Contrappunti su Punto Informatico di domani.
Uso da qualche tempo con soddisfazione Kindle, il lettore di ebook di Amazon. In questo breve periodo mi sono fatto l’idea che Kindle sia la preistoria di qualcosa che ancora in buona parte ci sfugge, che abbia lo stesso valore originario che hanno avuto nella vita di molte persone, piccoli computer casalinghi come il Vic 20 della Commodore. Macchine che i più giovani di voi non avranno mai sentito nominare, pezzi di plastica e chip con molti limiti e una grandissima prerogativa: quella di essere capaci di aprire le porte ad un mondo nuovo.
Ma non è del futuro degli ebook che volevo dirvi oggi. Non è il momento adatto per parlarne. Troppe cose stanno accadendo in questi giorni dopo quasi un decennio dalla loro timida comparsa (pensate che ho ritrovato negli archivi di Punto Informatico una mia inchiesta sugli ebook che risale al 2000); il moltiplicarsi del numero dei lettori di libri elettronici con nuove caratteristiche (al recente CES di Las Vegas ne sono stati presentati moltissimi) e le attese per il tablet di Apple che dovrebbe essere presentato a fine mese, sembrano destinati ad imprimere al mondo degli ebook una auspicata e salutare accelerazione.
Nel frattempo ci sono, mi pare, da sottolineare un paio di cose che Kindle può fare per Internet e un paio di cose che la rete potrebbe invece fare per Kindle. Kindle, come è noto, è un ambiente sostanzialmente a sé stante. Un terminale che si collega in maniera preferenziale con lo Store di Amazon attraverso il quale è possibile acquistare libri, abbonamenti a quotidiani e magazine, leggere alcuni blog (solo in Usa per ora), consultare Wikipedia. Insieme a questo Kindle è anche una interfaccia di lettura, le cui potenzialità sono state molto aumentate ultimamente,consentendo l’importazione di file in formato PDF. Un presidio privato di chi lo ha acquistato, che rende la lettura dei libri comoda ed affascinante e che consente di portare a spasso dentro poche centinaia di grammi le stesse parole che fino a ieri avrebbero riempito gli scaffali di una libreria.
I detrattori di Kindle vi diranno immediatamente che Kindle è un sistema blindato e proprietario, l’esatto opposto della Internet della condivisione e degli standard, e questo è certamente vero. I formati dei suoi libri non sono (teoricamente) esportabili, lo sharing fra i device è azzerato, esiste perfino un odioso controllo a valle sui nostri libri acquistati che Amazon potrebbe esercitare. Lo ha fatto qualche mese fa, cancellando d’autorità dai Kindle della propria clientela libri che gli utenti avevano regolarmente acquistato nello Store: l’ironia della sorte ha voluto che si trattasse proprio di una versione di 1984 di Orwell. Ha fatto seguito una lamentosa e contrita missiva di Jeff Bezos in persona che si scusava per il problema. Un po’ come se il nostro libraio di fiducia bussasse a casa nostra, frugasse nella nostra biblioteca e facesse a pezzi un libro che avevamo acquistato, restituendoci i soldi con molte scuse.
Nonostante tutto questo Kindle è anche il primo esempio di device che usa Internet (ok una parte piccola e delimitata di Internet) ignorando i confini fisici delle nazioni. Avete mai pensato alla assurdità intrinseca delle nostre modalità di accesso alla rete? Dalla scrivania di casa nostra abbiamo accesso al mondo intero ma appena varchiamo un confine o saliamo su un aereo, dotati di terminali piccoli, capaci di restituirci con buona approssimazione le usuali esperienze di rete, le nostre prerogative di “esseri collegati” decadono immediatamente, per affogare in condizioni capestro, estensioni contrattuali impossibili da ricevere, cambi di sim, disperate ricerche di un hotspot wi-fi. Internet è oggi una enorme finestra sul mondo a patto che non ci si sposti troppo. O per nulla.
Da questo punto di vista Kindle è una vera e propria prova di futura normalità. Basta accenderlo, per essere online ovunque ci si trovi (o quasi). La tecnologia resta dietro, invisibile, non ci sono settaggi da fare, prefissi da considerare, hotspot da rintracciare. Lo accendi e sei pronto, che tu sia a Milano a Londra o a Singapore. Prove tecniche di una futura normalità.
E’ evidente che questo sforzo di invisibilità della tecnologia è tanto apprezzabile quanto collegato al modello di business di Kindle eppure questo non significa che una simile attenzione non possa domani essere considerata anche dentro differenti modelli economici. Al grido di una sola rete, un solo collegamento.
Gennaio 10th, 2010 at 17:41
Massimo, io proprio non ti capisco. Ma come fai, con tutto quello di cui sei consapevole, a difendere Kindle? O, meglio, quella cultura voluta da Amazon?
Mi riaccordo a quello che dicevo a piove qualche giorno fa circa i prodotti migliorabili di Apple. Io ho il terrore che Kindle diventi un altro must have come iPhone e che noi perdiamo di vista valori ben più importanti.
