Che fine ha fatto la classe intellettuale in Italia oggi? Due possibili risposte. La prima: gli intellettuali in Italia oggi sono pochi, molto nascosti, generalmente inascoltati. Continuano il loro lavoro, indispensabile alla società, da là sotto, senza che nessuno se ne accorga. Sapreste nominare un grande filosofo, uno storico di livello, uno scienziato degno di questo nome ampiamente conosciuti (e riconosciuti) dalla gente in Italia nel 2018? Qualcuno che possa essere interrogato dai media nel momento in cui il Paese si trova (accade ogni giorno) di fronte a temi importanti? Che sappia indicarci la strada di fronte allo scadimento della vita politica o ai rigurgiti fascistoidi, o che ci parli di calcio o di cruciverba o di qualsiasi altra cosa fuori dalle solite banalità? Queste persone esistono, continuano a lavorare, studiano e producono cultura. Una cultura indispensabile ma invisibile.
Se le cose stanno così è in atto da tempo, e noi ne siamo testimoni, un vasto processo di sostituzione. Cosa accade quando la classe intellettuale viene lasciata ai margini della società? Accade che quel ruolo verrà occupato da qualcun altro. Da almeno un paio di decenni, in un processo di sostituzione molto evidente, la classe intellettuale italiana è stata sostituita da qualcosa d’altro. In ogni campo, attraverso meccanismi di emersione del tutto inediti.
La seconda risposta possibile – ma è pura accademia – è che ogni tempo abbia la propria classe intellettuale e che la nostra scandalizzata meraviglia di oggi sia un semplice problema di sistemi di riferimento. Quella che a me pare una schiera di scadenti comprimari eletti a guida culturale del Paese in realtà è invece la lista dei migliori che abbiamo: una società magari mediocre che produce una classe intellettuale a sua immagine.
Io credo invece che gli intellettuali esistano – io li ho visti – e che siano sempre più ai margini, sconosciuti ai più: usualmente sostituiti nella reputazione pubblica da una vasta schiera di parvenu della cultura e dell’arte. Il loro posto è semplicemente occupato, il loro lavoro ha smesso – da tempo – di creare valore per la società intera.
Le ragioni di un simile fenomeno sono sostanzialmente due. La mancata richiesta di un ricambio generazionale è la prima. Il punto non è che ex direttori ultranovantenni continuino a presidiare gli editoriali della domenica mattina; il punto è che non esista una spinta che domandi a gran voce qualcosa di nuovo. E’ un processo a due vie: il palco non offre, la platea non domanda.
Non è solo la dittatura del posto fisso, che per gli intellettuali di fama in Italia prevede il pensionamento solo nel giorno del funerale (e talvolta perfino dopo, visto che il nostro avrà prodotto nel frattempo in senectute vaste opere da pubblicare postume) ma esiste anche una più banale questione di domanda e offerta. C’è domanda di idee nuove e colte? Esistono esempi di nuovi intellettuali che siano usciti dalla bolla e abbiano reso il proprio lavoro riconoscibile abbastanza da diventare economicamente interessante? Pochissimi mi pare.
E tuttavia quello economico è quasi l’ultimo dei problemi. La scomparsa dell’intellettuale dall’orizzonte riguarda primariamente la centralità del loro pensiero, la possibilità di influenzare le nostre idee. Nell’Italia del 2018 gli intellettuali restano chiusi nelle biblioteche e il loro lavoro si impoverisce nella sua parte più rilevante: creare consapevolezza per tutti. Nel frattempo i mass media e la politica sono pieni di patetici saltimbanchi senza né arte nè parte che semplicemente, a un certo punto, hanno ricoperto uno spazio vuoto. Gente che la maggioranza di noi oggi chiama intellettuali. Sono dappertutto, recitano una parte, non sanno nulla. Noi ci accontentiamo.
Tutelare il lavoro di sintesi della classe intellettuale era un compito importante interamente a carico nostro. Era importante soprattutto per noi. Non ci è sembrato abbastanza importante.
