Caro Massimo, Luca De Biase all’Internet Governance Forum che si è tenuto settimana scorsa a Cagliari mi ha segnalato questo tuo post, che francamente mi era sfuggito…e sebbene in ritardo ci ho tenuto a trovarlo per poterti ringraziare per l’attenzione con cui ci leggi e risponderti che ovviamente hai ragione, su Internet non bisogna pubblicare le agenzie stampa che abbiamo a disposizione per il giornale senza dare agli utenti la possibilità di conoscerne la fonte precisa. E’ un’abitudine che nei giornali ci portiamo dalla carta (perchè si da per scontato che si sappia che tutti i pezzi non firmati sono d’agenzia…più o meno ritoccati), ma che sul Web ha un effetto boomerang. Cerco di stare attenta che non capiti, ma non sempre riesco a stare dietro a tutte le pubblicazioni (siamo pochi, il lavoro è tanto, e per “popolare” di news i tanti canali del sito capita di fare le cose non accuratamente come vorremmo…). Il canale Tecnologia è “a cura di Anna Masera” quindi me ne assumo la responsabilità e chiedo scusa. Grazie e alla prossima! :-)
Il post in questione si intitolava “Idiozie nel Frullatore” e molti commentatori si sono concentrati sull’ “idiozia” disinteressandosi un po’ del “frullatore”. Che era poi la ragione di quel post. Se i giornali e i loro siti web si adattano alla idea di essere semplici camere di eco di news altrove prodotte (le ragioni di questo processo sono del resto note e poco evitabili) poi devono accettare il disamoramento dei loro lettori nel momento in cui, grazie alla rete, la loro competenza e capacita di risalire alle fonti, aumenta. Non sarebbe forse il caso di produrre meno news ma maggiormente immaginate per i propri lettori? O di separare vigorosamente cio’ che e’ “propria produzione” da cio’ che non lo e’?
Ottobre 28th, 2008 at 19:52
mi piacerebbe tanto andare dai miei clienti e dirgli che non riesco a fare il mio lavoro bene perché “siamo in pochi, il lavoro è tanto”, fare un sorrisino e rimanere tutti amici come prima… quanto mi piacerebbe…
Ottobre 28th, 2008 at 21:10
mi pare che peraltro da poco qualche giornalista si lamentava del fatto che i blog non devono essere considerati affidabili perché non se ne può verificare le fonti, mentre i giornalisti, grazie alla loro appartenenza ad una lob… ops… ordine che ne detta “l’etica”, garantiscono sempre la qualità del loro operato. O mi sbaglio?
Ottobre 28th, 2008 at 21:13
Nonostante la risposta serena e corretta, temo che arriveranno gli avvoltoi come da sopra che si sdegneranno per l’â€inusitata gravità †dell’episodio e continueranno a fare le pulci alle pulci delle pulci, in eterna competizione.
Il vecchio problema secondo me è che molti utenti di rete si sentono talmente superiori da non aver alcun bisogno di leggere (non solo la carta stampata), perché presi da una caccia al tesoro che esclude i contenuti.
Il punto era ed è: “perchè si da per scontato che si sappia che tutti i pezzi non firmati sono d’agenzia…più o meno ritoccatiâ€, pur essendo vero che su Internet è più importante la forma (dammi un link) che i contenuti. E ciò vale persino per notizie amene come quella su Facebook, piuttosto che per la fola dell’attentato a Barack Obama. Nel cui caso, peraltro, qualcuno sulla rete nostrana ha provveduto a linkare le prime pagine cartacee dei quotidiani americani.
Bene, ci vogliamo strappare i capelli per una cosa talmente evidente?
Circa la scissione ex post del peso fra idiozie e frullatore, avrei quindi da dire.
Elena
Ottobre 28th, 2008 at 22:13
Mi fa un po’ ridere che il caporedattore de LaStampa.it si precipiti qui (ma non da Akille.net) per scusarsi tanto tanto dell’inconveniente; il che dimostra apparentemente come abbia letto il tuo post con la stessa cura con cui gestisce il canale Tecnologia su LaStampa.it.
MM, stesso discorso vale comunque per i blog, IMHO: non sarebbe forse il caso di produrre meno post ma maggiormente immaginati per i propri lettori? O di separare vigorosamente cio’ che e’ “propria produzione” da cio’ che non lo e’?
Una bella paginetta “Oggi vi segnalo che…” oppure un tumblelog con link nella colonna laterale del blog.
Dove Siete
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Nel tumblelog di Massimo
Mantellini
Che poi già ci sarebbe.
O no?
;-)
Ottobre 28th, 2008 at 22:50
In alternativa si potrebbe proporre agli svizzeri di coComment una semplice estensione del loro servizio…
A proposito MM, come mai non sei già “integrato”?
:-?
Ottobre 29th, 2008 at 09:21
Prima riga della risposta: “che si è tenuto settimana scorsa…”. L’articolo, per la miseria: non si scrive come si parla, e che cazzo…
Ottobre 29th, 2008 at 09:57
“Non sarebbe forse il caso di produrre meno news ma maggiormente immaginate per i propri lettori? “
produrre meno news produce meno contatti, per una legge piuttosto ovvia che prescinde dai contenuti.
è una faccenda che accade anche coi blog: se scrivo sei post al giorno avrò bene o male molti più lettori che se ne scrivo sei al mese (il che può invogliare molti a scrivere moltissimo e qualcuno, forse un po’ snob, a limitarsi apposta… Sindrome del buttafiori)
accade persino nella realtà off line. in questi giorni è clima di occupazioni. la mia antica esperienza mi ricorda che, in casi come questi, chi bivacca tutto il giorno negli spazi comuni, anche a non fare un cazzo ma esercitando una forte inerzia, diventa in fretta il vero padrone della situazione, capace di contendere la “linea” anche a chi ha più da dire ma compare solo nelle assemblee. E, restando in clima universitario, molte carriere professorali di “figli di” si spiegano con la stessa legge. Occupare il territorio, disporre le truppe…
quindi non è strano che in un giornale, che è un’impresa privata, si soggiaccia alla stessa logica.
Ottobre 29th, 2008 at 10:32
@frap64: non capisco il punto. A parte che quello che si scrive nei blog è ovviamente fuffa, mi pare che in genere si specifichi sempre la fonte da cui parte la fuffa. Mi fai dei controesempi?
Ottobre 29th, 2008 at 17:18
Wikipedia explain:
Un tumblelog – o tlog – è una variante del blog, che favorisce una forma abbreviata arricchita da multimedialità , rispetto a quelli che sono i lunghi editoriali frequentemente associati ai blog.
…
A differenza dei blog questo formato è frequentemente usato dall’autore per condividere creazioni, scoperte, esperienze senza la necessità di commentarle.
Quindi se hai veramente qualcosa di concreto da dire (almeno in un 80-90% dei post): use blog.
Otherwise: use tumblr or simili.
Non mi pare proprio che in tutti i blog si scriva solo fuffa (intesa come link e commentino di max tre-righe-tre); che vale poco più di una segnalazione e fa solo “rumore”.
Forse è così in quelli che ami frequentare tu.
La “deriva pericolosa” è quella di far diventare blog e tumblelog perfetti sinonimi.
Questo è il punto, imho.
Ottobre 30th, 2008 at 07:57
Il problema banale è che la stragrande maggioranza dei blog commentano notizie che si trovano nei giornali. I blog come fonte di notizie non sono tanto inaffibili, quanto scarsi.