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Set

Massimo mi chiede un parere sui manifesti pubblicitari della mostra milanese di Hopper di cui ha scritto Luca su Wittgenstein. Personalmente li trovo veramente molto brutti. Se partiamo dal presupposto che essi vogliano dare un messaggio antielitario, estendendo l’idea che l’artista in questione sia “proprio per tutti”, forse non è ozioso chiedersi:
“Siamo sicuri che tutti sappiano chi è Edward Hopper e lo identifichino immediatamente?”.

Il cartellone, sfuggendo alle dinamiche delle solite, magari retoriche, presentazioni, non concede aiuti, eccezion fatta per la riproduzione del quadro che i più-che-sorridenti protagonisti tengono in mano (che si sarà poi da ridere?). Non si ha idea di chi si stia parlando, si capisce solo che si tratta di un pittore. Il manifesto che tanto assomiglia, come ben sottolinea Luca, ad un qualsiasi altro messaggio pubblicitario (anche un po’ scialbo per la verità), veicola l’informazione, tutta da verificare, che Hopper sia un artista così banalmente noto da risultare il preferito di tanta gente comune. Sarà… (consideriamo che anche nei licei in cui si studia storia dell’arte, spesso non si va oltre gli impressionisti).
Ma poi, perché dover togliere ad ogni costo quell’aura di cultura, magari un po’ snob che spesso circonda una mostra, per dare un messaggio falsamente democratico dell’arte? Essa è sì per tutti ma, per goderne appieno, è necessario dedicarle tempo ed impegno. Perché non dichiararlo? Altrimenti altro non si fa che sancire quel modello di superficiale “fruitore” (orrendo termine, però in questo caso calzante) che quasi corre da una stanza all’altra del Louvre (perché già che è lì ed ha pagato il biglietto lo deve visitare tutto, fino allo stremo) e non ha il tempo di emozionarsi davanti ad un’opera (per emozionarsi non è necessario essere dei conoscitori, spesso basta osservare con calma e con la voglia di vedere). Al massimo può fermarsi davanti alla Gioconda per fotografarla ed ammettere con una punta di delusione che dalle riproduzioni se la sarebbe immaginata più grande. Oppure di chi per essere andato a vedere un paio di mostre di arte già si sente un esperto. È snobismo avere in odio la superficialità con cui affrontiamo sempre tutto?
[Alessandra]
Settembre 14th, 2009 at 22:34
Suvvia, andare a una mostra non è come andare a una messa cantata. Ci si può andare, come il sottoscritto e rimanere un semianalfabeta in fatto d’arte. Ovvio che gli esperti hanno un altro approccio e hanno il diritto di approfondire, però da qui a schifare la massa ce ne corre. Se qualcuno, anche involontariamente e superficialmente scopre Hopper di sicuro male non gli fa.
Settembre 14th, 2009 at 22:39
ps: e comunque per me easy rider resta un mito :)
Settembre 14th, 2009 at 22:58
No, non è snobismo. E’ profondità, merce rara di questi tempi
Settembre 15th, 2009 at 00:07
Voto per lo snobismo.
Settembre 15th, 2009 at 00:09
(nel senso che ‘sì’ è la risposta alla domanda del post: aver in odio – addirittura – la superficialità eccetera)
Settembre 15th, 2009 at 00:42
per me, a prescindere da tutto, il problema di quei manifesti e quello che li fa subito saltare agli occhi, e ci fa interrogare sul loro senso, è la loro bruttezza invereconda
Settembre 15th, 2009 at 01:00
Sembra la pubblicità di un’agenzia immobiliare.
Settembre 15th, 2009 at 04:17
Snobismo
Settembre 15th, 2009 at 04:38
No, non sempre è snobismo, ma in questo caso sì, lo è.
Settembre 15th, 2009 at 04:53
Grande Alessandra! Un bacio
Settembre 15th, 2009 at 05:03
La bruttezza dei manifesti è indiscutibile, la riuscita del loro intento resta formidabile.
Settembre 15th, 2009 at 06:24
tutto quel che volete, ma pure io dal titolo ho pensato che il tizio di easy rider fosse pure pittore. ‘mazza che ignorantone sono.
