Oggi pomeriggio Matteo Renzi presenta i ministri del suo nuovo governo. Prima reazione. Paura-orrore raccapriccio. Seconda reazione: ok ma non potranno fare tutti sempre schifo. Terza reazione: diamoci una calmata, come faccio a dire che faranno schifo?

Oggi Marco Simoni ha scritto un bel pezzo su Europa sulla sua esperienza degli ultimi mesi dentro la burocrazia dell’amministrazione centrale in quel di Roma. Una testimonianza interessante, allo stesso tempo ottimista e senza speranza. Poco fa leggevo i commenti (anch’essi interessanti) e la discussione che si è accesa sul blog di Simoni su Il Post nella quale la domanda è sempre alla fine la stessa: come facciamo a salvarci da tutto questo?

In questi giorni sul totoministri sono girati nomi orribili. Alcuni improbabili altri quasi impronuncibiali. Per il gioco della probabilità qualcuno di questi signori Ministro lo diventerà per davvero. E allora dopo le 17 oggi saremo lì a stracciarci le vesti. Un po’ facciamo bene, un po’ no.

A margine di tutto questo oggi pensavo: ma io (e tutti gli altri noi) che strumenti ho per capire quali siano le persone giuste per toglierci dai guai? Io, chi vorrei Ministro, se fossi nei panni di un Matteo Renzi libero da ogni condizionamento? Ecco, poco fa pensavo che davvero non saprei quali siano le persona adatte per dare una mano al Paese. Purtroppo subito dopo ho pensato che, per ragioni molto simili, nemmeno Matteo Renzi lo possa sapere. Veniamo da una serie talmente lunga di insuccessi che verrebbe da pensare che l’insuccesso sia comunque inevitabile. Abbiamo fatto Ministro stimati burocrati europei, noti accademici, capitani d’impresa (vabbe’ i capitani d’impresa in Italia si sa). Abbiamo scelto improbabili parvenu emersi dal mare grandissimo della selezione politica e sono uscite cose inenarrabili (non sarà che la politica in Italia selezione con i medesimi criteri del management delle grandi aziende?).

Abbiamo cambiato verso, rottamato il rottamabile, ma è come se corressimo fortissimo per levarci dai piedi sempre i medesimi cagnetti ululanti con la bava alla bocca. Alla fine ci fermeremo stremati e quelli saranno ancora lì. Diventerà Ministro uno come Franceschini? Probabilissimo. L’economia in Italia verrà sviluppata da uno che in dieci anni non è riuscito nemmeno a far mettere in piedi un sito web decente per comprare un biglietto del treno? Facile. E mentre me lo domando mi chiedo: ma posso dire che Moretti è un incapace se il sito delle FFSS è una cosa da terzo mondo? Si esaurisce lì il giudizio possibile o ci sono cose, molte cose, (in lui e in tutti gli altri) che non so e che non capisco? È più probabile la seconda, ma nonostante questo sono preoccupato lo stesso.

Vedo un grande ingenuo entusiasmo in Matteo Renzi, esattamente come l’ho letto oggi nel bel pezzo di Simoni il quale invece che starsene placido alla LSE è tornato in Italia a rimboccarsi le maniche in silenzio. Ma mi pare di scorgere anche tutto il resto intorno. Il muro di gomma inscalfibile delle decine di passaggi burocratici per fare una scelta semplice, per dire una delle cose scritte da Simioni. Possiamo davvero abbatterli? E se sì come?

Io non lo so, non ne ho idea. Ho molta paura che nessuno lo sappia. Sospetto che Franceschini e Moretti non ci daranno una mano.

12 commenti a “Toh toh i Ministri”

  1. gregor dice:

    Un bellissimo articolo se non fosse che la logica della scelta dei ministri non si esaurisce solo nella comptetenza, ci sono molte più variabili come la fiducia, la autorevolezza e, purtroppo, le logiche di partito.

    In Italia, poi, abbiamo una maggioranza composta da partiti di estra e sinistra che hanno obiettivi diversi, la scelta dei ministri risponde a tutte queste robe qua.

    Parlare di ministri senza parlare di politica, perciò, è inutile.

  2. mORA dice:

    La questione è lunga ed è stata già lungamente dibattuta.

    Ti posso dire che l’espressione

    entro la burocrazia dell’amministrazione centrale in quel di Roma

    anche se fatta in perfetta buona fede e senza retropensieri è già un grosso limite. In un paese con milgiaia di comuni (alcuni sotto i cento abitanti) il grosso della PA è decentrato. E da questo deriva gran parte dell’immobilità.

