Mi era venuta voglia di scrivere qualcosa su questo testo che ho appena letto del filosofo tedesco coreano Byung Chul Han. Un libro strano, sintetico e apodittico, pieno di frasi spezzate e imperative, dove piccole intuizioni interessanti convivono con stupidaggini assolute. Poi però ho letto questo commento di Giulio Silvano su Rivista Studio dove c’è quasi tutto.


C’è un altro elemento ipercontemporaneo nella scrittura di Han: il citazionismo. Vengono menzionati film celebri, libri non di teoria, luoghi sotto gli occhi di tutti, come l’Apple store. E come con i meme, ci accontentiamo dell’analisi anche senza aver letto la fonte originaria.

I libri di Han sono come una serie TV. Invece di uscire un titanico mattone ragionato ogni cinque anni, escono tanti pamphlet, tante puntate. In ognuna aggiungiamo un pezzetto alla grande trama della serie che potrebbe chiamarsi Si stava meglio quando si stava peggio. Sottotitolo: Il potere è cattivo, la tecnologia è cattiva, siamo spacciati. Han è così convincente nella sua scrittura da profeta che il risultato del lettore è esplodere in un “È vero!” (anche quando non è vero), alla fine di ogni paragrafo, e in un desiderio di condivisione del verbo, e questo, in una sua forma diventa confortante. In una quinta ginnasio oggi ci si immagina che si possa rimorchiare con un Han sotto al braccio come si poteva fare un tempo con un Camus.


3 commenti a “La filosofia al tempo della rete”

  1. K dice:

    Anche questa parodia di Han risponde ai canoni del meme.. nessun commento nel merito. K

  2. semper dice:

    “Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina.

    C’è sempre un grano di pazzia nell’amore, così come c’è sempre un grano di logica nella pazzia.”

    Stupidaggini assolute anche queste? Forse prima di sparare contro Han bisogna leggere i suoi testi principali, che non sono per tutti

  3. semper dice:

    le frasi tra virgolette sono di Nietzsche

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