Questa è la trascrizione del punto di vista di Gianni Cuperlo espresso al confronto fra i candidati alle primarie del PD su Sky ieri sera, sui rapporti fra pubblico e privato nell’innovazione, un tema molto importante (dal minuto 9,40 circa di questo filmato):


Noi abbiamo alle spalle anni durante i quali ci è stato detto che tutto ciò che era pubblico era negativo che tutto ciò che era dello stato andava superato comunque ridotto nella sua dimensione, il problema è che si possono fare le privatizzazione ma devi capire come lo fai e che cosa vuoi privatizzare perché ci sono degli aspetti della vita pubblica sociale del paese che semplicemente non possono essere messi sul mercato (quali?) la scuola pubblica, la scuola è un grande bene pubblico di questo paese sul quale noi abbiamo investito troppo poco nel corso di questi anni il diritto alla salute il diritto all’integrità della persona non sono beni che si possono privatizzare l’idea che si potesse spingere la privatizzazione verso soglie del mercato verso le quali non era spingerle ha prodotto i danni e i guasti che oggi sono sotto i nostri occhi



Questa prima fase del discorso, che nella sostanza condivido, mi pare abbia un solo punto di debolezza: la vicinanza assoluta di Cuperlo con Massimo D’Alema ai tempi della scalata Telecom da parte dei capitani coraggiosi (Colaninno e compagnia), una delle privatizzazioni peggiori di questo Paese. Cambiare idea è ovviamente lecito, chiamare le cose con il loro nome e fare ammenda sarebbe stato apprezzabile.


Ma mi faccia aggiungere un’altra cosa, l’ultima, non è possibile dare l’idea l’impressione che tutto ciò che è toccato dal pubblico è negativo, c’è una dimensione della ricerca, dell’innovazione che storicamente, in Italia, in Europa, nell’Occidente è stata battezzata dal pubblico qui ci sono molti ragazzi giovani se estraete dalla vostra tasca il vostro iPhone 4 o 5 potete telefonare ma tutta la tecnologia che sta dentro e dietro quella scatolina è stata alimentata dalla ricerca del pubblico, il gps, Internet lo stesso touch scream, insomma la dimensione del pubblico dell’innovazione non può essere trascurata al valore di un mercato che non è in grado di dominare da solo questa dimensione


Qui invece le questioni sono molte:

1) non è vero ovviamente che tutte le tecnologie che stanno dentro la scatolina sono alimentate dal pubblico (non lo sono in maniera maggiore di quanto questo post che state leggendo non sia stato alimentato da Dante Alighieri)

2) Pubblico è una parola molto vaga: GPS e Arpanet (la rete da cui è nata Internet) sono stati “inventati” dal Dipartimento della Difesa Americano e poi rilasciati al pubblico. Il touch screen ha un numero di padri molto vario e dibattuto (è stato sviluppato anche al CERN ma su idee precedenti), il multitouch, quello della scatoletta nella tasca dei giovani, è stato sostanzialmente utilizzato per la prima volta da Apple. Internet poi, in particolare si è ampiamente sviluppata fin da subito fuori da ogni idea di “pubblico” almeno come è inteso nell’accezione di Cuperlo. Insomma esiste un tema pubblico-privato nell’innovazione ma mediamente temo che l’innovazione tecnologica a cui facciamo riferimento sia oggi molto più privata che pubblica. Sulla capacità storica del pubblico di fare innovazione in Italia negli ultimi decenni stenderei poi un velo pietoso.

3) Cos’ha Gianni Cuperlo contro gli iPhone 3?


update: Giorgiot nei commenti segnala la fonte dei ragionamenti di Cuperlo sull’ìinnovazione.


23 commenti a “Cuperlo si schiera contro l’iPhone 3”

  1. mORA dice:

    Probabilmente è l’iPhone di Francesca

  2. Giorgiot dice:

    Sono convinto che la fonte di Cuperlo fosse questo articolo: http://www.left.it/2013/06/27/apple-lo-stato-dentro-liphone/11137/
    Basta vedere questo passo praticamente identico al discorso di Cuperlo: “Apple è stata in grado di cavalcare l’onda di massicci investimenti statali sulle tecnologie “rivoluzionarie” che hanno sostenuto l’iPhone e iPad: internet, il Gps, lo schermo touch screen e le tecnologie di comunicazione. ”

    Qui un intervento al TED della stessa prof. autrice dell’articolo
    http://www.ted.com/speakers/mariana_mazzucato.html

  3. Pietro De Nicolao dice:

    Sì, l’ispirazione di Cuperlo sta decisamente nell’articolo linkato da Giorgiot.

    Mi si consenta una precisazione, però: l’iPhone 3 non esiste. I due modelli prima dell’iPhone 4 sono il 3G e il 3GS.

