Contrappunti su Punto Informatico di domani.

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Qualche mese fa Michele Vianello, vicesindaco di Venezia, ha invitato ad una riunione privata alcuni esperti di rete, giornalisti e blogger, per discutere i progetti dell’amministrazione comunale sullo sviluppo tecnologico della città lagunare. E’ stato un incontro informale e interessante dal quale sono uscito con molte speranze e qualche dubbio. Poi il tempo è volato, non sono riuscito a partecipare come avrei desiderato alla discussione fra i partecipanti che nel frattempo è proseguita via wiki ed oggi, anzi nei giorni scorsi, abbiamo assistito al primo passo concreto del progetto Venezia 2.0. Tutti i residenti in città dal 3 luglio scorso sono stati dotati di credenziali per l’accesso gratuito alla rete wifi del comune fra le calli veneziane e a Mestre, il cui territorio, secondo i piani, sarà interamente coperto entro il 2010.

Si tratta di una scelta spettacolare e controcorrente rispetto ad alcune indicazioni che giungono dalle sperimentazioni d’oltreoceano, che è stato presentata in maniera molto originale e divertente venerdì scorso con il BateoCamp , una sorta di gita-conferenza in vaporetto sul Canal Grande durante la quale i partecipanti hanno potuto testare le potenzialità del wifi comunale della giunta Cacciari.

Tuttavia sarebbe un errore pensare che le aspirazioni digitali dell’Amministrazione veneziana si limitino alla copertura in banda larga del territorio. Oltre al wifi il Comune ha già da tempo sposato l’approccio digitale nei suoi rapporti con i cittadini, per esempio con progetti come Iris, mashup su Internet attraverso il quale i cittadini possono segnalare problemi di vario genere sul territorio comunale seguendone poi on line l’avvenuta presa in carico e successiva risoluzione.

L’idea di fondo è insomma, per quello che mi è sembrato, autentica e appassionata e ruota attorno ad un progetto più ampio che sarebbe quello di attirare verso la città lagunare individui ed imprese accomunati da un forte spirito di innovazione. E parallelamente a questo avvicinare il maggior numero possibile di persone al concetto di “cittadinanza digitale” che Vianello sostiene da tempo.

Oggi in Italia non esiste città che abbia maggiori possibilità di Venezia nell’interpretare questa idea di collegamento fra il passato ed il futuro: una città antichissima e senza auto, famosa in tutto il mondo ma in buona parte svuotata dai suoi abitanti, già da decenni in qualche misura saldamente collegata al concetto di innovazione, si pensi alle varie biennali d’arte e del cinema. Ma anche una città con problemi peculiari ed unici, come la riconversione di Marghera, l’enorme massa di turisti che arriva ogni giorno dell’anno con il corteo di giganteschi problemi che tutto ciò crea.

Venezia come un laboratorio dell’innovazione spinta verso la rete e la tecnologia anche dalla sua essenza geografica di ambiente lagunare e separato, proprio nel momento in cui il mondo diventa iperconnesso.

Un laboratorio che l’amministrazione ha messo al centro della propria agenda (solo la copertura wifi costerà alle finanze pubbliche 10 milioni di euro) con molti entusiasmi ed alcuni problemi non risolti, primo fra tutti forse quello dell’allargamento dello scenario a tutti i soggetti in campo.

Inevitabili perplessità suscita per esempio la scelta della Amministrazione di “far da sola” nella fornitura gratuita della connettività ai cittadini, con una evidente invasione di campo nei confronti delle offerte commerciali disponibili. Il comune, cavalcando l’idea (che personalmente trovo condivisibile) della connettività come servizio universale, sceglie di finanziare con i denari dei cittadini un servizio che le compagnie telefoniche invece offrono a pagamento. Facendolo, nella rivendicazione politica del diritto all’accesso, non si ricava uno spazio marginale primariamente sociale (per esempio garantendo una banda minima per i servizi di comunicazione essenziali) ma promette nel giro di qualche anno collegamenti gratuiti fino a 100mbps per i propri residenti e per i turisti che vorranno frequentare le offerte giornaliere o settimanali che il Comune sta preparando.

L’idea di Vianello che la connettività sia un diritto esigibile è tanto giusta quanto dirompente e la sua messa in pratica incide, profondamente e ora, su una sorta di impasse nazionale sul quale le speculazioni commerciali degli operatori telefonici e le connivenze del mondo politico hanno avuto in questi anni evidenti responsabilità. Ma a ben vedere non ha alcuna possibilità di essere eletta a prassi diffusa.

In più il divide italiano dell’accesso alla rete è oggi – in buona parte – un divide culturale e paradossalmente proprio simili cambi di ritmo delle amministrazioni pubbliche, con tutti i servizi per i cittadini che possono portarsi dietro, sembrano essere in grado di trascinare in rete la grande massa degli italiani meno entusiasti.

Allo stesso tempo la scelta unilaterale di una amministrazione come quella veneziana, che salta a piedi pari l’ambiente economico che oggi di fatto sostiene l’accesso alla rete in Italia, è una idea che va oltre ogni altra precedente sperimentazione ed è assai difficile da condividere nella sua radicalità.

Forse una composizione è non solo possibile ma anche necessaria, specie in una città come Venezia dove per esempio Telecom ha scelto di mantenere il suo Future Center, luogo simbolo nel quale da qualche tempo si moltiplicano iniziative e convegni sull’innovazione che toccano tematiche curiosamente simili a quelli che il vicesindaco di Venezia propone e incoraggia.

