29
Lug
Vedo su Reuters una breve dichiarazione di Stefano Hesse risalente a qualche giorno fa sulla solita incompetente idea italiana di considerare i fornitori di servizi responsabili per i contenuti immessi dagli utenti (nel caso specifico Google responsabile per il famoso video del ragazzo down maltrattato su Youtube). Abbiamo mille maniere per mostrare la nostra arretratezze culturale, questa e’ certamente una di quelle. Al riguardo c’e’ anche un bell’editoriale di Paolo su PI di ieri. Spero che i magistrati di Milano rinsaviscano.
Luglio 29th, 2008 at 17:45
Caso interessante, Però, prima di intentare la solita difesa d’ufficio contro gli incompetenti di rete, farei qualche riflessione.
Sarà che ora in TV c’è il calcio, ma mi è venuta in mente la responsabilità oggettiva. Se un anonimo tifoso entra a San Siro, a stadio pieno, e compie un gesto diciamo sconsiderato, anche la società ospitante viene ritenuta responsabile di quel reato. Il post evoca un po' il pezzo di un giornalista sportivo tifoso che difende la società dalle sue responsabilità di omesso controllo nel timore che la squadra sia penalizzata e che poi il campionato sia “falsato” dall’episodio increscioso di un singolo.
Siamo sicuri che i fornitori di servizi debbano essere totalmente esenti da qualsiasi responsabilità per contenuti immessi da utenti? A me sembra che la fola del campionato falsato sia sinonimo di minaccia alla libertà in rete. E la derisione sottintesa per incompetenze calcistiche equivarrebbe al dare dell’ignorante tecnologico ai giudici.
D’altro canto, c’è da dire pure che il reato di diffamazione via net da noi è materia giovane.
Ma non ci si batteva per la parità , se non per il sorpasso, con la carta stampata? Onori e oneri, ragazzi.
Luglio 29th, 2008 at 18:08
Premetto che Reuters (e, in seguito, molti altri) temo riferiscano in modo un po' frammentario, dunque non buona base per una discussione. Ritagliare una contestazione non e' come riportarla tutta.
Detto cio', devo dire quel che non sapete e, cioe', che uno dei due pm (il dott. Francesco Cajani, non conosco l'altro) non e' un incompetente. Certo puo' sbagliare, ma e' conoscitore della materia. Mi spiace per Google, ma devo dire che non si trova di fronte ad un censore.
Incidentalmente, un *uccellino* mi ha riferito che non e' tanto una questione di Internet intesa in senso oggettivo (e la net neutrality e la fine della liberta' di espressione e tutte quelle belle cose di cui ci rimpieamo la bocca quando c'e' da scattare), ma qualcosa di diverso. Non mi ha detto altro.
Purtroppo, i miei canali sono assolutamente muti. Hesse, che rappresenta gli indagati, potrebbe, pero', dirci di piu'.
E' una questione molto importante e non la si puo' servire a mozzichi, non la si puo' ridurre ai soliti principi generali. Ogni processo ha una storia a se'.
Luglio 29th, 2008 at 18:09
>>Siamo sicuri che i fornitori di servizi debbano >>essere totalmente esenti da qualsiasi >>responsabilità per contenuti immessi da >>utenti?
Sì, siamo sicuri. Lo dice il D.Lgs.70/2003, recettivo della Direttiva 2000/31/CE:
Art. 17
(Assenza dell'obbligo generale di sorveglianza)
1. Nella prestazione dei servizi di cui agli articoli 14, 15 e 16, il prestatore non e' assoggettato ad un obbligo generale di sorveglianza sulle informazioni che trasmette o memorizza, ne' ad un obbligo generale di ricercare attivamente fatti o circostanze che indichino la presenza di attivita' illecite.
2. Fatte salve le disposizioni di cui agli articoli 14, 15 e 16, il prestatore e' comunque tenuto:
a) ad informare senza indugio l'autorita' giudiziaria o quella amministrativa avente funzioni di vigilanza, qualora sia a conoscenza di presunte attivita' o informazioni illecite riguardanti un suo destinatario del servizio della societa' dell'informazione;
b) a fornire senza indugio, a richiesta delle autorita' competenti, le informazioni in suo possesso che consentano l'identificazione del destinatario dei suoi servizi con cui ha accordi di memorizzazione dei dati, al fine di individuare e prevenire attivita' illecite.
3. Il prestatore e' civilmente responsabile del contenuto di tali servizi nel caso in cui, richiesto dall'autorita' giudiziaria o amministrativa avente funzioni di vigilanza, non ha agito prontamente per impedire l'accesso a detto contenuto, ovvero se, avendo avuto conoscenza del carattere illecito o pregiudizievole per un terzo del contenuto di un servizio al quale assicura l'accesso, non ha provveduto ad informarne l'autorita' competente.
