Qualcuno si è accorto che Google ha aggiunto recentemente nei TOS dei propri servizi il seguente paragrafo:


Google ha una politica di tolleranza zero contro le immagini pedopornografiche. Se veniamo a conoscenza di tali contenuti, li segnaliamo alle autorità competenti e potremmo prendere provvedimenti disciplinari (inclusa la cessazione) in merito agli account Google delle persone coinvolte.



Tu leggi e dici: OK, anch’io sono per una politica di tolleranza zero nei confronti della pedopornografia, quindi non trovo niente di strano se Google segnala immagini pedopornografiche alle autorità. La pedopornografia del resto è un reato spregevole, alzi la mano chi di voi è disposto ad essere tollerante nei confronti della pedopornografia. Nessuno? Nessuno. Neanche io lo sono ovviamente, tuttavia so, per aver osservato un po’ il mondo digitale negli ultimi 20 anni che la lotta al pedoporno è stata spesso, anche nella povera Italia, il pretesto per nuove e più vaste operazioni di controllo e di censura. Uno dice “pedoporno” il popolo fa si con la testa e la mannaia del censore finisce sulle loro povere testoline. In alternativa serve qualcosa di veramente grosso, per esempio l’11 settembre perché popoli di nazioni democratiche accettino come male minore limitazioni della propria libertà individuale (vedi Patriot Act).

In ogni caso andiamo avanti. Google dice, sottilmente, “se veniamo a conoscenza di simili contenuti“. La frase ipotetica andrebbe meglio precisata: Google controlla, mediante sistemi automatici (se vi interessa ne parla estesamente Matteo Flora qui), tutte, dicasi TUTTE le caselle email dei suoi clienti. Ogni allegato, ogni immagine, ogni pezzo di codice attaccato. Perché lo fa? Perché come il sottoscritto odia i pedofili? No di certo. Lo fa perché questa attività di analisi dei contenuti che circolano sulla sua piattaforma serve al suo business. Sono messaggi privati, comunicazioni private? A Google non interesse, li controlla lo stesso, lo scrive nei Termini di Servizio, tu sei a posto, loro sono a posto. Per un po’ di anni, quando avevano una reputazione da mantenere, hanno fatto gli gnorri, ora lo scrivono esplicitamente (anche questa è una modifica recente dei TOS):


I nostri sistemi automatizzati analizzano i contenuti dell’utente (incluse le email) al fine di offrire funzionalità dei prodotti rilevanti a livello personale, come risultati di ricerca personalizzati, pubblicità su misura e rilevamento di spam e malware. Questa analisi si verifica nel momento in cui i contenuti vengono trasmessi, ricevuti e memorizzati



A questo punto una persona intelligente potrebbe osservare: ma Google è a favore dei terroristi assassini? Perché OK, tolleranza zero col pedoporno ma i terroristi che preparano un attentato scambiandosi messaggi su Gmail non li vogliamo segnalare? È forse un reato meno spregevole? E di questo passo, di estensione in estensione, si arriva a tutto il resto. E a quel punto i contenuti sotto copyright, i libri, gli mp3, i video che gli utenti di Google si scambiano nei messaggi di posta elettronica, quelli invece vanno bene? Insomma, avete capito, non si finisce più. Non si può dire tolleranza zero per i pedopornografi, tolleranza 1 per i bombaroli, tolleranza 5 per gli scambisti abusivi di mp3 di Amedeo Minghi. Perché il punto è che la tecnologia oggi consente facilmente simili controlli su vasta scala (vedi NSA), consente l’accumulo di vaste quantità di dati che domani potranno essere inviati alle Autorità o alla Finanza, all’Antiterrosimo, alla DEA, alla Buoncostume o agli amici di Amedeo Minghi.

E se la tecnologia esiste non utilizzarla per scoprire simili crimini diventa una forma di collusione coi cattivi? La si potrà usare solo in certi casi e in altri no? E chi lo stabilirà? E come farà Google a difendersi nelle mille occasioni in cui sarà in futuro accusata (a questo punto giustamente) di mancato controllo?

