Chi nell’ultimo decennio ha seguito l’evoluzione tecnologica di Apple da fabbricante di computer belli e costosi a gigante hardware dell’intrattenimento mondiale, una idea, magari irrazionale, forse insensata sul futuro dell’azienda dopo la morte di Steve Jobs probabilmente se l’è fatta. Personalmente la mia la scrissi tempo fa nella recensione alla biografia di Jobs:


La biografia del semisano di mente Steve, come egli stesso si definisce in una dichiarazione d’amore a sua moglie Laurene che lo ha sopportato per tanti anni, contiene, nel profondo, un’ultima informazione importante ma difficile da dire. E’ la risposta a molti quesiti che riguardano il rapporto simbiotico fra la Mela ed il suo fondatore, quella, in definitiva, sul futuro di Apple, azienda che nell’ultimo decennio ha riempito le scrivanie di molti di noi coi suoi prodotti di enorme successo. L’impaziente, furibondo, pignolo, sgarbato e geniale Jobs ci ha lasciato: nonostante tutti gli sforzi già in atto non sarà possibile replicarne le gesta. Non potrà esistere un metodo Jobs per la perfetta azienda tecnologica, esattamente come non esiste un metodo Picasso per la pittura contemporanea. Ogni tentativo in tal senso è destinato al fallimento, troppo complicato è il mix di virtù e insofferenza, amore per il dettaglio e disinteresse per le convenzioni che Steven Paul Jobs ha mostrato per tutta la sua vita. Una ragione in più per leggere la biografia, luminosa e deprimente, dolce e crudelissima, del più grande talento che l’industria tecnologica abbia sfoderato negli ultimi 30 anni.



Ovvio che un po’ di diffidenza sia naturale, specie se, come è avvenuto nell’ultimo anno e mezzo i keynote Apple del dopo Jobs si sono per qualche ragione trasformati in una stanca riproposizione di prodotti conosciuti. La presentazione del nuovo iPhone 5 non ha fatto eccezione, la prossima messa in commercio di iPad mini (o come diavolo si chiamerà) sembra orientata nella stessa direzione. Certo innovare non è facile per nessuno (tranne che per Apple fino a un paio d’anni fa), cambiare direzione, stupire, creare al limite nuovi bisogni commerciali è un sogno normalmente disatteso. E comunque il camposanto ci ha tolto la controprova di una parabola di Apple in discesa comunque, nonostante la fattiva presenza di Steve Jobs scampato alla malattia.

Poi però una volta ogni tanto piccoli segni di una inesistente complicità sembrano comparire improvvisamente, anche se sono basati su una simmetria che ciascuno di noi crea con oggetti della propria vita che ama, più che con un capoazienda isterico che non ha mai conosciuto. Ecco per dirne uno che mi è balzato davanti agli occhi l’altra sera quando sono stati svelati i nuovi iPod Touch, che sono belli, per carità, e colorati, per l’amor di dio, ma che sono anche dotati di una piccola nuova caratteristica che richiamava l’attenzione da lontano. Un bottoncino metallico che consente la fuoriuscita dal profilo dell’iPod di un laccetto (in tinta) per evitare che l’oggetto finisca a terra e si rompa. Una idea intelligente e ben congegnata, che – ne siamo insanamente sicuri – l’avesse vista Jobs avrebbe detto: “bella stronzata, queste cose lasciatele a quelli di Nintendo e ai loro giocattolini in plastica bianca”.


15 commenti a “Bella stronzata”

  1. Teresa J. dice:

    Molto interessante questo articolo, spero solo che l’Apple non divente una azienda che faccia solo prodotti soltanto commerciali e che rimanga sempre con lo status che ha avuto sempre.Teresa J.

  2. Marco dice:

    Apple era troppo condizionata dal gusto di Steve Jobs. Senza di lui si sta trasformando nell’imitazione di se stessa.

  3. Maurizio dice:

    Bella stronzata si è detto in passato di mille cose proposte da Apple al momento della presentazione. Poi, quando ce l’hai in mano quello che pensi è invece “bella idea”. Oggetti così vanno visti dal vero, le foto non rendono giustizia. Quello che conta è il “feel” oltre che il “look” che comunque è splendido.

  4. Maurizio dice:

    Bella stronzata si è detto in passato di mille cose proposte da Apple al momento della presentazione. Poi, quando ce l’hai in mano quello che pensi è invece “bella idea”. Oggetti così vanno visti dal vero, le foto non rendono giustizia. Quello che conta è il “feel” oltre che il “look” che comunque è splendido.

  5. stefano dice:

    mi trovo a pensarla assolutamente come te :)

  6. Andrea dice:

    @teresa: veramente quei tempi son passati da quando steve jobs ha messo intel nel cuore dei macbook
    @mante: nokia è arrivata prima, solo che ha sbagliato s.o.
    e continua a sbagliarlo.

  7. Luca dice:

    Probabile che Jobs avrebbe detto “bella stronzata”. Condivido il fatto che, come idea, non convinca pienamente neppure me. Tutto da dimostrare invece il fatto che sarà veramente, di fatto, una stronzata.

    Il genio di Jobs si è manifestato pienamente fino a poco tempo fa con i suoi prodotti. Le cose poi cambiano, i competitors sono tanti,m sempre di più. Non è detto che proseguendo all’infinito la “strategia Jobs” si vincerà sempre.

  8. gregor dice:

    Io una cosa non ho capito dei laccetti.. Se sono compresi con l’iPod o vanno comprati a parte.. La risposta un po’ mi spaventa..

