Scrive Luca Landò sull’Unità di ieri:

Libera parola in libera rete. Da anni sosteniamo che lo spazio web dei commenti è uno spazio di libertà e ricchezza e come tale vada difeso e protetto. Perché porta critiche, opinioni e proposte. E perché dimostra che il mondo delle idee è sempre più ampio di quelle che possono venire in mente a ciascuno di noi. Per tale motivo riteniamo che tutti debbano avere il diritto di poter esprimere le proprie opinioni in piena libertà e serenità. Negli ultimi tempi questo diritto è stato troppo spesso oscurato, se non calpestato, dall’attività di alcune, poche, persone che sono riuscite a trasformare delle discussioni civili in autentiche risse verbali, con l’effetto spiacevole di indurre molti commentatori ad abbandonare quei dibattiti virtuali ma molto reali. Si tratta ovviamente di fatti spiacevoli che richiedono azioni e interventi. Alcuni siti usano la figura del moderatore, che tuttavia rallenta di molto i tempi di discussione, altri cancellano ex post gli interventi più “violenti”, altri ancora eliminano gli account di chi punta solo a sabotare il dialogo. Noi ne proponiamo un altro: metterci la faccia. Rinunciare all’anonimato o ai nickname e presentarsi con nome e cognome come si farebbe in una normale assemblea pubblica: ci si alza, ci si presenta e si espone il proprio pensiero. Comprese le opinioni più discordanti e dissonanti. Per partecipare alle discussioni, d’ora in avanti, bisognerà utilizzare il proprio account di Facebook che, in genere, rimanda alla propria pagina dove quasi sempre compaiono nome, cognome e foto (la faccia, appunto). Chi ancora non lo avesse ancora fatto, può iscriversi rapidamente collegandosi a www.facebook.com: è molto semplice e veloce.



Al di là delle chiacchiere credo che chiunque, a casa propria, anche se è il sito web di un quotidiano, abbia il diritto di scegliere come meglio crede come comportarsi con i contributi esterni. E come ho scritto e detto spesso credo che i commenti dei siti editoriali dovrebbero essere in qualche misura moderati, visto che lo scopo è quello di arricchire con altri contributi l’offerta contenutistica per il lettore. Detto questo la scelta dell’Unità on line di consentire i commenti solo attraverso Facebook è una scelta molto povera e deludente.

Si obbligono i propri lettori ad iscriversi a Facebook per commentare.

La messa in mostra di un nome e cognome non risolve il problema della moderazione orientata alla creazione del valore editoriale.

Lo spostamento verso una piattaforma americana con regole molto stringenti e spesso indiscutibili in fatto di oscuramento dei contenuti se da un lato solleva l’Unità da un numero probabilmente consistente di implicazioni legali, dall’altro dichiara una sostanziale astensione del quotidiano nei confronti di temi importanti legati alla libertà di espressione dei propri lettori.

Insomma l’Unità invita i lettori a metterci la faccia ma nel frattempo nasconde un po’ la propria.


p.s. se invece – come è possibile – il tema era prevalentemente pratico (del tipo non ce la facciamo più a controllare flame, off topic, diffamazioni e contenziosi vari) si poteva passare ai commenti su FB senza invocare temi alti come l’anonimato, i diritti calpestati e bla bla bla.

29 commenti a “Lontano dai propri lettori”

  1. bertox dice:

    se non ricordo male è il quotidiano del PD, quelli dei “fascisti del web”

  2. Francesco dice:

    Peccato che così facendo si perdono i contributi di chi non ha facebook e magari su argomenti “sensibili” qualcuno rinuncerà a commentare per evitare problemi.
    Affidarsi a facebook poi non fermerà assolutamente gli eventuali troll e commentatori flammanti, a farsi un account fasullo ci vogliono 5 secondi e che vuole rompere le scatole sicuramente lo farà, mentre chi vuole commentare in libertà o occasionalmente non avendo facebook neanche si porrà il problema, non commenterà e basta.
    E probabilmente tutto questo accade per non pagare un paio di persone che gestiscano la community e i commenti.
    Bella cavolata davvero signori dell’Unità

  3. miriam dice:

    Pessima scelta, lo fece tempo fa anche Internazionale (ma senza sbandierarlo, probabilmente proprio perché non avevano risorse per moderarsi i commenti in casa) e infatti pochissimi commentano gli articoli.
    Poi affidarsi in particolare a FB sa proprio di poverata.

  4. gregor dice:

    Stiamo parlando del quotidiano online più retrogrado che ci sia… Per molto tempo non c’e stata la possibilità di commentare e di leggere gli articoli via rss…

    Detto questo, penso che una piattaforma che gestisca e valorizzi i commenti allo stesso tempo debba ancora essere inventata..

