La domanda è semplice: perché i talk show italiani sono pieni di maleducati che si offendono? Una volta erano un’eccezione, l’eccentrico un po’ sboccato tollerato da tutti che ravvivava le parti noiose del dibattito. Oggi in ogni talk show televisivo su ogni rete i polemisti sono i veri protagonisti, spesso messi ad arte uno contro l’altro dagli autori del programma.

Fra costoro i maleducati intelligenti praticamente non esistono. Che siano giornalisti, critici d’arte, sindacalisti, parlamentari improbabili, starlet decadute, sono accomunati da due cose: una ampia notorietà popolare faticosamente guadagnata a colpi di invettive ed un’altrettanto ampia ed indiscutibile cialtroneria. Nessuno di costoro potrebbe sopravvivere dentro una discussione argomentata nella quale, civilmente, persone con idee differenti esprimano le proprie opinioni. Non avendo opinioni (o avendone di banalissime) l’unico territorio di confronto che possono esibire è l’urlo belluino o la battutina canzonatoria. Così i provocatori da prime time sono in genere giornalisti mediocri, esperti d’arte da settimanale femminile, politici pappagallo senza talento, star tv con la testa da sempre semivuota.

Ieri sera, mentre Vittorio Sgarbi annunciava a Le Invasioni, con molta calma e senza nemmeno bisogno di trovare una scusa, che a lui Alfano “gli fa schifo fisicamente“, ultimo esempio in ordine di tempo di una maleducazione diffusa che ormai ha travolto tutti (compreso Otto e Mezzo che fino ad un po’ di tempo fa era l’unico programma con minime aspirazioni ad un decoro minimo e che invece ora sfodera Scanzi ogni sera ad offendere chiuque gli passi sotto tiro mentre Gruber ridacchia soddisfatta), pensavo: ma come mai ci siamo ridotti così? Perché tutti ridono e nessuno si indigna sul serio?

Programmi che mediamente quasi nessuno segue (i numeri dei talk show italiani sono in costante peggioramento da tempo) aumentano scientificamente di mese in mese la dose di cialtronaggine proposta ai propri clienti: nella speranza di cosa? Di vendere più pubblicità aumentando il sangue versato nell’arena? Qualcuno di voi ha guardato la faccia di Tahar Ben Jelloun qualche sera fa invitato a discutere di ISIS insieme a Daniela Santanché (!) e Andrea Scanzi (!) che hanno passato la puntata ad insultarsi a vicenda? A quando le sediate in faccia fra esperti del nulla con il conduttore che minaccia flebilmente una censura che non arriva mai?

Il giorno successivo i siparietti deprimenti di Caio che sputa in faccia a Tizio riempiono gli streaming dei siti web editoriali (completezza dell’informazione) e già alle nove del mattino chiunque di noi può navigare velocemente attraverso le risse TV della sera prima (sempre uguali e sempre diverse, stessi protagonisti, medesime scenette fatte apposta per farci vergognare di loro). L’illusione è ovviamente che un simile voyeurismo da incidente in autostrada riempia le tasche di tutti con buona pace di qualsiasi aspirazione (il giornalismo! l’informazione! la democrazia!) che non sia quella di vincere a quasiasi costo la battaglia per l’attenzione degli spettatori.

Eppure basterebbe poco per avvicinarsi a quanto accade in paesi meno deprimenti del nostro: offendi qualcuno in TV? Sei fuori per sempre, non verrai invitato più in nessun programma da nessuna rete: questioni elementari di rispetto. La scelta italiana va in direzione opposta: ci serve un MALEDUCATO, non importa che non sappia niente di niente e che ripeta da anni la solita scenetta. Ci serve un lama che sputi forte e che sputi lontano. Se gli schizzi non arrivano minimo nel tinello di Voghera dovremo inventarci qualcosa d’altro.


16 commenti a “La TV che fa schifo fisicamente”

  1. Giuseppe dice:

    Dobbiamo ripeterci? Tratta l’elettore come un bambino di otto anni. Quale linguaggio capisce il bambino di otto anni? Ecco.

  2. diamonds dice:

    siamo nella situazione di oblomov, quando lo stesso fa entrare la luce, si mette a fare 2 conti, e capisce di essere in rovina. Ci siamo distratti troppo a lungo

  3. andrea dice:

    e spegnerla, la tv?

    (ricordo a me stesso che la televisione è quella roba che serve a vendere agli inserzionisti pubblicitari l’attenzione dei telespettatori)

  4. sbseries dice:

    Anch’io mi sono sentito inmbarazzato per la figuraccia davanti a Tahar Ben Jelloun. E’ anche per questo che non guardo più tanto i talk show.

  5. Dino Sani dice:

    Forse dovresti aggiungere anche alcune presunte trasmissioni radiofoniche come la zanzara su radio 24, dove il conduttore, che tanto piace agli intellettuali di sinistra come gipi…, insulta tutti in continuazione, con gli ascoltatori che fanno a gara per chiamare e farsi insultare o litigare con il conduttore.
    Dovresti ricordarti, in anni ancora non sospetti, la parodia della tv che faceva Nanno Moretti in sogni d’oro, dove lui vinceva in maleducazione alzando l’asticella dell’insulto.
    A fronte di un Benigni che in questo mondo di maleducati si è trasformato da provocatore in educatore, la tv è diventata luogo dei provocatori, ma non siamo obbligati ad accettarla così com’è. Possiamo spegnerla o non votare nessuno dei partiti che l’hanno ridotta così.

