Due cose che penso delle ultime questioni Grillo-M5S.

Una banale e velocissima: nessun partito o movimento ha une gestione del potere così verticistica e rapida. Tu dici o scrivi una frase contraria allo spirito del movimento e dopo 5 minuti sei fuori attraverso editto pubblico consegnato al web. Nemmeno nei movimenti autoritari o nei partiti personali accade qualcosa del genere. Sempre è presente una catena decisionale formale (molte volte del tutto estetica) che simula un qualche dibattito interno. Tutto questo è percepito dall’elettorato di Grillo, anche da quello più grossolano, cresciuto comunque dentro consolidate abitudini democratiche, come una deriva molto pericolosa.

Le seconda è forse meno banale e più legata all’esperienza di rete. Grillo, nella sua riduzione elementare dei rapporti di rete, non ha mai capito una cosa importante (o se l’ha capita l’ha ritenuta secondaria). I rapporti di rete,se non si ha la pazienza e la volontà di stringerli nel tempo con relazioni dirette, sono legami intrinsecamente deboli. Possiamo avere tanti amici e moltissima adesione alle nostre idee all’istante X, ma nel momento Y con la medesima rapidità, puà accadere che tutto si ribalti. Queste relazioni Internet che abbiamo percepito come molto avvolgenti non potranno essere considerate come acquisite. Se il pensiero Grillo ha ottenuto grandi consensi fra ampie fasce di utenti in rete (ma soprattutto fuori dalla rete attraverso il passaparola digitale-analogico creato dai media) tali relazioni non avranno la stessa valenza di quelle che i partiti normalmente hanno costruito negli anni con frequentazioni fisiche o clientele più o meno esplicite. La reputazione del M5S è una reputazione molto legata alle dinamiche di rete. La rete, animale volubile e rapidissimo, ti ha costruito una gabbia di consenso superficiale tutto attorno, può capitare che altrettanto in fretta quella stessa gabbia decida di abbatterla.

30 commenti a “Se la rete ti cancella”

  1. Paolo Marani dice:

    La rete, animale dinamico, veloce, diretto e verticistico fino all’inverosimile, non è in grado se usata in quel modo di dare valore e risalto al consolidamento dei rapporti umani, compresi quelli fra cittadini. Naturale che sia pieno in giro di faraoni che sotto la bandiera dei 5 stelle non fanno che pontificare di gruppi ribelli, impostori, procacciatori di visibilità, traditori, tutti da contare e schedare accuratamente, nell’attesa che un deux ex machina veda e provveda, spazzandoli via senza uno straccio di discussione interna. Ma è un arma che oggi la usi domani ti si rivolta contro, succede ovunque, in OGNI gruppo cinque stelle che io abbia mai conosciuto.

    Questi individui pericolosi, non Beppe Grillo, sono il reale vincolo alla crescita della partecipazione all’interno del movimento. Grillo è solo l’ispiratore che ne assolve le grossolane gesta, talvolta sfruttandole a proprio vantaggio, come quando richiede una puerile “autovotazione” su se stesso per legittimare la cacciata di una senatrice in aperto dissenso (seppur espresso civilmente).

    Grillo ha avuto grandissimi meriti, ma talune (poche) debolezze nell’identificarsi e assecondare lo spirito più radicale e semplificatorio della rete, unito a una certa propensione alla mania di controllo, rappresentano un limite invalicabile di convivenza civile e desiderio di collaborazione reciproca.

    Pertanto, atomi instabili, senza il collante delle relazioni umane e della tolleranza delle diversità, non possono portare alla divisione in fazioni, ognuna delle quali ritiene essere la più pura, creando nel complesso totale caos e inattività politica.

    Non ho timore di una spaccatura dei 5 stelle. Si creerà un movimento 3 stelle e un 2 stelle bed and breakfast.

