La discussione sul futuro del giornalismo non è mai stata accesa come in questi giorni e mai come in questi giorni è evidente che le speculazioni sulla gestione web delle notizie avrà domani una influenza molto forte su tutto il giornalismo anche fuori dalla rete. In questo contesto la scelta del Guardian di fornire libero utilizzo dei propri contenuti a chiunque lo desideri attraverso delle API ha generato mi pare due tipi di reazioni. La prima è ovviamente di grande ammirazione, del tipo “accidenti quanto sono avanti questi”, la seconda quella di una certa speranzosa aspettativa verso nuovi possibili scenari che possano far quadrare i conti degli editori in rete fuori della odierna altalena fra advertising e fee. In realtà Open Platform del Guardian è forse una iniziativa che andrebbe leggermente smitizzata. La widgettizzazione (ok scusate la parolaccia) delle notizie (anche se in un formato ampio e di lusso) non è questa gran novità. Certo fa abbastanza impressione che oggi un grande quotidiano sposi anche solo l’idea dell’allontamento fisico dalla propria creatura, accettando la pari dignità della presenza dei propri figliocci su differenti nodi di rete ma così è giusto che sia. In questa maniera il Guardian trasporta il proprio circuito pubblicitario dentro altre parti di Internet, sperando di guadagnarci (ma lo fa per ora con cospicue limitiazioni visto che le notizie non potranno sopravvivere dentro pagine web differenti da quelle del’editore per più di 24 ore e limitatamente ad un numero di queries giornaliere molto basso) mentre il Data Store (il secondo flusso di dati che il giornale rilascia ai suoi partner in rete) non si capisce ancora bene cosa sia ma certamente si rivolge a partner differenti dal grande pubblico e sembra destinato ad avere un impatto meno ampio. Pero’ in ogni caso, vada come vada, giù il cappello.

7 commenti a “Apri la piattaforma alle API”

  1. Tambu dice:

    peraltro segue di un giorno o due la notizia del widget omologo di google news, che cortocircuita un po’ tutto…

  2. Tonino dice:

    Non ho ancora letto approfonditamente, non mi sono fatto un’idea delle conseguenze concrete della mossa, tuttavia le API sono per definizione per addetti ai lavori e non destinate direttamente al grande pubblico, se non di rimbalzo. Se l’intento è di fornire un widget non è necessario prendersi l’onore di allestire delle API, bastano appunto dei widget preconfezionati e chiusi con qualche opzione di personalizzazione.
    Casomai farei il ragionamento inverso: un’operazione di apertura dei propri contenuti e interfacce all’esterno ha più garanzie di successo se accompagnata da dei widget di default azzeccati e ben realizzati che ne dimostrino e rendano immediatamente accessibili le potenzialità.
    Quanto ai Data penso che a qualsiasi ricercatore, appassionato di statistiche, giornalista e non solo sia chiaro il senso pratico e simbolico della cosa: mettono in comune alcuni dei mattoncini che servono a costruire le notizie (perlomeno laddove le si considera legate a un lavoro di analisi e di ricerca: per gli altri sono superflui).

  3. Massimo Moruzzi dice:

    scusa Massimo, ma in che senso il Guardian…
    >trasporta il proprio circuito pubblicitario dentro altre parti di Internet ?

  4. massimo mantellini dice:

    Nel senso che oltre ai contenuti ti becchi anche la pubblicita’ annessa

  5. Massimo Moruzzi dice:

    sei sicuro? (io ho passato non più di due minuti sul sito del Guardian, ma… boh. Loro mettono la loro pubblicità, e chi usa i loro contenuti ne mette altra ancora, il che già fa strano, e il tutto probabilmente per un pubblico che tanto usa adblock? :)

  6. gm dice:

    Volete contenuti di qualita’ gratis senza pubblicita?

    Babbo Natale non esiste!
    ;-)

  7. Massimo Moruzzi dice:

    io ho i miei dubbi che abbia senso tutto questo lavoro per “distribuire” i propri articoli in giro per il web, tanto più che già sono “distribuiti” un po’ ovunque comunque, fra feed e google news e digg e simili e semplici blog che linkano un loro articolo…

    secondo me il lavoro che devono fare adesso è, piuttosto, di trovare un modo di far tornare ogni tanto all’ovile, per lasciare un commento o per “salvare” (bookmark) un articolo, chi già li legge “in giro per il web” e di fatto magari neppure conosce il loro sito…

    comments and community, altrimenti le loro notizie sono, come ovviamente anche quelle di tutti gli altri, solo una commodity…