C’è in questi giorni in rete una interessante discussione sul prezzo degli ebook. Non capita spesso ma siccome sono integralmente d’accordo con questo commento di Antonio Tombolini postato sul blog di Gaspar Torriero lo copio qui di seguito. Fate finta che l’abbia scritto io.
A me pare che le grandi rivoluzioni tecnologiche, in ogni settore, portino con sé una circolazione del contenuto infinitamente più vasta ad un prezzo incomparabilmente più basso in cambio di una certa inevitabile riduzione della qualità intrinseca del prodotto. Provocano cioè vere e proprie distruzioni di valore esistente in cambio della nascita di nuovi mercati. Per questo sono letteralmente “disrupting”.
Stringere la mano a Gaspar e conversarci di persona è qualitativamente incomparabile col doversi accontentare di leggerlo in un blog, ma il blog è un buon deal: costa meno che andarlo a trovare, è più facile, possono farlo in tanti.
Ascoltare un mp3 è un’esperienza di qualità abissalmente inferiore a quella di un CD audio la quale è vertiginosamente inferiore all’ascolto di un concerto dal vivo, il quale non darà mai l’appagamento che dà il suonarsi da soli quel brano alla tastiera. Epperò con l’mp3 posso ascoltare tutta la musica che voglio quando voglio e dove voglio.
Un libro a stampa vale molto meno di un incunabolo che vale meno di una miniatura. Ma il libro a stampa si può duplicare a più basso costo (non servono gli amanuensi) e arriva dappertutto (quasi), e la Bibbia entra tradotta in tutte le case e succede il finimondo ecc…
Insomma, non si fosse capito, da questo punto di vista sono più radicale di Gaspar: DRM o nonDRM, zoppo o no, fatto bene o fatto male, un ebook DEVE necessariamente costare molto meno del libro di carta, o, semplicemente, non avrà ragion d’essere. Dimostrazione: gli “enhanced books” che circolano via App-Store su iPad ecc…, pieni di animazioni, contenuti extra ed effetti speciali, costano molto meno dei normali ebook “plain ePub”. La cosa non può stare in piedi. E inutile prenderci in giro: produrre, promuovere, distribuire un ebook “plain ePub” costa MOLTO meno che produrre un libro di carta, e mi meraviglio che persone che sono dentro l’editoria da sempre possano sostenere il contrario. E non si dica dei diritti d’autore: si pagano a percentuale, sono un costo variabile, e gli autori più smart sanno benissimo che guadagneranno solo se l’ebook avrà un prezzo basso. Se poi nel prezzo dell’ebook vogliamo farci pagare i costi fissi della struttura creata per il cartaceo, la terrificante gestione dei resi del cartaceo, o lo sovraccarichiamo per allontanare il fantasma della cannibalizzazione, beh, allora tutto si può dire.
All’inizio va bene tutto. Ma non a lungo. Il prezzo lo fanno i compratori, non i venditori, soprattutto ai tempi della rete, soprattutto per prodotti digitali replicabili all’infinito a costo zero. E un ebook entro i prossimi due anni costerà 0,90 o 1,90 o 2,90 o 3,90 o, quelli più cari, 4,90. L’editore che non avrà una struttura di costi compatibile con questi prezzi, semplicemente non ne venderà.
E la qualità, Matteo, non serve a spuntare un prezzo più alto, ma a far preferire l’ebook a pagamento a quello “senza prezzo” disponibile in rete perché piratato.
Prezzo basso e qualità alta sono le uniche vere “armi” a disposizione di autori ed editori per fare la differenza rispetto ai file distribuiti illegalmente.
update: Giuseppe Granieri aggiunge altre interessanti considerazioni qui.
Ottobre 24th, 2010 at 08:51
Clap clap.
Talvolta serve ribadire ciò che a molti di noi (ma evidentemente non a tutti) appare lapalissiano.
Ma Tombolini lo ha espresso in modo così chiaro e inappuntabile da farlo sembrar ovvio (almeno spero) anche a chi non è “al dentro”.
