Argomenti che si oppongono alla tesi secondo la qualche per la prima volta in questi giorni i social network hanno inciso sulle decisioni della politica in occasione delle elezioni del Presidente della Repubblica

argomento 1

Non abbiamo i numeri per dirlo. O meglio qualche numero ce l’abbiamo ma è poco utile alla causa. I blog sono morti, Twitter, che è sulla bocca di tutti e nelle cronache di ogni giornale ha un numero modesto di utenti in Italia. L’effetto più rilevante di Twitter sulla comunicazione politica italiana è da tempo quello di trigger per gli ambiti comunicativi soliti (radio tv giornali) il cui pubblico è ovviamente il medesimo dell’era pre social network e quindi non può essere arruolato in nessuna nuova dinamica comunicativa. Qualche incertezza in piu riguarda Facebook che, come è noto, è assai utilizzato fra strati molto ampi della popolazione. Certamente un ruolo di amplificazione Facebook ce l’ha ma quantificarlo è anche in questo caso difficilissimo ed il rischio è sempre il solito: riferirsi ala propria bolla per giudicare l’intero. Al riguardo mi parrebbero comunque rilevanti alcuni studi statistici che confermano ormai da qualche anno una audience sostanzialmente invariata delle news in rete. Non è improbabile che molti degli utenti di Facebook in Italia raggiungano contenuti di informazione politica su Facebook solo in maniera residuale, quando non infastidita.

argomento 2

Siamo sicuri che i politici tengano in conto gli umori del popolo e che lo facciano maggiormente oggi rispetto a ieri perchè oggi i cittadini hanno stumenti di espressione più completi? È possibile che sia così ovviamente, tuttavia io trovo che le dinamiche di ascolto dei partiti politici in rete possano essere in qualche maniera paragonate a quella delle aziende. Come nelle aziende, specie in quelle grandi, i partiti hanno un occhio elettronico che segue gli umori della propria “clientela”; come per le aziende si tratta spesso di un lavoro di ascolto affidato, nella peggiore delle ipotesi ad un consulente esterno, nella migliore a qualcuno nel partito che “ci capisce di Internet”, in entrambi i casi soggetti che quasi sempre viaggiano ai piani medio bassi della struttura reputazionale della “ditta”. Come avviene sovente nelle aziende le reazioni ad alto segnale che giungono da Internet sono motivo di improvvisa grande angoscia per i responsabili della comunicazione ma perdono di intensità mano a mano che risalgono la piramide decisionale. In altre parole se il PD è come una grande azienda le reazioni violente degli iscritti sui social network potrebbero raggiungere Bersani in una forma più vaga e non troppo condizionante anche in relazione alla anomalia del luogo di provenienza, da tutti percepito (giustamente) come altamente influenzabile e molto polarizzato. In altre parole se lo dice SWG (a cui D’Alema telefona ogni 5 minuti) è un conto, se lo dice Twitter un altro.

argomento 3

Per quale ragione un partito politico dovrebbe tener conto del contatto diretto e quotidiano col proprio elettorato? Fra una delega quadriennale in bianco e un feedback giornaliero, esistono vaste vie di mezzo: non è né irrealistico né folle (a meno di non essere Beppe Grillo) immaginare che i fischi e gli ululati dal loggione non orienteranno sempre e comunque il direttore d’orchestra che avrà – pensa lui – ottime occasioni per rifarsi al prossimo movimento. Un loggione che per altro, a differenza dei melomani, dei meccanismi della politica e della sua fitta trama retrostante conosce poco o nulla. E questo il direttore lo sa.


Hanno parlato oggi del tema “Influenza dei social Network sull’elezione del Presidente del Consiglio”

Luca Sofri, Internet Bersani e Marini
Giuseppe Granieri, Chi ha paura di Twitter?
Fabio Chiusi, Twitter, il Colle e i tecnoschiavi

23 commenti a “Tre argomenti contro”

  1. giusy dice:

    La proposta Marini è stata contestata immediatamente anche nelle sezioni del partito, in piazza, e dai parlamentari chiamati a votarlo, quindi l’umore della rete era facilmente verificabile, in questo caso. Ammetto che non sempre accade così.

  2. Domiziano Galia dice:

    Allora stavolta sono morti per davvero?

  3. giusy dice:

    Certo che nemmeno la standing ovation che stamattina aveva accolto la proposta Prodi, fatta da persone in carne ed ossa del gruppo pd, ha poi garantito il risultato. Non possiamo essere sicuri di niente ;)

  4. Marco dice:

    http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1226876/Ferrara–ecco-perche-Bersani-ha-perso.html

    Giuliano Ferrara:
    “Siamo in mano a dei pazzi che twittano, io prendo solo insulti”. Da qui la proposta che infiammerà la Rete: “Chiudiamo facebook e twitter. In Cina lo fanno, perché noi no? Siamo una democrazia, facciamolo”.

  5. eligio de marinis dice:

    Il diavolo è nei dettagli http://machittevole.blogspot.it/2013/04/se-puoi-chiamami-alessandro-crepuscolo.html

  6. teslainterrotto dice:

    La penso come Luca Sofri.

  7. gregor dice:

    Anche io la penso come Sofri, se addirittura la Moretti ha votato contro Marini, qualcosa la rete significherà…

  8. Pier Luigi Tolardo dice:

    Penso che anche senza Rete non poteva andare diversamente: si fanno le Primarie per Bersani e le Parlamentarie per i deputati e senatori, poi Bersani va da Berlusconi e fa decidere praticamente a Berlusconi il candidato del Pd, fosse stato chiunque, non poteva non essere trombato…Succedeva perfino ai tempi della Dc quando un autoritario segretario come Fanfani che pure aveva dalla sua la maggioranza del partito voleva imporre sè stesso o un altro sul Colle…la parola “peones” dice bene cosa significa essere uno che al massimo avrà 2 righe in cronaca sul quotidiano locale ma intanto deve tagliarsi lo stipendio ed essere accusato di tutti i mali del mondo, poi sarà anche un traditore ma è un uomo e una donna , una volta che ha il coltello dalla parte del manico lo usa, magari per farsi male…

  9. teslainterrotto dice:

    Pier Luigi
    La rete ha smosso le persone, e le persone, in carne ed ossa e non bit virtuali, hanno smosso la base che ha smosso il politico più in basso nella struttura gerarchica, e da lì a salire fino al segretario.

