La riforma del copyright che lo sciagurato parlamento tedesco ha approvato di stretta misura qualche giorno fa prevede che i motori di ricerca e gli aggregatori possano in futuro utilizzare solo singole parole o brevi estratti dai prodotti editoriali liberamente disponibili online. Diversamente dovranno corrispondere un pagamento per il materiale utilizzato. Ovviamente nessuno sa esattamente cosa significhi “brevi estratti” quindi quello che succederà nei prossimi mesi, se un parlamento rinsavito non deciderà di cancellare il provvedimento, è che gli editori tedeschi cominceranno a spedire lettere minatorie chiedendo denaro in cambio delle proprie parole, anche se quelle parole sono comunque disponibili liberamente per chiunque, anche se le anteprime ai propri articoli erano di una o due righe come avviene ora. Alcuni ovviamente pagheranno, in attesa che qualche giudice si esprima sul fatto che linkare 6 parole o 7 di una preziosa anteprima di Focus sui vulcani sia o non sia da considerarsi una violazione del copyright. Ma se per gli aggregatori la questione è tutto sommato semplice (e sì, in Germania da domani gli aggregatori saranno nei guai grossi) per i motori di ricerca le cose si complicano visto che nessun risultato di un motore ha un senso se non è in grado di spiegare a grandissimi linee cosa si troverà cliccando quel link. Ed è ovviamente difficile immaginare che i motori di ricerca decidano di pagare il pizzo agli editori per ogni singola ricerca, più facile che Google e soci decidano unilaterlmente di lasciar fuori dai risultati i siti web editoriali. È una situazione demenziale che nei prossimi giorni verrà raccontata dai giornali italiani come una meritoria iniziativa a tutela dell’industria editoriale e dei lettori quando invece si tratta con grande chiarezza di un rigurgito lobbistico e antimoderno dove l’interesse economico di pochi viola i diritti di condivisione della collettività.
p.s. da quello che si capisce sembra che la legge si occupi solo di imprese commerciali ma è evidente che il prossimo luminoso passo sarà quello di chiedere a chiunque ripeta o citi le preziose parole degli editori in rete il pagamento del giusto prezzo.
Marzo 4th, 2013 at 00:10
Scusa però una cosa, a prescindere dal fatto che io sia favorevole a google, ma se da domani tutti gli editori del mondo si levano da google e google in nessun modo può tracciare i loro contenuti, anche quelli vecchi (archivi) chi ci perde di più? Mettiamo caso che si mettano per conto loro e si facciano un mega motore di ricerca di soli quotidiani, news, ecc.
Ah se qualcuno copia questa idea io e Mante vogliamo la mezza sia chiaro
Marzo 4th, 2013 at 10:19
Non c’e’ un precedente in Francia o era il Belgio? Gli editori hanno chiesto soldi per linkare, Google ha smesso di linkare e gli editori si sono trovati fuori dalle prima pagine di google. Alla fine hanno calato le braghe ed hanno accettato di essere linkati in cambio di cifre simboliche.
Marzo 4th, 2013 at 12:47
Infatti, Goolge & co. dovrebbero smettere di indicizzare di colpo i siti editoriali europei.
Poi vediamo se gli piace.
Cmq questa è la dimostrazione (purtroppo non solo in questo ambito) che se non si tocca il fondo del barile non si è capaci di autoriformarsi…
L’editoria ha avuto di fronte vent’anni di sganassoni presi dall’industria discografica sul fronte del copyright e non è riuscita a trarne un minimo di insegnamento…
Marzo 4th, 2013 at 13:20
Uso un aggregatore di feed rss/xml per leggere diversi siti di news.
E’ un aggregatore web based (netvibes), mi vedro’ sparire i quotidiani tedeschi? O vedro’ solo una parole invece del titolo e l’inizio dell’articolo?
Almeno mi rallegro, non siamo gli unici coi clown in parlamento :-D
Marzo 5th, 2013 at 00:57
Scusate se ho ho sbagliato tutti i verbi nel commento precedete però continuo a vedere una cosa strana: se tutti smettessimo di dare link a google?
Marzo 5th, 2013 at 11:08
Se tutti gli editori si togliessero da google avrebbero solo da perderci gli editori e gli utenti di internet. Google continuerebbe a funzionare indicizzando il resto. Ma e’ un ipotesi puramente accademica, perche’ nessun editor vorrebbe stare fuori da internet.