Fate finta che l’abbia scritto anche io ;-)
Ottobre 24th, 2010 at 09:34
Totalmente d’accordo. Bravo Antonio, meglio non si poteva dire.
Ottobre 24th, 2010 at 09:43
Scrivo anche qui, come nota, che una cosa è parlare di valore di un prodotto, un’altra è parlare del suo prezzo sul mercato. Capisco sia facile cadere nella tentazione di pensare e considerare che siano coincidenti, ma non è così.
Ottobre 24th, 2010 at 10:11
Il blog è un buon deal e la gente è più smart.
Ottobre 24th, 2010 at 10:54
Tutto giusto e condivisibile, ma lo stesso ragionamento doveva potersi applicare pari pari al passaggio da cd a mp3. Fra l’altro i cd hanno mediamente costi comparabili ai libri.
Eppure: attualmente il nuovo cd di Paolo Conte, in versione appunto “fisica” (cd), costa 20,50 euro, su IBS con lo sconto si arriva a 16,40. La versione mp3 dello stesso album costa 10 euro,sempre su IBS.
Questa prova empirica(ripetibile per la maggior parte dei cd esistenti, e in un mercato ormai stabilizzatosi da diversi anni su queste cifre) mi fa pensare che difficilmente vedremo, almeno per alcuni anni, un prezzo della versione ebook di un bestseller inferiore al 50% del prezzo del cartaceo. Più o meno sarà come gli mp3 (e fiorirà così il mercato illegale).
Ottobre 24th, 2010 at 11:18
Concordo con il post.
Il pregio di Gutenberg e’ stato quello di produrre libri a costi (e, quindi, prezzi) inferiori, la qual cosa ha favorito la diffusione della parola scritta.
E’ naturale che un’innovazione debba portare con se’ qualcosa di “conveniente” (nella piu’ ampia accezione del termine), altrimenti none’ un’innovazione.
Il tentativo (risibile, poco sostenibile, ma naturale) delle case editrici e’ all’inizio quello di mantenere gli stessi prezzi per avere piu’ margine, ma e’ il mercato a decidere. Se la case editrici mantengono alti i prezzi, gioco forza gli autori inizieranno ad autopubblicare, costringendo le case editrici o a scendere a piu’ miti consigli o a fare una brutta fine.
Ottobre 24th, 2010 at 12:35
Senza aver letto prima questa risposta di Tombolini, scrivevo nel mio post che secondo me il tetto massimo cui fissare il prezzo per un ebook dovrebbe essere 5 euro. Forse ci arriveremo, come dice Tombolini, ma certo che, guardando quello che è successo ad Amazon, che aveva fissato un tetto che poi gli editori hanno voluto rivedere ovviamente in rialzo, non saprei quando né come. Già nel blog “baionette letterarie” di parla spesso delle mosse a dir poco non intelligenti dei grandi editori ed evidentemente gli errori passati non insegnano niente.
Matteo Balocco, con la sua distinzione tra valore e prezzo, mi ha fatto venire in mente un bel post su booksquare, che condivido volentieri anche qui: http://booksquare.com/a-question-of-value/
Ottobre 24th, 2010 at 13:05
Non sono d’accordo io invece sul minor valore intrinseco di un ebook rispetto alla carta e potrei criticare anche gli esempi portati come paragone.
Un album non è un’esperienza migliore o peggiore di un live, ma è semplicemente un’esperienza diversa fruita diversamente e pensata per questo scopo. Esistono inoltre tante band e tanti performer che sono stati capaci di incidere album molto apprezzati, grazie anche alle capacità di valorizzare il lavoro dell’artista in fase di registrazione ma che dal vivo non impressionano. Così come anche parlare di persona con un autore o leggerne uno scritto sono due esperienze completamente diverso, perché essendo diversa la struttura logica che porta alla stesura di un libro, rispetto a quella che si crea rispondendo a delle domande, una persona potrebbe meglio essere in grado di relazionarsi con chi riceve le proprie idee contestualizzandole in una determinata forma di comunicazione piuttosto che un’altra, cosa che in sé contribuisce ancora di più a caratterizzare un autore.