Luglio 29th, 2008 at 18:10
@ elena
La responsabilita' oggettiva in penale e' una sonora bestemmia. La squadra viene ritenuta responsabile per fatti non necessariamente costituenti reato (che e' l'illecito penale), comunque non in via penale.
Per Google stiamo parlando di un processo penale, se era in civile saremmo qui a parlare con ben altre norme di riferimento.
Luglio 29th, 2008 at 18:23
Massimo. La mia posizione completa è riassunta qua: http://www.thestandard.com/news/2008/07/28/google-italy-could-face-criminal-charges-over-video
Luglio 29th, 2008 at 18:33
Daniele scusa non avevo visto il tuo commento. Per il momento non mi dilungo nel fornire la mia opinione per rispetto dei legali che ci stanno rappresentando. Rispetto tutte le parti in causa, compreso Kafka.
Luglio 29th, 2008 at 18:43
Sulla questione, forse qualcuno ricorda che avevo scritto, giuridicamente, sin dal 2006. Frutto di alcune riflessioni che avevo fatto su Interlex nel 2003.
Riflessioni astratte. La mia esperienza (e scusate la presunzione, ma mi sono accorto di essere vecchierello), mi dice che ogni processo ha la sua storia e che non e' possibile banalizzare, come gia' evidenziato.
Faccio sicuramente i miei auguri a Google.
Luglio 29th, 2008 at 18:46
mah mah mah, come al solito bisogna aspettare di leggere la sentenza (lo so che ho parecchio da aspettare, visto che non siamo neppure sicuri che vi sarà il rinvio a giudizio)
tuttavia nell'attesa mi sto scervellando di capire cosa sia questo "qualcosa di diverso"…
mah mah mah
Luglio 29th, 2008 at 18:59
Chiedo scusa per l’incompletezza del mio intervento, ma c’erano dei rigori ;-)
In dettaglio.
@Minotti. Il mio discorso sulla responsabilità oggettiva, che nella fattispecie riguarda la giustizia sportiva, si riferiva all’atteggiamento mentale assunto dagli estensori del post. Conosco l’origine del reato di diffamazione, e come vedi, pur nell’imminenza dei rigori, l’ho richiamato nel confronto con la carta stampata, presumendo che tutti si fosse consapevoli.
Tu dici che un uccellino ti ha riferito “che non e' tanto una questione di Internet intesa in senso oggettivo (e la net neutrality e la fine della liberta' di espressione e tutte quelle belle cose di cui ci rimpieamo la bocca quando c'e' da scattare), ma qualcosa di diverso. Non mi ha detto altro.” Le notizie, per quanto sommarie, parlano di diffamazione. Quindi, tanto per tornare alle mie conclusioni incomplete causa rigori, non è che si possa farla franca con un “bè, la rete non c’entra niente”. Si fa presto a dire rete. Come sinonimo di porto franco.
@MTG. Mica tanto sicuri. Dico, ma leggi ciò che hai copincollato al punto 2?
Qualcuno mi spieghi per quale motivo, oggi, la “carta stampata” debba badare al minimo rischio di inaccuratezza giuridicamente perseguibile, mentre un fornitore di servizi via net come Google (e non già solo il privato tenutario di un blog) debba essere esente per postulato.
E non è questione di banalizzare, nè di stare o meno con Google a prescindere per fare squadra.
Pecchereste voi di antichità nei confronti di quel giudice che magari è esperto. Contraddicendovi pure. Perchè, ai fini informativi la rete è per lo meno importante quanto la carta stampata. Con oneri e onori, ripeto. Non stiamo più in un garage a ciclostilare la qualsiasi o come bambini irresponsabili a scaricare la qualsiasi su Youtube, dando colpa solo ai privati.
E no, per favore, non parlatemi di censura.
Luglio 30th, 2008 at 03:31
Se i fornitori di servizi dovessero essere responsabili dei contenuti degli utenti, allora anche i fornitori di servizi telefonici dovrebbero rispondere degli utenti che usano il telefono per compiere reati come spaccio, associazione a delinquere, estorsione, minacce, truffa, diffamazione ecc…
Luglio 30th, 2008 at 04:17
@elena
Guarda, come detto io ho provato a contattare alcune persone coinvolte, ma ho incontrato sostanziale silenzio. Probabilmente, tutti fanno un po' strategia e se la tengono ben coperta (un po' come mi sembra di capire anche dalle parole di Hesse).
Poi, senza che l'abbia cercato, questo *uccellino* mi dice questa cosa. Non so di piu', ma penso intendesse dire che non si puo' generalizzare. Stop, non mi ha detto altro.
Preciso, poi, che le contestazioni non riguarderebbero soltanto una diffamazione, ma anche un trattamente illecito. Reato con presupposti molto diversi.