Febbraio 28th, 2018 at 18:12
Lucidamente, Mantellini (che gestisce l’unico blog di orientamento piddino che non banna i dissenzienti, un gran signore, come gli ho già scritto) si fa una domanda urgente, sebbene in gravoso ritardo. Peraltro, le risposte sembrano da olimpiadi invernali: ossia fanno zig-zag per evitare una realtà conclamata: l’80% circa degli intellettuali italiani (e, non prendiamoci in giro, gli intellettuali che contano sono quelli che scrivono su giornali, che hanno visibilità sul web e, soprattutto che vanno in tv- visto che social e quotidiani si occupano quasi esclusivamente di quello che accade in tv, che si chiami dibattito Salvini-Boldrini, Nadia Toffa o farfalla della signora Rodriguez); ecco, l’80% degli intellettuali italiani sono schierati col pd- e scrivono nei 2 giornaloni amici: Corsera e Repubblica, fondata dal piddino DeBenedetti. Vero è che poi gli intellettuali più famosi e preparati sono estranei a quest’area: ossia Sgarbi e Grillo- come antipiddino viscerale erano Fo e la mai troppo incensata Franca Rame. Insomma, gli intellettuali (quell”80% e più) per anni ha fatto solo una cosa: difendere il pd ed attaccare- senza costrutto- gli avversari del medesimo, cercando di screditarli. Con Berlusca ha avuto gioco facile, più problematico col M5S. E ora, sotto elezioni, è evidente- basta leggere i loro articoli- che non sanno più come giustificare l’imbarazzante governo Pd-Bce, che da 7 anni concupisce il deretano degli italiani, con la collaborazione venefica dei potentati bancari.
Siamo seri: finchè chi scrive ragionerà per partito preso (io voto m5s e/o Leu, ma li ho criticati decine di volte) è una burla parlare di ruolo degli intellettuali. Ci sono solo dei servi, ben pagati, molto furbi ma che ormai la stragrande maggioranza degli italiani ha imparato a conoscere. E a diffidarne. Il 4 marzo se ne avrà la conferma. Lunedì 5 ci sveglieremo con un’Italia migliore, comunque vada: perchè (unica cosa sicura di questa tornata elettorale) pd starà per 5 anni lontano dal governo, ruolo in cui ha fatto già abbastanza danni.
Febbraio 28th, 2018 at 19:39
My 2 cents… piccola considerazione rispetto al post… finchè il tema centrale (e qui mi riallaccio ad un altro post) rimarrà l’economia, gli intellettuali (e di conseguenza la cultura, il sapere, la scienza, molto più importanti, imho) rimarranno nell’ombra. Non solo rimarranno nell’ombra, il rischio è che l’ombra li sovrasti, li inglobi e se li mangi…
Uno degli errori madornali operato dai media pubblici (da almeno 30 anni a questa parte) è quello di non aver perseguito questa strada e di essersi “adagiato” al commerciale. Invece di cercare di elevare il livello culturale ci si è “abbassati” al livello del commercio spiccio.
Gli intellettuali, se non capiti (compresi), erano rispettati e comunque ascoltati. Oggi, dici bene, dove sono?
Mi ripeto: tanta solidarietà Mante…
Marzo 1st, 2018 at 07:48
“Noi ci accontentiamo.”
Io direi, con grande tristezza, che noi (statisticamente parlando, si intende) li cerchiamo. Il trash ed il mediocre, l’opinionista al posto dell’esperto, il “saltimbanco” al posto della voce autorevole, noi li preferiamo.
Secondo me si è creato un fenomeno strano e che non so meglio spiegare, per cui, forse rendendosi conto di non poter essere tutti eccelsi, c’è stato un massivo livellamento verso il basso degli standard, rispettare i quali è diventato pregio, non solo male minore. Vale in politica come nel mondo accademico o del sapere in generale, vale per l’economia e l’imprenditoria, vale nelle scuole, vale sui social (e lì, peggio mi sento). Chi si stacca da questo gioco perverso, è bandito proprio perché al di sopra.
Ed è tristemente vero anche sui media in generale, che pubblicano e diffondono cose pazzesche, insensate ed illetterate senza prendersi la briga non di verificarle e capirle prima, ma di correggerle poi. Non parlo di falsità strumentali, che è un altro capitolo, ma proprio di quelle dettate dall’ignoranza. Io ogni tanto mi “diverto” a segnalare sui giornali gli sfondoni, soprattutto quando sono in campi che invece conosco: non avete idea di quanti e quanto gravi siano, addirittura in rubriche che si definiscono specializzate nella materia!
Io penso che siamo in una fase davvero triste e di pessimo auspicio, che spero passi in fretta e senza troppi danni, ma non ci conto molto (il medioevo durò secoli, per dire).
Marzo 1st, 2018 at 09:36
Ho sempre problemi a definire cosa sia un intellettuale per il pubblico, e in realtà tendo ad accontentarmi di buoni divulgatori che possano aiutare ad interpretare la realtà anche senza inventarsi nulla di nuovo ma semplicemente ricontestualizzando le lezioni del passato.
Qualche nome italiano per me son Alessandro Barbero e Dario Bressanini, e anche Alberto Angela e padre se valoriziamo la divulgazione, in particolare quella molto accessibile.
Per il resto tendo a guardare guardare all’estero.