La più bassa percezione che si ha dei contenuti digitali dipende esclusivamente dai limiti delle tecnologie utilizzate per la diffusione e dalle interfacce con cui vengono diffuse.
La musica compressa in formati lossy si è resa necessaria unicamente per rendere possibile lo scambio delle tracce tra connessioni lente (gli mp3 risalgono alla metà degli anni 90) e negli anni sono stati sviluppati formati lossy con un rapporto tra bitrate e qualità sempre migliore (aac su tutti), con la musica oltretutto distribuita con bitrate sempre più alti, fino a rendere possibile distinguere un cd da un brano distribuito in un formato lossy solo da orecchi fini e con impianti di altissima qualità che ormai non conosciamo. Per chi proprio non si accontenta ci sono i formati lossless e stanno comparendo brani registrati in dolby surround.
Lo stesso vale per gli ebook. Siamo solo all’inizio, tecnologicamente parlando.
Il problema dell’interfaccia riguarda sia i mezzi con cui fruiamo dei contenuti (pc, smartphone, lettori mp3 ecc.) sia le interfacce dei sistemi operativi da questi contenuti e dal software preposto per la fruizione delle opere.
Ovvio che non si valorizza la musica, ascoltandola dagli altoparlanti dal pc o da gran parte dei player portatili e smarphone (compresa parte della produzione Apple), ma anche negli anni 70 c’era chi l’ascoltava con i mangiadisci e negli anni 80 con le radio a transistor. In giro però c’è anche gente che nel pc monta schede audio da 200 euro per poi collegare il pc ad amplificatori da 1000 e casse da 500 euro la coppia. Cosi come 20 o 30 anni fa avere un’impianto da 2000 euro in sala era il minimo indispensabile per un amante della musica.
L’evoluzione informatica che si sposta verso tablet e smartphone, man mano che le tecnologie applicate a questi dispositivi (soprattutto ai display) e interfacce sempre più evolute nella direzione di una diversa, evoluta e più “concreta” percezione delle opere acquistate (e ho scritto “acquistate” non a caso).
Apple per prima ha capito questo e per prima si è data da fare per dare una dignità digitale alle opere vendute nel suo store sia fornendo le cover degli album sia costruendo un’interfaccia del proprio player che permette sia di gestire una gran quantità di musica, ma che cerca anche di valorizzare il singolo album con strumenti come il coverflow, e l’iPad, per quanto un oggetto mal concepito sotto tanti punti di vista e per quanto tecnologicamente acerbo rispetto a quanto si prefigge, dimostra di essere una delle poche aziende ad aver compreso l’importanza di dare una nuova dignità alle opere distribuite in digitale passando attraverso nuove forme di fruizione, date da nuove tipologie di dispositivi con nuove interfacce che partono da una filosofia anch’essa nuova.
Se l’evoluzione della fruizione porterà ad una rinnovata dignità ai contenuti, a livelli che nella loro versione digitalizzata non hanno mai conosciuto, non è però tutto oro quello che luccica.
Intellettuali ed artisti dovrebbero essere ben consci di quanto sta accadendo, per prendere parte attivamente alla creazione di questa nuova realtà di distribuzione, invece di limitarsi ai soliti “si stava meglio quando si stava peggio”, perché o saranno parte attiva di questo cambiamento o ne saranno semplicemente schiavi.
Ottobre 24th, 2010 at 13:19
Mi sono sempre chiesto per quale motivo si dovrebbe spendere meno se si può avere qualcosa gratis; capirei piuttosto spendere di più per un prodotto di lusso. Spendere 100 euro per un libro – magari stampato e rilegato a mano – ha un senso mentre non ce l’ha spenderne 10 per una cosa evanescente e molliccia.
