Sono abbastanza convinto che un’eventuale, per quanto – mi rendo conto – improbabile, rinascita di una idea di Paese diversa da quello attuale, un’Italia dei diritti e delle tolleranze, del progresso dentro l’Europa e dei giovani, del rispetto e della mediazione, passi anche da una nuova idea di informazione. Come molte altre cose l’informazione in questo Paese sembra davvero perduta: ha smarrito il proprio ruolo di autonomia e intelligenza, la propria funzione di luogo di crescita civile dei cittadini. La trasformazione di questi anni non l’ha risparmiata, l’ha anzi tramutata in uno dei simboli del precipizio etico nel quale siamo immersi.

Le ragioni sono ampie e complesse ma l’informazione ha perso il proprio ruolo di servizio pubblico per diventare, praticamente sempre, servizio privato. Il lettore da interlocutore è stato trasformato in bersaglio. Dopo i decenni delle sperimentazioni berlusconiane (tiepidissime rispetto a quanto accade oggi) esistono ormai sostanzialmente solo blocchi ideologici contrapposti anche dentro gli organi informativi. Emilio Fede ha scavallato il millennio.

A tale proposito mi ha colpito una frase di un articolo di Carlo Bonini su Repubblica di oggi. Già l’articolo in sé è un esempio di una tecnica informativa molto in voga: pubblicare intercettazioni e rumors capaci da soli, senza altri argomenti, di affondare qualcuno. Arma a doppio taglio perché evidentemente una simile tecnica trasforma la stampa in braccio armato altrui, soldatini in mano a poteri differenti e meno traballanti. Nel caso odierno il tiro al bersaglio riguarda Luca Lotti, ex braccio destro di Matteo Renzi. Bonini non si preoccupa nemmeno di mantenere accenni di formale equidistanza, come la professione dovrebbe forse consigliargli: spara a zero, accusa Lotti direttamente (e per carità sarà tutto come spiegato da quelle frasi smozzicate, non ho motivo per dubitarlo), fa cantare le intercettazioni, ci spiega – insomma – che razza di tipo Lotti sia. Non è un’idea di Repubblica. Si tratta di una tecnica usuale utilizzata da tutti.

La frase di Bonini (che è oggi una delle firme di punta del quotidiano, uno dei cronisti politici più noti e rispettati) è questa:




Bonini dice ai lettori di Repubblica che Lotti (il politico al quale sta dedicando un lungo articolo) aveva provato a “darcela a bere”. Si tratta di un’espressione volgare, piccolissima certo, ma lontana da ogni necessaria distanza giornalistica specie se riferita alla difesa ufficiale del politico che si sta rapidamente condannando.
È la frase di un ultras ed è una frase normale perché il giornalismo come entità a sé stante non esiste più da nessuna parte. Lo stesso nuovo claim di Repubblica, rinnovato nella sua direzioni qualche tempo fa, sosteneva esattamente la necessità di questa discesa in campo, di questa nuova militanza, di questo desiderio di contare, di parteggiare, di fare la propria parte. Opinioni su opinioni, pettegolezzi su pettegolezzi, maldicenze, intercettazioni: tutto sarà utile in questa guerra senza quartiere contro i nemici.

Mentre tutto questo accade, mentre sta accadendo, non più solo nella ben conosciuta stampa di destra, nelle macchine del fango de Il Giornale o di Libero ma ovunque, i cittadini si trovano oggi semplicemente senza mediazioni attendibili. I giornali sono serbatoi di propaganda contrapposti e i loro lettori residui sono cari polli d’allevamento.

Fino a quando non riusciremo a ricostruire un ambiente informativo meno malato e più rispettoso, la verità in Italia sarà questa, un ninnolo offerto ai propri sodali. Magari accadrà con le migliori intenzioni, magari i giornalisti saranno convinti di vincere il Pulitzer smascherando i sotterfugi odiosi del potere, ma sempre nella silenziosa idea, così ingenua nel 2019, che lo stupido lettore non conti granché, oppure che sia un ultras, esattamente come chi scrive: come tale riceverà esattamente quello che desidera sentirsi dire.

Il lettore modello insomma, quello che, per una buona causa, sarà disposto a bersi qualsiasi cosa.


7 commenti a “Noi non la beviamo”

  1. unAlberto dice:

    Ottima osservazione, a me pare inattaccabile, ma prepariamoci alle reazioni di chi SA.

  2. Emanuele (l'altro) dice:

    Potresti dirmi quando mai la stampa in Italia non è stata propaganda?
    Sarà meno elegante di una volta, e certo per un amante dell’estetica questo è ancora più grave, ma la sostanza non è mai stata neutra.

  3. Eta dice:

    Sono pienamente d’accordo con tutta la tua riflessione.
    Trovo che l’idea di giornalismo anglosassone, non solo quello d’inchiesta, in Italia non ci sia mai stato, ma il decadimento di questi ultimi anni è veramente pesante.
    Da lettrice, mi trovo sempre più distante a quasi tutti i quotidiani. Prima adoravo iniziare la mia giornata leggendo tre o più quotidiani, mentre bevevo il caffè, poi sono scesa a due, poi a uno. Ora leggo più solo saltuariamente, a volte il sole, a volte la stampa.
    Sono staccata dal mondo, ma quel mondo che leggo nei quotidiani mi infastidisce, voglio fatti, non idee, voglio essere io a farmi un’opinione e non leggere quella di chi scrive.

  4. ale dice:

    solo ora ce ne accorgiamo eh ? :D

  5. pino josi dice:

    un maldestro tentativo di intecettare l’estrema sinistra, che però da tempo rifiuta ogni contaminazione con i media mainstream ed anche con quella parte politica molto a sx del pd che ormai è sempre più sbiadita.

  6. Armando dice:

    Come si cambia parere quando le intercettazioni riguardano gli amici.
    Per carità tutto lecito, ma anni fa quando le intercettazioni riguardavano Berlusconi i titoli dei suoi post erano “LA NAUSEA” e questo il giudizio perentorio “È lo specchio della parte peggiore di questo paese. Abbiamo tutti oggi un disperato bisogno che se ne vada.”.
    Personalmente Berlusconi lo odio oggi come lo odiavo anni fa, ma allo stesso modo non sopporto i metodi mafiosi evidenti nelle intercettazioni di Lotti, anni fa succedeva con Fassino e un po’ con molti membri del PD che sono ormai palesemente da anni manovratori della giustizia, soprattutto in ambito politico.
    Però mentre è nauseato da intercettazioni da Gossip su “vizi” sessuali privati, “non la beve” su intercettazioni che riguardano decisioni che anno a che fare con il CSM e quindi tutti noi.
    In una visione un po’ più ampia è quello che si vede tra tutti i giornalisti vicini ai politici, dove tutto è il contrario di tutto, tutto è lecito e tutto no, le parole perdono di significato, le regole perdono valore, il rispetto per gli uomini di “cultura” (o presunta tale) si va a far benedire.
    Piano piano si insinuano le contraddizioni, le certezze non ci sono più, iniziano a vincere i Renzi, i Salvini eil giornalismo tale non esiste più, è solo propaganda politica.
    Come mai questo servilismo Mantellini ?

  7. Emanuele (l'altro) dice:

    A me pare semplice doppiopesismo politico.