06
Ott

Io alla fine mollerò per questo. Perché fare sta vita per fare eleggere sta gente anche no. E l’infamia di pochi mi costringe a non avere più rapporti con i gruppi. Molto sconfortante davvero”

(Giorgia Meloni in una chat privata diffusa sui media)


Oggi pensavo che nessuna delle persone che stimo e frequento utilizza mai la parole “infame”. Molto probabilmente perché è da molti associata, oltre che ad utilizzi gergali regionali, al linguaggio tipico degli ambienti mafiosi.

Lo pensa anche la Treccani:





Per ragioni varie che non sto qua a dirvi ho conosciuto personalmente negli anni un certo numero di persone che hanno avuto a che fare con Matteo Salvini nell’ambito delle rispettive funzioni: quella politico governativa di Salvini e quella professionale dei miei conoscenti. Molte di queste persone mi hanno detto di non aver mai incontrato – avendone incontrati molti – nessuno meno informato e meno interessato alle questioni concrete (spesso complesse) di cui si stava discutendo e decidendo nell’interesse della comunità Mi è venuto in mente stamattina quando il Ministro dei Trasporti ha dichiarato ai media di essere “al lavoro dall’alba”. Poi ovviamente il disastro dei trasporti ferroviari in Italia non dipende da Salvini che di molte cose può essere incolpato ma non direttamente di questa. Del resto ci sarà una ragione se questa foto di Salvini in spiaggia con un libro, che ha ormai dieci anni, circola ancora con una discreta insistenza.

La vicenda, tristemente imbarazzante ma del tutto reale e prevedibile, del governatore della regione Toscana che vuole indagare sugli eventuali effetti sulla salute pubblica da parte del 5G, e con essa molte altre prese di posizione antiscientifiche simili assunte ovunque, orgogliosamente, in Italia negli ultimi decenni, spiega in fondo una sola cosa: che l’esercizio della democrazia partecipativa, l’utilizzo dell’urna elettorale per rappresentare e far valere il proprio punto di vista sul mondo, da noi serve a scegliere fra due tipi di cretini molto differenti e molto simili. I cretini di destra e i cretini di sinistra. Poi uno dice l’astensionismo.

30
Set

Il progettista della stazione dell’Alta Velocità di Bologna, quello della rete mesh di Sky TV e quello del check-in online di Trenitalia sono la medesima persona.




Interessante siparietto sulla copertura digitale dell’Italia facilmente risolvibile – dicono – attraverso un accordo fra Musk e Meloni. Starlink, l’accesso via satellite di Musk, a prezzo calmierato (10 euro al mese rispetto ai 50 del costo attuale) con il benestare della nostra presidentessa del consiglio. Due temi: uno tecnologico e uno culturale.
Quello tecnologico: nessun paese – per ovvie ragioni – basa la propria infrastruttura digitale su una connessione via satellite proprietaria. Quello culturale, ben più importante: Musk ha dato prova di grande intenzionale commistione fra servizi fisici di infrastruttura di rete e contenuti. Lo ha fatto durante l’invasione russa in Ucraina ma anche in altri ambiti meno drammatici. Twitter, per esempio si è rapidamente trasformata in una macchina di propaganda di qualsiasi idea reazionaria e fascistoide disponibile sul mercato e questo è avvenuto prima ancora che per ragioni ideologiche dei suoi utilizzatori (quando non sono bot) per scelte di piattaforma chiaramente orientate dal suo proprietario. In tempi più ingenui degli attuali si suggeriva di non confondere contenuti e infrastrutture: oggi una simile idea è diventata davvero difficile da applicare (il fornitore di contenuti è spesso anche il fornitore di connettività). Quanto al ruolo di Giorgia Meloni in una simile vicenda può essere variamente inteso: da una forma di prevista ignoranza personale su un tema complesso a quella di una sostanziale complicità con il suo impresentabile amico di serate. Più probabilmente entrambe le cose assieme.