Settembre 15th, 2009 at 07:58
E’ la Democratizzazione della Cultura, baby quell’orribile fenomeno che spinge masse di incolti, lettori di due libri all’anno, a mettersi in fila per il Cenacolo, tra una sgambata in palestra e una lampada Uva, per poi poterlo raccontare a voce alta e fastidiosa al telefonino, in treno, o in attesa per l’aperitivo. Perché la Cultura fa fico quanto lo spinning o la vacanza a Sharm. Perché nobilita, perché è un mezzo di facile promozione sociale. La megamostra artistica, il megafestival letterario mantovano dove si fanno file di due ore per sentire l’immancabile scrittrice afghana, irakena, curda pubblicata da Neri Pozza con le copertine grigie che fanno tanto understatment di lotta culturale, civile e raffinata.
Settembre 15th, 2009 at 08:04
Brutto è brutto.
Ma tutta questa acredine deriva dal fatto che adesso tutti – pure io – sanno chi è sto benedetto hopper e quindi non è più argomento elitario. Adesso bisogna nominare che ne so, un Fukuyskayka, azzecando pure la pronuncia, eh – ché Hopper ormai è bruciato.
Quindi Sì, snobismo.
Settembre 15th, 2009 at 08:11
Boh, non saro’ un semiologo, ma i tre che ridono stupefatti del quadro che gli hanno chiesto di reggere (l’espressione e’ quella, non si discute) non mi sembra una gran trovata del copy.
Settembre 15th, 2009 at 09:32
A parte la bruttezza del manifesto e le facce ridanciane dei tre, la questione ruota tutta attorno al concetto di superficialità.
Io non vedo nessuna traccia di snobbismo da parte di chi, pur senza avere cognizioni specifiche di arte ed artisti, frequenta mostre e cerca di capire il significato e la genesi delle opere.
Vedo piuttosto una grossa operazione di business attorno alla pubbicità in questione: sfruttando la “promozione sociale” della cultura nel senso indicato da paul, si cerca di fare soldoni. Il problema può essere che così facendo ci se ne fotte della qualità e della possibilità di spiegare l’arte ai più.
Settembre 15th, 2009 at 09:38
mah, io manco avevo capito che era di una mostra… pensavo fosse la pubblicità di un servizio di riproduzioni, o qualcosa del genere!
comunque penso che, se era quello l’obiettivo, la ‘democratizzazione’ della cultura non la si ottenga così: togli quel velo di fascino e mistero e la gente proprio non le trova le ragioni per spegnere maria de filippi e andare a palazzo reale!!
Settembre 15th, 2009 at 09:40
Vado spesso a mostre e musei ovunque mi trovi. Giuro che capisco cira una mazza di arte, non so collocare storicamente Rembrandt rispetto a Chagall; ma so guardare i quadri e le sculture, so emozionarmi davanti a un dipinto che mi piace e non me ne frega niente se è di un divisionista che si è evoluto dalla scuola impressionista e bla bla bla. Mi interessa quello che mi trasmette ed esco dal museo/mostra soddisfatto perchè ho ricevuto forti emozioni, quasi come fossi stato a Monza per la Superbike. Certo, sarebbe bello anche sapere di storia dell’arte, ma il tempo è quello che è, bisogna scegliere.
Giusto per dire che non c’è un modo solo per godere dell’arte. Farsi le menate elitarie è sbagliato quanto vantarsi con i vicini di fila all’imbarco per Sharm (ma ci vanno ancora?)
Settembre 15th, 2009 at 10:01
Condivido il commento di Paul fino all’ultimo pixel.
Settembre 15th, 2009 at 10:08
Ma non lo avete ancora capito che la vera mostra sono i manifesti. Sono quelli la vera forma d’arte. Una volta l’arte si trovava per strada, nelle chiese, tutti potevano ammirarla e tutti la capivano. Adesso la cosidetta arte è rinchiusa tra le pareti di un museo dove si sta molto attenti a mostrarla a pochi iniziati, mentre i manifesti pubblicitari sono ovunque, spingono migliaglia di persone verso una direzione anzichè un’altra.