È impossibile che Google non capisca che un simile passo è una scelta senza ritorno. Lo sanno perfettamente, non sono scemi. Il problema è che si tratta di una scelta ponderata nella quale Mountain View ha valutato i pro e i contro, l’ammirazione sciocca degli ingenui che dicono bravi state combattendo la pedofilia e i rimbrotti dei difensori dei diritti, una piccola pattuglia di filosofi senza patria che non sposteranno di certo le sorti del mondo. Ma soprattutto, come sempre accade alle aziende con milioni di utenti, la vasta, vastissima folla dei tanto-io-non-ho-nulla-da-nascondere e quella anche più vasta degli insensibili al tema, che sono poi il modello di business di ogni azienda matura.

Con questa scelta di campo Google semplicemente decide definitivamente di diventare sistema, di avvinghiare se stessa alle maglie del potere dalle quali è stata per molti anni il più possibile distante. È una scelta come un’altra, probabilmente la migliore nell’ottica di una definitiva aderenza del gigante californiano al racconto del mondo dei potenti ai quali ormai del resto appartiene. Si dice sempre che si nasce incendiari e si muore pompieri. Google ha fatto di più. Dopo soli 15 anni di onorata attività dentro una sempre più esile scapigliatura (dal don’t be evil alle concessioni a NSA) sceglie di mettere i propri idranti al servizio dei più forti abbandonando la retorica ormai traballante del matrimonio di intenti con i propri clienti. E la prossima volta che da dietro gli occhialetti tondi Eric Schmidt fingerà di scandalizzarsi con Obama o verrà in Italia a spiegarci come funziona il mondo, beh in quell’occasione sorridere indicandogli la porta sarà assai più semplice.

25 commenti a “Google odia i pedofili e tu?”

  1. Tommaso dice:

    Si tutelano dall’accusa di guadagnare su attività illegali, e ci mancherebbe il contrario. Mi pare tu sia un po’ paranoico sulle questioni della privacy ultimamente. E quando mi dirai che sono uno di quelli insensibili al tema che sono il modello di business delle aziende mature, pensa alle dinamiche di discussione con quelli che credono nelle scie chimiche (se non credi al complotto o ne fai parte o sei scemo).

  2. ArgiaSbolenfi dice:

    E buona fortuna con i falsi positivi..

  3. mizi dice:

    @Tommaso che c’entra una questione scientificamente senza senso con la privacy che dopo i documenti di Snowden sappiamo quanto viene violentata. Altro che paranoie.

  4. stefano z dice:

    Tommaso di cognome fa Minghi.

  5. Paolo U dice:

    San Tommaso non ci crede finché non ci picchia il naso.

  6. nicola dice:

    Parafrasando Larry Flynt nell’omonimo film,
    “Io sono un poco di buono, ma se la giustizia non riesce a tutelare i diritti di quelli come me, non tutelerà nemmeno i vostri.”

  7. mORA dice:

    In effetti che uno che scambi gli mp3 di Amedeo Minghi vada segnalato alle autorità, mi pare un argomento convincente.

    Per il resto, ho un deja-vu:

    http://edue.wordpress.com/2010/01/13/filtra-sta-ming/

  8. Dino Sani dice:

    La cosa assurda è che, pubblicizzando la storia, i veri pedofili utilizzeranno un altro sistema di posta, più attento alla privacy, e così anche tutti gli altri criminali che Mante segnala. Quindi è come se in una grande città la polizia pattugliasse le grandi strade di scorrimento, ma lasciasse in mano alla criminalità i vicoli e le stradine diffuse. Poi questa immagine di Google poliziotto è dura da digerire, ma finché vincerà il “sistema” (controllo tutto e tutti e così ottimizzo i tuoi investimenti pubblicitari, e vi posso confermare che per un’azienda che investe in pubblicità funziona) diventerà sempre più difficile starne fuori. E così mentre un pedofilo può tranquillamente cambiare operatore mail per tutti noi altri è piuttosto complicato. Sarebbe opportuno chiedere a Google fino a dove si inoltreranno nell’informare “autorità ” sui contenuti delle nostre mail. Ci è si dessero un limite. Almeno saremo avvisati….