Del resto, oggi in Italia (paese non proprio pieno di lettori forti) si pubblicano in media 163 nuovi libri al giorno e mi chiedo quale sarà l’effetto di un mondo con migliaia di nuovi titoli disponibili a prezzi ridicoli.
Mi immagino, un giorno, a vendere direttamente al pubblico libri rilegati in cuoio a prezzi esorbitanti con lo slogan ‘perchè voi potere permettervelo’…
Ottobre 24th, 2010 at 16:08
D’accordo con AT, sottoscrivo tutto.
E mi chiedo: quello che è successo in meno di 10 anni al mercato della musica con gli mp3, non ha insegnato nulla a chi pubblica i famosi “contenuti” ? .
Ottobre 24th, 2010 at 18:26
è l’analisi più lucida che io abbia letto finora sull’argomento. E la più sensata. E la più saggia (e via complimentando)
Ottobre 24th, 2010 at 18:42
Sul fatto di spendere in realtà l’importante è il bene di cui si gode, un libro tascabile stampato su carta economica è più faticoso e più scomodo da leggere di un ebook, su un ebookreader decente, se a questo punto costa anche la metà, le persone come me che leggono 1-2 libri al mese ( approfittando delle biblioteche ) ammortizano il costo dell’ebook reader in 6 mesi e quando si va in vacanza invece di pirtarsi dietro qualche chilo di libri si portano il lettore.
Considerando che il 90% dei libri che ho comperato una volta finiti di leggere sono rimasti per sempre ad ammuffire in libreria e tutti i discorsi feticisti sull’oggetto “libro” mi sembrano masturbazioni mentali penso che valga molto di più la pena di pagare 5 euro un ebook che 10 euro un tascabile .
L’idea che i libri possano costare meno non mi spaventa affatto, chi vorrà potra sempre svenarsi per comperare preziosi libri a stampa, le persone a cui interessa il contenuto e non il contenitore potrebbero anche essere più sodisfatti.
Ottobre 24th, 2010 at 18:51
Quoto.
Ottobre 24th, 2010 at 19:21
Le persone cui interessa il contenuto e non il contenitore mentono.
Il contenitore modifica radicalmente il contenuto: questa semplice verità, che un tempo sembrava acquisita, s’è persa nei meandri della Rete e delle speranze apocalittiche che vi sono addensate, in particolare quella di fare una rivoluzione da casa senza correre il minimo pericolo. Si sa, la Rete semplifica, e gente adulta ti dice in faccia, senza la benchè minima ironia, che le tecnologie sono neutrali e dipende tutto dall’uso che se ne fa. Un po’ come dire che andare da Roma a Parigi a piedi, a cavallo, in carrozza, in bicicletta, in moto, in auto, in treno, in aereo è proprio ESATTAMENTE la stessa cosa. Curiosamente, le speranze messianiche e la svalutazione della tecnologia sono espresse dalle stesse persone, a seconda della direzione in cui si evolve la chiacchiera: se fra compagni di partita, la prima; se fra dubbiosi, la seconda. Infatti non si tratta che di talking points.
Ci sarebbe qualcosa da dire sui discorsi feticisti sull’oggetto ‘e-book’ che a me sembrano masturbazioni mentali di gente convinta che valga la pena di spendere qualche centinaio di euro per godere dell’inebriante sensazione di possedere un nuovo gadget prima degli altri, fosse pure di qualche ora, giorno o mese…
Davvero, il povero McLuhan (per non parlare di Innis, di Ong, di Debray, di un mucchio d’altri) sembra aver scritto e pensato invano. In un mondo già gonfio di libri si fa finta di credere che l’e-book ‘democratizzera’ la lettura e aprirà un mondo chiuso alle masse assetate di cultura, anzi di contenuto – basta, ha ragione Houellebecq, l’Occidente è fottuto…
Ottobre 24th, 2010 at 19:32
Visto che vi voglio bene posto qui alcune caratteristiche che rendono unico il libro (anzi il codex) e che non sono secondarie rispetto ad un platonico contenuto:
Navigation: This is the attribute of haptic communication in which the manipulation of the mechanical format conveys additional meaning without distracting comprehension of content. Primate dexterity and a deeply embedded capacity for hands to prompt the mind are fully optimized by the codex mechanism.