Chi è il vero artista?
Settembre 15th, 2009 at 10:13
“Essa è sì per tutti ma, per goderne appieno, è necessario dedicarle tempo ed impegno.”
E
“per emozionarsi non è necessario essere dei conoscitori, spesso basta osservare con calma e con la voglia di vedere”
Come fanno a stare queste due frasi nello stesso testo?
Concordo comunque sullo snobismo. E mi meraviglio di come questo atteggiamento spesso non faccia altro che offrire il fianco a critiche come quelle di Brunetta.
Settembre 15th, 2009 at 10:32
La campagna non mi piace (oltre che per la sua bruttezza) per ragioni che possono sembrare snobistiche. E forse lo sono anche, ma non sono quelle di Sofri.
Si vuole vedere un quadro anziché una riproduzione anche perché si cerca un rapporto immediato con l’opera, svincolato dalle migliaia (o milioni) di altri sguardi che hanno preceduto il nostro. Ci si mette in relazione con ciò che è bello (o che si ritiene tale) in modo personale, mentre il manifesto invita a visitare la mostra facendo leva sul conformismo. Non andarci perché può piacere a te, ma vacci perché piace a tutti.
Della critica di Luca Sofri mi pare ridicola la sottointesa divisione della popolazione tra elite colta e popolo bue (o somaro, a giudicare dal titolo del post di wittgenstein): siamo nel 2009, la scolarizzazione di massa a qualcosa dovrebbe essere servita. Altrimenti non saremmo qui a dire la nostra e ad aggiornare blog. Né si farebbero tante mostre.
La campagna pubblicitaria ha come implicito destinatario non l’intera popolazione, ma solo coloro che prendono in considerazione di visitare, nel loro tempo libero, una mostra d’arte. Ed è sensato supporre che molte di queste persone abbiano un qualche interesse per l’arte, ed abbiano nella propria rete di conoscenze qualcuno che ne sa più di loro. La “fruizione” dell’arte, che sia cinema, teatro, musica o altro, ha anche una sua dimensione sociale: se ne parla tra amici e conoscenti, si dice la propria, ci si scambia un parere, e perché no, un consiglio.
La premessa di quei manifesti non è sbagliata.
Sofri “resta senza un giudizio conclusivo”, non perché la realtà è complessa ed ha mille sfumature, ma perché il suo modello (elitismo, antielitismo) non ne ha nessuna. Siamo tutti un po’elite e un po’popolo bue. Lo stesso Sofri si rappresenta come elite che viaggia per vedere i quadri di Hopper (e non aveva ancora 30 anni, l’enfant prodige), e come popolo somaro che usa “brandire” in un’accezione improbabile.
Settembre 15th, 2009 at 10:56
Chi diavolo è questo Hopper?
Pinco Pallino
Settembre 15th, 2009 at 11:05
The nedia is the message? E se, per una volta volessero avere la fila all’ingresso? Fosse anche di gente che di Hopper non sa una beneamata cippa? Sgradevole, non sacrilega.
Settembre 15th, 2009 at 11:59
Ma il titolo del post è del marito o della moglie?
Settembre 15th, 2009 at 12:38
@raxi come sei pettegolo (ho lottato a lungo per farmelo approvare)
Settembre 15th, 2009 at 13:14
Lo snobismo è illudersi di emozionarsi pagando cifre assurde per vedere, talvolta, cose altrettanto assurde.
Settembre 15th, 2009 at 14:13
Non sono un esperto e purtroppo non riesco a frequentare quanto vorrei mostre e musei, ma quelle poche volte che ci vado vedo gente che gira senza convinzione, senza vero interesse, troppo di fretta, una foto e via.
Quasi come se dovesse essere una tacca sul proprio curriculum culturale.
Condivido l’intervento di Facci “orribile ma efficace”
Settembre 15th, 2009 at 15:07
Ascoltavo poco fa, complice il tempo e l’autunno in arrivo, la prima Gymnopedia di Satie.
La suggerisco come compagna di Hopper.
Maggio 30th, 2010 at 06:51
Giusto un saluto a uno che se ne va.
Buona domenica a tutti i sopravvissuti.
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