due profili ed io saprò maneggiarlo a piacere. In entrambi i casi, comunque vadano le cose, alla fine avrò vinto io.

Un commento a “Lo dicevo”

  1. Bragadin dice:

    Cosa c’è in palio?

    Bragadin

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