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Gen
Io vivo con crescente fastidio l’inadeguatezza dei vecchi sistemi di comunicazione. Gran parte della stampa quotidiana – per fare un esempio – non soffre troppo dall’oblio che la avvolge il giorno successivo. Ma come la mettiamo con le cose belle? Con gli articoli intelligenti o le corrispondenze eroiche? Con le prime pagine storiche? Gli archivi dei quotidiani sono scrigni lontani, mantenuti alla larga da una facile e libera consultazione. Una delle prime idee della editoria sbarcata in rete molti anni fa era quella di monetizzare la loro consultazione. Temo che i risultati siano stati modesti, anche se si era il NYTimes. Oggi sull’inserto domenicale del Sole24ore c’e’ un bellissimo piccolo editoriale di Riccardo Chiaberge. Si intitola “Toni Sailer e la scomparsa delle cunette”. Noi che abbiamo acquistato il giornale abbiamo pagato a Chiaberge (ed al suo editore che ha creduto in lui) il giusto tributo alla sua intelligenza. Ma domani? Che fine faranno quelle parole? Domani l’articoletto avra’ terminato la sua vita biologica: qualcuno con quella pagina pastello ci incartera’ il pesce. Qualcun altro a cui i ricordi di Chiaberge delle olimpiadi di Cortina saranno piaciuti, ritagliera’ l’articolo per conservarlo. Piccoli pezzi di carta in fondo ad un cassetto che nessuno leggera’ piu’. Insomma siamo di fronte ad un grande spreco. Non sarebbe troppo difficile farsene una ragione e mettere on line quella quota piccola di parole che mostrano una scintilla di genialità . Accade talmente di rado che gli editori potrebbero talvolta considerare il lato bello del loro mestiere regalando al mondo parole che non restano belle e utili il tempo di una giornata. Oggi quelle parole, tutte, vanno irrimediabilmente consumate nel giro di poche ore. Nessuno ci guadagna piu’ un centesimo. Metterle in rete qualche giorno dopo la loro pubblicazione sarebbe un gesto di grande rispetto. Prima di tutto verso se’ stessi ed il proprio mestiere.
Gennaio 8th, 2006 at 11:58
Tocca ammetterlo, in questo caso ha stra-ragione Mantellini. Ciò non toglie che, in novantanove casi su cento, trovo infinitamente più interessante un qualsiasi scritto di Umberto Galimberti piuttosto che uno del pur volenteroso radiologo forlivese.
La cantonata presa questa volta da Galimberti può essere tranquillamente annoverata in quel numero di stupidate che a chiunque, stimati intellettuali inclusi, possono sfuggire nello sbilanciarsi (magari con un filo di presunzione, ma spesso in perfetta buona fede) a sputar sentenze su ambiti dello scibile poco praticati o comunque non conosciuti in modo sufficientemente approfondito. Chi è senza peccato…
Gennaio 8th, 2006 at 13:33
Ragazzi, come siete disinformati (o illusi?)
Il Sole ha da molti anni un'ottima struttura di banche dati, che comprende per esempio tutto il Sole e tutta La Stampa (piu' molte altre cose). Paghi e consulti quello che vuoi.
Facile, l'accesso credo che sia facile, libero naturalmente no. Non credo che i risultati siano cosi' "modesti", dato il ruolo che il Sole ricopre per esempio come punto di riferimento in materia tributaria, e quindi non penso che chi decide il marketting per il gruppo sia disponibile a mettere chiaberge gratuito on line (per una questione di principio, piu' che altro, perche' non credo che i professionisti che si abbonano alle banche dati del Sole lo facciano per consultare articoli culturali, ma tant'e').
Una tabellina con le banche dati del Sole piu' importanti la trovate come al solito nei nostri scritti sulle Biblioteche in Rete.
Eh, mica tutti son bravi e buoni come Laterza e noi, che mettono on line aggratis anche quello che si vendeva bene… E fatevene una ragione: non sta scritto da nessuna parte che tutto quello che e' on line debba essere gratis e che in Internet non si possa vendere qualche bit, e pronta cassa.
Ciao, Fabio.
Gennaio 8th, 2006 at 14:22
Mante', ma non c'è un sito (mi sembra della camera) che mette online tutti i giornali?