Marzo 1st, 2018 at 10:00
Ho sempre fatto molta fatica ad apprezzare Matteo Renzi. Ma il giorno in cui ho fatto più fatica è stato quello in cui, alla domanda di un intervistatore qualsiasi su chi fosse il suo intellettuale di riferimento, egli rispose: “Jovanotti”. Ecco io ho creduto e credo ancora oggi che in quella risposta sia contenuto un universo culturale e politico (un universo cui non appartengo, ma questo è di scarso interesse): una concezione dell’intellettuale come colui che suona il piffero della rottamazione; senza nessuna voglia di aumentare e ridefinire la consapevolezza critica del mondo che abitiamo, senza nessuna ambizione alla comprensione della società. In quella risposta a me pare che sia anche una replica alle tue parole di oggi, amara ma evidente. La platea richiede questo: e non è la platea di coloro che non hanno strumenti culturali sufficienti a leggere Claudio Giunta o Guido Mazzoni; è la platea delle persone colte, laureate. Il palco è quindi un vero e proprio palco: e sopra c’è uno che balla e pensa positivo.
Marzo 1st, 2018 at 10:22
Mi arrovello nel problema magistralmente descritto e nello scoramento, mi chiedo se manchi il palco o se invece la posizione logistica dell’audience sia cresciuta, il palco viene avviluppato in una social-ita in cui le distanze si annullano. Forse non è l’intellettuale a mancare, né l’esigenza che abbiamo della sua presenza, è la distanza.
In altre parole non so dire se a chi può dare indicazioni nessuno chieda più nulla, la sensazione è che nessuno abbia più nulla da chiedere potendo accedere a qualsiasi risposta in qualsiasi momento. C’è una frenetica richiesta di chiarezza ma essendo frenetica, sono i tempi del clic su mouse o telecomando, la risposta dev’essere semplice e universale, accessibile, l’esatto contrario del dubbio in cui si muove l’intellettuale.
Il tutto avviene in una popolazione che secondo l’Ocse al 75% non capisce cosa legge.
Insomma, siam qui tra pochi intimi a chiederci quanto ci vorrà prima dello schianto, per gli altri esiste davvero un ombelico del mondo e sono pronti a tutto pur di finirci dentro.
Marzo 1st, 2018 at 12:48
Io credo che gli intellettuali ci sono oggi come c’erano anni fa e come sempre ci saranno, quindi Il problema non sta nell’offerta di opinioni intellettuali ma nella domanda. Mentre in passato queste opinioni era rispettate, oggi manca questo rispetto molto probabilmente per la decaduta intelligenza politica, infatti leggendo giornali, articoli su internet, guardando programmi tv, la modalità comunicativa e molto decaduta a chiacchiere da bar.
Marzo 1st, 2018 at 14:19
Non c’è niente da fare, è la loro tara. Per il piddino la colpa è sempre del “popolo bue”, che non capisce. Se c’è un’imbarbarimento dell’Italia- ma non vogliono accettarlo, per i motivi esposti in post precedente- la colpa è di chi non capisce, non del fatto che da dieci anni gli pseudo intellettuali italiani non hanno fatto un lavoro di critica verso i governi piddini ma li hanno sempre incoraggiati, a cominciare dai tagli a istruzione e ricerca, avvenuti col loro complice silenzio. Li hanno incoraggiati e continuano a farlo.
Votare pd 4 marzo è l’ossimoro dell’ essere intellettuali.
Per questo voterò LeU, in buona e nutrita compagnia.
Marzo 1st, 2018 at 16:52
@il.mondo.perfetto
“netiquette”
/nɛtɪkɛt/
noun informal
the correct or acceptable way of using the Internet
Marzo 1st, 2018 at 20:01
Ora, ovviamente, sono già pronti a dire che la colpa è di Liberi e Uguali. Mi vergogno di una classe di intellettuali- unica nel mondo occidentale- che non in parte o per metà appoggia il potere (che in Italia da 7 anni è rappresentato dal Pd)- percentuali più o meno fisiologiche- ma bensì schierato gol governo di centro- sinistra (sic)- a parte pochissime eccezioni.
La batosta elettorale, da queto punto di vista, sarà posotiva perchè pd non sarà più al governo ma gli intellettuali rimarranno chiusi nella loro protervia, è storia conosciuta. Seguono gli eredi di quelli che stavano a Saò e tre minuti dopo il 25 aprile erano a sinistra di Togliatti e Terracini. Con l’aggravante che oggi non stanno nemmeno più a sinistra, dalla parte dei poveri cristi.
Marzo 1st, 2018 at 20:03
chiedo venia per errori , ero in taxi (ah, le buche di Roma lasciate dal pd alla povera signora Raggi…).