  2. diamonds dice:

    se si evita di lasciarsi impressionare dai toni alti,apparentemente da delirio,nella sostanza Grillo porta avanti il discorso con una logica ferrea se la stella polare del movimento sono gli impegni sottoscritti dagli aderenti prima del 25 febbraio duemilatredici(anche se non è del tutto da escludere la bontà di una tesi minoritaria che vuole che lo stesso leader stia nemmeno troppo velatamente suggerendo a discepoli non troppo svegli che nel processo verso la maturazione occorre mettere in scena,metaforicamente,l’uccisione del padre come qualsiasi analisi dai fatti compiuta alla luce dei più recenti studi biblici può dimostrare)

  3. .mau. dice:

    la prima è falsa, alla gggente non gliene frega nulla.

    Per quanto riguarda la seconda, ho dei dubbi. Il problema mi pare d
    diverso, e riguarda l'”uno vale uno” che elimina l’individualità. Le interazioni personali, almeno a livello di attivisti, ci sono eccome: però le “interazioni in rete” non esistono affatto, nel senso che sono interazioni verso Grillo e non verso il pentastellato.

  4. mORA dice:

    Tutto questo è percepito dall’elettorato di Grillo, anche da quello più grossolano, cresciuto comunque dentro consolidate abitudini democratiche, come una deriva molto pericolosa.

    Complimenti per la battuta e per aver dormito così profondamente durante l’ultimo ventennio abbondante, in cui senza rete, ma a reti unificate, abbiamo visto cavalli fatti senatori e marocchine votate a maggioranza come egiziane.

    Il problema di Grillo non è la rete, che non solo non capisce, ma sopratutto non frequenta, è che tutto il cucuzzaro a parte una quantità industriale di vaffanculo non ha nessuna attitudine.

    Il che, si badi bene, vaffanculo a parte, non li distingue dal resto; ecco tutto.

  5. Carlo M dice:

    in soldoni, i veri amici – che non ci voltano le spalle alla prima curva – non sono quelli di facebook ma quelli che invitiamo a cena a casa nostra. incredibile eh?

  6. Cacaspillo dice:

    A giudicare dal relativamente basso numero di attivisti in rete se confrontato con il successo elettorale (alle politiche), c’è da credere che in realtà la maggior parte degli elettori del M5S sia stato catturato dai comizi in piazza, dove le dinamiche sono differenti. Per costoro Grillo deve continuare ad urlare “tutti a casa” (eccetera), per alimentare il furore nichilista di chi crede che la casta si sia blindata (e pensando al porcellum, come dar loro torto?) a prova di “metodo democratico”.

  7. Marco dice:

    “Tu dici o scrivi una frase contraria allo spirito del movimento e dopo 5 minuti sei fuori attraverso editto pubblico consegnato al web.”

    Su questo non concordo. Sui giornali hanno scritto che Grillo ha mandato via la deputata, in realtà le ha consigliato di andarsene che è una cosa diversa.
    Due deputati se ne sono andati. Mastrangeli è stato cacciato dopo una discussione dei deputati senatori, una loro votazione e poi una votazione sulla rete da parte della base. Non è ancora successo che dopo le politiche uno sia stato cacciato da Grillo e basta dall’oggi al domani.

  8. se-po dice:

    Io terrei conto anche di come il M5S si e’ formato.
    Gli onerevoli dei partiti tradizionali sono persone con una carriera politica alle spalle, sindaco, consigliere regionale, ecc… Ognuno garantisce un pacchetto di voti in un’area specifica (almeno fino al maggioritario) e ognuno deve trovare un compromesso tra il proprio tornaconto/ esigenze locali dei votanti/ linea di partito. Ma hanno una certa esperienza e quindi possono parlare in pubblico senza creare troppi danni al partito.
    Il M5S invece e’ composto perlopiu’ da gente a caso, trovati in due mesi con consultazioni on line. Non hanno l’esperienza, ne’ devono gestire il proprio tornaconto, e’ quindi una gestione accorta del movimento il proibire a queste persone di parlare. Nella visione di Grillo, queste persone non devono prendere decisioni autonome, ma essere portavoci del movimento (una specie di bot in una chat IRC).
    Puo’ sembrare dittatoriale, ma ti immagini cosa verrebbe fuori se ognuno del M5S dicesse la sua? Gia’ cosi’ son venuti fuori un sacco di strafalcioni…

    Riguardo al consenso di rete hai ragione: un sacco di gente ha votato M5S, ma probabilmente la prossima volta non lo rifara’.