Gennaio 8th, 2006 at 14:46
Condivido!
Anche se però la posizione di Fabio Metitieri è anche leggittima.
LA verità questa vol,ta non sta al centro, ci sono due verità e necessità :
– buone cose scritte che stanno su un potenziale "cartoccio per il pesce" è meglio metterlo in rete così tutti lo possono leggere valorizzare anche la qualità della carta stampata (anche perchè non tutto e comodo leggerlo in video)
– altre cose utili ben vengano messe in bache dati per chi ne fa una necessità di lavoro o di ricerca
enrico lanzara alisa scheggiadipensiero
Gennaio 8th, 2006 at 15:46
Forse Mantellini non sa che il Sole periodocamente vende un cd-rom con la raccolta degli articoli del Domenicale. Poi ha una banca dati interna accessibile ai dipendenti e agli esterni, a pagamanto via Web. Gratis non ha nulla, non è una fondazione benefica e forse se può permettersi di pagare gente come Chiaberge (e molti altri) è proprio perché non butta via niente, soprattutto online.
Gennaio 8th, 2006 at 16:25
Si', pero' che qualcuno del Sole o vicino al Sole scriva qui firmandosi O Sole Mio e' veramente molto ridicolo. Un po' di dignita', andiamo, altrimenti partono i coretti di prammatica di "Scemo, scemo", che te li meriti tutti…
Manco avessi scritto chissa' quali segreti di redazione.
Anyway, ai collaboratori esterni la banca dati del Sole non e' accessibile, non gratis.
Ciao, Fabio.
Gennaio 9th, 2006 at 03:57
Simpatico il concetto di "buttare" le cose mettendole in Rete. Era il 1982… ;)
Gennaio 9th, 2006 at 07:37
Molti han questionato sulla 'gratuità ' che mi sembra un argomento del tutto secondario, quasi volessero scacciare un'idea che tempo fa veniva forzata come unica via possibile. Credo che il punto NON sia se è gratuito o meno.
Il punto è proprio l'oblio. Esiste un problema analogo nell'attuale società dell'informazione: troppi dati in poche ore. Mentre nell'archivio storico, in quanto tale, vi sono troppi dati in un istante. Il problema è analogo e servirebbero a mio avviso due cose:
(1) Un sistema per poter seguire adeguatamente il flusso di informazioni. Ad esempio io ci penso su e trovo sarebbe davvero interessante se ci fosse una sorta di "filo conduttore degli eventi" in grado di collegare più contenuti attraverso più informazioni, in modo da potersi costruire timeline e non dover così fare ricerche da zero. In fondo è un po' il motivo per cui è più facile andare a vedere un film che ci è stato consigliato da un amico rispetto ad un film solo pubblicizzato fra la massa di pubblicizzazioni.
(2) Un'adeguata pubblicità . Tanti qui hanno risposto che "Mantellini è disinformato", ma se nessuno informa, è una colpa? Non credo. Ringrazierei per la segnalazione, anche se con un filo di arroganza -beh, d'altronde a chi manca?- e magari mi domanderei se non c'è qualcosa di sbagliato, dato che davvero poche persone lo sanno.
Gennaio 9th, 2006 at 11:18
D'accordo con Mantellini!
Anche se le ragioni di Fabio Metitieri sono legittime.
NO! non penso che la ragione sia al centro credo solo che le ragioni siano almeno due:
sicuramente è meglio rendere i potenziali “cartocci per il pesce” accessibile a tutti i fruitori della rete e quindi quegli articoli o elaborati che possano essere di maggiore utilità per la comunità senza farli andare nel dimenticatoio.
sicuramente è anche giusto che chi abbia competenze ed organizzazione metta in comune beni in banche dati, anche a pagamento, soprattutto se servono per attività professionali e per ricerche scopo economico.
Credo che la questione sia quella di ampliare sempre di più la/le nuova/e definizione/i di proprietà delle idee e dei contenuti.
Chi “trasmette” una informazione o un elaborato può recludere per sempre o decidere come e quando usufruirne, non compete semmai al “padrone” dell'elaborato? E l'informazione in quanto tale ed utile alla comunità non è di fatto a-proprietaria?