  5. Fiorenzo Sartore dice:

    Per giunta gli account FB non sono nemmeno garanzia di commenti pacati, basta vedere qualsiasi 3d di commenti alle pagine facebook di Repubblica o qualsiasi altro giornale. Senza dire che account fake ce ne sono a pacchi, con buona pace della famosa faccia.

  6. nicola dice:

    Quando si capirà che seguire i commenti comporta *fatica* e *risorse umane*, allora si potranno fare scelte sensate, anche di delegare FB alla moderazione dei commenti, senza accampare scuse inverosimili.

  7. ArgiaSbolenfi dice:

    Mi sembra un grande passo avanti: una volta i comunisti erano schedati da apposite agenzie governative, oggi questo delicato compito viene delegato ad una grande azienda privata americana. La cosa divertente poi è che questa schedatura di massa avviene in modo del tutto volontario..

  8. worm dice:

    il troll di professione ne ha a pacchi di account fb.

    per divertirsi potrebbe anche aprire un account con il nome dell’autore dell’articolo e via dicendo…

  9. Carlo Rubentus dice:

    La metafora dell’assemblea pubblica usata da Landò è fallace sotto diversi punti di vista, ma soprattutto sotto due macroscopici:
    1) se il signor Pinco Pallino partecipa ad una assemblea pubblica, il suo “intervento”, qualsiasi cosa dica, magari che in Italia i capuffici sono odiosi, non viene verbalizzato.
    2) E soprattutto il suo intervento non diventa ricercabile in Rete in pochi secondi usando “Pinco Pallino” come chiave di ricerca, cosa che il capufficio di Pinco Pallino non mancherà di fare, provando disappunto alle opinioni di Pinco Pallino e preparandosi a punirlo in qualche modo nascosto.

    Questo significa, in sostanza, che non si vogliono sentire le voci di chi magari ha qualcosa di interessante da dire, ma non desidera che quanto detto possa poi venire associato al suo vero nome (per qualsiasi motivo: ad esempio il legittimo desiderio di non venire schedato – politicamente o per le sue opinioni su qualsiasi argomento – da ignoti che un domani, nel perfetto anonimato del loro PC, volessero effettuare ricerche su ciò che Pinco Pallino ha scritto negli anni, ad esempio)

  10. worm dice:

    mante, vedo ora che hai aggiunto pure tu la moderazione dei commenti. non mi ero mai accorto. ma è una scelta recente? come mai?

    sai, spesso cito questo blog come esempio di quando i commenti sono un valore aggiunto al post.

    su manteblog non sono mai troppi, i flames sono rarissimi e molte volte dai commenti ho ricevuto ulteriori e valide informazioni sul tema del post.

    ciao

  11. andrea61 dice:

    Dunque basta che creo un account su facebook, posso mettermi a trollare liberamente su l’Unità ?

  12. al dice:

    … quando la face è peggio del book
    Comunque l’anonimato ha un suo valore come spiegato bene da questo post via Gina Trapani: http://bit.ly/P2aE2w

  13. Sergio dice:

    All’Unità avranno visto The Newsroom. Non sono contrario alla trasparenza del commentatore ma se si pensa di usare Facebook – dove tuttora uno può decidere di chiamarsi Marmotta Felice e di mettere la relativa immagine della marmotta come foto – come sistema di identificazione degli utenti è a suo modo divertente.

  14. Alessandro dice:

    Io sono per metterci la faccia sempre e comunque, ma si sa, siamo un paese di codardi e mafiosi..

  15. Trentasei dice:

    ma se è pieno di account stile fasulli tipo Fri Vola, che ci stiamo a raccontare?

  16. momin dice:

    Seguo spesso i commenti agli articoli di Giornalettismo, commenti misti sia da FB che dalla pagina web stessa, senza obbligo di iscrizione (l’ideale per i trolls). Beh, il tasso di trollaggio dai commenti di FB non è che sia poi di tanto inferiore, anzi a volte è persino più alto di quelli anonimi, a mio modesto avviso.

  17. Giulio Mozzi dice:

    Spero solo che FaceBook abbia pagato bene questa pubblicità.

  18. Claudio (un altro) dice:

    L’Unità non riesce a moderare i commenti ai propri pezzi percependo ben 6 dico 6 milioni di euro + ADV + prezzo copertina?

    Ma qui in rete i vecchi editori hanno capito che si devono levare dalle palle o no con le loro idee da amanuensi ?

  19. Mark Zuckerberg (almost) dice:

    “Chi ancora non l’avesse fatto…”. Thank you, seriously.