  9. Pier Luigi Tolardo dice:

    Se-po non ti seguo neanche un po’: se Grillo esalta il fatto che ha portato in Parlamento della gente comune, senza esperienza politica e senza soldi, se dice che è della gente meravigliosaaaa, non può quando una di queste persone “comuni” lo critica dirgli di fare le valigie, uno può pensare che quando esaltava la gente comune era solo per finta, che l’ha scelta lui e crede di poterla manovrare come vuole, un po’ tipo “Berlusconi:dovete fare quello che dico io perchè pago tutto io, siete qui solo grazie a me, ho preso delle zucche e ne ho fatti dei deputati”(frasi vere,dette in pubblico in questi anni)?
    Certo Grillo non è entrato n politica solo per farsi gli affari suoi, era stufo di un certop andazzo come tutti, etc…la politca dei movim,enti rivoluzionari in cui il Capo ha sempre ragione, il partito o movimento che sia è fatto di puri, è sempre partita con le migliori intenzioni, e poi ha sempre fatto una brutta fine…
    Non credo che Grillo potesse tenere il 25%, che è fatto di condizoni irripetibili, alla fine la politica-spettacolo stanca anche quella dopo un po’…

  10. diamonds dice:

    “Ancora una volta Beppe Grillo si è inventato qualcosa che è destinato a rivoluzionare la politica italiana: il premio per la critica. Nei vecchi partiti chi contesta il leader si gioca la carriera e magari perde una carica: perciò prima di farlo, tutti ci pensano su. Grillo invece ha deciso di incentivare l’espressione del dissenso, sale della democrazia, e dunque ogni critica proveniente da un parlamentare viene compensata all’istante con un premio in denaro, 5000 euro (lordi) in più di indennità e altri 8000 (netti) di diaria e rimborsi spese, ai quali non è più necessario rinunciare perché si viene immediatamente espulsi dal gruppo. L’idea, bisogna dirlo, è geniale: nessuno ci aveva mai pensato prima. E tutto lascia prevedere che avrà un grande successo: mai il dissenso era stato premiato così riccamente.”

    Sebastiano Messina.Oggi su Repubblica(in un bonsai che è anche un satori amaro/caustico)

  11. se-po dice:

    Quello che volevo dire: le decisioni nel M5S le dovrebbero prendere gli iscritti tramite portale/meetup/democrazia dal basso, non i singoli parlamentari. Questi ultimi dovrebbero essere solo dei terminali in parlamento, portare le istanze dei cittadini ma non partecipare alla polemica o al gossip dei giornali (do not feed the troll).
    Grillo li tiene tutti in riga perche’ ha paura che la situazione gli sfugga di mano, con i parlamentari M5S che dichiarano quello che vogliono ai giornali o fanno comparsate in TV per manie di protagonismo. Non so se e’ la soluzione ideale, sicuramente c’e’ eccesso di cautela.

  12. mORA dice:

    @se-po

    Il problema è che quella sarà pure democrazia dal basso, ma è incostituzionale.

    E se c’è uno che tiene in riga dei parlamentari, non è manco democrazia; resta solo dal basso.

