Io me lo immagino quell’anziano signore, in maniche di camicia e bretelle, i capelli grigi e le lacrime agli occhi, seduto ad una scrivania in noce di quelle di una volta dentro un sottoscala polveroso a Redmond. Lo vedo, immobile e impettito, mentre fissa il lampeggio dallo schermo del suo computer. Quella – penso – è davvero la faccia più sconsolata del mondo. Dentro quello schermo, verso il quale ora sia io che lui stiamo guardando, in ogni istante di ogni giornata, e da tutto il pianeta, arrivano a lui, e solo a lui, le segnalazioni dell’applicazione tale della versione tale di Windows che, contro ogni attesa, non ha risposto.