Legibility: There is nothing more illegible than a black screen. Network loading and interruption, application, device and platform incompatibilities, battery drain and power requirements impair screen legibility. Browser default line length and justification distortions reach extremes of illegibility. The printed page is immediately legible.
Persistence: Print is passively persistent and provides both storage and display functions for a single, one-time cost Screen persistence is not assured due to content decay and mutability, provider interventions or demise and multiple media, software and hardware obsolescence’s. Fail-safe eye legibility is an exclusive print attribute.
Authentication: Print is self-authenticating with a capacity to sustain continued forensic and bibliographic investigation. The overt nature of print content assures a positive or negative result for queries. Print content and its material presence is inherently immutable.
Constraint: The constraints of print are attributes. The material constraint eases economies of authorship and production, and packages research and creative investment. Constraints of book design, typography, papermaking, printing and binding assure direct delivery to readers. Assured re-reading across time and cultures provide research validity and organization.
da: http://futureofthebook.com/
Ottobre 24th, 2010 at 19:34
Certo è un peccato che Gary Frost non sia il miglior scrittore in circolazione…
Ottobre 24th, 2010 at 19:54
Premesso che sinceramente io non trovo nessuna differenza significativa nel leggere los tesso libro su carta o su Ebook salvo il fatto che nel caso dell’ebook posso ridimensionare i caratteri per cui è MOLTO più comodo di un tascabile,. ma proprio l’esempio della carrozza e dell’automobile sono applicabili all’ebook, tutte le volte che si dice”una nuova tecnologia POTREBBE avere coseguenze positive” saltano fuori le paranoie LUDDISTE di Sasha, nessuno pensa che le nuove tecnologie siano neutrali sulla produzione di cosidetti “beni culturali” ma se con un lettore di Ebook io posso leggermi in vacanza o durante le pause lavorative già ora un buon numero di libri ( e lo faccio ) non lo faccio per feticismo, lo faccio perchè come nel caso del passaggio dalle carrozze all’automobile posso utilzzare uno strumento più comodo e alla fine meno costoso, lo faccio perchè mi piace leggere e non considera minimamente l’ opinione di filosofi e sociologi postmoderni già ampiamente ammuffiti.
La mia impressione è che Sasha abbia un persOnale interesse economico nel mondo della comunicazione, che ovviamente difende, il mio interesse economico lo spiego con una semplice moltiplicazione, il lettore Ebook costava 200 euro, in siti come LiberLiber si trovano classici in buone traduzioni GRATIS; ne ho già letti almeno 50 con un costo quindi di 4 euro l’uno e ce ne sono altre centinaia che ho intenzione di leggere, nel frattempo quindi la spesa è già ammortizata ampiamente.
Non pretendo che gli ebook siano rivoluzionari e democratici, non me ne frega niente, e se dovessero esserci più produttori di ebook a prezzi proporzionati ai costi e al valore del contenuto per me non sarebbe un problema, il fatto che questo possa ridurre i profitti degli editori tradizionali e costringere qualcuno ad alzare le chiappe per cercarsi un altro lavoro come è successo a moltissime persone nel mondo negli ultimi 30 anni in svariati campi non sarebbe assolutamente niente di drammatico.
Ma anche se l’ebook dovesser rivelarsi un totale fallimento non me ne farei un dramma, a ME è stato utile e non per l’inebriante sensazione, ma per gretto utilitarismo.
Credere che il destino dell’occidente dipenda dal falimento di qualche editore o qualche casa discografica mi sembra pura megalomania.