  13. malb dice:

    Il (non) dibattito sulla prima osservazione di Mantellini mi fa una certa impressione.
    La democrazia non è una cosa naturalmente propria del comportamento delle persone, ma un metodo cioè una tecnica che, come tale può avere versioni diverse basate sulla stessa teoria. Tanto per fare un esempio oggi esistono diverse tecniche per la costruzione dei motori elettrici tutte basate su di una teoria scritta da un certo Maxwell intorno al 1875.
    Le tecniche di cui si discute oggi sono di solito riassunte nelle espressioni: “democrazia rappresentativa” e “democrazia diretta”. La prima prevede una delega per l’assunzione delle decisioni, la seconda una partecipazione diretta alla decisione. Entrambe hanno bisogno che i decisori ricevano quanta più informazione possibile e la possibilità che tra i decisori si instauri una discussione che possa, non debba necessariamente, arrivare a un compromesso.
    Prima dell’avvento della rete, le democrazie moderne hanno avuto scarso successo nell’esercizio della democrazia diretta, qualcuno ricorda la scarsa efficacia e la molta manovrabilità della democrazia delle assemblee, per cui si è optato per la democrazia rappresentativa attraverso i partiti i quali, parlo dell’Italia, hanno dato pessima prova di sé nel momento in cui si sono trasformati in apparati che non fanno circolare l’informazione ed esercitano il compromesso solo al loro interno.
    La rete è sin d’ora un ambiente in cui l’informazione può circolare e comunque è raggiungibile, ma non è, o per lo meno non è ancora, la sede della discussione e del compromesso.
    Per questo è del tutto indifferente che Grillo dica: “ti caccio via” o “decidi di andartene”. In ogni caso significa: “non voglio discutere con te perché ho già deciso io”.
    Il vero scontro è con gli apparati di partito che si sono appropriati della, democrazia, del governo, del sottogoverno ecc., ma la dinamica visibile nel M5S non è diversa anche se Grillo e pochi altri si sono appropriati, negandola, solo della possibilità di confronto tra quelli che hanno eletto e con gli altri che esistono fuori di loro.
    Il Movimento ha scelto di stare dentro la democrazia rappresentativa, ma in realtà non è capace di esercitare neppure la democrazia diretta.
    Il problema da porsi è di sperare che non riescano a sputtanare gli obiettivi sui quali sono stati eletti (non il patto che hanno firmato).

  14. Cacaspillo dice:

    Se il requisito principe per gli eletti è la capacità di annullare la propria personalità per vestire quella del capo, allora le consultazioni on-line sono una buffonata: li doveva scegliere Grillo ad uno ad uno. Come Berlusconi.

  15. .mau. dice:

    @malb: no. Anche con la Rete, la democrazia diretta non può funzionare. Su un qualunque tema, il numero di opinioni cresce linearmente con il numero di persone, il numero di opinioni contrastanti cresce quadraticamente con il numero di persone (questo perché non esistono due sole opinioni possibili), e quindi potersi fare una opinione sensata su tutto costa troppo.
    Non credere ai tuttologi.

  16. luca montaguti dice:

    molto semplicemente sono d’accordo

  17. Dino Sani dice:

    La sensazione é che tutte le discussioni sulla democrazia interna al M5S si risolvano in veri autogol. Ed essendo il punto debole – ma perché é un soggetto nuovo che pone istanze nuove, ai partiti é invece concesso tutto perché ormai non più credibili – ecco che tutta la guerriglia mediatica attacca su quel fronte. Ma la vera debolezza, di Grillo e del M5S,sta proprio nell’accettare lo scontro politico su questo terreno, invece di rilanciare sui contenuti e le idee di rinnovamento che sono il suo punto forte. Sbagliano gli ingenui (o adescati) parlamentari a parlare così, sbaglia Grillo a gridare alla lesa maestà. Tutti dovrebbero invece parlare solo ed esclusivamente dei contenuti. Ma nella guerra mediatica in atto é certamente difficile.
    Quanto alle considerazioni di @malb, pure interessanti anche se con il tono un po’ da maestrino, le riflessioni sulla democrazia diretta sarebbero utili che le facessero tutti, perché la faccenda non riguarda solo il M5S, ma tutti. Il fatto che a Roma la straordinaria vittoria di Marino avvenga con meno 12000 voti della clamorosa sconfitta di Rutelli nel 2008, la dovrebbe dire lunga sul fatto che siamo arrivati a un punto di non ritorno della democrazia rappresentativa. E se non vogliamo nuove dittature dobbiamo iniziare a immaginarci metodi di democrazia innovati, e ovviamente complessi.

