Le democrazie fragili hanno numeri fragili. Fragili e contingentati. Perché liberare i numeri è una maniera molto elementare di concedere ad altri privilegi che vorremmo tenere per noi.
La faccenda dei numeri ha un corollario importante che riguarda la cultura di chi li legge. Senza cultura dei numeri i numeri sono lame nelle mani del primo che passa. La cultura dei numeri serve a capirli e, al bisogno, a contestarli. Serve a trovarne di nuovi, più significativi, da mostrare a persone che siano in grado di comprenderli e che da quei numeri sappiano estrarre conoscenze utili a tutti.
Le democrazie fragili fortificano loro stesse liberando i propri numeri.
Con i numeri si potrà comunque fare molto: si potrà utilizzarli in maniera intenzionale, facendogli raccontare verità inesistenti. La cultura dei numeri non ne certifica l’onestà. Perché l’onestà è delle persone e non dei numeri. Così l’ostensione dei numeri, in genere parziali quando non manifestamente falsi, è diventato un tratto distintivo della peggiore politica. Una spruzzatina tecnocratica per confondere i creduloni.
La comprensione delle cose incredibili che stanno accadendo da un mese a questa parte in tutto il mondo è legata in maniera inedita e potentissima ai numeri. I numeri sono diventati importanti per tutti e noi, come ogni democrazia fragile, non eravamo pronti. Così i nostri numeri sul coronavirus da settimane fanno onestamente pena, raccontano cose mai successe, sono manipolati dai peggiori o anche solo dagli ingenui. Ma nella maggioranza dei casi sono numeri inattendibili per colpa della nostra scarsa attenzione ai numeri stessi ed al loro enorme valore democratico. Più che il cinismo del reazionario sui numeri italiani sul coronavirus potè la sottovalutazione e la sciatteria.
E dentro una grande sciatteria generale (basterà confrontare i fogli excel troppo colorati che la Protezione Civile produce giornalmente con il sito di infodata del Governo francese) i peggiori politici italiani stanno colpevolizzando i comportamenti irresponsabili dei cittadini. I media sono accanto a loro, sempre disponibili a fiancheggiare la narrazione del potente di turno. Non andrà dimenticato – a margine – che le democrazie fragili hanno anche ulteriori fragilità oltre a quella dei dati.
Genesi di una notizia… #intantopubblicala pic.twitter.com/oonWtBtCVS
— Fabio Massi (@FabioMassi) April 12, 2020
Lo fanno pubblicando volentieri foto di inesistenti file di cittadini in fuga a pasquetta, odiosi runner sulle spiagge inseguiti dagli elicotteri e dai droni e altre amenità funzionali ad un racconto che sposti l’attenzione dalla cattiva gestione politica della crisi.
I contagi non calano dopo settimane, i morti restano moltissimi, nel frattempo noi osserviamo i droni di Virginia Raggi in azione.
#coronavirus A Roma, a Pasquetta, oltre 14mila i controlli effettuati dalla Polizia Locale, 162 le violazioni registrate. Multato anche un runner sull’Appia Antica che, dopo aver tentato la fuga, è stato individuato grazie a un drone #NonAbbassiamoLaGuardia pic.twitter.com/BApt1HLr0F
— Virginia Raggi (@virginiaraggi) April 14, 2020
La Regione Lombardia, da settimane, nelle persone del suo Presidente Fontana e dell’assessore Gallera che ogni giorno presidia una finta conferenza stampa informativa sul covid 19, cerca di scaricare sui comportamenti dei singoli i propri vistosi disastri (che nel caso specifico significano molto di più, centinaia di morti sulla coscienza). Lo lascia intuire senza mostrare dati, dicendo semplicemente “c’è troppa gente in giro”, ammonendo i cattivi comportamenti e stimolando sentimenti di guardingo rancore fra i cittadini. La vecchia regoletta latina sempre valida del divide et impera.
Poi Apple e Google pubblicano i dati della mobilità registrati dai propri terminali mobili e scopriamo che gli italiani e i lombardi sono i più ligi in Europa alle limitazioni di mobilità loro imposte. Sono i dati a dirci che il problema è altrove. Sono gli stessi dati a indicarci che nelle democrazie che sanno liberare i propri numeri, che li sapranno capire e condividere, i bugiardi avranno finalmente vita breve.
Aprile 15th, 2020 at 00:02
Sta facendo il confronto con la Germania, che è il paese che ufficialmente ha un numero di morti risibile e non ha preso misure di chiusura paragonabili alle nostre (niente autocertficazione, niente sanzioni, corse libere ecc.), con gli USA, che sono un continente dove è assurdo solo pensare che in tutte le zone ci siano le stesse regole, e gli inglesi, che anche loro non hanno preso misure rigide come le nostre.
Aprile 21st, 2020 at 09:55
È vero che in Germania non ci sono chiusure come in Italia, però si sono organizzati così:
– Primi di gennaio, allarme OMS, via a 13.000.000 di tamponi con possibilità di avere una visione globale dell’epidemia e intervento immediato su sintomatologie lievi e quarantena per quelli che ne sono venuti a contatto, quarantena dei nonni.
In Italia ignorato l’allarme!
In Germania, 26.000 posti di terapia intensiva con poco più di ottanta milioni di abitanti.
In Italia 5000 posti di terapia intensiva con poco più di 60 milioni di abitanti.