Ottobre 24th, 2010 at 20:00
Scusate la battuta ovvia banale e scontata, ma non resisto: @mante, dov’è che ho sbagliato? ;)
Ottobre 24th, 2010 at 23:31
Pietro ti sbagli. Secondo te andare a Parigi in carrozza o in aereo è la stessa cosa? No, per niente. Infatti quelli che vedo andare in aereo sono degli esaltati della tecnologia, lo fanno solo per appoggiare il piedino sulla scaletta e urlare: “Eccomi sono arrivato prima di quegli sfigati a cavallo!”.
Come dice Sascha Internet serve solo per vedere gli orari dei treni. L’ebook reader non viene comprato per risparmiare o per la comodità che offre. Viene preso per dire: “Io ce l’ho e tu no! Marameo”(gesto della mano).
Come ha fatto notare in passato Sasha la rete non ha portato nessun cambiamento. Dov’è il rinascimento? Dov’è la rivoluzione che doveva portare la rete? Io non la vedo, eppure ne parlano ovunque, nei forum, nei blog, su facebook, su twitter. Tutti a dire: “Mi sono abbonato a Internet perché adesso arriva il Rinascimento, non so a che ora, ho guardato l’orario dei treni, ma non ne parla”.
Ottobre 25th, 2010 at 00:25
D’accordo anche io più o meno su tutto, anche se nel caso degli Mp3 puntualizzerei sul fatto che la vera rivoluzione, che a tanti artisti non è che sia nemmeno poi tanto piaciuta, sono gli acquisti di mp3 “a la carte” che distruggono di fatto il concetto di album. Se si confronta il libro con una canzone, allora si può fare un paragone, ma se lo si confronta con un album (e sarebbe a mio parere il confronto più giusto) non è che il divario di prezzo fra CD o album acquistato su iTunes sia così eccessivo.
In ogni caso ai fini del discorso di Antonio, questo non cambia molto le conclusioni.
Ottobre 25th, 2010 at 05:31
Ho capito: avete un interesse economico nella sostituzione dei libri di carta con gli ebook. Del resto la pratica per cui i dipendenti di aziende del settore sono ‘invitati’ a difendere, come ‘persone normali’, gli interessi dell’azienda online è ampiamente nota e documentata. Tutti difendono la propria posizione – non solo i sociologi ammuffiti.
Quanto al Nuovo Miracolo Mondiale di cui parla Marco e che secondo me non c’è, beh, contenti voi: finchè avete il vostro piacerino per il giorno e il vostro piacerino per la notte gratis, sempre stando attenti alla salute, tutto il resto va bene, no? (quest’ultima è una citazione).
Ottobre 25th, 2010 at 07:24
Mah, io l’accanimento di qualcuno contro l’ebook e l’ebook reader lo trovo semplicemente ridicolo, vedendo che questo accanimento viene praticato mediante strumenti tecnologici avanzati come un computer, internet, un blog.
Sicuramente la diffusione di un nuovo strumento di lettura cambierà e stravolgerà il concetto e la forma del libro, così come avvenuto col passaggio alla stampa a caratteri mobili. Ci saranno più libri, in circolazione, più autori, e i libri potranno avere anche caratteristiche molto diverse da quelle attuali. La stragrande parte delle case editrici moriranno: in Italia ce ne sono, attualmente, circa 4000, in un mercato editoriale asfittico dove il 90% di queste case editrici vivacchia in perdita o semplicemente vendendo(con lucro) agli autori stessi le copie che produce(editori “a pagamento”, praticamente una sorta di tipografie imbellettate). Moriranno la maggior parte delle librerie, o almeno morirà la forma-libreria come tale: quelle più grandi continueranno la loro trasformazione in superstore multimediali, sempre più collegate a un punto vendita on-line della stessa catena. Le librerie indipendenti, che già adesso sono tutte agonizzanti, moriranno tutte.
Eppure probabilmente neppure i grossi gruppi ne trarranno grandi benefici economici, perchè tendenzialmente gli ebook, come gli mp3, ridurranno drasticamente i profitti di chi punta a detenerne i diritti imponendo alti margini e DRM costrittivi.