  18. Paolo d.a. dice:

    Credo che presto scriverà due righe: mi son rotto, ciao.
    Non sono certo che non abbia capito “come funziona”, credo invece che quel 25 % gli abbia dato alla testa. Prima delle elezioni se la prendeva con la casta, dopo invece un nemico nuovo al giorno. Ovvio che alla fine ci si spari in famiglia.

    Ma è un peccato. Milioni rimarranno a casa alle prossime elezioni (forse sarà la grande occasione per i piddini in attesa di riavviare clientele troppo a lungo trascurate). E Grillo emigrerà urlando contro tutti.

  19. .mau. dice:

    @Dino Sani: non riesco a capire il nesso logico nel tuo ragionamento (e non sto trollando).

    Se “la straordinaria vittoria di Marino avviene con meno 12000 voti della clamorosa sconfitta di Rutelli nel 2008” questo può significare che la democrazia rappresentativa ha dei problemi. (Può anche significare che la gente ritiene che non ci sia una differenza tra i vari partiti e moVimenti, ma non incasiniamoci per il momento). Però non riesco a capire perché questo porti a dire che la gente vuole la democrazia diretta. Paradossalmente per dirlo avresti dovuto prendere il lenzuolo elettorale del primo turno, con una pletora di candidati tale da far tornare a mente il raccontino della mappa in scala uno a uno.

  20. gregor dice:

    La gente, con l’astensione, non comunica di voler partecipare più attivamente, ma il contrario.

    La democrazia diretta è fallimentare, avremmo due risultati se per ogni proposta di legge si votasse:
    1° un caos amministrativo di leggi una contraria all’altra
    2° una minoranza della popolazione, più attiva, che decide per la maggioranza meno attiva

    Per questo il sistema rappresentativo è migliore, permette a tutti, e non solo a quelli più attivi politicamente, di poter influire nell’amministrazione di un governo.

  21. Cacaspillo dice:

    Attualmente un sacco di gente crede di rappresentare la democrazia diretta, e che questa può funzionare, semplicemente perché sono d’accordo su alcuni princìpi generali: basta sprechi e a casa gli incapaci.
    Attualmente questa gente non ha la più pallida idea di come fare a trasformare quei princìpi in politiche, quindi in fatti.

  22. .mau. dice:

    (così imparo a commentare dal Mante: il “Partito Democrazia Diretta” mi ha aggiunto alle sue cerchie G+)

  23. Pier Luigi Tolardo dice:

    Il problema è semplice: se Grillo dice che un deputato o una senatrice del 5 Stelle che non vogliano rinunciare alla diaria non spesa sono fuori ,ha ragione: si tratta di una regola, ribadita dal Gruppo su un punto essenziale per un Movimento come quello che punta tutto sulla riduzione dei costi della politica. Anzi chapeau: pare che più del 50% dei parlamentari del Pdl non dia al suo partito il cpntributo previsto dal regolamento del gruppo del Pdl e nessuno dice niente…
    Se un parlamentare vota per un Governo a cui il 5 Stelle è contrario per programma e decisione a maggioranza del Gruppo, ok. è fuori ed è così in tutti i partiti, certo che però ha il diritto di discutere l’ipotesi di farlo
    salvo andare in minoranza ed adeguarsi…
    Se però una parlamentare vuole dire in pubblico che Grillo ha sbagliato qualcosa ,anche troppo, nei toni delle dichiarazioni e negli argomenti e questo ha influito negativamente sui risultati elettorali e non le viene permesso allora siamo nel campo dell’autoritarismo e della mancanza di rispetto del dissenso, allora Grillo mi fa paura ed anche schifo…

  24. frank dice:

    E’ una questione che è saltata fuori ancor prima del voto democratico: l’accusa di Beppe Severgnini a un periodico inglese “Grillo come Mussolini” ignorando completamente i contenuti, le forme e il contesto autoritario italiano, di fatto. E soprattutto: il controllo dei massmedia da parte di due partiti: questo accade nelle dittature. Questo è il contesto di partenza.

