Sono interessanti le discussioni di questi giorni a margine della campagna pubblicitaria di Enel sui #guerrieri e le loro storie. Per chi non sapesse di cosa si tratta un riassunto ben scritto lo potete trovare qui. Siamo comunque ai fondamentali: costruire una campagna relazionale su Internet pagandola è molto difficile e parecchio rischioso. Proporre agli utenti della rete di raccontare le proprie storie di guerrieri (ok è una stupidaggine ma ne diciamo e ne pensiamo tutti tutti i giorni di stupidaggini) è una idea come un’altra. Popolare il racconto di storie più o meno sollecitate, magari allo scopo di controbattere un flusso di reazioni su Twitter molto negative, è un automatismo noto, un po’ figlio di una certa cultura pubblicitaria dominante (crederanno a qualsiasi cosa a patto di ripeterla un numero sufficiente di volte) e un po’ di una superba sottovalutazione degli anticorpi che Internet mostra, per ragioni di sua stessa architettura, nei confronti del potere. Infine un aspetto secondo me rilevatore: c’è una vasta discussione in rete spesso con toni enfatici e urlati ma il blog dei Guerrieri non pare essersene accorto. Capace che stiano dormendo.

10 commenti a “Il riposo dei #guerrieri”

  1. AndreaS. dice:

    Non sono un esperto in comunicazione, per cui forse mancherò il punto, ma mi sembra che l’errore commesso da Enel abbia più a che fare con il loro prodotto che con la campagna in sé.
    Mi spiego: pensiamo alla stessa pubblicità, con un hashtag simile, proposta da un brand con un’immagine fortemente positiva (non sono molti, ma ad esempio Nutella). Ci sarebbero sicuramente stati molti commenti negativi e prese in giro anche in quel caso, ma forse i twit e commenti positivi sarebbero stati di più.

    Un caso evidente è Trenitalia: qualunque hashtag decidessero di lanciare da qui al 2020 sarebbe ricoperto di insulti. Perché fornirebbe un immediato canale di sfogo per problemi che esistono davvero, e che l’azienda ha sempre mostrato di ignorare. Mi pare che la stessa cosa sia successa con Enel: hanno chiesto a una società esterna di elaborare questa pubblicità il cui senso è che Enel è dalla parte dei lavoratori, delle persone comuni. Ma non hanno chiesto ai loro uffici commerciali quante persone sono insoddisfatte del servizio: e poi scopri che ti sommergono di insulti.

    Se Wolksvagen lanciasse domani una pubblicità così, secondo me otterrebbe un altro risultato; Vodafone, un altro ancora (penso più vicino a quello di Enel). Questo ha molto a che fare con la percezione dell’azienda in generale.

    Sono quarant’anni che Enel viene percepita come un’odiosa bolletta destinata a aumentare, e non le è associata un’immagine particolarmente positiva. Sono dieci anni che Vodafone aumenta le tariffe, modifica i piani, informa male e poco i clienti storici. L’evidenza suggerisce a queste due aziende di andarci molto caute con l’esposizione social.

    Viceversa, da più di cinquant’anni Wolksvagen propone auto affidabili, popolari,su cui mi pare (misuro a spanne) non esista un generico pregiudizio negativo, semmai neutro o positivo. Nel loro caso, l’esposizione su nuovi media potrebbe avere risultati positivi. (cercando #wolksvagen si trovano molte foto di persone con la propria auto o con auto storiche – maggioloni in tutte le salse – e non valanghe di insulti. Cercando #trenitalia si trovano foto di persone in piedi, di treni sporchi, di cartelloni che indicano ore di ritardo)

  2. Domiziano Galia dice:

    Sparare sull’Enel è anche facile. Ma quanti sono i brand che adoperano l’emotività a fini promozionali? Tutti. Ciò non è di per sé un male: si può avere genuinamente un buon prodotto e pubblicizzarlo onestamente. Ma, chiaramente, ognuno penserà di averlo e/o vorrà fartelo credere. Dopo Antonio Banderas mugnaio tutto è lecito. E io di campagne (e di comunicatori) che recitano amichevolezza ne vedo tante. Ma mi sembra sovente di essere uno dei pochi che se ne accorga, o lo faccia notare. E dare fastidio pure.