  9. Fabio dice:

    Bing: http://www.bbc.com/news/technology-28682686

  10. diamonds dice:

    io ho mandato 16000 curriculum in giro per il paese, con account postali diversi da gmail.E ho ricevuto 2 proposte di lavoro semiserie e un’altra decina in cui mi davano la possibilità di diventare miliardario vendendo schede telefoniche e contratti elettrici. Mi è venuto il dubbio che le risposte buone(fino a prova contraria la legge delle probabilità ha ancora un senso)siano state ingoiate in un buco nero grazie a qualche algoritmo

    http://www.youtube.com/watch?v=Rt_nS4GyrDQ

  11. Marco dice:

    Mantellini at his best!
    Era da un po’ che non leggevo un post così bello sul tuo blog :-)

  12. mORA dice:

    @Dino Sani

    E così mentre un pedofilo può tranquillamente cambiare operatore mail per tutti noi altri è piuttosto complicato.

    Mi sfugge la semantica del perché per un pedofilo sia tanto facile quello che per “tutti noi altri” non lo è.
    Mi sfugge anche chi siano questi “tutti noi altri”.

  13. links 07/08/2014 | Simone Weil dice:

    […] Google e la privacy delle mail […]

  14. wlyit dice:

    Diciamo che Google ci regala un sacco di cose, e noi in cambio gli diamo un po’ di dati personali e sensibili.
    Il prodotto è solo un pretesto, a noi interessano servizi e non ci piace pagarli.
    Loro ce li regalano, e in cambio ci spiano.

    Una volta che lo sai, fai la tua scelta.

  15. mike dice:

    art. 616 Codice Penale
    Chiunque prende cognizione del contenuto di una corrispondenza chiusa, a lui non diretta, ovvero sottrae o distrae, al fine di prenderne o di farne da altri prender cognizione, una corrispondenza chiusa o aperta, a lui non diretta, ovvero, in tutto o in parte, la distrugge o sopprime, è punito, se il fatto non è preveduto come reato da altra disposizione di legge, con la reclusione fino a un anno o con la multa da trenta euro a cinquecentosedici euro.
    Se il colpevole, senza giusta causa, rivela, in tutto o in parte, il contenuto della corrispondenza, è punito, se dal fatto deriva nocumento ed il fatto medesimo non costituisce un più grave reato, con la reclusione fino a tre anni.
    Il delitto è punibile a querela della persona offesa.
    Agli effetti delle disposizioni di questa sezione, per “corrispondenza” s’intende quella epistolare, telegrafica o telefonica, informatica o telematica ovvero effettuata con ogni altra forma di comunicazione a distanza.

    Credo che al primo falso positivo italiano Google Italia potrebbe avere qualche problemino.

    E credo che un buon avvocato ci poss anche aggiungere una calunnia….

  16. Dino Sani dice:

    @mORA beh intendo dire che se è vero che possiamo scegliere di non usare i servizi di Google è altrettanto vero che questi sono ottimi e comodissimi e che molti di noi utenti ormai utilizzano google come archivio dei propri materiali dove attingere quando si è in giro, come un archivio personale. Possiamo farne a meno ma solo con molta scomodità – se a questo aggiungi l’interazione con android separarsi da Big G diventa traumatico. Ma se devo delinquere cosa mi costa usare un altro operatore?
    Quindi trovo come al solito beffardo che alla fine i veri spiati siamo “tutti noialtri” ovvero quelli che non delinquono (o quasi, in Italia è impossibile rispettare tutte le migliaia di leggi, e alcune forse è anche un bene non rispettarle…)

  17. ArgiaSbolenfi dice:

    @mike: se è per questo la segretezza della corrispondenza è tutelata prima di tutto dalla costituzione italiana! Però bisognerebbe capire come fa Google (e gli altri) a profilarci o semplicemente qualsiasi servizio di mail hosted ad applicare un filtro antispam. Forse trattandosi di automatismi l’interpretazione della legge è diversa dal “qualcuno che legge la mia posta”?