Quanto alla Rete, il problema non e' volere (forse pretendere) un porto franco, uno spazio di impunita'. E' questione di *net neutrality* come gia' neutrale e' la rete telefonica (giustamente ricordata da altri) anche se non e' detto che la questione rilevi nel caso concreto.
Luglio 30th, 2008 at 04:30
@ Elena: Quanto disposto al comma 2 dell'art. 17, è tutto quello che ci si deve aspettare da un ISP: che informi l'autorità qualora sia a conoscenza (e ripeto, qualora sia a conoscenza, ergo nessun obbligo di essere a conoscenza) di illeciti perpetrati attraverso i propri servizi di mere conduit, caching e hosting (artt. 14-15-16) e che fornisca alle autorità e informazioni necessarie a risalire agli autori di detti illeciti. Sul piano civile poi, come statuisce il comma 3, sarà responsabile qualora non abbia prontamente reso irraggiungibili tali contenuti illeciti.
Si tratta di un decreto legislativo di 5 anni fa, che riprende una direttiva europea del 2001, emanata in modo da uniformare la materia in tutta l'Unione Europea: credo lasci davvero poco spazio all'interpretazione. Tu dubitavi di una possibile responsabilità oggettiva dell'ISP, io ti ho fornito lo strumento normativo (piaccia o meno) per fugare tali dubbi.
Quanto alla differenza con la carta stampata, beh, a me, personalmente, appare evidente: un editore è responsabile per gli articoli pubblicati sulle 100 pagine della propria rivista, registrata presso un tribunale, dai propri redattori dipendenti, conosciuti e stipendiati.
Un blogger lascia commentare i propri post,anche vecchi di mesi, a chiunque passi dal proprio sito, in qualsiasi momento del giorno e della notte, spesso senza alcuno scopo di lucro.
Un hosting provider fornisce spazio web a migliaia di utenti, spesso dislocati in Paesi diversi, con lingue diverse, normative diverse, avvisandoli contrattualmente della responsabilità personale per l'immissione di contenuti illeciti o la commissione di reati tramite i propri servizi.
Credo sia praticamente impossibile equiparare la posizione di garanzia di un editore a quella di un soggetto che opera in rete. A meno che non sia una testata periodica registrata.
Luglio 30th, 2008 at 04:30
L'unica alternativa è quella di un controllo preventivo. Nulla viene pubblicato, dal mio commento a questo post di Mantellini, al video su Youtube, alla pagina web personale su Blogger o Libero, senza che prima un censore, che sia Mante, che sia Mountain View, che sia Libero, non abbia controllato che quel contenuto sia conforme alla normativa (quale normativa? quella del tenutario? quella dell'uploader? quella delle eventuali persone offese?). E se passa un commentatore arabo che fai? nell'incertezza, non conoscendo la lingua, censuri tutto?
Oltre che tecnicamente rasente l'impossibile, personalmente – ma forse sono troppo giovincello per immaginarmela diversamente – penso che sarebbe, come ha affermato il portavoce di Google, la fine dell'internet libera che conosciamo.
Luglio 30th, 2008 at 05:19
Quello che mi dispiace e mi rattrista in tutta questa vicenda è che parte dei contributi volontari che diverse persone versano a queste associazioni Onlus "benefiche", alla fine finiscano nelle tasche degli avvocati e dello Stato per promuovere cause legali che a mio giudizio fanno solo pubblicità alle parti in causa e non aiutano di certo le persone con sindrome down, ma sottraggono tempo e importanti risorse proprio alle famiglie di quelle persone più deboli che invece andrebbero maggiormente aiutate e sostenute nel difficile compito di assistenza ai down.
Luglio 30th, 2008 at 05:26
@MTG
Al di la' dei profili di *censura*, mi permetto di sconsigliare vivamente un controllo preventivo. Se ti scappa un OK su qualcosa di illecito, hai voglia, poi, a dire *non lo sapevo*…
Luglio 30th, 2008 at 08:43
Guardate che un rinvio a giudizio non vuol dire mica niente: i PM rinviano a giudizio praticamente sempre e non considerano praticamente mai le richieste di archiviazione. Questo sarebbe un problema da analizzare alla radice perché se questi PM fossero un po' più coraggiosi e un po' meno arroganti magari si perderebbe meno tempo dietro a cause campate in aria che non fanno altro che ingolfare i tribunali…
Luglio 30th, 2008 at 14:17
@Roland
Non mi sembra che abbiamo un grande polso della situazione, eh… Pero', prendo atto di quanto dice il *popolo* (inteso in senso positivo). Salvo, poi, ritrovare quello stesso popolo ad osannare gli inquirenti, in certi casi.
La storia giudiziaria dovrebbe insegnare che non e' mai opportuno dare giudizi d'uomore.