Una delle discussioni principali a margine della caduta del governo Draghi riguarda un tema apparentemente minore, vale a dire quello dei vitalizi e delle pensioni dei parlamentari decaduti, il calcolo dei tempi entro i quali i parlamentari potranno beneficiarne. Quei tempi ovviamente, nelle discussioni sui social e negli articoli sui giornali (il livello delle discussioni sui media riguarda ormai i medesimi temi delle discussioni online, spesso con gli stessi toni accesi), sembrerebbe essere una delle chiavi interpretative della crisi:
“hanno fatto cadere il governo ora perché sapevano che avrebbero comunque ricevuto la pensione”
“elezioni prima del 20 settembre così almeno non riceveranno il vitalizio”.
“elezioni anticipate? ci rimetteranno 70mila euro”
Credo sia evidente che non si tratta di temi politici ma di temi d’odio. Chi commenta, chi produce articoli di stampa al riguardo, si occupa, fomenta e partecipa all’idea di fondo che “quei maledetti” non meritino i nostri soldi. Che i politici siano dei ladri, che tramino alle nostre spalle. Che in qualche modo, almeno in parte, sia giusto che siano puniti. Se non nel portafoglio, che tengono così ben protetto, almeno nella reputazione.
Si tratta di una discussione trasversale, che riguarda un po’ tutti, persone colte e imbecilli assoluti, uomini di destra e donne progressiste: tutti uniti in un sentimento d’odio verso i nostri parlamentari lavativi e arruffapopolo, gente con il taccuino in tasca nel quale ha calcolato il proprio tornaconto alla faccia degli italiani.
Il bisbiglio di piazza si è trasformato in tema politico di ampia discussione e la miseria dei politici che intenderebbe descrivere è -semplicemente- la miseria di molti fra quelli che quei politici hanno eletto.