  9. Pinco Pallino dice:

    Fa senso recarsi in un “Apple Store” e trovare un ambiente che ricorda molto da vicino quell’altro negozio -come si chiama?- ah, “Media World”.
    All’Apple Store “Le Gru” di Grugliasco, poi, c’ è anche il “Genius Desk”, al fondo del negozio. Il Desk, effettivamente, c’è.
    Per avere un consiglio bisogna anche prendere un appuntamento per una settimana dopo, uno zelante impiegato (pardon, “manager”, c’è scritto sul biglietto da visita) ti scarica una apposita “App”, sul tuo iPhone.
    Quando esci senti come una specie di sollievo… non ti ricordavi la password Apple, e il tuo iPhone non ha quella “App” lì, quella del “Genius”…
    Non hai avuto suggerimenti geniali, ti senti più leggero.

  10. mORA dice:

    @Massimo

    come sai non condivido l’agiografia di Jobs, che era un frontman con dietro una fittissima schiera di tecnici. Il mito degli ululati jobsiani potrebbe essere vero, ma che qualcuno se lo cacasse molto meno. Magari lo temevano più come azionista che come CEO. Gli Apple Retail Store insegnano.

    Si è sicuramente circondato di persone valide, ma attribuirgli meriti che vanno oltre la sua capacità di recitare bene i keynote è controfattuale.

    Sono infinite le toppe prese da Apple (o dovremmo dire dal Nostro?). Bene.

    Apple ha annunciato una rivoluzione di iTunes; lo ha fatto adesso dopo mesi dalla morte di Jobs. Finché c’è stato lui iTunes è stato un pezzo di software pieno di buchi con un interfaccia cresciuta in maniera metastatica sotto lo sguardo amorevole di Steve.

    https://edue.wordpress.com/2011/08/26/se-ce-la-mela-e-jobs/

    Se ne sono accorti tutti che iTunes fa schifo, possibile che quello che verniciava i mobili anche dietro non si sia mai accorto che davanti avevano un’anta con lo specchio ed una porta di frigorifero entrambe prese da una discarica?

    No, ribadisco; le messe di Apple (e non le definirei laiche) hanno solo perso smalto perché Jobs li sotterrava tutti quanto a capacità interpretativa, ma sul prodotto il genio in Jobs non l’ho mai visto.

  11. Santiago dice:

    Questa volta non mi trovi d’accordo. Credo che se Jobs l’avesse vista avrebbe detto:
    Non avete capito niente, questo laccetto lo si vende come accessorio non compresso”

  12. fausto dice:

    Si, la controprova sarebbe stata decisiva. Eppure qualche prova che l’indubbia genialità di Jobs era in relazione col periodo in cui aveva operato e che la morte era intervenuta quando il suo tempo era concluso ci potrebbe essere. Una fra tutte: il metodo chiuso, la caratteristica principale che ha reso Apple quello che è, permettendo a lui una regia senza compromessi, è davvero nella direzione verso cui la tecnologia si muove? Se così non è, tutta Apple, compreso il suo fatturato attuale, rimane solo un prodotto, grande e geniale, di un artista, come amava definirsi, la cui spinta innovativa non si moltiplica in quelli che coinvolge. Poi un’altra cosa, che mi è venuta in mente guardando il video sulla tecnica costruttiva, davvero sorprendente: ma tutta questa bellezza, accuratezza, eccellenza globale, non è “intrinsecamente” stridente col fatto che l’oggetto dura 2 anni?
    Pinco Pallino, davvero l’Apple Store di Grugliasco è così? Perché a Bologna, invece, ci sono 30 (contati) ragazzi che ti accolgono e uno può essere da subito a tua disposizione.

  13. mORA dice:

    @fausto

    Perché dure due anni?
    Io ho ancora l’iPhone 3G (senza S).
    È per quello che “tutta questa bellezza, accuratezza, eccellenza globale, non è “intrinsecamente” stridente”, ma necessaria.
    Sono quelli che fanno robaccia agli stessi prezzi di Apple, con SO per masochisti che vendono prodotti tarati sulla garanzia.
    Il problema è che nessuna di queste cose, come bellezza, accuratezza, eccellenza globale, ecc. le può pensare o realizzare un artista.

    Mi pare di aver già detto che nessuno di quelli che salgono sul palco adesso possa nemmeno lucidare le New Balance alla statua di cera di Jobs; secondo me hanno un disperato bisogno di un nuovo frontman, o di una frontwoman, perché no. Questi danno l’effetto prete (Cook) o recita scolastica (gli altri), non hanno tempo scenico né sanno tenere il palcoscenico.

    Poi sul fatto di quelli che lavorano e sul serio dietro le quinte, vorrei far presente che nel video di presentazione, a parte il solito Ive che pare sempre più allucinato, c’hanno rimesso il pensionato Mansfield; cacciato e poi riassunto a tempo di record.
    Bah.

    Però hanno già detto di aver fatto il record di preordini; ecco perché dico che messa sì, ma laica no.
    Questo è culto.

  14. alessandro dice:

    no ma l’iphone non andrai mai sara’ un flop pazzesco

  15. bastiancontrario dice:

    Steve Jobs non ha trovato un suo degno successore e allora ha optato per la soluzione più di buon senso: scegliere la persona che avrebbe garantito ad Apple il periodo più lungo possibile di stabilità dei risultati raggiunti, senza slanci, verso un più sostenibile destino di normalità.