    Secondo me Mantellini sbaglia nel momento in cui non applica il rumore della rete ai rapporti interpersonali reali, nonché alla piramide di cui parla. La piramide non ha senso univoco. Una volta ce l’aveva. Dall’alto in basso. Oggi ha un senso bidirezionale perché di persona in persona si arriva alla cima.

    La bi-direzionalità della rete.

    La rete è strumento che permette di fare ciò che prima risultava impossibile: scalare la piramide.

    Non credo nemmeno Mantellini dubiti sul fatto che in questa vicenda un peso, la Rete, lo abbia avuto. Quello su cui si diverge è il quanto. Per Mantellini ha pesato ma non è stata decisiva, per me ed altri ha pesato ed è stata decisiva.

  10. Pier Luigi Tolardo dice:

    Sul no a Marino o a Prodi non penso, davvero, più di tanto abbia pesato la Rete mentre è chiaro che sui Grillo, nato e cresciuto con la Rete, aldilà del peso dell’origine tv, pesa eccome: ha scelto Rodotà, perchè lo ha scelto molto lui più del referendum on line, perchè si è reso conto che con Rodotà metteva davvero in difficoltà il Pd e base democratica e accontentava una grossa parte della sua base che gli stava contestando un eccesso di rigidità e di durezza. Diciamo che Grillo utilizza il web come Berlusconi usava i sondaggi e li usa ancora, un termometro degli umori del Paese, più che uno strumento decisionale e di mobilitazione. Certo, sono d’accordo chesiamo ad un punto di svolta: anche la prossima non lontana campagna elettorale si farà molto di più in Rete e non solo per ragioni di budget.

  11. Carlo M dice:

    massimo sulla questione ti chiedo solo una cosa: secondo te oggi sarebbe possibile aspettare 23 scrutini per eleggere il presidente della repubblica (come avvenne nel 1971)?

  12. vit dice:

    certo che la rete ha pesato. Così come pesano (sebbene sempre meno) certi direttori di giornale.

  13. Twitter non sceglie il Quirinale. La generazione dei neo-eletti e la vigilanza civica | I media-mondo dice:

    […] è tanto la disintermediazione rispetto all’elettore. E qui ha ragione Massimo quando scrive “Siamo sicuri che i politici tengano in conto gli umori del popolo e che lo […]

  14. La prima volta | Web e conoscenza dice:

    […] po’ stanco di affrontare questi temi (già trattati da molti blogger in queste ultime ore) mi trovo costretto a buttare giù un paio di considerazioni […]

  15. pampurio dice:

    Quoto Sofri, aggiungo che le Rete è comoda per i pigri e gli indolenti. Si può fare pressione, millesimale e generatrice di rumore di fondo più che di sintesi concreta, ma moltiplicate i zero virgola per milioni e il rumore di fondo diventa assordante sopratutto per chi è in postazione di ascolto.

  16. Citizenville. Gavin Newsom. Come decidere per la convivenza | Luca De Biase dice:

    […] si veda: Massimo Chiriatti Massimo Mantellini Giuseppe Granieri Giovanni Boccia […]

  17. la politica non si fa via TwitterPionero dice:

    […] po’ stanco di affrontare questi temi (già trattati da molti blogger in queste ultime ore) mi trovo costretto a buttare giù un paio di considerazioni […]

  18. Marini, Rodotà e l'influenza dei social ← Enrico Giammarco dice:

    […] Conta il numero dei tweet? Credo di pensarla come Fabio Chiusi e soprattutto come Massimo Mantellini: la portata di Twitter in Italia non è così mainstream come qualcuno ci vuole far credere, […]

  19. Enrico Giammarco dice:

    Ne ho scritto anche sul mio blog…in linea generale credo che non si possa parlare di influenza, i social sono ancora un megafono di “rimando” verso i media tradizionali…se a questo aggiungi che il primo candidato di solito non passa mai, e che con Rodotà la campagna non ha funzionato…

  20. L’inconscio di Internet e di TW | uma.na.mente dice:

    […] quali quelle di @lucasofri Sofri , @lucadebiase  Biase , @fabiochiusi Chiusi  @mante Mantellini  e sicuramente di tanti altri che  avrò dimenticato o non letto – si succedevano infatti […]

  21. L’inconscio di Internet e di TW | Psiche Online dice:

    […] quali quelle di @lucasofri Sofri , @lucadebiase  Biase , @fabiochiusi Chiusi  @mante Mantellini  e sicuramente di tanti altri che  avrò dimenticato o non letto – si succedevano infatti […]

  22. Twitter: i pensieri marginali che trasformano la sfera pubblica » stilografico dice:

    […] sceglie il Quirinale. La generazione dei neo-eletti e la vigilanza civica. – Massimo Mantellini: Tre argomenti contro. – Fabio Chiusi: Twitter, il Colle e i tecnoschiavi. – Giuseppe Granieri: Chi ha paura di Twitter? […]

  23. … e io mi sento piuttosto bene | CorpoAnima&Frattaglie dice:

    […] blog sono morti, sentenzia dal suo blog Mantellini, a proposito dell’influenza dei social-network sulla politica (in […]