Il beneficio alla fine sarà solo per tre figure: gli autori(quelli che si sapranno muovere e sapranno far circolare i loro contenuti e sviluppare sè stessi come brand), i distributori(solo quelli grossi), e i lettori (che avranno semplicemente più roba da leggere, a meno prezzo, su un supporto più flessibile e pratico rispetto al libro che è SEMPRE scomodissimo).
C’è davvero bisogno, di fronte a tutto questo, di coltivare questo atteggiamento reazionario, di chiusura, di rimpianto per i bei tempi che furono e per le pagine ingiallite delle nostre ammuffite librerie?
Ottobre 25th, 2010 at 09:26
[…] […]
Ottobre 25th, 2010 at 09:55
Ho l’impressione che molti siano occupati a sognare scenari utopici, sospirando i mantra “disintermediazione” e “teoria dei 1000 fan”, camminando a piedi nudi tra bastoncini di incenso e con Kitaro in sottofondo.
Quando si ripigliano però sarà meglio che indossino un paio di robusti scarponi, perché da lì in avanti è tutto marketing. Appuntito e tagliente.
Ottobre 25th, 2010 at 11:25
Io dopo 30 anni di feticismo della carta stampata mi sono oramai convertito al digitale, con l’iPad che comunque come ebook reader presenta alcuni (discutibili) limiti. Mia moglie tiene duro con i suoi tomi da 5 kg e la lucina da lettura, ma non so per quanto ancora.
E poi, la possibilità di poter partire per le vacanze o per un viaggio con qualche metro cubo di carta in meno è davvero impagabile….
Ottobre 25th, 2010 at 23:12
Beh, ho appena scaricato l’App per ipod e ipad fatta da Fandango del libro di Veronesi Caos Calmo. Più che un semplice ebook una vera applicazione innovativa, multimediale. C’è il libro corredato da clip video di una durata complessiva quasi a metà del film con Moretti. Ed una sezione con contenuti in anteprima del nuovo romanzo.
Il tutto al prezzo di 3,99 Euro. Beh… scelte del genere andrebbero decisamente apprezzate. Una volta tanto qualcuno dalla parte dei consumatori con un prodotto di splendida fattura e qualità.
Ottobre 26th, 2010 at 04:22
A proposito del prezzo, quano Antonio dice :”un ebook entro i prossimi due anni costerà 0,90 o 1,90 o 2,90 o 3,90 o, quelli più cari, 4,90″, penso sia un punto fondamentale per il succeso e la diffusione non solo dell’ebook, ma della lettura in generale.
con i prezzi prospettati si proporrebbero dei libri ad un prezzo che viene percepito dall’acquirente come risibile, invogliando l’acquisto di testi che altrimenti avrebbe ignorato. L’idea di spendere pochi centesimi per libro mi invoglia ad acquistarne diversi a cuor leggero, così come già mi accade per le applicazione dell’iPhone. Se mi piacciono, allora ho fatto un affare, se sono dei bidoni… vabbé, erano pochi spiccioli!
Molti perdono tempo a discutere se l’ebook valga più o meno del cartaceo, se sia un vero libro o spazzatura inconsistente, e perdono di vista il vero obiettivo: sfruttare un mezzo che consente di raggiungere molti più lettori in molto meno tempo e in maniera più economica.
Ottobre 26th, 2010 at 04:43
Sascha dice:
“Le persone cui interessa il contenuto e non il contenitore mentono.”
Conosco molte persone che hanno le venerazione del contenitore libro. Io sono una di quelle… Per hobby mi diletto a rilegare ed a restaurare libri antichi e mi piace girare per librerie antiquarie e fondi antichi delle biblioteche.
Se devo leggere però preferisco farlo sul mio Cybook perché posso adattare la grandezza del carattere alla stanchezza della mia vista, perché ho sempre dietro con me una buona scorta di libri e posso così sfruttare ogni “buco” della giornata per leggere un capitolo o due. Inoltre non perdo il segno quando alla sera mi addormento, non mi stanco più dita e polso per reggere il libro, non devo più pagare sovrapprezzi quando salgo in aereo per andare in vacanza, non leggo più in trasparenza la pagina dietro a causa della carta sempre più scadente usata dagli editori anche nelle prime edizioni (male) rilegate dei libri.
