Vittorio Sabadin, con qualche sottaciuto compiacimento, racconta della recente improvvisa sterzata degli editori americani decisi a farsi pagare tutto il loro lavoro su Internet. WSJ, AP e tanti altri a ruota ora se la prendono con Google e con ogni sorta di aggregatore che ruba le “loro” informazioni, senza che a nessun Rupert Murdoch (fino a ieri curiosamente dipinto come il visionario ultraottantenne delle nuove tecnologie) venga in mente di dire l’indicibile e cioè, semplicemente, che Internet e simili pratiche ortobotaniche sono di fatto e non da ieri, del tutto incompatibili. Quindi semmai il dilemma per gli editori sulla via di Damasco sarebbe quello di decidere se starsene dentro o fuori da Internet. Oppure vada al rogo Internet. Oppure si recinti Internet. E fa sorridere che, finita la decennale luna di miele gli editori ripensino oggi quello che pensavano sottovoce tanti anni fa.

(via La Stampa)

16 commenti a “Dentro a un replay”

  1. Massimo Moruzzi dice:

    possono sempre mettere i loro contenuti non raggiungibili da google, e morire in pace senza che nessuno se ne accorga neppure.

  2. esaù dice:

    Pero’ il ragionamento di Murdoch e soci contiene qualche verità: che cosa accadrebbe se tutti i blogger non potessero leggere e online gratis le notizie dei quotidiani e i lanci d’agenzia per poi riproporle (copiarle)? L’attivita’ dei blogger sarebbe dimezzata e di certo meno interessante. Anche lo stesso articolo di Sabadin lo avrebbero letto solo i tre che hanno comprato il giornale in edicola e non i cento che lo hanno letto su Internet (tu Mantellini stamane hai comprato La Stampa per alimentare il tuo blog?)

  3. Massimo Moruzzi dice:

    il ragionamento di Murdoch ha senso, forse, se TUTTI i giornali facessero così. Mi pare di ricordare che tempo fa, in Spagna, uno dei due grandi (El Pais o El Mundo) ha chiuso tutti i contenuti ai non abbonati — e l’altro è diventato n volte più grande del primo…

  4. massimo mantellini dice:

    @esaù, molti anni fa quando nessun editore era su internet c’era un tizio (in usa mi pare) che ricopiava la bustina di minerva di Eco e la metteva in rete ogni settimana. Oggi, volendone fare una questione competitiva, ci sono presidi tecnologici molto piu’ semplici. Poi non e’ nemmeno qui il punto. il punto e’ per gli editori immaginare come rendere la propria presenza in rete profittevole. Blindare i contenuti e’ certamente una sciocchezza.

  5. Massimo Moruzzi dice:

    o mamma, ho letto ora l’articolo di Sabadin – ehi, sono un blogger: prima commento e poi leggo! – e mi fa davvero parecchia tristezza. Comunque, e come già detto: se vogliono morire in silenzio, facciano pure. Ma, in Italia, smettano almeno di prelevare soldi di “contributi all’editoria” dalle nostre tasche senza il nostro assenso…

  6. Camillo Miller dice:

    E’ la CRISI, è LA CRISIIIIIII!!!

    Tanto ormai è come le scarpe nere, la crisi, vanno con tutto…

  7. Roberto Marsicano dice:

    Murdoch, cui qualcuno dovrebbe spiegare che non se li può portare nella fossa, pensa solo ai denari e non capisce che uno fa il giornalista per esibirsi, più o meno in modo patologico.
    Oggi l’esibizionismo del giornalista medio è ancora circoscritto al rimirarsi negli occhi colleghi giovani e delle precarie che scrivono per 17 euro al pezzo sperando di diventare anche loro un dì firme.
    L’esibizionismo delle firme invece ha bisogno del pubblico, quello che li vuole in TV, ai convegni e che acquista i loro libri.
    Ed è questo pubblico che sta abbandonando i giornali per altri media (web e payTV), per cui saranno i giornalisti a migrare sul web a frotte, magari creando un loro giornale dove la firma farà il direttore e le ragazzette a 17 euro al pezzo si faranno il mazzo come solito.

  8. Massimo Moruzzi dice:

    17 euro al pezzo? anche molto meno, temo…

  9. frap1964 dice:

    Sarebbe interessante poter valutare l’effettiva incidenza di determinate scelte sulle vendite della versione cartacea di certi giornali.
    Ad esempio, mi piacerebbe capire se, come e quanto sono cambiati i volumi di vendita di un giornale come Il Gazzettino, da quando consente di sfogliare e leggere gratuitamente online la versione completa del quotidiano, pagina per pagina, per tutte le edizioni e nel medesimo giorno.
    Compresi gli arretrati di un intero mese.

    http://carta.ilgazzettino.it/LeggiGiornale.php?TipoVisualizzazione=1&GiornoPagina=9&MesePagina=4&AnnoPagina=2009&CodSigla=PG&NumPagina=1