Seguo con piacere il profilo di questa signora di mezza età, simpatica e gentilissima, che ferma le persone a Londra, in genere nei pressi di un grande museo, per chiedere quale sia l’opera d’arte che, potendo scegliere fra tutte, si metterebbero in casa.

Così ieri sera ho fatto la stessa domanda a mia moglie e Alessandra mi ha risposto senza esitazioni:

“Che domande: i coniugi Arnolfini”

Per almeno dieci secondi ho tentato di ricordare dove Roberto Bolaño cita di sfuggita e apparentemente senza motivo “Gli Arnolfini” in un suo testo (mi occupo spesso di questi collegamenti che non portano da nessuna parte) ma mentre stato per rinunciare lei mi ha domandato:

e tu invece?

Le ho risposto che io forse vorrei avere in casa uno delle grandi tele di Domenico Gnoli con il particolare di un bottone, o dei capelli di una donna o del nodo di una cravatta. Mentre cambiavamo argomento Alessandra mi ha risposto:

tutto giusto“.


Se il cinismo più volgare è diventato – come nei fatti sembra essere diventato – una caratteristica centrale nell’offerta professionale del politico vincente, allora il governo di Giorgia Meloni e dei suoi squallidi ministri durerà a lungo.

I titoli della stampa militante (praticamente tutta) sono spesso molto divertenti. Se l’odiato governo in carica annuncia misure di sostegno economico alle famiglie il foglio militante titola con enfasi:

“STANGATA SUI SINGLE”

Nel caso in cui il governo, ripensandoci, annunciasse di voler aiutare le persone sole, il foglio militante rapidissimo titolerà:

“AFFOSSATE LE FAMIGLIE”





Il ruolo dei media nel processo di graduale imbarbarimento della società italiana è molto potente e molto spesso misconosciuto. Ciò accade, come purtroppo è normale che sia, quando tutta la società – tutta – ha smarrito ogni spinta etica e si occupa esclusivamente della propria sopravvivenza fisica.

Sui casi che riguardano la salute dei cittadini, un tema molto sentito da tutti per ovvie ragioni, la cautela dovrebbe essere obbligatoria, mentre da noi accade l’esatto contrario. I media si buttano sulla preda con la maggior velocità possibile perché il boccone è particolarmente prelibato. Eppure essere cauti in casi del genere sarebbe importante per almeno due ragioni: per una forma di rispetto nei confronti delle vittime e di un mestiere complicato che ogni giorno salva la vita silenziosamente a migliaia di persone e perché, molto spesso, l’esperienza ci indica che le cose raramente sono come appaiono ad un primo sguardo.

Quando Repubblica, il più letto sito informativo italiano, pubblica un titolo del genere applica una cinica strategia per attirare a sé i lettori, opponendosi alla verità (della quale sapremo forse qualcosa più avanti) e ad ogni principio di cautela e terzietà. Nessuno ovviamente cura un infarto con un antidolorifico, ma una simile frase, assieme alla foto della giovane vittima uccisa dai medici incompetenti, è ormai diventato un classico della spazzatura giornalistica italiana.

Ai giornali italiani in fondo la verità non interessa, non gli interessa la reputazione dei soggetti in campo, meno che meno uno sguardo generale sul mondo, tutti elementi che consiglierebbero cautele ulteriori da applicare quando ci si occupa di eventi dolorosi. A Repubblica interessa la propria sopravvivenza ed il proprio ruolo di potere nello scenario pubblico, anche al prezzo di una informazione ormai destituita di ogni reputazione. È un tentativo di affermazione di sé sopra la vita degli altri: quale sia il prezzo da pagare a Repubblica non interessa.


Fra le molte indiscrezioni pubblicate in questi giorni escono anche – com’era inevitabile – responsabilità pesanti sulle quali è davvero difficile passare sopra. Maria Rosaria Boccia e il ministro Sangiuliano sarebbero andati assieme al concerto de Il Volo.