Nei giorni scorsi io e Luca siamo stati un po’ in giro per il centro di Londra con le nostre ragazze giovani. Non ricordo né quando né dove (anzi forse sì, dentro uno di quei negozi di vinile o fumetti a Soho che fanno tanto Nick Hornby) ma a un certo punto mi ha raccontato che una volta gli piacevano i dischi (dai Genesis ai Pet Shop Boys, tipo) e quando era in giro passava del tempo in negozi del genere. Poi gli piacevano i fumetti e i libri e quando era in viaggio passava del tempo a guardare quelli. Ora che quei tempi sono passati cosa ci resta da guardare? Io non ho saputo rispondere. Ci ripensavo oggi mentre facevo la spesa: forse ci restano da guardare le etichette del latte, le confezioni di patatine, le maledette bibite al ginger, il prosciutto spagnolo sotto vuoto, le cinquanta varianti di pane da toast. Piccoli segni di realtà che descrivono luoghi diversi dai tuoi. Per tutto il resto c’è Amazon.
30
Mag
Maggio 30th, 2013 at 09:16
Mante occhio che il link a Wittgenstein manca di http e quindi risulta rotto.
Maggio 30th, 2013 at 09:38
Il miglior modo per iniziare a conoscere una città dove non si è mai stati è entrare in un supermercato. E aiuta anche a interpretare il senso dei prodotti che poi ci si procura su Amazon.
Maggio 30th, 2013 at 09:55
Grazie Manuel, corretto.
Maggio 30th, 2013 at 10:45
Le persone, Mante.
Possiamo dematerializzare tutto, ma non le persone.
Guardiamo quelle, è uno spettacolo bellissimo, educativo e sottovalutato.
E gratuito!
Maggio 30th, 2013 at 13:11
Anche a me capita esattamente la stessa cosa, ormai me ne sono fatto una ragione anche se trovo veramente deprimente scoprire che un negozio locale, di dischi, libri, é stato sostituito da uno globalizzato di telefonia, informatica, con gli stessi prodotti e arredi in tutto il mondo.
Maggio 30th, 2013 at 16:08
Amo passare il tempo a leggere le review di Amazon, anche di un cavo per l’antenna TV.
Maggio 30th, 2013 at 18:07
Non solo dai supermercati ma anche dai mercati si conosce lo stile di vita di una città e di una nazione e Asia e Australia sono un perfetto esempio, i mercati a Mumbai, a Bangkpk, a Sydney, ma anche in Italia se vai ai mercati di Roma, per esempio quello di piazza Vittorio si capisce l’immigrazione e le sue culture, a quelli di Palermo o Catania, al mercato di Venezia o quello di Torino capisci molto più di qualunque trattato.
Se sai osservare.
Maggio 31st, 2013 at 04:02
ora guardi i computer, i tablet, gli smartphone e i gadget
Maggio 31st, 2013 at 07:39
Bisogna essere abbastanza alienati per guardare, all’estero, le stesse merci che ci sono nei negozi in Italia e sui siti web..
Giugno 2nd, 2013 at 10:16
Quante storie solo perché ti tocca fare le spesa, da quelle parti