In Germania, stante il suddetto controllo, l’epidemia non è scoppiata in modo incontrollato, una sanità con più mezzi ha fatto il resto.
In Italia, visto il ritardo, si ricorre al blocco totale, però in qualche zona l’epidemia è già scoppiata ed il blocco non l’ha mitigata, nel resto d’Italia si.
Adesso in Italia, consci che la sanità nazionale non reggerebbe ad un aumento degli ospedalizzati e consci che comunque bisogna iniziare a produrre, si ricorrerà all’app. Che di per sé sarebbe buona, salvo il remoto pericolo del controllo subdolo. Ma non mi sembra ci siano tante alternative….
Aprile 15th, 2020 at 02:19
Emanuele, basterebbe andare sul sito (https://www.apple.com/covid19/mobility) e controllare gli spostamenti in stati come Francia e Spagna, che hanno restrizioni simili alle nostre, per rendersi conto che la diminuzione italiana rimane in ogni caso la più marcata…
Aprile 15th, 2020 at 10:39
In Francia comunque sono concessi più movimenti individuali. Questo ovviamente non inficia il ragionamento corretto dell’articolo.
Aprile 15th, 2020 at 10:55
Credo che il paragone corretto dovrebbe essere la Lombardia con zona europea (che non significa paese europeo) con la stessa diffusione del virus e numero di morti paragonabile.
Aprile 15th, 2020 at 11:39
La domanda che forse dobbiamo incominciare a porci e’ cosa e’ attendibile o non affidabile ? Ormai il web e’ invaso di notizie e di dati.
Ed io incomincio non piu credere nemmeno a questi forniti.
Forse e’ arrivato il tempo della decrescita.
Aprile 16th, 2020 at 16:03
Parlavo giusto oggi con un collega tedesco sui reali numeri del contagio. La cosa curiosa è che prendendo gli unici dati epidemiologici che danno una fotografia reale seppur molto parziale, ovvero l’analisi sierologica, Italia e Germania sono tutte e due intorno al 15% di contagiati. Ovviamente non si tratta di dato esaustivo ma è sicuramente molto più serio della narrazione del terrore che ogni sera viene propinata alle 18.00. Per inciso, in Germania ad esclusione di due zone “rosse” nessuno deve girare con la mascherina e le aziende non hanno chiuso ma hanno solo implementato le ben note misure si sicurezza ( smartworking, distanzinento e turni mensa).
Aprile 21st, 2020 at 10:02
Ci sono a monte 13 milioni di tamponi, un immediato distanziamento dei nonni, 26000 posti di terapia intensiva.
Inizio dei controlli da primi di gennaio.
In Italia: 800 mila tamponi, bambini non a scuola dati in affidamento ai nonni, 5.000 posti di terapia intensiva…. e il tutto iniziato da febbraio!
Aprile 16th, 2020 at 22:36
Un commento sui dati relativi alla mobilità: a parte in alcune circoscritte zone rosse, diversi paesi europei a partire dalla Germania non hanno confinato i cittadini a casa e nella stragrande maggioranza dei paesi le attività produttive sono rimaste aperte seppur con speciali precauzioni. Dunque è normale che gli italiani si muovano meno e non è un fatto di senso civico.
Aprile 18th, 2020 at 18:24
Andy61 mi ha preceduto. Per forza che i movimenti sono minori se sono del tutto vietati! Io vivo a Berlino, decremento dei numeri come in Italia, molti meno morti, traffico di auto e bici mentre sono vuoti i mezzi pubblici. Lunedì molti esercizi piccoli riapriranno. Ma i numeri non sono manipolati, basta leggere l’unico numero che conta: i ricoverati in intensiva e sono sempre di meno. Sparare su chi si barcamena nella crisi mi sembra molto antipatico.
Aprile 19th, 2020 at 08:02
Penso che nessuno l’abbia spiegato bene come Maurizio…
https://twitter.com/olistik/status/1250856697591222272
Aprile 21st, 2020 at 10:38
@Franco
dove trovi 13 milioni di tamponi?
Secondo i dati ufficiali a oggi in Germania ne hanno fatti 1,7 milioni.
In Italia 1,3 milioni.
In quanto ai posti in terapia intensiva, c’era un articolo del Post che spiegava come 37 miliardi di spese previste dal 2011 a oggi nella sanità, in particolare per adeguarla all’invecchiamento della popolazione, siano state annullate perché c’era da risparmiare.
Magari qualcuno potrebbe calcolare quanto spenderemo oggi, vite umane a parte, per aver risparmiato negli ultimi 9 anni.
E la spesa sanitaria in Germania è sopra l’11% del pil contro il nostro 8,9%.
C’è anche una cosa che non viene considerata: la durata della vita media in Germania è un paio d’anni inferiore alla nostra. Mi piacerebbe che qualcuno calcolasse in valore assoluto quanti anziani in meno significano quelle cifre, anziani che oggi avrebbero statisticamente aumentato il numero dei morti.
Aprile 22nd, 2020 at 15:41
@Emanuele: occhio che i numeri di tamponi tra Germania ed Italia non sono omogenei. In Germania contano il numero delle persone sottoposte a test, da noi il numero fisico dei tamponi effettuati. Tanto per fare un esempio, nel mio condominio c’è un medico che è risultato negativo solo al quinto tampone e col conteggio tedesco conterebbe solo per uno mentre da noi conta per cinque.