Abbi pazienza, eh. Non sono incavolato :-)
Gennaio 10th, 2010 at 18:10
però ha ragione sig Mantellini! l’altro giorno avevo in mano per Befana il Kindle di un mio cugino e non mi capacitavo di come facesse ad essere connesso e scaricare in continuazione. Poi mi sono ricordato dell’accordo che Amazon ha fatto con i provider europei (con molti a lora insaputa) per fare una cosa del genere. Più rivoluzionario e pratico di 1000 wi fi e wi max e funzionava davvero alla grande.
Direi che però è davvero una delle poche cose davvero “ganze” di kindle…
Gennaio 10th, 2010 at 18:48
sì, sono d’accordo con daniele. con tutto il rispetto per l’analisi di massimo, la vicenda di amazon che si infila nel MIO device e cancella dei file mi sembra sufficiente a farmi dire che questa cosa, per me, nasce morta. certo, ha due-tre utility interessanti. le stesse che stanno nell’eeePC col quale sto scrivendo, dotato di un SO che si fa i fatti suoi – e non i miei. my 2 cents ovvio. ah, possiedo pure un ebook reader, pure lui rispettoso. non e’ difficile.
Gennaio 10th, 2010 at 20:02
Basta leggersi le specifiche dell’oggetto per capire che la cosa migliore da fare è starne alla larga.
La versione 2, che tu sia a Milano a Londra o a Singapore, non appena esauriscono le batterie te la sbatti e la rimandi in fabbrica.
Per non parlare delle limitazioni sul browser della versione internazionale ed altre piccole amenità sui formati supportati.
Gennaio 10th, 2010 at 21:49
concordo con il concetto di preistoria, con daniele, l1 e frap. tutto ciò che si fa con kindle lo si può fare con un portatile, un tablet, un iphone… solo che con questi posso fare mille altre cose. forse la sola differenza sostanziale è l’uso di uno schermo differente, non retroilluminato, però per ora solo in b&n. mi sembra un po’ poco per giustificare l’acquisto. se vado in giro per il mondo con un kindle non ho di fatto accesso ad internet, alla posta elettronica, a tutti gli aspetti multimediali della rete, cosa che invece ho con un semplice telefono di ultima generazione. per non parlare se ho un portatile. non ha caso amazon ha esteso la possibilità di leggere gli ebook all’iphone. nel momento in cui la mobilità si basa su strumenti che possono fare tutto, mi sembra riduttivo portarsi appresso un kindle: allora mi devo portare anche una macchina fotografica, una telecamera, un lettore di mp3, una radiolina, una tv portatile, una macchina da scrivere, il mio archivio….
Gennaio 10th, 2010 at 23:01
Scusami, ste, ma come puoi leggere su un e-ink non lo puoi fare con nessun altro dispositivo. Leggere e molto bene, tutt qui.
Se non lo capisci, vai dall’oculista ;-)
Gennaio 10th, 2010 at 23:23
invece a me ‘sta cosa della connessione sempre e comunque pare una cosa talmente rivoluzionaria che finirà per far ricordare Kindle ai posteri
Gennaio 10th, 2010 at 23:26
inutile dire che i lettori di libri digitali sono frutto di malsane pontificazioni della rete, come tanti altri sottoprodotti di cui il mondo è pieno (dall’open source for life alle creme da viso) . ci si limita a parlare bene di schifezze che fanno male quel poco che dovrebbero fare e poi le si pontifica, perché è figo (e mai espressione è stata più profanata..forse sport nelle automobili). come si dice, più che giustamente, se ho già tutto in mano (un telefono che naviga, chiama, fotografa, suona, scrive, legge, racconta, rompe e vibra), un computer (di qualsiasi natura e qui ci perdiamo con gli usi che se ne possono fare) ed una connessione ad internet (concordo col fatto che la limitazione di internet sono i viaggi con le loro regole ed imposizioni fisiche, di stato, di regione, di spazio reale), ma cosa me ne faccio di uno strumento di questo genere oltre a quello che già ho? la vera rivoluzione copernicana della stampa, sarà cambiare le metodologie di stampa e distribuzione, che oggi come cento anni fa, sono ancora le stesse. azienda->rotativa->stampa in tempi allucinanti e con qualità a dir poco discutibili->distribuzione a medio/lungo raggio con corriere dedicato->recupero dell’invenduto (poco, il resto viene ficcato nel riciclo della carta comune se ti dice bene e non viene buttato sui binari del metrò). e parliamo solo dei giornali..
Gennaio 11th, 2010 at 05:47
[…] attraverso la partecipazione della distribuzione, si immaginano, si progettano, nuovi prodotti e nuovi scenari senza menzione o considerazione alcuna del ruolo dei punti vendita, perpetuando il […]
Gennaio 11th, 2010 at 09:38
A breve ne vedremo delle belle, quanto alla lettura di ebook. Ma Kindle è ancora preistoria, una sorta di beta(molto beta) rispetto a quello che ci aspetta.
Il problema principale è che fa pochissimo, ma veramente poco, a un prezzo troppo alto.