    Ora: i partigiani usavano le armi, come i nazisti. Decontestualizzando potremmo dire che i partigiani sono dei delinquenti e senza porto d’armi

    Sulla gestione verticistica e rapida, confrontata con altri partiti come quello di Berlusconi e PD, al netto delle formalità: non c’è paragone, perchè non c’è materiale politico per un giudizio così netto

    In concreto in questo ventennio il potere è stato esercitato dai partiti, in modo operativo, costruendo e sciogliendo partiti e coalizioni con un autoritarismo e velocità inconciliabili con la democrazia, e sempre per raggiungere determinati obbiettivi corporativi. Ma tutto questo è avvenuto con una modalità mediatica particolare, sofisticata, evoluta: giustificando sempre e girando la frittata. Ribaltare il tavolo, esercitare il potere, senza responsabilità e impunemente, trovando ogni volta delle scuse: l’abitudine alla dimenticanza, l’apatia, il disinteresse e l’ignoranza che creano mostri e fanno diventare fascista un partito

    Per quanto riguarda il movimento di Grillo, invece, questo non si può ancora dire. Come giustamente dice Mieli: non c’è ancora materiale per un giudizio

    ma molti fremono prima ancora di avere del materiale: una posizione antiscientifica, basata su timori e paure, e quindi il radicamento di preconcetti. E visto il clima di demagogia, “baratro” e “lacrime e sangue”: un tendenza reale verso l’autoritarismo (come ricorda l’ANPI, associazione nazionale partigiani)

    vuol dire buttare a mare il bambino Grillo e l’intera democrazia: “l’emergenza” e la “governabilità”

    Ma una domanda a cui bisogna rispondere: CHI ha creato il baratro? e chi lo risolverà?

    e a dirlo è la stessa Paola Concia: il partito non solo non è “Democratico”, ma è chiaramente controllato da pochi potenti. Un’oligarchia: che ha controllo diretto e verticistico. Ma l’abilità è mediatica, una realtà costruita, artefatta: “l’immagine è tutto, la sete pure”

  25. frank dice:

    un secondo aspetto riguarda la rete

    un postulato banale, ma su cui inciampa anche il più esperto: la rete non è la realtà

  26. frank dice:

    Grillo ha fatto una sua campagna elettorale sul territorio come un partito della primissima repubblica e proponendo i suoi contenuti, e democraticamente è stato votato

    non possiamo stracciare il voto democratico, non sappiamo nemmeno i numeri di internet, la valenza reale della rete, non lo sa nessuno, ma non c’interessa nemmeno saperlo per quello scopo: diventa un processo alle intenzioni pericolosissimo

    pericoloso perchè qualcuno al governo sta già manipolando la Costituzione

    e noi cittadini italiani in una Repubblica, dobbiamo rispettare quel voto: non delegittimarlo, perchè tanto sono “grillini” e burattini della rete. Come il rispetto dei referendum.

    vale più un sondaggio, una percezione o il voto democratico di milioni di persone? Attenzione all’autoinduzione e alla manipolazione della nostra percezione

    è un discorso indipendente dalla rete e da Grillo, e che riguarda la nostra comune democrazia. Di tutti, la base

  27. frank dice:

    Questo è scorretto (e finisco): perchè il medium televisivo è stato normalizzato anche se è incostituzionale e condiziona pesantemente l’intera democrazia.

