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Ago
Oggi il tenutario, in veste di fotografo ufficiale, ha accompagnato sua moglie in Toscana a documentare un ciclo di affreschi trecenteschi di formidabile fattura. Questa sera, appena rientrati a casa, un anziano giornalista de La Nazione spiegava al telefono ad Alessandra le ragioni per cui alcuni degli affreschi della cappella in questione, siano ricoperti da un alone piu’ scuro. Fino agli anni 60 – periodo in cui il quotidiano toscano dedico’ alla faccenda alcuni pezzi – i locali del convento nel quale erano contenute le preziose pitture erano stati destinati ad ambienti di civile abitazione. A quei tempi, su quella parte di muro c’era appoggiata una cucina economica. Si dice che l’affittuario dell’appartamento accendesse i fiammiferi per cucinarsi la cena proprio su una trecentesca immagine del Paradiso.
Agosto 28th, 2005 at 12:20
Sinceramente non starei a farla tanto lunga e nemmeno mi scandalizzerei troppo per una macchia su un affresco minore!
Il fatto è che in questi ultimi tempi ci è presa la fregola di conservare tutto ciò che è vecchio alla stregua d'un irripetibile capolavoro, anche se (come nel caso in questione) si tatta di un affresco come in Italia ce ne sono fin troppi e, macchie o non macchie, al 99,999999% della gente non fa nessuna differenza, così come la perdita di una siffatta opera è del tutto irrilevante pure a livello storico-culturale.
Io credo invece che dovremmo interrogarci seriamente sullo strapotere che le varie sopraintendenze si sono arrogate: ad esempio quando si prendono la briga di sospendere (anche per settimane) i lavori di importanti opere infrastrutturali solo perchè negli scavi è venuto alla luce, poniamo, qualche mattone romano (di cui, peraltro, il nostro sottosuolo è ovunque pieno). Tutto ciò ha ripercussioni a mio avviso inaccettabili sia sulla tempistica che sul maggior costo delle opere, dato che l'entità dell'impatto di questi ritrovamenti sulla realizzazione dell'opera in progetto è impredicibile in sede di preventivo dei costi.
Mi chiedo se non sia il caso di riflettere in modo obiettivo sul danno che tali inutili interruzioni cagionano all'intera collettività .