  4. Antonello dice:

    Mi meraviglio che Lei non abbia letto le conclusioni di Castells in “Galassia Interent”. Lui cita ricerche, Lei da opioni personali basate sul nulla.

  5. frank dice:

    “Noi abbiamo alle spalle anni durante i quali ci è stato detto“ – Cuperlo

    incrociate con quest’altra (per chi è stato attento, un precedente post di Massimo)

    “Gli strumenti di informazione preferiti tra i giovani d’età compresa tra i 14 e 29 anni sono i telegiornali (ma solo il 75%).” – Censis

    e chi controlla i telegiornali?

    la RAI è controllata dal Ministero dell’Economia e il consiglio d’amministrazione è scelto su base partitica, gli strumenti d’informazione hanno quindi tessera di partito

    i partiti del bipolarismo/duopolio sono quelli controllati da Berlusconi e D’Alema/Bettini (a loro volta rappresentanti di una rete d’interessi, i cosiddetti ‘poteri forti’) e la lottizzazione è regola non scritta da circa un ventennio

    ‘la vicinanza assoluta di Cuperlo con Massimo D’Alema’ – Mantellini

    ‘ci è stato detto’ – Cuperlo

  6. carolus dice:

    Cuperlo, insieme agli analisti a cui si riferisce, dimentica di dire che molta parte della ricerca che egli chiama “pubblica” dovrebbe essere più correttamente chiamata “del complesso militare-industriale”, ciò cambia completamente il significato del discorso di Cuperlo. E lo cambia in peggio.

  7. Dario Salvelli dice:

    Guarda, io credo che la fonte sia quanto disse Romano Prodi anni fa: http://dariosalvelli.com/ogni-nuovo-ipod-e-un-deficit-commerciale-futuro/

  8. gregor dice:

    Cuperlo ha torto anche nella prima parte del suo discorso, il suo amico MEROLA a Bologna regala 1 milione di € a scuole paritarie e l’altro suo amico, ERRANI, paga con soldi pubblici prestazioni svolte da cliniche private.

    Il solito ipocrita in poche parole.

  9. Signor Smith dice:

    Mi pare che “ricerca pubblica” e “ricerca appaltata dal pubblico” non sia esattamente la stessa cosa. Anche da noi il “pubblico” finanzia i l “privato” per ricerca e formazione, solo che la “Silicon Valley” veniva finanziata per ottenere risultati, mentre da noi – chiedere a Rizzo e Stella – i “corsi di formazione” sono stati il sistema migliore per depredare il “pubblico”… il “risultato” è (era?) l’ultima cosa che ci si aspetta.

  10. paco_lum dice:

    cmnq il tema è interessante e non banalizzerei solo perchè ne parla Kuperlo… vedere questo: http://youtu.be/yPvG_fGPvQo

  11. Gianluigi dice:

    La risposta è semplice, tutto il pubblico come lo vole Cuperlo è il male. Il pubblico come lo intende Cuperlo ha prodotto al massimo auto blu e niente altroLll neanche mezzo touch “scream”.
    Per quanto riguarda la scuola e sanità, come diceva un certo Gramsci, sono servizi pubblici, ma non è detto che ha fornirli debba essere per forza una società pubblica.

  12. michele michelotto dice:

    io sono antidalemiano ma per la verita’ Telecom era gia’ stata privatizzata almeno un paio di anni prima. D’Alema non impedi che se la prendesse Colanninno quando era gia’ privata e fece bene a non immischiarsi.

  13. Giancarlo dice:

    @Michele, vero, la privatizzazione telecom l’ha fatta il governo Prodi e di fatto il controllo era di Fiat con lo 0 virgola qualcosa per cento delle azioni. Mi sembra di ricordare che l’intero patto di sindacato fosse intorno al 6%. Da allora in poi è cominciato il disastro.

  14. Claud Bohm dice:

    Mariana Mazzucato, l’economista a cui si è ispirato Cuperlo, ha tenuto un bell’intervento sul ruolo pubblico nell’innovazione qualche giorno fa alla Triennale di Milano ed ha fatto proprio l’esempio delle società della Silicon Valley come Apple:
    http://www.primaonline.it/2013/11/14/174780/per-far-crescere-le-startup-servono-investimenti-pubblici-dice-mariana-mazzucato-a-working-capital/

  15. massimo mantellini dice:

    @michele, ovviamente col senno di poi siamo buoni tutti, tuttavia mi pare piuttosto evidente oggi che la scelta di D’Alema di favorire i suoi amici allora sia stata una scelta scellerata, indipendentemente dal fatto che fossero i suoi amici che ancora oggi purtroppo ci portiamo dietro

