Oggi tutti parlano di questa nuova opera di Banksy comparsa nella “jungle” di Calais.


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Come scrive il Guardian Banksy per una volta ha voluto aggiungere alcune parole di spiegazione che sono le seguenti:


“We’re often led to believe migration is a drain on the country’s resources but Steve Jobs was the son of a Syrian migrant. Apple is the world’s most profitable company, it pays over $7bn (£4.6bn) a year in taxes – and it only exists because they allowed in a young man from Homs.”


Purtroppo la metafora è tanto efficace quanto imprecisa. Come sanno tutti quelli che conoscono la biografia di Jobs il padre naturale del fondatore di Apple non era un migrante ma un semplice studente universitario siriano in USA che, quando la sua fidanzata americana di allora rimase incinta, decise, assieme a lei, di dare il figlio in adozione. Il padre naturale di Jobs era un immigrato esattamente come lo sono, in moltissime università del mondo, migliaia di studenti stranieri che possono permettersi di frequentarle a loro spese. Nulla che abbia troppo a che fare con i temi dei migranti come li conosciamo oggi.

2 commenti a “Steve Jobs figlio di migrante”

  1. Fabrizio dice:

    Il paragone è forzato, ma penso in un altro senso. Migrant si può usare col significato di immigrato, quale il padre di Jobs è stato, dopo gli studi è rimasto in US.
    Il fatto è che in realtà si sta parlando di rifugiati più che di immigrati.

  2. T800 dice:

    vabbè allora dovremmo ringraziare la schiavitù dei neri per Michael Jordan o Michael Jackson o Cassius Clay