  3. Pier Luigi Tolardo dice:

    Per esempio hanno deciso di assumere 1.000 giovani diplomati nei prossimi mesi, hanno dato risalto alla cosa sui media tradizionali, secondo me è un messaggio estremamente positivo di questi tempi, ti riconcilia con ENEL nonostante i problemi(hanno anche esodato e messo in contratto di solidarià molta gente ma questo lo hanno fatto anche tanti che non assumono)…Adesso far raccontare ad alcuni di loro la loro esperienza on line nei prossimi mesi varrà molto di più di tutti i guerrieri di questo mondo…

  4. diamonds dice:

    beh,almeno sai che,sullo sfondo,stanno cercando di venderti qualcosa.Con i politici se non smetti in fretta di indossare un’anima semplice finisci che ti ritrovi fradicio(e in infradito)

    http://www.youtube.com/watch?v=iP1ZROtZmoo

  5. Claudio dice:

    @Pier Luigi scusa ma 1000 nuove assunzioni? Quindi?

    Un delle belle: il CIP6 (http://it.wikipedia.org/wiki/CIP6) se facciamo un’attenta analisi di quella tassa sovviene quantomeno il dubbio che quei soldi, riscossi dai gestori ritornino agli stessi. Ritornano semplicemente perché i fruitori, gestori, appaltatori, costruttori, ecc. fanno parte dello stesso parco d’interesse.

    Dimmi tu come uno fa a non incazzarsi come un bestia?!

  6. frank dice:

    stiamo attenti, cari concittadini

    un conto è un servizio in concorrenza con altri, con una sua pubblicità in un carosello

    un conto è l’infrastruttura e la rete.. cosa ben diversa. Un’infrastruttura di pubblica utilità (come da Costituzione) non ha bisogno di pubblicità e nemmeno di pubblicità progresso..

    non è un prodotto da scaffale, la percezione spesso inganna: rischiamo di fare una grande confusione e innescando un pericolo pubblico

    ma anche nel “caso Barilla” è giusto, ma allo stesso tempo assurdo e sproporzionato per il clima sociale in cui s’inserisce: con la disoccupazione e il precariato non c’è nemmeno cibo da portare a tavola, e discutere politicamente su chi deve portare un pacco di pasta a tavola è demenziale

    è il solito pacco di pasta in cambio del voto, declinato in mille salse. Come lo spam

  7. Giancarlo dice:

    @Tolardo, mettere in mobilità gente per assumerne altra mi sembra mooolto peggio che mettere in mobilità gente perchè non è possibile farne a meno. A meno che per te non ci sia gente di serie A e gente di serie B.

  8. Pier Luigi Tolardo dice:

    Non c’è gente di serie A nè di serie B: in passato Enel ha messo in mobilità, finchè la gente glielo ha permesso, dipendenti che potevano raggiungere dopo 3-4 anni la pensione, come hanno fatto Poste e Telecom Italia, ne poteva fare a meno perchè poi si è dovuto addirittura riformare la previdenza per i costi ma lo stato gilelo ha permesso… ma comunque Enel non ha messo in mobilità gente che poi alla fine della mobilità si è ritrovata senza lavoro ma verso la pensione e gli ha dato anche un’indennità integrativa della differenza fra mobilità e stipendio e questa gente se ne è andata su base volontaria quindi non è la stessa situazione di gente che dopo la mobilità obbligatoria si è ritrovata senza niente…Telecom Italia, per esempio, ha fatto la stessa cosa ma non ha assunto 1.000 giovani ma molti , molti meno laureati a fronte di migliaia di fuoriusciti… ed è tutto da vedere se poi non ne poteva fare a meno… ma a prescindere da questo modo di gestire il personale, in un Paese in cui la disoccupazione giovanile è la più drammatica d’Europa assumere anche solo 1.000 giovani a tempo indeterminato, con contratto di apprendistato certo, è un fatto sociale importante, sarà una goccia d’acqua ma è nel deserto, se venisse valorizzata giocherebbe molto a favore di Enel…

  9. Luis dice:

    Siamo Italiani: #GUERRIERI o #COGLIONI? Cercasi testimonial per la campagna adv di “nelQ” fatevi avanti!
    Un’interessante parodia della campagna #GUERRIERI:
    https://twitter.com/Vincent_Moro/status/385837333603299328/photo/1

  10. vanz dice:

    ho il sospetto che in questo caso la percezione del brand c’entri poco: qui la colpa è stata la mancanza di sensibilità nel capire che la campagna non era opportuna, che il tentativo di epicizzare il quotidiano delle persone avrebbe avuto un retrogusto – neanche tanto retrò – di presa per i fondelli. che andare a dire a uno che si sente cornuto e mazziato che lui è un guerriero non può avere come reazione altro che un sonoro vaffanculo. non solo in Italia, in tutto il mondo.

    non è questione che Enel è percepita negativamente: è che la campagna era un sfottò nei contenuti. che Enel non lo intuisca posso capirlo, ma un’agenzia che propone questa cosa senza rendersene conto ha un problema. non è difficile: basta immaginare di andare al mercato, fermare le persone e dire loro “lo sa che lei è un guerriero?”