Ma da quando, esattamente, i quotidiani, di destra e di sinistra, hanno iniiziato a fare prime pagine come fossero titoli di post su un blog?

17 commenti a “Linguaggi dalla rete”

  1. paolo dice:

    Li ha inventati il manifesto?!

  2. g dice:

    i settimanali di politica/società fanno le copertine così tipo dagli anni settanta.

  3. savohead dice:

    Paolo m’ha preceduto, sono anni che il manifesto ha dei titoli spettacolari (in termini bloggheschi)

  4. Andrea Contino dice:

    La Gazzetta dello Sport da un po’ di tempo :)

  5. se-po dice:

    I giochi di parole li hanno inventati i blog?

  6. milosh dice:

    mantellini
    è sempre stato così. I blog hanno copiato dal giornalismo. E’ evidente. La differenza sta nel fatto che i giornali lo facevano una volta ogni tanto. I blog sono “costretti” (come ad esempio anche il tuo) a cercare ogni volta il titolo particolare e sensazionale. Il 98% delle volte ovviamente non ci si riesce.

  7. massimo mantellini dice:

    @milosh, non sono d’accordo, fino a qualche tempo fa la prima pagina dei quotidiani era un collage di titoli, capitava molto raramente ed in casi eccezionali il titolo a nove colonne (che oggi per esempio Libero o Il Giornale hanno quasi ogni giorno) e forse Il Manifesto e’ stato uno dei primi esattamente per il numero modesto di notizie che metteva in prima. Quanto ai blog, io personalmente non sono costretto (da chi poi?), semplicemente mi diverto.

  8. Antani dice:

    #storpionimi

  9. milosh dice:

    per “costretto” intendo il fatto che, ovviamente, non è che tu hai nove colonne da riempire, bensì pubblichi, ogni volta, un singolo pensiero il quale va riassunto inevitabilmente in un titolo. In quel senso “costretto”.
    Quello che intendevo dire è che questa “tecnica” non è stata “inventata” dai blog. Il fatto è che i blog sono stati, per forza di cose, costretti a fare ogni volta un titolo d’impatto magari accompagnandolo con una immagine. Questo per come sono strutturati. E’ difficile trovare un blog che abbia strutture a nove colonne o che riporti ogni giorno molte notizie in una home strutturata più come un giornale. Ad esempio “il post” come andrebbe definito? Io lo vedo a metà tra un blog e un giornale on-line.

    In sostanza: i blog hanno diffuso quella determinata tecnica, perché da un lato se lo potevano permettere, e dall’altro, soprattutto agli inizi, era l’unica via. C’è anche da dire che i giornali sono in crisi, internet no. Quindi sono i giornali che devono cercare e trovare nuove forme e modi di interfacciarsi con un’utenza sempre più scarna.

    Che poi i giornali abbiano iniziato a usare questa “tecnica” più di frequente a causa di un’influenza dei blog, questo assolutamente sì.

  10. Fabrizio dice:

    …i titoli dei quotidiani,come post dei blog,sono nati 200 anni fa. Diamo a Cesare quello che è di Cesare.

  11. valentina dice:

    La spregiudicatezza del linguaggio, il titolo provocatorio e a tutta pagina, io me li ricordo anche nei primi fogli politici (genere freepress in buca) della Lega Nord, una ventina d’anni fa. L’impressione era che si rifacessero al Male, ovviamente con altre intenzioni.

  12. diamonds dice:

    oppio di ricino sarebbe stato più indicato,visto il delirio del soggetto(che tra parentesi però è un maestro di calembour coi fiocchi.Perchè tutto può essere)

    http://rukk.stfu.ca/etc/music/Sweet%20-%2018%20-%20The%20Man%20With%20The%20Golden%20Arm%20-%20Sweet%20Originals.mp3

  13. kiuz dice:

    … saranno state le “coltellate” all’informazione degli ultimi tempi?

  14. Simone Stenti dice:

    Sì, ha cominciato il manifesto (minuscolo), da quando è diventato tabloid, a metà degli anni Novanta. Mi risulta, addirittura, che i titoli glieli studiasse ogni giorno uno studio pubblicitario. Meraviglioso il titolo sull’elezione di Ratzinger, di 5 anni fa: “Il pastore tedesco”.

  15. Rosario dice:

    Ragazzi, “Pastore tedesco” quando è stato eletto Ratzinger.

  16. luca dice:

    Ha cominciato la pubblicità, diversi decenni fa, ad usare un linguaggio rapido, in grado di catturare l’attenzione dei più distratti e frettolosi. Di questi meccanismi si sono poi via via appropriati tutti coloro che nell’ambito della comunicazione avevano un ruolo meno vincolato alla forma. A partire dal Borghese per poi arrivare alle riviste dedicate al pettegolezzo, alla cronaca nera, alla musica. Ad esempio, negli anni ’80 il Guerin Sportivo aveva solo titoli di questo tipo.

    Mano a mano che gli spazi di comunicazione si sono allargati (prima la stampa, poi le radio libere, poi la TV commerciale) la pubblicità, la satira e in generale la comunicazione rivolta ai giovani, hanno sperimentato nuovi linguaggi che poi, data la loro efficacia, sono stati adottati in altri ambiti.

    Ovvio che tutto quanto ho detto fin qui ha avuto solo un ruolo marginale nel XX secolo: è stato solo con i blog di Sofri, Neri e Mantellini che ogni sacca di resistenza del linguaggio paludato è stata vinta. Sono i blog che hanno la forza di plasmare il linguaggio in Italia.

  17. david dice:

    Il primo è stato il manifesto, ma a sdoganare del tutto il titolo ad effetto fu Cuore nei primi anni novanta. Mi ricordo che fu durante il regno del settimanale di resistenza umana che anche gli altri giornali iniziarono ad osare con titoli meno accademici. I blog sono arrivati molto dopo.
    Non voglio sminuire l’importanza dei blog, ci mancherebbe, ma stavolta forse non centrano molto.