  6. Bruno Anastasi dice:

    devo dire che la domanda mi sorprende … arrivando da M.M., darei per scontato che l’interrogativo sia retorico e che egli conosca benissimo la risposta; cioè, se affidi alla P2 il controllo delle reti televisive nazionali e le fai gestire da un palazzinaro cafone e traffichino, cosa vuoi che ne sortisca in termini di “formazione delle coscienze”? in ogni caso, trovo consolanti tutti i commenti che mi hanno preceduto, (Giuseppe, Diamonds, Andrea, Sbseries, D. Sani) … cinque su cinque … forse non proprio tutto è perduto

  7. malb dice:

    D’altra parte quando il segretario di un Partito che si dice Democratico vuole trattare nella direzione nazionale di RAI, fisco, scuola e ambiente in una riunione di 4 ore (che comprende anche eventuali voti?) significa che anche quella istanza è diventata un talk show nel quale tutti insultano tutti e poi vanno a bere l’aperitivo assieme.

  8. davide dice:

    Massimo, nelle tue domande, manco tanto retoriche, dai per scontato che lo spettatore sia infastidito mentre purtroppo è il contrario.
    Non sei anche tu come me tra quelli che commentano i talk show su twitter? E prima su FF?
    Non è la versione digitale di birra e popcorn?

  9. Paolo d.a. dice:

    Forse l’errore è credere che i talk show siano concepiti per approfondire o chiarire degli argomenti.

  10. Ignoranti muscolari | GiulioCavalli.net dice:

    […] (Il post intero è qui) […]

  11. Marco V. dice:

    A volte la Gruber mi dà l’impressione di invitare appositamente ospiti allucinanti per risaltare nella sua presunta professionalità. A volte riesce anche a fregarmi, a volte mi rendo conto che la colpa dello sciattume di cui si circonda è sua.

  12. stefano dice:

    fa schifo, urge una Grande riforma

  13. se-po dice:

    Il modello a cui i talk show si ispirano e’ Il Processo del Lunedi’.
    A me Biscardi piace un sacco, mi ricordo un sacco di serate universitarie passate a guardare il Processo con gli amici; il lunedi’ e’ una serata morta, quindi ci puo’ stare una serata domestica con qualche birra e qualche canna.
    Quello che mi affascinava del Processo e’ il clima di cialtroneria e scazzo totale: gli ‘esperti’ in studio sono persone che avrei potuto incontrare in qualsiasi osteria (o forse solo nelle peggiori), l’agenda totalmente secondaria nel guidare la discussione, le ‘milioni di telefonate’ al televoto, la supermoviola come suprema verita’ per presunti falli/fuorigioco che in realta’ era solo on omino che si muoveva male nel chroma-key (e se non mi ricordo male c’e’ stata qualche indagine poi…).
    Mi piaceva il ritmo: inquadratura su chi parla, stacco su un altro ospite e, quando eri inquadrato dovevi interrompere e parlare sopra! Mi ricordo contare i secondi, quanto tempo uno resistesse senza che nessun altro gli parlasse sopra (forse 40 secondi, ma era un caso limite, come quando han fatto vedere la tomba di Helenio Herrera).
    Ora qualcuno potrebbe domandarsi, come si fa a guardare questa porcheria?
    Difficile rispondere, ma alla fine era l’unico modo per parlare di calcio: non c’e’ razionalita’ o necessita’ di dialogo, ma solo sfotto’ e sperare di avere la rivincita la domenica successiva. E alla fine urlavamo anche noi contro la TV.

    Quando si parla di calcio per me e’ un modello vincente, ma se usi la stessa formula per una discussione seria questo non va bene. Oltretutto puoi sorbirti questa cosa massimo una volta alla settimana, e alla fine ci vuole un po’ di finti sgoop di calciomercato (le indimenticabili Bombe di Mosca, R.I.P.).

  14. Enrico dice:

    Abbiamo una classe politica che combatte ormai una sola battaglia che è quella del consenso imposto ad ogni costo (combattuta a forza di proclami arroganti, insulti e delegittimazione dell’avversario, negazione di qualsiasi confronto, zero attenzione per i pareri difformi), potrebbe la TV di oggi che di quella classe politica è espressione (e quella classe politica compiace in tutto e per tutto) combattere una diversa battaglia?

  15. Emanuele dice:

    La provocazione in tv c’è sempre stata. Un tempo veniva repressa e si parlava di censura e bigottismo, poi si è cominciato ad accettarla in piccole dosi che col tempo sono aumentate. Naturalmente le diverse parti politico-culturali hanno trattato la provocazione televisiva a seconda della convenienza del momento.
    Per quanto riguarda i talk-show, senza bisogno di arrivare a Funari (prodotto Rai come Biscardi) bastava guardare il primo Santoro e si capiva benissimo dove avrebbe portato la trasmissione politica con il conduttore protagonista. E siccome in ogni attività umana per vincere l’assuefazione l’asticella si alza ecco dove siamo arrivati. Mi verrebbe voglia di chiedere ai vari commentatori e a Mantellini se preferirebbero tornare al format delle tribune politiche dove chi parlava non veniva interrotto, il presentatore si limitava a fare le domande e ogni tanto si riusciva persino ad ascoltare discorsi seri.

  16. davide dice:

    Biscardi, mi dispiace ammetterlo, era un precursore.
    La sua mitica frase “calmi calmi parlate solo tre alla volta”