Nicola D’Angelo sul diritto all’oblio:
C’è in giro molta confusione ed é bene sgombrare il campo da ciò che proprio non va. Inizio per ordine. 1)Tentativi di affermare per legge il diritto all’oblio si sono per lo più manifestati in Italia da parte di chi, soprattutto politici, aveva interesse a nascondere o far dimenticare un passato imbarazzante. Ad esempio, quando si é tentato di inserirlo come obbligo giuridico per il web nell’ultimo provvedimento in tema di diffamazione, per intenderci il salva Sallusti; 2)La corrente di pensiero che spinge per una sua esplicita previsione normativa non fa i conti con la realtà della rete. Dal punto di vista del suo funzionamento ben difficilmente si può ottenere una cancellazione definitiva. Inoltre, la rete si fonda ampiamente sul principio della reputazione e il diritto all’oblio fa a pugni con questo concetto; 3)Si parla tanto di trasparenza, di possibilità di conoscere, come aspetti di un nuovo diritto di cittadinanza. Perché tutto ciò sia possibile é necessario l’accesso ai dati che ci interessano, a tutti i dati che hanno avuto una forma pubblica e dunque non solo a quelli che decide il soggetto a cui si riferiscono; 4)Chi esercita funzioni pubbliche o chi comunque ha responsabilità verso i cittadini, anche nella loro qualità di consumatori, non può pretendere forme di tutela come l’oblio. Parte essenziale della garanzia di un corretto rapporto tra potere/ impresa e cittadino sta nella possibilità da parte di quest’ultimo di conoscere la storia, le vicende di questi soggetti; 5)La libertà di informazione sarebbe pesantemente limitata dalla introduzione di un obbligo a cancellare notizie ritenute scomode. L’idea che il diritto di cronaca scada è pericolosissima e costituisce una delle minacce più forti alla stessa libertà di informazione, non solo online.
Gennaio 30th, 2013 at 08:47
Lucido come sempre, troppo per le basse sfere.
Gennaio 30th, 2013 at 10:30
Però IMHO vedere il diritto all’oblio solo ed esclusivamente come un espediente per coprire le marachelle dei disonesti governanti è provinciale. Fa il paio con la mediocre attitudine italiana alla dietrologia.
Poi cosa significa “Inoltre, la rete si fonda ampiamente sul principio della reputazione”? Cos’è? Internet adesso è diventato il nuovo luogo dell’ortodossia?
Il diritto all’oblio può significare anche questa cosa qui:
http://www.pinellus.it/2012/03/camping-alfaques-e-lalgoritmo-di-google.html
Inoltre, ma è un discorso lungo, la mente umana ha proprio nell’oblio un’arma eccezionale. Ma figuratevi se dovessimo vivere tutta la vita a ricordare le nostre peggiori figure di merda, magari quelle del primo appuntamento galante. Una tragedia! :-)
Figurarsi in casi di estremo dolore, quando è necessario e giusto dimenticare e invece il motore di ricerca di turno ti riporta ad un eterno presente.
Gennaio 30th, 2013 at 12:50
A proposito di oblio: Siria
Gennaio 30th, 2013 at 15:16
@Pinellus: la questione del camping Alfaques non mi sembra un buon esempio per una discussione sul diritto all’oblio. Il problema lì è sull’algoritmo di determinazione della rilevanza (e già questo forse è condivisibile al 100% sulle fotografie, ma magari meno sul fatto in sè), e non vorrei mai che fosse possibile esercitare il diritto all’oblio per togliere dai piedi notizie collegate, ecc…
Gennaio 30th, 2013 at 16:59
@Andrea:
Infatti io ho scritto “può significare anche questo”.
Secondo sempre la mia modestissima opinione, sul tema dell’oblio nell’era digitale i motori di ricerca e i loro algoritmi sono “la” questione.
Gennaio 30th, 2013 at 17:36
Per chi si parla di diritto all’oblio? se io vengo condannato per terrorismo ma dopo vent’anni ho ottenuto anche la riabilitazione perchè ho rigato diritto posso ottenere che i giornali dell’epoca contenuti nella biblioteca comunale debbano essere epuratii della notizia della mia condanna e così anche un libro di storia sul tema non ne debba parlare? Mi sembra che la richiesta così come viene fatta sia un’assurdità, se io voglio far diomenticare che ho fatto del male e anche molto posso solo fare altrettanto molto bene perchè ci si dimentichi almeno un po’ del male che ho fatto.
Parliamo del ragazzo che si fa fotografare con il pistolino di fuori e dieci anni dopo rischia di non trovare lavoro per questo? Perchè pensate che in Italia si possa trovare lavoro senza conoscere qualcuno e che non si assumano comunque le informazioni necessarie? Mi sembra che chi ne parla lo faccia soprattutto per supportare una giurisprudenza a suo uso e consumo, la società contemporanea è già di per sè priva di memoria, senza sensoi storico e perciò anche senza speranza, non c’è bisogno di consacrarne la deriva con diritti di cui non si sente la necessità