27
Ago

Schermata 2013-08-27 alle 21.07.53


Io non so bene se sia vera la leggenda secondo la quale Altan spedisca le sue vignette meravigliose da un casale in Friuli in cui vive in una sorta di isolamento. Magari no, eppure mi piace continuare a immaginarlo seduto ad un tavolo di una grande cucina all’ora di colazione mentre disegna banane ed ombrelli attorno al doppiopetto di un vecchio satiro. Così come mi è cara ed ho sempre ammirato molto l’idea che Lucio Battisti, per lunga parte della sua vita, abbia gestito il rapporto col suo pubblico solo attraverso i supporti dei suoi lavori musicali, dischi o CD che fossero. Non so nemmeno se sia vero che a un certo punto avesse deciso di trasferirsi a Londra per spezzare il filo geografico e sottile con la sua terra d’origine per poi tornare in Brianza in seguito, probabilmente no, ma mi piace crederlo ugualmente. È poiché sono un produttore seriale di simili pensieri di meditata separazione, scelta radicale disponibile per pochissimi nella quale il talento un bel giorno basta a sé stesso e rifiuta qualsiasi altra perturbazione intorno, non mi ha meravigliato l’indiscrezione girata in questi giorni sulla prossima uscita a partire dal 2015 di una serie corposa di lavori postumi di J.D.Salinger. Che sia la verità o una balla per pubblicizzare un documentario non ha ora molta importanza, nello scrittore americano, più di ogni altro, la frattura visibile fra personale esposizione ed opera artistica è stata costante e violentemente sottolineata, fino alle foto di un povero vecchio segaligno e incarognito che cerca di picchiare un fotografo che lo ha atteso all’uscita del supermercato. Tu scrivi il romanzo di una generazione e tutti saranno di fronte alla tua porta. Scappare, rifiutarsi è in questi casi un scelta comprensibile. Continuare a scrivere tutta una vita e non pubblicare più nulla è la versione acrobatica di questo straniamento. Scrivi o componi perché non puoi evitare di farlo, ma nel caso di Battisti lo fa gettando di tanto intanto un piccolo aereo di carta dal piani alti di un grattacielo, nel caso di Salinger nemmeno quello o, anzi, più di quello: consegni ai cassetti di una scrivania le istruzioni per le tue prossime pubblicazioni che i tuoi affezionati lettori scopriranno quando sarai morto da un po’. Molte complicazioni risolte. In tutto questo mettere distanza si riconosce l’alterigia del grande talento che non si cura del giudizio e delle reazioni del pubblico pagante? Forse, magari perché lo teme terribilmente o forse perché il peso del giudizio sul proprio lavoro può essere un condizionamento formidabile. C’è una grande forza ed una altrettanto grande fragilità nel decidere di allontanarsi, prendere il largo, non rispondere alle chiamate, non dedicare risposte banali a domande banali per gli usi e consumi del teatrino pubblico. E d’altra parte ci sono sempre reazioni violente a questo ritirarsi dai riflettori, rabbiose, quasi di scherno per chi ha avuto tanto ed ora non si offre in pasto alla comunità. C’è infine in tutto questo il racconto del talento come privatissima scintilla: tutto quello che viene dopo, incendio compreso, non avrà mai uguale importanza.

12 commenti a “La scintilla”

  1. nicola dice:

    Io penso che se uno ha talento da vendere (come Battisti, per esempio, che su Salinger sono ignorante) può permettersi anche di vivere solo del proprio talento, dedicarsi solo a quello lasciando da parte tutto il resto, che sarà anche bello, ma distrae parecchio. Può permettersi, ma anche no. Chi lo fa dimostra grande determinazione e grandi capacità di concentrazione. Cose che di solito vanno a braccetto col talento, non a caso.

    Fragilità, forza, paura… non so. Non credo che siano quelli i motivi portanti di certe scelte. Semplicemente ci si vuole dedicare a ciò che si ama. Lo si può fare. Lo si fa.

  2. tommaso antonelli dice:

    Più che scintilla mi parrebbe un rogo

  3. frank dice:

    un buon calciatore sa di avere un buon piede e un talento

    è la consapevolezza di un talento, il resto è carattere

    un’altra è Mina.

    PS
    forse vive isolato, Altan, e di sicuro con internet

    e gli mando un cordiale saluto.

  4. vinz dice:

    MINA?! Mina ha smesso di fare cose notevoli negli anni settanta, dedicandosi con tenacia alla distruzione del suo mito sfornando, in modalita’ industriale, musica sguaiata e dozzinale. Ma grande com’era, per fortuna non c’e’ riuscita a distruggerlo….

  5. stefano nicoletti dice:

    La persona e l’artista dovrebbero sempre essere considerati soggetti diversi.
    Anche da loro stessi.
    Una schizofrenia costruttiva.

  6. mORA dice:

    Mina è come Giorgia oggi: una voce fantastica ed educata (in senso formativo) al servizio di testi e musiche (su queste ultime rarissime eccezioni) da schifo. Le poche cose valide sì, saranno finite con i primi ottanta.
    Un vero peccato per entrambe.

    Battisti era fuori, molto più che all’estero, e da quando non lavorava più con Mogol forse si nascondeva per pudore:

    Se sbatti un addio c’esce un’omelette
    Le cosce dorate van fritte
    Coi sorrisi fai croquettes
    E tu dici ancora che non parlo d’amore
    Batte in me un limone giallo basta spremerlo

    I tempi in cui sulle copertine faceva mettere SEG (Scusa Er Guanto), erano ben lontani, era uno che non sorrideva più dentro da molti molti anni. Quindi, nel caso suo, riservatezza o malattia?

    Altan è stato un genio, ma adesso appunto sono ombrelli e banane da anni. Oggi la stessa scintilla si trova più in elleKappa che non nel Francesco Tullio nazionale.

    Questi li conosco, Salinger no.

    Però mi chiedo se davvero augurarsi che la longevità della persona e quella dell’artista coincidano. Dal punto di vista qualitativo devo ancora trovare qualcuno che, ricordato giustamente per quel che ha fatto nel periodo buono, abbia resistito alla tentazione di sputtanarsi solo per battere il record di uptime artistico.

  7. diamonds dice:

    “Neville, il mondo è più silenzioso, bisogna soltanto ascoltare. Se sappiamo ascoltare possiamo sentire il progetto di Dio.”

    (“Io sono leggenda”)

    http://www.radiolinea.it/audio/playlist/Mina%20-%20Mele%20Kalikimaka.mp3

  8. frank dice:

    D’accordo con con te mOra, aggiungerei Stefano Disegni, tra i miei preferiti

  9. Federico dice:

    Che banalità questi commenti…nessuno sottolinea il fatto che Mantellini ha scritto, per la prima volta, di se stesso.

  10. mORA dice:

    @Federico

    Te stavamo a aspetta’

  11. Dario Salvelli dice:

    E’ un po’ in tema con questo post anche se riguarda altro però ho fatto anche io delle riflessioni riguardo l’isolamento e vorrei sapere cosa ne pensate: http://usernet.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/08/13/digital-detox-un-eremo-per-disintossicarsi/

  12. ilaria dice:

    Che bellezza! Ilaria