  16. Pier Luigi Tolardo dice:

    Certo che storicamente la privatizzazione di Telecom Italia è stata fatta da Prodi Capo del governo e Ciampi Ministro del Tesoro ma a parte che il prezzo non fu congruo perchè troppo basso ma aveva il vantaggio di lasciare nelle mani del Tesoro e di banca d’Italia una quota determinante nel decidere chi dovesse detenere il controllo di Telecom Italia. Quando Colaninno lanciò l’Opa sapeva già che D’Alema e il Ministro dell’Industria Bersani non si sarebbero messi contro e avrebbero autorizzato la vendita di Omnitel e si sarebbero opposti alla contyroperazione di Bernabè di fusione di Telecom con un’azienda del calibro di Deutsche Telekom, molto meglio di Telefònica.D’Alema non solo ordinà a Draghi , allora dg del Tesorodi disertare l’assemblea degli azionisti convocata da Bernabè ma si schierò, con l’appoggio dell’opposizione di Berlusconi e Fini a favore dell’italianità che Colaninno garantiva. In cambio, l’Opa fu seguita da Mps e Unipol che ricevettero forti commissioni, Colaninno investì in pubblicità sull’Unità, Matteo Colaninno diventò deputato del Pd e Colaninno acquistò Tmc che divenne La7 perchè non cadesse nelle mani di Berlusconi…Questa è storia…Poi sono d’accordo che una sanità pubblica può essere erogata anche da imprese private e del privato sociale ma, possibilmente, non come in Lombardia con tangenti e imprese piene di debiti come il San Raffaele o la Maugeri o Cliniche s.Rita che ti operavano di anche se eri sano per prendere i soldi..

  17. diamonds dice:

    Paleontologia

  18. Vm dice:

    Pubblico non vuole sempre dire statale.

  19. Matteo dice:

    Una precisazione da uno che lavora nel settore. Mariana Mazzuccato porta in giro un rehash di idee vecchie almeno quanto questo libro: http://www.nap.edu/catalog.php?record_id=6323 Quello che aggiunge lei e’ il farne una questione ideologica (il libro fa solo una questione di impatto dei finanziamenti pubblici alla ricerca).

    La discussione in se’ e’ un classico della letteratura relativa alle politiche per la ricerca. In pratica la ragione fondamentale del finanziamento alla ricerca di base con soldi pubblici e’ che i privati investono meno in ricerca di quanto sarebbe desiderabile. Il motivo e’ che i privati investono solo se i ritorni dall’investimento possono essere da loro appropriati, se i rischi sono bassi, e se i ritorni sono diretti ed entro tempi ragionevoli. L’intervento pubblico e’ quindi necessario per sviluppare capacita’ sistemiche e per creare conoscenze le cui applicazioni sono nel breve periodo incerte e non appropriabili. Ci sono moltissimi casi di conoscenze e tecnologie che hanno portato ad applicazioni solo a distanza di decenni, dalla fisica, all’ingegneria elettronica alla medicina. Tali conoscenze sono state finanziate dal pubblico e nessun privato le avrebbe finanziate.

    Comunque, il nodo e’ che l’osservazione di Cuperlo (e della Mazzuccato) e’ politicamente irrilevante: quello che questi ragionamenti ci dicono e’ che esiste una divisione di compiti fra pubblico e privato, ma non autorizzano a trarre conclusioni sulla superiorita’ del ruolo dell’uno o dell’altro. C’e’ bisogno di entrambi.

  20. massimo mantellini dice:

    @matteo, grazie mille, interessante

  21. Carlo M dice:

    sì esiste una divisione dei compiti, nella quale la ricerca di base (che non produce benefici economici certi nel breve periodo) è sostanzialmente finanziata con soldi pubblici. quindi senza la ricerca di base pubblica in campo ingegneristico ed elettronico l’iphone probabilmente non esisterebbe, che è quello che dice cuperlo, senza nulla togliere ai meriti di steve jobs (ndr non sostengo cuperlo).

  22. Pier Luigi Tolardo dice:

    Secondo me l’esempio più valido è quello dell’Mp3 codificato da Leonardo Chiariglione in un gruppo di lavoro dal 1988 al 1994 all’interno dello CSELT, il Centro di Ricerca della Sip di Torino, oggi Telecom Italia Lab. Allora lo CSELT era un vero centro di ricerca perchè la ricerca di base, non applicata , la cosidetta “ricerca pura” assorbiva almeno il 25% dell’attività lì svolta, grazie ai fondi della Sip allora a partecipazione statale maggioritaria e a fondi europei . Con la privatizzazione di Telecom Italia è un fatto che la ricerca senza ritorni immediati all’interno della Telecom è stata fatta sempre meno e anche i brevetti italiani nelle Tlc si sono ridotti moltissimo.

  23. Matteo dice:

    @Carlo M: bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? Non esisterebbe senza la ricerca pubblica, e non esisterebbe senza Steve Job… Entrambi le affermazioni sono vere.