    Intanto perché qui a Roma il grosso dei problemi è di importazione, ed ognuno di quelli che arriva, sia che scenda dalle prealpi abbandonando il gregge sia che scenda dai Nebrodi per salire ai confini bassi della Padania ha gioco facile a mischiarsi con gente autoctona di pari valore e spesso nessuna attitudine, e ancor più spesso porta con se altri campioni, che poi passato il benefattore restano incastonati.

    E poi perché nella PA c’è tantissima gente capace, che viene marginalizzata da costoro.

    Da questo punto di vista può esserti di indubbia utilità leggere Alfredo Ferrante

    http://alfredoferrante.wordpress.com/

    che vive la situazione dall’interno, oltre ad altri come me, che ci sono cresciuti eppure non ci si sono affatto rassegnati.

    Il problema di fondo è il vedere sempre nell’altro da sé la causa del danno, anche laddove il problema dipende da noi.
    Certo, la PA (centrale e non) non fa nulla per venirti incontro, o se lo fa il tentativo si perde

    http://edue.wordpress.com/2013/12/31/auspici-e-necessita/

    E ritrovo molto di quello che scrive Simoni.

    Il problema vero, però, è singolare, è di ognuno di noi, come risultato dell’essere cresciuti in un ambiente allergico alle regole, perché da un lato le regole sono spesso fatte a cazzo o contro qualcuno o più spesso a favore di qualcuno e contro tutti gli altri, ma dall’altro auto-assolversi per quanto precede, giustificando tutto perché tanto.

    Tutti si giustificano perché tanto.

    Si giustificano anche persone che sono state al governo, e non hanno fatto nulla perché tanto, loro che avrebbero invece potuto e dovuto.
    Certo, l’avrebbero dovuto fare calati nella realtà; il problema di Renzi come di tanti altri (ebbene sì, Renzi è uno dei tanti altri) è che pretendono, almeno a parole, di cambiare cose che non conoscono, di cui si vantano di essere all’oscuro, perché capirle è condividerle.
    E così facciamo un po’ tutti, senza attitudini, senza cultura specifica, tutti presentatori di Sanremo che ovviamente è un pippone teribbile, tutti mister del lunedì e tutti Biscardi.

    Come si scelgono i ministri?

    Non si scelgono, si scelgono le idee, si dichiarano le idee e ci si circonda di persone che possano portarle avanti. Il problema non è il nome, sul quale ci si sofferma sempre ma sulle idee.

    Se le idee sono fondate sul nulla allora l’unica è il manuale Cencelli e quello che ne consegue, fino alla Donna Margherita di veltroniana memoria.

    Allora tu dirai: ma noi, singolarmente, che c’entriamo?
    E, c’entriamo sì, perché abbiamo delegato la politica a questi che non avrebbero potuto fare null’altro nella vita, e stiamo qui a vivere di rimbrotti e retropensieri. Ci siamo assolti: guarda questi, bleah.

    Ennò, la politica va fatta, va partecipata e vanno portate le idee.
    In questo modo coloro che non ne hanno, sarebbero buttati fuori dalla politica. E non è con le votazioni online sul colore dei pedalini o abatjour fastidio Roberto (66% “ad abat-jour ci va il trattino”), ma proponendo idee.
    Non mettendo le crocette su quelle altrui.

    Mettere le crocette è assolutorio.

    Dice Ken SEGALL che la differenza tra una riunione a dieci in Giappone e una in USA è che in entrambe entrano dieci persone con un’idea, ma dalla prima escono dieci persone con dieci idee, dalla seconda dieci persone con un’idea.

  3. segnaleorario dice:

    E al primo accenno di una pur minima obiezione scatta subito il coro: “Diamogli tempo”. Un classico, anche questo.