  10. Sascha dice:

    Ovviamente ha ragione esaù: la rete vive parassitaria di quel che passano tivù e giornali e se qualcuno non si occupasse di raccogliere e ordinare e riassumere (molto in breve, grazie) le ‘news’ da commentare si finirebbe solo a commentare altri commenti ad altri commenti (come in realtà già accade: solo, di più). Del resto, lo ripeto, le notizie se non le danno i media le daranno i governi, i partiti, le chiese, le aziende etc
    Quanto all’indubbio esibizionismo dei giornalisti, beh, questa è una parte del mestiere che la rete ha capito subito perfettamente e promette di superare il maestro: in fondo un giornalista può vivere all’ombra della sua testata, un blogger invece ci deve servire la sua ‘personalità’, se no non sopravvive…
    Purtroppo non credo molto nella possibilità di resistenza dei giornali e solo poco di più in quella della televisione ma mi fa meno effetto di quando ero giovane. All’epoca pensavo a come sarebbe stato terribile vivere in un mondo in cui le notizie sono radicalmente incredibili (Pravda, Popolo d’Italia, Volkischer Beobachter…): adesso che la prospettiva si fa sempre più realistica sono abbastanza vecchio per fregarmene (e se posto queste cose è giusto per chiaccherare e divertirmi: per i vecchi a ridotta mobilità Internet è una vera manna…)

  11. esaù dice:

    @frap Per me, caro frap, il Gazzettino, che è un giornale locale, sbarcando gratis su Internet ha perso solo qualche copia, solo qualcuna (forse nessuna per questo specifico motivo).

    Non lo compra piu’ (forse) chi lo leggeva regolarmente e dispone di un computer per leggerselo gratis adesso (sempre che usi il computer negli orari in cui amava leggere il giornale, altrimenti anche lui continuerebbe a comprarlo).

    Di certo, pero’, è cresciuto il traffico sul sito, che magari ora è frequentato dai giovani che non avevano mai comprato l’edizione cartacea o al massimo la leggevano letta al bar.

    Ovviamente, questo è ragionamento che vale soprattutto per un giornale locale storico, che ha un certo tipo di lettore (di età avanzata, abitudinario).

  12. Daniele Minotti dice:

    Beh, devo dire che nel Triveneto il Gazzettino è sempre molto diffuso, anche ultimamente.

  13. frap1964 dice:

    Sarà. Siccome però Il Gazzettino aderisce ad ADS (Accertamento Diffusione Stampa), i dati di vendita e diffusione sono pubblici (gli ultimi accertati, disponibili e certificati risalgono però al 2007). Anche per loro la crisi degli anni 2000 è abbastanza evidente (circa il 6-7% in meno per anno).
    Non saprei dire però da quando siano sul web nella forma attuale.

    ANNO TOTALE PAGATA
    —————————————-
    2007 89.770
    2006 94.209
    2005 100.978
    2004 107.504
    2003 113.844
    2002 120.171
    2001 132.969
    2000 136.753
    1999 136.538
    1998 135.017
    1997 136.394
    1996 133.125

  14. frap1964 dice:

    Comunque credo anch’io, come dice il tenutario, che il nodo principale sia come rendere profittevole la propria presenza in rete con un modello di business che non sia solo legato alla raccolta pubblicitaria.
    Allora prendiamo un quotidiano “tipo” da 1 euro e depuriamolo del margine dell’edicolante, del costo di carta e stampa, dei costi di distribuzione, dei resi, ecc. ecc.
    Sull’eccedenza togliamo ora il ricavo da raccolta pubblicitara e da contributo statale all’editoria (posto che lo si voglia mantenere, continuando a riconoscere alla stampa una qualche funzione pubblica di “controllo democratico”).
    A quanto siamo scesi effettivamente, in media?
    Se si guarda ad es. ai costi in abbonamento di Repubblica Extra, parliamo di una cifra che attualmente è variabile tra 0.39 e 0.56 euro (12 mesi – 1 mese). Verrebbe da dire che ragionevolmente un 35-40% del prezzo attuale finale in edicola dovrebbero comunque essere finanziato da vendite dirette.
    Quella cifra sono anche disposto a riconoscerla, ma certo non per avere una copia più o meno conforme di quanto posso leggere qui e là e/o sentire in TV. Rimane il problema di come rendere anti-economica la riproducibilità infinita di quei contenuti aggiuntivi e dematerializzati, senza “blindarli” in un qualche modo.
    E qui… mi piacerebbe tanto capire quali sarebbero le eventuali possibili alternative.

  15. Gianluigi dice:

    esaù il discorso di Murdoch e AP sono una serie di sciocchezze condite con un po’ di finta ignoranza. Se gli associati ad AP non vogliono essere aggregati basta configurare bene il file robots.txt, e la sparizione da Google e Yahoo e simili, avviene in non più di qualche ora. Poi se si vuole evitare che bloggher commentino gli articoli e ne ricopino delle parti, basta metterci una bella username e password ed il gioco è fatto. Se poi si vuole che un lettore non parli degli articoli al bar, basta specificare che il pagamento dell’abbonamento da diritto solo al pagamento della quota annuale non alla lettura degli articoli ed il circolo e chiuso. A questo punto i giornali non sarebbero neanche obbligati a pubblicare niente.
    Visto che ti poni la domanda se il tenutario del blog ha comprato La Stampa questa mattina, ti sei domandato di quanto traffico ha deviato sul sito del giornale il fatto che l’articolo è collegato da qui. Quanto ha guadagnato La Stampa per le impression dei banner pubblicitari? Più o meno di una copia cartacea?

  16. Emilio dice:

    @Gianluigi: meno. Molto meno