Marzo 1st, 2018 at 21:21
Penso anche io che gli intellettuali esistano ancora, ma ciò che è cambiato è che non dispongono più del poderoso megafono che i partiti “ideologici” gli offrivano. Pensate che a un operaio negli anni 70 sarebbe veramente interessato ciò che diceva Bobbio, Calvino o Pavese se non fosse stato un dovere politico interessarsene? E ovviamente il discorso vale anche per tutti gli intellettuali non di sinistra, per una questione di contrapposizione ideologica.
Semmai la domanda giusta da farsi è perché i partiti ideologici siano spariti, e non solo in Italia bensì in tutta Europa. Vogliamo attribuire la cosa a un abbrutimento generale della popolazione? O magari possiamo avere l’ardire di ipotizzare che una parte di colpa spetti alle ideologie novecentesche?
Marzo 1st, 2018 at 23:28
Se una maestra grida come un’indemoniata contro i poliziotti, c’e poco da strepitare. Sono i risultati di una classe dirigente piddina (zoccolo duro degli elettori pd sono gli insegnanti, classe privilegiata) che ha reso il livello dell’insegnamento infimo. E gli pseudo intellettuali a spaccare il capello in quattro, invece di fare il “processo” al pd, alla cricca renziana, ai suoi tantissimi amici giornalisti (si fa per dire, sono operatori servili di parole malmesse). Ieri Paso, che faceva le pulci al potere, oggi insegnanti piscine che strepitano contro i poveri poliziotti che rischiano la vita e, a differenza degli insegnanti, non fanno 10 mesi di vacanze l’anno né (saggezza del popolo) votano il partito di Renzi, esaltato per anni dagli pseudo intellettuali.
Marzo 2nd, 2018 at 00:13
https://ragazzeinfernali.wordpress.com/2018/03/02/lavinia-flavia-linsegnante-che-si-credeva-ulrike-meinhof/
Marzo 2nd, 2018 at 10:05
@ il mondo perfetto
Per piacere.
Mantellini scrive un post. Chi vuole fa un commento. Perché devi fare sei commenti? Non è una chat. Ti è già stato chiesto di limitarti e di cercare di seguire la netiquette. Stai compromettendo la leggibilità e rischi di diventare importuno.
Grazie.
Marzo 2nd, 2018 at 13:01
@Lele
Non sei tu il proprietario del blog; né discuto con anonime faccine “vuote”. Quando avrai un blog tuo decidersi su quello.
Marzo 2nd, 2018 at 16:27
@il mondo perfetto
Lei è noioso
Marzo 2nd, 2018 at 16:58
Mi faccio anch’io quella domanda! Quando ho da contare i voti o chiamare alle armi. Vorrei tanto schierare l’esercito ai confini russi, ma non sono Gentiloni. E nemmeno Shostakovich.
Marzo 2nd, 2018 at 17:45
[…] fine del ruolo degli intellettuali: due idee (una qui, una qui), qualche traccia, un po’ di […]
Marzo 2nd, 2018 at 18:47
E mentre il governo Gentiloni invia una truppa ai confini russi… la RAI dell’era piddì produce un film su De Andrè che canta la Guerra di Piero canzone basata sui racconti di uno zio tornato dalla campagna in Russia e dai campi di concentramento. E’ circolare. Come i palloni che girano alle persone civili e tranquille.
Marzo 4th, 2018 at 12:01
Mi unisco a Sven e Lele: tra gli inopportuni “il mondo perfetto” sta scalando rapidamente la classifica. E’ facile da individuare e quindi da saltare via, però tende a stufare come quantità. So, caro Maestro Mante, che probabilmente non interverrà mai, ma va segnalata la cosa. Chiedo scusa per l’off topic.
Marzo 4th, 2018 at 19:21
“il mondo perfeto” non è uno, è un’organizzazione !
Si tratta di un gruppo organizzato, è evidente. Un sol uomo non può umanamente essere in grado di produrre tanto materiale e sostenere ogni suo controcommento con tanta dovizia di particolari, caparbio e fiero. Snocciolare dati continuamente e sistematicamente, prevede un continuo lavoro di indagine e di approfondimento almeno Antani, soprattutto grazie ad uno scappellamento a destra come se non ci fosse un domani.
Ed almeno tapioca sbiguida una supercazzola che a dir si voglia un’aria di gomploddo
E qui mi si infascia l’intellettuale bigondo almeno la casalinga di Voghera separa il fluente.
sorry
Ottobre 6th, 2018 at 16:46
Scusate ma c’è un problema di base cioè cose’ un intellettuale e cosa fa o dovrebbe?