    Per quanto riguarda la querela in caso di falso positivo, mi sembra una considerazione importante. Non dimentichiamoci però che la pedofilia è oggi un reato in qualche modo “al di sopra” degli altri che rischia di macchiare una persona per sempre anche se attribuito per errore.

    @Dino: vale sempre la metafora di Bruce Schneier: gli OTT oggi sono i nuovi signori feudali, noi scegliamo la loro protezione (in termini di servizi offerti) in cambio dei nostri dati personali.
    Esiste poi il “signore del mondo (informatico)” cioè il governo USA, che si sente autorizzato ad ottenere qualsiasi nostro dato. Pensavo che il medioevo prima o poi sarebbe tornato, ma non con queste forme :-)

    PS: per quanto riguarda i casi recenti all’origine del post, bisogna dire che si deve trattare dei pedofili o delinquenti più citrulli esistenti sul pianeta.

  18. nicola dice:

    @mike et al.
    I falsi positivi non ci sono, perché Google non guarda la posta e la spedisce alla polizia. La polizia la guarda e se è un falso positivo l’utente non sa nulla, perché non succede nulla.

    Il codice penale non prevede il monitoraggio tramite hash (leggere Flora, prima di fare altri commenti). In realtà Google non sa cosa pesca. Immagina e nel sospetto spedisce alle autorità. Inoltre ti avvisa che fa questo tipo di monitoraggio. Quindi l’utente di che si lamenta? Non legge il TOS di quello che usa? Problemi suoi.

    Rimane il fatto che chi non paga cede i propri diritti di riservatezza. Mante sbaglia quando dice che la scansione è un fenomeno recente. In tutti i TOS di servizi gratuiti che ho letto da 10 anni a questa parte c’è sempre stato scritto che usavano i miei dati per fini di marketing. Poiché dubito che ci siano persone interessate alle mie mail, ho sempre immaginato sistemi automatici di scansione degli affari miei. Si inizia coi pedofili, che siamo tutti contro, poi ci si allarga con i terroristi, poi con il gioco d’azzardo e infine si arriva alla pirateria. Non mi sto inventando nulla. È quello che è successo Italia sui siti web. Una piccola distrazione e si profilano anche idee politiche. Già che ci sono…

    Il fatto è che sostenere i diritti dei delinquenti è controintuitivo. Eppure è l’unica cosa che ci salva dall’arbitrio altrui. E ritorniamo a Larry Flynt.

  19. ArgiaSbolenfi dice:

    Resta il fatto che qualsiasi TOS non vale a nulla di fronte a una legge dello stato se non addirittura la costituzione della Repubblica. Quindi mi chiedo come facciano a profilarci tramite la mail senza essere in contrasto con la legge, dal momento che ci sarà senz’altro bisogno di estrarre delle parole chiave o dei concetti dal testo per costruire il profilo, il che equivale a “leggere” la mail. La mia idea è che in qualche modo abbiano dato da intendere che il processo è automatico, senza intervento umano, e non riconducibile ad una persona fisica particolare. Ovviamente, noi ci fidiamo..

  20. Alfredo dice:

    Orwell è sempre più attuale!
    bel pezzo Mante;-)

  21. Fabio dice:

    Facebook: http://www.businessinsider.com/facebook-scans-for-explicit-images-2014-8

  22. Claudio dice:

    Spendete centinaia di euro in super apparecchi dell’ulivo minuto e non avete 20 euro per farvi un vostro server di posta elettronica? Vi meritate che vi leggano tutte le mail, tutti gli allegati, e quintali di spam.

  23. skp dice:

    Leggendo il post mi è venuta alla mente la sequenza del film “Le vite degli altri” quando Wiesler, nei sotteranei della Stasi, apre tutte le buste delle lettere col vapore alla ricerca di contenuti compromettenti. Si tornera ai tempi della DDR ?

  24. paolo tucilio dice:

    A M E N

  25. Arianna dice:

    L’attacco dei pedofili è molto più alto di quanto si pensi

    L’ho letto qui:
    http://www.fabioghioni.net/blog/2011/10/24/tiziano-motti-udc-logbox-proteggera-i-cittadini/