08
Set
In questi giorni era in italia Rick Falkvinge il leader del Partito Pirata svedese, partito secondo il quale “ai tempi di internet” il copyright dovrebbe durare al massimo 5 anni. Oggi invece c’è una curiosa intervista su Repubblica a Stefano Mauri editore di Garzanti e Boringhieri che conciliante informa che sì, le regole europee del copyright si possono cambiare, per esempio si potrebbe passare – dice lui – dai 70 anni di copertura delle opere dalla morte dell’autore, ai cent’anni dopo la prima pubblicazione. Entrambe le posizioni, sia chiaro, non sono delle battute di spirito.
Settembre 8th, 2009 at 19:03
Anch’io sarei per passare il copyright sulle opere dalla morte alla pubblicazione, però con una scadenza di sette (massimo dieci) anni. Per quanto riguarda i brevetti invece, questione abbastanza diversa, il periodo massimo sarebbe auspicabilmente quello indicato da Falkvinge, 5 anni. Che IMHO sono sufficienti al giorno d’oggi per impiantare una grande industria, monetizzare miliardi, e vederla fallire.
Settembre 8th, 2009 at 20:05
Propongo 50 anni da quando sono state pensate per la prima volta, oppure 48 da quando se ne è parlato agli amici durante una cena.
Anzi, perchè no, 22 dall’ultima volta che ci ha chiamato Tele2 per cambiare operatore….
Settembre 8th, 2009 at 21:12
Massimo, hai perfettamente azzeccato la conclusione.
Non si può fare di tutta l’eba un fascio.
Ci sono articolacci, articoletti, articolini, articoli e pezzi di storia (mi limito agli scritti).
Pensare ad una soluzione comune è realmente cretino.
Il bello è che la lege sul diritto d’autore (quella italiana) prevede gia dei distinguo, ma questi signori non lo sanno.
Tutto è molto triste, l’ignoranza (peggio se interessata) è triste.
Settembre 8th, 2009 at 21:29
C’è anche la soluzione del diritto d’autore che “vive” pagando una microscopica tassa (o eventualmente una dichiarazione) ogni 5 anni, dopo un tot iniziale e fino a un tot massimo.
Così chi non è interessato può lasciarlo decadere, o può in ogni caso decidere liberamente quanto farlo durare.
Settembre 8th, 2009 at 22:17
le industrie farmaceutiche solitamente usufruiscono per 20 anni del “copyright” sui loro prodotti dopo tale data (eventualmente +5 anni) la specialità medicinale e difatto libera da vincoli (vedi i farmaci generici …)
chissà come mai questo tipo di brevetti vale solo per le case farmaceutiche e non è applicabile anche per altre realtà?
Settembre 8th, 2009 at 22:43
Scusami, massimo (sopra), ma la questione e’ ben piu’ complessa (e, in parte, ben diversa) da come la metti tu.
Settembre 9th, 2009 at 02:19
Mozart è morto in miseria, ma Eros Ramazzotti gira in Ferrari. C’è effettivamente qualcosa che non va, nel diritto d’autore.
Settembre 9th, 2009 at 10:14
Mi preoccuperei maggiormente se Mozart andasse in giro in Ferrari, anche se Eros in miseria compenserebbe in parte…. Ci si può aggiungere Gigi d’Alessio?
Settembre 9th, 2009 at 14:57
I brevetti e i diritti d’autore sono cose diverse.
Il brevetto tutela l’idea, il diritto d’autore la forma espressiva.
BTW per me 25/50 anni dalla PUBBLICAZIONE di diritto d’autore sono un buon compromesso.
Sono contrario ai diritti d’autore post mortem per il semplice fatto che non trovo giusto che ci sia chi si arricchisce per 70 lunghi anni per meriti non propri.
Settembre 9th, 2009 at 16:02
@accurimbono
Vedi, io sono tendenzialmente d’accordo con te circa l’*eredita’* dei diritti, semplicemente perche’ vorrei che i miei figli sapessero camminare da soli, un giorno. E, anzi, ogni istante cerco di tirarli su’ in questo senso.
Pero’, allora, dovremmo eliminare anche l’eredita’ in genere (nahce se, ovviamente, si tratta di cose materiali).
Non so… sono per un compromesso…
Un saluto.
Settembre 10th, 2009 at 11:40
[…] [da Manteblog] […]
Settembre 11th, 2009 at 15:16
Bit Torrent for free(dom)…
Anche ammettendo che chi inventa una cosa abbia il diritto di farsi pagare da chi guadagna dei soldi facendone delle copie, oggi il macro-problema è che lorsignori vogliono vietarmi di caricare un mio file su un mio programma shareware installat…