  20. mORA dice:

    Ho già detto molte volte che secondo me i commenti alle notizie non hanno senso. Non voglio entrare nel caso specifico che non conosco (non leggo l’Unità in alcuna forma) e non ho un account Facebook enon lo aprirò certo per fare un favore a Pizzeria Zuckenberg :D

    Però i presupposti sono:

    1) i commenti alle notizie sono inutili.
    Una notizia è una notizia. Non è una verità (no, sia chiaro) è una racconto di un avvenimento. Fatto da un essere umano con le sue idee e i suoi limiti. Può essere fatto con serietà o con assoluta mancanza della stessa, ma non è certamente commentando “sei la solita merda, tu ed il tuo giornale di fascisti (komunisti, zekke, skins, nazzi, ecc.)” che l’informazione migliora. E poi i commenti vanno letti; non da chi li dovrebbe moderare, ma anche dagli altri. E leggere paginate di “sei una mmerda” non aggiunge valore a nessuno. D’altro canto moderare i commenti oltre ad essere costoso è prono ad accuse di cenzura (letterale) di partigianeria, ecc.
    E per fare cosa, poi?
    Mettiamo che un commento possa aggiungere segnale alla notizia: possa. Come si fa a trasformare l’ipotetica in un’affermativa? Controllando.
    Apparte la divertente assonanza Con-Trollando, il problema è che spessissimo si assiste a “notizie” che non sono altro che rilanci di rilanci di vaccate. Non le si controlla, e si vorrebbero controllare le fonti dei commenti?
    I giornali hanno i commenti alle notizie perché fa duepuntozzero.

    2) I commenti sono il sale dei blog. Ma i blog sono per definizione unilaterali, partigiani, tendenziosi e possono (non devono) contenere semplici opinioni. Ecco lì i commenti hanno senso, e vanno moderati per non diventare tutti-contro-tutti-portiere-volante. Ma vanno moderati con un parametro, che se è pubblico è meglio (ma non deve) che riguarda solo l’ospite e come tale lo rappresenta.

    3) Non ti piace un giornale? Non leggerlo. Non serve a nulla commentarne le notizie.

    4) Non ti piace un blog? Non frequentarlo. Se lo frequenti, accetti in toto le politiche del proprietario.

    5) sul alcuni siti di meteorologia, si possono lasciare commenti alle previsioni del tempo. Abbiate tutti molta pazienza con me, ma preferisci guardare la vernice asciugarsi™.

  21. worm dice:

    imho,

    i commenti alle notizie sono Utili perché:

    1) a volte portano ulteriori contributi d’informazione alla notizia, ad esempio con link di approfondimento, esperienze personali ecc. (non capita sempre, ma capita)

    2) a volte individuano errori o inesattezze presenti nell’articolo, accellerando i tempi di rettifica (non capita sempre, ma capita)

    3) permettono di farsi un’idea di quale stato d’animo induce una determinata notizia nei lettori. non saranno un dato valido statisticamente, ma offrono pur sempre un’informazione in più sulla percezione che l’opinione pubblica ha di un dato argomento. (meglio che niente)

    ripeto, tutto questo imho

  22. Dino Sani dice:

    Commenti e anonimato sono due diritti fondamentali del web 1 e 2.0. Abolirli o tentare di ingabbiarli è una debolezza di chi non riesce a gestire i propri lettori. Icommenti arricchiscono non solo i blog ma anche le notizie, a volte migliorandole e correggendole. Sull’anonimato la penso come Carlo Rubentus: qui in rete resta traccia di tutto e se voglio esprimere la mia opinione con un nickname devo avere il diritto di farlo. A volte i commenti anonimi sono più liberi di quelli “registrati”. Quanto a facebook loro stessi hanno dichiarato che oltre il 30% dei loro profili sono fake, quindi che protezione sarebbe???? Verrebbe da dire, come la nonna, chi c ha il pane non c ha i denti, chi c ha i denti.. Se li dessero ai siti web indipendenti quei sei milioni di euro non sarebbe meglio?

  23. .mau. dice:

    da quando in qua il commento sarebbe un diritto fondamentale del web? Se uno vuole commentare, si prenda dello spazio da qualche parte e commenti pure.

  24. Dino Sani dice:

    Da quando la comunicazione con internet è passata da verticale ad orizzontale, ovvero simmetrica…ma questa è ABC della storia della rete….che i giornali che vivono con i soldi dello stato dati dai partiti fanno fatica ad accettare, tutto qui.

  25. mORA dice:

    @Dino Sani

    Che volevi dire?

  26. Dino Sani dice:

    @mOra sorry era una risposta a @.mau

  27. .mau. dice:

    @dino sani: quindi immagino che noi dovremmo essere pagati per commentare sui giornali, sempre per simmetria.
    Vabbè, magari trovo qualcuno che finalmente mi spiegherà cos’è l’internette.

  28. Dino Sani dice:

    @.mau. In questo che dici la simmetria ci sta già visto che la grande maggioranza di chi scrive – gli articoli non i commenti – sul web non percepisce nulla…. ;)

  29. Rocco dice:

    Anche quei simpaticoni de “Linkiesta” si stanno dando da fare per allontanare i propri. non sono socio devo aspettare 10 secondi per leggere gli articoli…osceni (la maggior parte)