  4. frank dice:

    conosco altre reltà, sono stato in inghilterra e germania e so che che valutano attentamente il passato delle persone

    e quindi ti faccio una semplice domanda

    a Firenze Renzi come ha governato? prima ancora di chiedermi se mi piace l’idea del ‘primo cittadino d’Italia’

  5. frank dice:

    un’altra domanda ingenua, scusami: ma come hanno fatto a far passare tutto quello che han fatto passare senza ‘abbattere il muro di gomma’ ?

    andrei molto cauto con l’abbattimento di certi muri, quali muri e come, anche perchè non è affatto vero che Renzi è libero da ogni condizionamento

    prendo ad esempio la riforma costituzionale del titolo quinto: una riforma fatta da certe persone, le stesse persone che oggi sono dietro a Renzi il quale, se ho ben capito, vuole di nuovo riformare il titolo quinto…

    allora è un gioco dell’oca? parlando appunto di muri di gomma: alcuni provvedimenti passano per direttissima, altri si arenano: non è un problema solo burocratico

  6. frank dice:

    Ma non solo, la burocrazia negli ultimi decenni è stata costruita (una volontà, non casualità) per bloccare determinate procedure ma anche per facilitare altre procedure, e gli stessi costruttori di burocrazia oggi però vogliono abbattere non i muri che han costruito, ma le mura costituzionali. Quindi il “lasciateci lavorare” suona oggi in modo sinistro: succede che la costruzione e l’abbattimento di determinate leggi siano parte di una politica speculativa, per creare le cause e curare gli effetti. Nel frattempo avviene qualcosa, avviene uno scambio, un altro giro di ruota. L’importanza del metodo.
    La burocrazia diventa così un ostacolo impersonale e indipendente, il più efficace pretesto per abusare di una posizione dominante: ci sono cittadini che hanno più potere di altri, non sono tutti uguali. Ma il potere dovrebbe comportare una responsabilità personale proporzionale (io preferirei progressiva..): civile e penale

    Come se ne esce e da dove si può partire

    – innanzitutto allontanando il più possibile alcune persone e costruendo un comitato etico con poteri esecutivi che risolva a monte il conflitto d’interessi, condizione necessaria e non sufficiente, riguarderebbe solo i conflitti “diretti”: la lobby scesa in campo: modello Berlusconi
    ci sono poi conflitti “indiretti”: la pressione esterna della lobby, modello De Benedetti-Renzi (e come avviene negli USA)

    – lo stesso vale per la televisione (un potere che oggi vale come il potere giudiziario), una parte dell’informazione dev’essere pubblica e indipendente, non di partiti o movimenti. Questo è un circolo vizioso da risolvere una volta per tutte: ‘pubblico’ vuol dire ‘pubblico servizio’ e indipendente, non vuol dire ‘proprietà di partito’ (o di qualche privato, o politico trombato, che s’inventa il partito).

    – poi c’è l’altro potere: il potere finanziario e bancario. Va regolato: Glass-Steagall Act (cioè divisione tra banche d’affari e banche commerciali)

    – poi c’è il pensiero politico: come si uscì dalla grande depressione? Il braccio destro di Roosvelt era un progressista, ad esempio.

  7. userunfriendly dice:

    Per le altre domande non so, posso risponderti alla prima.
    A dette mia, e di tanti altri fiorentini (non tutti, neanche sotto regime a Firenze tutti direbbero che son contenti), bene.
    Ha fatto tanto, alcune cose ottime, altre meno, ma a differenza di tanti suoi precedessori ha fatto.

    Nelle ultime 2 settimane per quanto mi riguarda ha speso tutti i crediti che si era guadagnato, sono rimasto solo col beneficio del dubbio.

  8. Orfeo Bossini dice:

    Il miracolismo in questo Paese, purtroppo, non muore mai… Le persone sono inutili, senza un’idea guida, o un progetto di lungo periodo da realizzare. E le idee, quelle buone, vanno praticate pagando, se necessario, il prezzo dell’impopolarità. Avrà Renzi il coraggio di sacrificare il presente per un futuro migliore?

  9. frank dice:

    Anche per Verdini Renzi ha governato bene, per questo motivo io ho chiesto come, non un generico e friendly ‘mi piace’

    A proposito di ‘bellezza’ Philippe Daverio è stato più sibillino: spero che Renzi non governi come ha governato Firenze

    La cultura non si mangia?

  10. Daniele Minotti dice:

    Parliamo della Madia…

  11. Pernice Bianca dice:

    i ministri … much ado about nothing

  12. Dino Sani dice:

    Non capisco cosa ci sia da sperare. Questo governo dura fino alle europee, dove forza Italia e movimento cinque stelle vinceranno…. E la sinistra si é giocata l’ennesimo inutile leader… Candidassero direttamente De Benedetti, almeno sarebbe più chiaro, come ha fatto Berlusconi vent anni fa….
    Quanta tristezza….