Un punto fondamentale è la qualità di lettura… Un libro, così come un ebook, può essere fatto bene o male. Un libro/ebook è fatto bene quando la lettura è piacevole e non stancante anche se leggiamo ininterrottamente per ore. Questo si ottiene utilizzando un buon font, una corretta impaginazione e tutta l’esperienza dell’editoria classica. Su carta un libro fatto bene è ovviamente più costoso, per via dei materiali più pregiati da impiegare. In ebook, a parte lo sviluppo iniziale di un buon CSS, realizzare un buon lbro non ha costi aggiuntivi…
Luke
Ottobre 26th, 2010 at 08:54
“ce stanno a provà” pure gli editori delle riviste, settore nel quale personalmente intravedo potenzialità ancora più interessanti.
Quattroruote per iPad costa la miseria di un 20% in meno della versione cartacea. “ma mettiamo contenuti multimediali”, ti dicono.
Ottobre 26th, 2010 at 09:01
Mi piacerebbe che chi parla di e-reader avesse un e-reader a casa e abbia letto almeno un e-book (i-phone e i-pad secondo me non contano). Un e-reader sta ad un i-phone (o peggio ad uno schermo del pc) come un libro sta agli e-reader: sono esperienze completamente differenti.
Nel post di Sascha si cita http://futureofthebook.com/ che dice
un libro e’ meglio per alcune caratteristiche come:
Legibility: There is nothing more illegible than a black screen[…]
Un ereader non ha un black screen (e non ha nemmeno tutta le cose elencate dopo come interruzioni di rete, incompatibilita’ tra formati, problemi di batteria, “Distorsioni nella lunghezza delle linee o giustificazioni di default che raggiungono gli estremi della illegibilita’!!!!!!!!!”
Persistence: Print is passively persistent[…]
Altra cavolata, gli e-ereader usano l’e-ink che e’ quasi come l’inchiostro sulla carta (il gap si sta chiudendo velocemente, tra poso saranno identici) e il fail-safe eye e’ assicurato tanto se non meglio dei libri (posso sempre aumentare la grandezza dei font)…
Authentication: Print is self-authenticating […] Vero ,limitatamente al fatto che costa troppo stampare un libro ma non vero in assoluto (anni addietro durante il boom del fumetto di Dylan Dog giravano degli albi tarocchi stampati in cina che tutto erano meno che autentici)
Insomma perche’ parla chi non ha avuto almeno un esperienza con gli e-reader???
Parliamo poi dei contenuti e del contenitore. Torniamo alla similitudine con gli arei e le carrozze: Se lo scopo e’ “ANDARE” da Roma a Parigi preferisco 1000 volte l’areo: ci metto un secolo di meno, sono certo di arrivare (secondo me e’ sempre stato piu’ rischioso viaggiare in carrozza), e’ piu’ comodo, costa meno (pagare un vetturino da Roma a Parigi penso costi parecchio) e per certi versi mi permette di godere di una vista particolare (questa e’ un po’ tirata e la possiamo togliere).
Se lo scopo invece e’ “VIAGGIARE” da Roma a Parigi per poter incontrare le culture le persone e le citta’ che ci sono in mezzo allora la carrozza vince 1000 a 1….
Personalmente credo che leggere un libro sia piu’ un ANDARE che non un visitare… l’esperienza del visitare la paragonerei ad un libro di illustrazioni o ad un manoscritto dove il contenitore ha un senso (gli ererader sono tutti ancora in B/N e quindi non sono il massimo per vedere le fotografie)…
Novembre 12th, 2010 at 11:31
[…] questo post di Massimo Mantellini, che riprende un commento di Tombolini stesso a un articolo sul perché gli […]