Magari ci fosse una storia bellissima dietro l’angolo, dove la città dei Dogi e le sue piccole isole diventino davvero il punto di incontro di quanti nel mondo sono interessati alle nuove frontiere dell’innovazione. Una sorta di Silicon Valley rivisitata e resa possibile da una amministrazione illuminata, capace di declinare con originalità quell’idea di modernità comprendendo però tutti i possibili attori in campo.

7 commenti a “Anteprima Punto Informatico”

  1. Fabio dice:

    A proposito di bellezza di quella città, non si poteva non fare un po’ di foto in quell’occasione… http://www.setteb.it/news-006734.xhtml

  2. Roberto Marsicano dice:

    La vera notizia sarebbe se il comune eliminasse la necessità per i cittadini di fare lunghe code gli sportelli per farsi rilasciare certificati da portare a enti, (pubblici e/o privati), per fornire dati che i sistemi degli enti potrebbero scambiarsi in autonomia.

    Ma questo, scommetto, non si farà, perchè scopo delle amministrazioni pubbliche italiche non è dare servizi al cittadino ma controllarlo, come da tradizionale cultura sabauda-borbonica-clericale, attraverso l’esibizione continua e parossistica di carte timbrate.

  3. Gabriele dice:

    @Massimo:
    bellissimo iontervento, da cittadino mestrino (sempre sotto il Comune di VE) mi e’ piaciuto e mi ha fatto apprezzare ancor di piu’ l’iniziativa al di la’ delle tue legittime perplessita’.

    @Roberto:
    intendi qualcosa tipo http://www.egov.comune.venezia.it/?

    @Tutti:
    una cosa che forse non e’ stata evidenziata e’ che Venis, la societa’ che ha realizzato il tutto, ha operato in collaborazione con Telecom Italia, non contro di loro:
    http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/12835

  4. Roberto Marsicano dice:

    @Gabriele

    no, intendo un paese dove le banche non ti costringono a presentare un certificato di residenza che, a Milano, ti obbliga a due ore sprecate fra recarti all’anagrafe e l’attesa in coda.

    Ma siccome i politici sono sotto lo schiaffo delle banche (per i finanziamenti personali o per le campagne elettorali), non si permettono di imporre che anche i banchieri accettino almeno l’autocertificazione che, per altro, è un’altra stronzata in quanto serve a certificare a un ente fatti che l’ente può sapere in automatico da altri enti.

    Mettere qualche servizio sul web non è automazione.

  5. Rassegna “stanca” | Webeconoscenza dice:

    […] Mantellini […]

  6. Michele Prevato dice:

    Caro Massimo,
    grazie per aver mostrato un barlume di vivacità in mezzo al torpore di questa città.

    Certo, da veneziano trapiantato a Milano fa piacere notare che Venezia sembra essere sempre più consapevole del suo ruolo di protagonista della sperimentazione.
    Ha il vantaggio di essere un’isola, e come tale di isolare molte variabili presenti in altri luoghi, e diventare forse uno degli osservatori socioculturali più privilegiati.

    Lo dimostra anche il fatto che qui, la voce del sottobosco culturale locale, sa essere ascoltata.

    Nonostante la buona notizia a noi resta l’amaro in bocca nel vedere come le pubbliche amministrazioni non abbiano davvero compreso il significato di 2.0. Ascoltare sì ma anche dialogare.
    Il venice bridge project (www.venicebridgeproject.com) era un progetto innovativo per Venezia, e noi lo abbiamo proposto proprio al nostro vicesindaco Matteo Vianello.
    La risposta è stata delle peggiori. Non c’è mai stata.

    Sono passati ormai 2 anni dalla nostra email e dai nostri tentativi telefonici per avere un incontro dopo avergli inoltrato il documento di progetto. Oggi ci resta la magra soddisfazione di osservarne (da esterni) la realizzazione.

    Nota da emigrato: “speriamo non sia solo una bella “messa in piegha” come il fantomatico caso del wireless castle a Milano….. Prova a chiedere la card in Triennale.. :-)
    (http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/giornale/giornale/tutte+le+notizie/arredo+decoro+urbano+e+verde/ambiente_wireless+castle)

    Attualamente, negli anni, si è ingaggiata a Venezia (ma non solo) per investigare nuovi sistemi di dialogo tra città e cittadini. Ha ideato, realizzato ed esportato esperimenti come il Mutus Party ( http://mutusparty.wordpress.com/). Ci permettiamo di commentare la notizia perché crediamo sia importante incentivare e promuovere nuovi percorsi e nuove modalità di dialogo tra il fertile e innovativo humus del territorio e chi, di quel territorio, ne ha la responsabilità.

    Speriamo che questo nostro “cinguettio” possa stimolare il dibattito e generare un “cinguettio” che in grado di farsi udire, forse di farsi ascoltare e, utpicamente, di farsi corrispondere, da chi ha la fortuna e la responsabilità rappresentare i suoi cittadini.

    In questa naturale propensione al nuovo (e utile… per citare un altro progetto che alcuni di noi hanno contribuito a disegnare) ruolo della nostra città: luogo ideale per la sperimentazione, saremo entusiasti di poter cominciare un dialogo con Il Comune di Venezia per lavorare insieme su altre idee e progetti già in cantiere che sono concepiti da un’intelligenza collettiva per l’interesse della collettività.

    Grazie,
    Michele

  7. Michele Prevato dice:

    scusa eventuali strafalcioni, ma la stanchezza mi ha tradito.