    E’ paradossale, veramente: chi controlla il medium televisivo, e influenza le sorti della democrazia (ma in modo anche subdolo, violento ed autoritario: a cui forse, con l’abitudine e l’assuefazione, nemmeno notiamo) vuole controllare anche internet, che è un mezzo comunque limitato

    la televisione è in ogni salotto, internet no: c’è un digital divide

  28. Dino Sani dice:

    @mau non ho fatto equazione tra astensionismo e richiesta di democrazia diretta. Ho detto invece che questo tipo di democrazia rappresentativa sembra ormai al capolinea. Di fatto oggi un partito che viene votato da meno di un quarto degli italiani ha tutte le più alte cariche istituzionali (repubblica, camera, senato, consiglio, regioni, comuni, ecc) ed é incapace di fare governo da se, di proporre un presidente, e la finisco qui.
    Non credo ci siano soluzioni facili e anzi alcune delle pratiche del movimento di Grillo (le elezioni interne, streaming si streaming no) sono risultati dei veri autogol, quasi a dimostrare l’impossibilità di una vera democrazia diretta. Trovo però importante che si discuta di una forma di democrazia (mista?) che sappia utilizzare per il lato migliore le forme di partecipazione diretta che il digitale può permettere. Non sarà facile trovare una sintesi ma bisogna spingere sulla riflessione di una democrazia diversa, dove la rappresentanza non é ceduta ad altri come una cambiale in bianco. Insomma dei moderni contrappesi popolari, come lo furono a suo tempo la divisione dei poteri chiesa, governo, magistratura, ecc…

  29. Pier Luigi Tolardo dice:

    Si confonde libertà e democrazia, due concetti diversi anche se legati: il Movimento 5 Stelle potrebbe anche essere democratico al pproprio interno, la maggioranza degli iscritti vota e decide, anche in misura maggiore rispetto ai partiti tradizionali. Democrazia è il governo della magioranza nel rispetto della minoranza, però… E qui non ci siamo: ttte le volte che si crea una minoranza, questa rischia l’espulsione, nei partiti tradizionali ci sono molte correnti, molte minoranze e un dirigente non rischia l’espulsione se critica il leader.
    Nel Pdl si sa che non si può criticare e creare una minoranza critica rispetto a Berlusconi, nel Movimento 5 Stelle si sta creando la stessa situazione che ricorda molto quella del Pci, dove vigeva il centralismo democratico, non si potevano costituire correnti e si veniva espulsi per critiche troppo dure..Uno dei motivi principali per cui non sono stato comunista, e non ho mai votato il Pci, era proprio per questo sistema che secondo me, vista anche l’esperienza degli altri Partiti Comunisti, poteva essere replicato anche nel rapporto Stato-cittadini, oggi il 5 Stelle vive questa stessa deriva leninsta…

  30. Pier Luigi Tolardo dice:

    Si può essere anche giustamente criticui verso la derva oligarchica del Pd ma il Pd ha pur sempre più di mezo milione di iscritti, anche se molte decine di migliaia di iscritti non rinnoveranno la tessera a causa del governo delle larghe intese. Le Primarie per Prodi, Veltroni, Bersani hanno visto sempre, in 10 anni, lòa partecipazione di milioni di persone.
    Ora, si può ritenere che questi milioni di persone siano collusi, pensionati, dipendenti pubblici, da”rieducare” come dice Grillo ma il mio parere è che invece queste persone, con tutti i loro imiti, abbiano vissuto delle esperienze democratiche, come ho fatto io, che sono stato iscritto al Pd, ho votato sempre alle Primarie tranne alle ultime Bersani/Renzi ma ho votato le Parlamentarie, pur mantenendo una certa distanza critica, spendendo soldi e tempo, non gudagnadoci proprio niente, mi piacerebbe che Grillo rispettasse queste esperienze e invece le demonizza ma i suoi fans invececi chiedono sempre comprensione, tolleranza, capacità di distinguere, aspettare, apprezzamento…etc…